Ci sono molti elementi in ambito politico che generano svariate discussioni, ma in queste ultime settimane l’evento che ha creato più discussione è sicuramente il referendum consultivo del 22 ottobre che ha avuto come oggetto la possibilità di intraprendere le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme di autonomia, con le relative risorse e competenze (istruzione, ricerca, tutela della salute, ambiente e coordinamento della finanza pubblica). Il referendum è detto consultivo proprio perchè con la maggioranza dei voti non ci sarebbe un’attuazione immediata di queste autonomie, ma semplicemente l’avviamento di un processo all’interno del governo, che porterebbe a un’approvazione o no della cosa. La richiesta di autonomia è legata all’articolo 16, III comma. In totale il referendum è costato circa 50 milioni di euro. Per il voto non è stato necessario un quorum (ovvero una cifra precedentemente stabilita che deve essere superata dal numero di voti) infatti solo il 38,3% dei cittadini lombardi ha votato, e di questi il 95,3% ha votato sì. Cosa dunque è successo dopo il fatidico voto? In seguito all’esito del referendum gli organi di governo lombardi si sono impegnati a dialogare e ad intraprendere una discussione con il governo nazionale al fine di ottenere l’autonomia in diversi aspetti dell’amministrazione regionale, purtroppo senza giungere ancora ad una conclusione accettabile da entrambe le parti. Tuttavia entrambe le parti hanno comunicato di voler chiarire i vari punti proposti e di voler giungere ad un compromesso che veda sia lo Stato Italiano che la Regione Lombardia avvantaggiata.
Yak frenetico
Antilope effervescente
Riccio vivace
Donnola fidata