La Promessa è un’accoglienza

reparto perseo

Non ho molti amici negli scout. E’una considerazione che ho fatto recentemente pensando al rapporto tra me e le altre persone che mi circondano nella vita di Gruppo e il verdetto non mi ha entusiasmato, ma lo sapevo: non sono mai stato troppo bravo sotto questo punto di vista, non penso sia colpa degli altri. Eppure, mentre indagavo questo aspetto, non riuscivo a dare un nome a quella cosa tra me e i miei pari negli scout. Non sono semplici conoscenti (andiamo! “conoscente” è il panettiere sotto casa…) ma anche la parola “colleghi” stonava decisamente così come molti altri appellativi in cui cercavo di incasellare quello strano legame. Ad un certo punto una voce saggia mi ha suggerito la risposta, così ovvia da essermela dimenticata: siamo fratelli scout.
Quante volte ce la siamo detta questa cosa? Probabilmente troppo poche, forse la sua sacralità, avvolta nelle parole della Promessa, l’ha resa troppo poetica, filosofica, astratta… Probabilmente i nostri fratellini e sorelline del branco sono più fortunati perché se lo sentono ripetere più spesso e si sentono chiamare davvero così. Mi sono sorpreso nello scoprire come per me questa risposta non fosse stata così automatica o, forse, lo era ma nascosta nelle certezze segrete che conserviamo dentro di noi.
I figli minori nascono fratelli, i maggiori lo diventano, ma negli scout lo si sceglie: quando si pronuncia la Promessa si decide di voler accogliere gli altri scout come fratelli e sorelle, non come amici d’infanzia o compagni di classe e, allo stesso tempo, si viene accolti da tutti gli altri scout (anche quelli che non ci conoscono). Quest’accoglienza dev’essere fatta con gioia! Se non si è felici nel momento della promessa, non si è pronti.

Si è fratelli nonostante tutto. Essere fratelli e sorelle non rende automatico l’amarsi, l’andare d’accordo, l’aiutarsi, ma lo si è a prescindere da quelle che possono essere le mancanze di una relazione, gli incidenti, le divergenze. Accogliere con gioia è difficile, pesante a volte, ma è una scelta molto potente che ci consegna ad una certezza, come detto prima, più grande. Dobbiamo farci carico di questa grandezza, coltivarla nelle relazioni che formiamo nello scoutismo e ricordarcene, nelle difficoltà come nelle gioie, per vivere appieno la nostra Promessa che è, innanzitutto, un’accoglienza reciproca e gioiosa nella grande famiglia degli scout.

Geco Coinvolgente