Salve a tutti. Un mese fa ho preso la partenza e ora sono qui per dirvi che è andato tutto benissimo: bello il bivacco, bella la condivisione ed il mio momento mi sembra che sia uscito bene. Ma non è questo che voglio raccontarvi, in realtà. Voglio dire a tutti quanti perché e come mi sono deciso a fare questa scelta e, dal momento che ho già scritto una fantastica lettera per il mio clan, per semplificarmi la vita non farò altro che riportarne alcune parti. Ecco qua.
«Eccomi giunto al dubbioso passo, al tremendo interrogativo amletico di ogni partente: “Come cominciare la lettera della partenza?”. Prendiamo come inizio proprio questa parola: partenza. Il termine deriva dal latino PARTIRE che dall’originario senso di “spartirsi, dividere” passa nel volgare col significato di “separarsi da qualcuno e abbandonare qualcosa”. E la partenza è proprio questo: lasciare qualcosa che si è sicuri di possedere per qualcosa che si è incerti di raggiungere. Io lascio qualcosa, anzi, lascio qualcuno. Lascio un clan finalmente ricostituito e che cresce ogni giorno di più. Lascio un mondo, quello scout, che non è stato solo parte della mia vita, ma è stato la mia vita. Prima di cinque anni non mi ricordo nulla e tutti gli avvenimenti successivi sono misurati in anni-scout (primo anno di lupetti, terzo di clan e così via). La malinconia per questo distacco e la nostalgia per questi anni vissuti insieme ci sono e sono inevitabili; ma una volta fatta una scelta bisogna camminare dentro a questi sentimenti e uscirne fuori. Bisogna prendere una decisione, cioè DE-CAEDERE, tagliar via, prendere una strada e scartare l’altra. E questa è la scelta; non è una cosa facile, anche perché nella vita, in realtà, non ci troviamo quasi mai di fronte a un bivio, cioè un punto del nostro cammino in cui possiamo scegliere tra due strade (destra e sinistra, giusto e sbagliato, rosso e nero e così via). Possiamo parlarne in astratto forse, ma nella vita quotidiana, nella nostra esistenza particolare abbiamo davanti a noi solo ROTONDE. Sì: delle grandi e gigantesche rotonde che possono avere un numero di uscite variabile da un minimo di due a un massimo di x tendente a infinito. Certo, capisco che usare una rotonda come simbolo della scelta al posto della forcola potrebbe sembrare un po’ bizzarro. Ma credo sia così. Le scelte che ci tocca compiere (da CUM-PLERE, riempire completamente, quindi finire, portare a termine) ogni giorno non sono tra 2 cose, ma tra tante. Tutto questo può risultare sconfortante e irreparabile, ma c’è sempre una soluzione: quella di avere dei punti fermi e stabili. È fondamentale conoscere chi si è (γνωθι σεαυτόν) e sapere dove si vuole andare (τί δράσω). Altrimenti il nostro fiume rischia di perdersi in una palude.
Io so di essere un uomo che crede nei valori che lo scoutismo gli ha insegnato.
Io so che, uscendo dall’associazione, voglio portare questi valori nel mondo. Voglio impegnarmi concretamente per gli altri come ho imparato a fare in questi anni di servizio; per questo ho già preso i contatti con l’associazione “libera”, ho già partecipato ad alcuni incontri e vorrei intensificare ancora di più il mio impegno. Ho provato cosa sia il non-servizio in questi sei mesi e ho capito che la mia vita non vale nulla se non è spesa per gli altri.
Queste sono le sicurezze che ho: cosa lascio, chi sono e dove voglio andare. Sono convinto che con queste certezze riuscirò ad affrontare e superare ogni rotonda della mia vita.»
Questo è quanto. Auguro a tutti una buona strada anche quando il cielo non sarà sereno.
Moscardino sagace
detto Carlo