Benvenuti cari amici ed amiche ancora una volta sulle pagine di generazione X.
Le storie di fantasia, spesso, hanno degli inizi molto bizzarri e spettacolari: astronavi che si inseguono, esploratori che scappano da macigni giganteschi, l’intero viaggio di un proiettile dalla fabbrica fin nella testa di un uomo, spie che ci sparano contro molto altro ancora. Ovviamente la funzione principale di questi espedienti è di catturare il prima possibile la nostra attenzione (e non farci accorgere che stiamo semplicemente assistendo ai titoli di testa) ma ciò non toglie che, quando sono fatti bene, essi diventano una parte integrante della storia, nella quale noi quindi entriamo “in media res” cioè quando la vicenda è già iniziata. La storia che noi viviamo di giorno in giorno, invece, inizia insindacabilmente coi monotoni e sonnacchiosi primi giorni dopo il parto.
Ma è davvero così?
Per molti potrebbe sembrare naturale pensare alla nascita come all’inizio della propria vita, e sono sicuro che per molti dei lettori più giovani il contrario non sia nemmeno da considerare eppure capita spesso, nella vita degli uomini, di arrivare ad un punto in cui dentro scatta qualcosa. Un incontro, una scelta, che inevitabilmente finirà per essere uno spartiacque della propria esistenza. Un esempio tanto estremo quanto significativo, in tal senso, può essere la vita di san Francesco. Sappiamo tutti come lui iniziò la propria esistenza come il figlio di un ricco mercante, amante delle armi e dei romanzi di cavalieri tipici dell’epoca, per poi cambiare completamente il proprio stile di vita e dedicarsi alla vita di chiesa. È difficile pensare che San Francesco pensasse a quei giorni di ricco ozio come una parte integrante di chi era, e non piuttosto come un trampolino che lo aveva preparato al grande salto verso la fede.
Molte volte, insomma, capita che quello che possa essere inizialmente concepito come l’inizio, non sia altro che una preparazione, un trampolino, e che il vero succo del cambiamento e della progressione stia piuttosto nei finali. Ad esempio per molti, oggi, si conclude un percorso nei castori, nei lupetti, in reparto o addirittura in Clan, solo per incominciarne un altro in una branca differente dove le avventure che si vivranno saranno ancora più varie ed emozionanti.
Ed è con in mente un’idea del genere che, dopo tanti anni, ho finalmente deciso che voglio provare a chiudere un capitolo della mia esistenza ed aprirne un altro, chiudendo questa piccola rubrica.
La nostra cara “Generazione X” era nata (tra l’altro, non per mia iniziativa) come un luogo dove un giovane scout potesse esprimere il suo punto di vista sull’associazione degli scout e come il suo stile di vita ne venisse influenzato, ed io questo ho provato a fare da quando la rubrica mi fu consegnata, all’inizio della mia vita di repartista.
Non dirò esplicitamente che sento il bisogno di chiudere la rubrica perché non sono più giovane; un po’ perché già solo nell’associazione c’è chi merita l’appellativo di “vecchio” ben più di me, un po’ perché sento di non meritare ancora quella supposizione di esperienza e saggezza che il titolo comporta, però sento, questo sì, di non essere più la persona ideale per rispecchiare quello che i membri più giovani del gruppo pensano e credono.
Questi motivi, quindi, mi spingono a lasciare queste pagine, nella speranza di trovare qualcuno, giovane ed amante della scrittura, che vorrà riprendere il prima possibile il mio posto.
Purtroppo per voi, questo non vuol dire che vi siate finalmente sbarazzati di me; sfogliando questo stesso numero troverete il mio nome sotto ad altri articoli, e così sarà ancora per spero molto, molto tempo. Quindi, anziché sentirci delusi per il passato che si è appena compiuto suggerisco, piuttosto, di essere felici per il futuro che è appena iniziato.
Tricheco Birbante