“Domenica ti va di uscire?” “No, scusa, sono agli scout…”
Capita a tutti, prima o poi. E spesso non sappiamo qual è la cosa più importante. Scout o amici? Uscita di squadriglia o festa di compleanno? Campo scout o vacanza? Mah… dipende: ognuno ha la sua. Io voto scout forever, però: il mio reparto sta diventando la mia famiglia. Ovvio, non parlo di legami di sangue, ma di legami d’amicizia. Litighiamo spesso fra di noi, a volte anche duramente, ma alla fine risolviamo tutto e torniamo a ridere insieme. Non dobbiamo vergognarci di essere noi stessi perché nessuno giudica nessuno. Troviamo sempre un motivo per ridere e sorridere, per divertirci e giocare, e stare seri quando serve. Anche se quest’ultima risulta particolarmente difficile a particolari persone, ma alla fine va tutto bene. Per questo adoro essere scout, perché adoro stare con i miei amici, non solo repartisti, ma anche lupi e castorini. Certo, adoro anche uscire con gli altri amici e andare alle feste e non dico che si deve rinunciare a questo per essere scout. Anzi, dico tutt’altro: per essere scout bisogna sapersi organizzare e dare a ogni cosa una priorità. E poi, in questo, ci aiutano anche i capi con le libere, un momento in più per uscire con gli amici, andare a una festa, andare al cinema o fare tutto ciò che volete. Per questo dico che essere scout non è solo un impegno che ci occupa ogni weekend, ma è, invece, uno stile di vita. Perché, a un certo punto, capisci che essere scout è diventato parte di te, del tuo modo di essere; perché hai imparato a conoscere e adorare i tuoi “fratelli” e le tue “sorelle” scout, qualunque sia la loro età. Che sia il tuo (o la tua) capo scout, il tuo rover o la tua scolta, il tuo (o la tua) capo sestiglia o squadriglia, un cucciolo (o una cucciola) appena entrato in branco, un primino o una primina, uno (o una) che non sopporti, capirai presto che non puoi farne a meno perché essere scout comprende tutto quello che esiste, che decidi di vedere, anzi, osservare, con occhi diversi, con occhi puri, limpidi, liberi e gioiosi, che ti aiutano a capire il senso di ogni cosa e a essere una persona migliore ogni giorno che passa. Questo è, per me, essere scout. È essere una persona migliore, che rispetta la natura e che è pronta ad aiutare il prossimo e a passare dei momenti della sua vita con i suoi compagni d’avventura.
Io scelgo di essere scout perché mi sento libera e felice, anche se a volte mi capita di rimpiangere i weekend liberi che avevo prima. Però è stata una mia scelta e allora devo accettare le sfide che mi vengono poste davanti e devo capire che gli amici esistono e, anzi, sono sempre con me. Quelli non scout li potete vedere dopo scuola e, se volete, li potete anche portare agli scout, anzi: in questo modo saremo tutti contenti, capi compresi!
Come però sento spesso dire, e succede anche a me, molte persone giudicano gli scout in modo negativo (o per il modo di vestirsi, o per il comportamento, o per altre ragioni che si discutono al momento). Ora, prima di finire l’articolo voglio dirvi una cosa: quel comportamento, che spesso non ci piace, quelle parole rivolte agli scout, ossia a noi, spesso ci fanno male. Caro lettore, probabilmente scout, non so se ti conosco ma so, invece, una cosa: anche se sei il mio peggior nemico, non ti auguro di essere triste o offeso. Questo perché nessuno se lo merita. E chi pregiudica gli altri sappia che non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina quindi, prima di parlare, fateli venire agli scout per far capire loro l’immensa gioia che loro non conoscevano e l’immagine di un mondo visto con nuovi occhi, che prima erano chiusi.
Canarino stravagante
Carmela Scida