Perché non è facile fare i capi scout! È bello, davvero tanto! Ma molto impegnativo, se lo vuoi fare bene. E, sempre se lo vorrai fare bene e a lungo, avrai da soffrire, perché non ti andrà sempre bene con i ragazzi, perché non incontrerai sempre il favore dei genitori, ma soprattutto perché a volte la tua associazione sembrerà non comprenderti. E capiteranno i momenti in cui, di ritorno da un’uscita proprio andata male, ti verrà da domandarti: “Ma perché? Mi ricordate chi me lo ha fatto fare?”.
Non sappiamo dirti quali risposte ti verranno. Forse la prima sarà il ricordo che non ti è sempre andata male: tornerai con la fantasia a quel campo davvero ben riuscito, a quell’impresa dei tuoi esploratori che ti ha sorpreso, a quel punto della strada dove ti è sembrato di vedere i cuori dei tuoi rover e delle tue scolte. E dirai: “Ma sì! Ne vale la pena”. E’vero: ne vale la pena davvero per le tante esperienze belle che hai vissuto, e che speri si ripetano. Ma non basta.
E… sai cosa ti diciamo? Forse una cosa che sembra quasi contrastare con tanti discorsi che abbiamo fatto fino ad ora: non basta nemmeno la fede, o la voglia di cambiare il mondo con la speranza! Una fede cieca si chiama fondamentalismo, e una speranza sbarazzina si chiama illusione. E noi non possiamo vivere di fondamentalismi ed illusioni.
Il Signore ci scampi da capi fondamentalisti, che in nome della fede in Cristo non vedono più le persone in faccia! Conosciamo fin troppi capi clan che, in nome di una fede di cui solo loro si sentono i custodi, cacciano rover e scolte dai clan e dai fuochi, con le più sottili tecniche. Conosciamo fin troppe comunità capi dove “i vecchi” si sentono paladini del Vangelo e accusano i giovani di mancare di scelte di fede autentiche, ma conosciamo anche comunità capi dove i giovani ritengono di essere i depositari “dell’ultimo vangelo”, quello nuovo, quello adatto a questi tempi, e gli altri invece sono rimasti al medioevo. Conosciamo anche comunità capi dove si parla di fede, si dicono le preghiere, ma il vangelo non è poi così rilevante e la fede resta qualcosa sullo sfondo di vago e di non definito. Ma fa onestamente paura una fede cieca, che non vede nulla e non guarda in faccia a nessuno, … forse non è fede, o almeno non quella che ha Gesù Cristo come autore e perfezionatore.
Ma non basta nemmeno la speranza, se non è ben fondata. Conosciamo zone e gruppi dove un po’ di parresia, un minimo di franchezza e la voglia di nuovi inizi potrebbero far bene, e invece si spera che andrà meglio. Conosciamo gruppi che sulla carta non possono riaprire l’anno dopo, non hanno né capi né ragazzi, poi un colpo di fortuna e si andrà avanti così per un po’, fino alla chiusura, di speranza in speranza. Oppure conosciamo gruppi che spendono tantissime energie per essere presenti ad ogni manifestazione del territorio, che non mancano di sottoscrivere mille campagne, di organizzare sensibilizzazioni per mille questioni, perché vogliono lasciare il mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato, e poi magari non si accorgono che il lupetto del branco non viene in uscita e inventa mille scuse solo perché non può pagare la quota.
Non mancano capi che lo fanno per una sorta di “accademismo scout”. Ne abbiamo già parlato: sono quelli che sanno regolamenti e statuti a memoria. Perché lo scoutismo ha un aspetto affascinante dal punto di vista metodologico, è una macchina bella da veder funzionare, e può regalarti anche diverse soddisfazioni. Conosciamo degli accademici dello scoutismo, che hanno la soluzione per ogni cosa, e hanno unità impeccabili, nel vederle… poi il problema è che il gioco finisce non appena i ragazzi reclamano di essere uomini, e non soldatini.
Ci lasciamo suggerire da san Paolo un motivo per cui vale la pena fare tutto: “Tre cose rimangono: la fede, la speranza e l’amore. Ma di tutte più grande è l’amore”. Serve la fede, occorre sperare, anche oltre ogni speranza, ed è decisivo il metodo. Non ritrattiamo quello che abbiamo detto fino a qui, ma solo l’amore è credibile. Ci piace pensare allo scoutismo come ad un grande atto d’amore per le giovani generazioni e per il mondo. Occorre volere bene ai nostri ragazzi: solo per questo vale la pena. “Scoutismo” è solo il nome proprio dell’amore che vogliamo ai nostri lupetti e alle nostre coccinelle, ai nostri esploratori e alle nostre guide, ai nostri rover e alle nostre scolte. E loro se ne accorgono! I ragazzi capiscono se loro e lo scoutismo sono solo un mezzo per altri fini, o se gli vogliamo bene.
Ci permettiamo di dare alcuni suggerimenti. Cari capi, non parlate mai male dei vostri ragazzi. Quando fate due chiacchiere prima di addormentarvi ai campi estivi, non prendete in giro il tale per quel suo atteggiamento o il tal altro perché non ce la fa. Parlate sempre bene dei vostri ragazzi: tanti di loro non hanno nessuno che li stimi davvero; che abbiano la fortuna di avere capi scout che li fanno sentire stimati. Siate più portati a sottolineare le cose che sanno fare, e poi magari stimolateli a migliorare, a partire dalla cattedra migliore che avrete: il fatto che loro si sentiranno amati.
Organizzate i campi più belli e complessi di questa terra, ma se capita che vi trovate sdraiati su un prato a chiacchierare con i vostri ragazzi, va bene! Cercate i momenti in cui farvi prossimi, accessibili, amici. Non crediamo nel mito del capo che deve essere quasi inarrivabile e perfetto: non vergognatevi di essere stanchi e di riposare un po’ con loro, di non farcela e di dichiararlo. Non abbiate paura una sera a entrare nella tenda degli esploratori, anche quando è tardi, e a parlare un po’ con loro, a raccontare due idiozie: diventerete amabili, e loro sapranno che li amate.
Quando la tal guida o il tal rover non si fanno vedere da un po’, andate a trovarli! Non mandategli l’SMS, e non scrivetegli su Facebook: lo fanno tutti! Invece voi fategli capire che vi stanno a cuore: offritegli un gelato, perdete tempo con loro. Si, anche quel rover un po’ indisponente! Non mancherete di avere la vostra ricompensa.
Non siate “coccolosi”, ma ricordate che un abbraccio, una carezza, una pacca sulle spalle possono fare molto. Non siate ghiaccioli!
Pregate per i vostri ragazzi, tutti i giorni. Siano un pensiero fisso, un affetto importante. Devono mancarvi un po’, e dovete essere contenti di andare a riunione: non si è mai sentito che si voglia bene davvero a una persona che non si vuole vedere. Non sbuffate prima delle riunioni, non fategli percepire che sono un impegno tra i tanti. Se anche fosse vero, tenete bene in testa e fateglielo capire che loro sono un vostro affetto, non un vostro impegno.
Quando andrete a fare tutta la vostra formazione, ogni tanto passate in rassegna i vostri ragazzi, e ricordate che lo state facendo per loro, non per altro. E il giorno che vi arriverà il Gilwell, ricordate che pesa un sacco: è l’impegno ad amare facendo i capi scout. Non sia qualcosa che vi distacca, ma che vi stringe con ancora più decisione ai vostri ragazzi.
Solo l’amore è credibile. Solo per l’amore ne vale davvero la pena.