Prossimamente al campo scout

Chi seguisse questa rubrica da qualche tempo saprebbe che, benché non mi possa definire un esperto, provo sempre un grande piacere nel guardare e riflettere sui prodotti della settima arte, Il che non mi risulta per nulla difficile d’Estate, periodo dell’anno durante il quale escono la maggior parte delle pellicole dell’anno.
E tanti film significa naturalmente tanti, tanti trailers. Vedere un trailer a volte è divertente quanto vedere un film, perché questi ti dona una serie di piccoli elementi che, un po’ come mattoni, possono essere assemblati dalla fantasia dallo spettatore per creare il proprio film, più o meno dissimile da quello reale.
C’è sempre stato un mattone, però, a cui la mia fantasia di spettatore ha sempre faticato a trovare una posizione consona, cioè quella frase tipica dei film d’amore che fa più o meno “Quell’Estate che non potranno mai dimenticare”.
L’Estate è sempre un periodo estremamente piacevole, ma mai mi è capitato di viverne una che davvero, per utilizzare un’altra variante della frase in questione, mi rimanesse dentro.
Insomma, che fosse davvero memorabile.
Così ho continuato a vivere la mia vita senza preoccuparmene troppo, limitandomi a bollare mentalmente quella frase come una trovata pubblicitaria particolarmente efficace ma di per sé vuota.
Almeno fino a questa particolare Estate.
Quest’anno ho vissuto molte esperienze, alcune delle quali hanno avuto un forte impatto sulla mia persona, ed una di queste è stato il fatto di aver vissuto il mio primo campo da capo scout.
Un campo non semplicissimo che, per rispettare il progetto proposto dai ragazzi durante l’impresa, è stato fatto all’estero (Svizzera, ma pur sempre un altro stato), senza cambusa e con un ricambio costante tra capi e rover/scolta di servizio per riuscire a tenere fede ai diversi impegni lavorativi.
Premesse non particolarmente incoraggianti insomma, ma che non ci hanno impedito di svolgere il campo al meglio.
Abbiamo avuto degli imprevisti, certo, come quando un’improvvisa tempesta di vento ci ha quasi strappato via le tende, o dei momenti di sconforto quando i ragazzi ci hanno fatto capire che non avevano apprezzato alcune attività, ma affrontando i primi e riflettendo sui secondi siamo riusciti a portare a termine un gran bel campo, ed io credo di aver finalmente trovato quell’Estate che mi “rimarrà dentro”.
Mi rimarrà dentro perché è in questa Estate che finalmente ho visto morire la mia paura di mettermi davvero in gioco ed ho visto nascere una voglia, e soprattutto una capacità di fare che non credevo minimamente di possedere e, chissà, forse effettivamente non possedevo prima di quest’esperienza.
Questa nuova rivelazione potrebbe fare quasi paura, soprattutto considerando che è nata da una piccola frase stereotipata inventata per vendere qualche film sentimentale. Ma in fondo il marketing per funzionare davvero deve fare leva su qualcosa di vero, ed è vero che l’amore, vuoi che sia per una persona, per uno stile di vita, o anche per un ideale è un qualcosa che, quando lo scopri, ti cambia profondamente dal dentro.

 
Tricheco birbante