The next generation

Buongiorno amici ed amiche e bentornati ancora una volta sulla nostra rubrica di Generazione ***.
Spero che il Manzoni vorrà perdonarmi se rubo la sua tecnica per non rivelare le informazioni, ma mi sembrava un metodo interessante per porre una domanda: di quale generazione stiamo effettivamente parlando?
Col tempo questa rubrica è finita col trasformarsi in un “cantuccio dell’autore” dove l’autore, cioè il sottoscritto, ha dato la sua opinione sulla vita scoutistica e sulle tematiche trattate nei rispettivi Tuttoscout. Tutto questo, si spera, senza aver mai annoiato i mie gentili 25 lettori.
Ma lo scopo iniziale della rubrica non era questo. Non proprio almeno. Quando, ormai quasi dieci anni fa, mi fu proposto di gestire questa rubrica, l’idea era di avere un posto dove poter vedere come veniva vissuta la realtà scout da un giovanotto del reparto.
Una rubrica integralmente dedicata alla gioventù insomma. Se poi il sottoscritto sia stata una buona scelta per rappresentare un’intera generazione, è una questione la cui risposta lascio ai lettori.
All’epoca il titolo della rubrica mi pareva solo un modo più interessante ed a tratti fantascientifico per indicare una generazione qualunque, proprio come la X può indicare, in matematica, una qualunque incognita.
Con mia grande sorpresa ho poi scoperto che la “Generazione X” è invece una vera e propria generazione. Per la precisazione quella generazione nata tra il 1963 ed il 1980, che ha vissuto la caduta del muro di Berlino e dell’Unione sovietica, la consacrazione degli Stati Uniti come superpotenza mondiale e la nascita di MTV.
Quindi non solo mi trovo a rappresentare un’intera generazione, ma tecnicamente neppure sto rappresentando la generazione a cui appartengo, ovvero quei Millennials che ora vanno tanto di moda. Nati tra gli anni ’80 ed il 2000, sono considerati super-tecnologici, intraprendenti, refrattari ai più tradizionali mezzi di comunicazione. Sempre connessi ma anche inguaribilmente bamboccioni ed in ultima istanza forse inevitabilmente perduti in seguito alla crisi economica iniziata nel 2008.
In prima istanza mi sono sentito un po’ giù di corda nel vedere che l’intera vita di migliaia e migliaia di individui (me compreso) fosse già stata sterilmente analizzata e catalogata da fior fiori di esperti, molti dei quali al lavoro già da quando io avevo appena tre anni. Ma il tema di questo Tuttoscout, cioè il crescere e la crescita, mi ha spinto a riflettere più approfonditamente su cosa voglia dire essere parte di una generazione e, statistiche su quanti soldi io ed i miei più o meno coetanei spendiamo in tecnologia ed imbarazzanti documentari a parte, credo che il fatto più importante che unisca gli individui facenti parte di una determinata generazione siano le esperienze comuni.
Quello che davvero ci rende unici, che ci permette di essere individui con opinioni profondamente diverse nonostante la data di nascita sfasi solo di un paio d’anni, sono i modi in cui ciascuno di noi ha reagito a quelle esperienze comuni.
Ed è questo che vuol dire crescere. Avere nuove idee e nuovi punti di vista sul mondo a partire da quanto ci avviene e rifletterci sopra.
Non so quali saranno le sfide e le esperienze che vi caratterizzeranno, giovani generazioni che solo ora vi affacciate alla storia, ma già da adesso vi dico che, se state leggendo questo giornale, ho speranza e fiducia in voi perché finché rimarrete scout, non solo con la divisa ma di mente e d’attitudine, so che non chiuderete mai la mente alle sfide che l’inesorabile marciare della storia vi porrà davanti e, quindi, non smetterete mai davvero di crescere.
Se questo articolo v’è piaciuto, vogliate un po’ di bene a chi l’ha pubblicato ed a chi scritto. Se invece mi fosse riuscito d’annoiarvi, sappiate che non s’è fatto apposta.

-Tricheco Birbante