Essere pronti per essere utili: una Castorina racconta la sua esperienza


Essere pronti per essere utili vuole dire tante cose diverse: essere preparati per aiutare qualcuno, essere attenti ai bisogni degli altri, avere sempre con sé cose utili agli amici, avere l’equipaggiamento giusto per intervenire, sapere che cosa vuol dire prestare aiuto e sapere come farlo, allenarsi a dare una mano al prossimo, saper capire quando qualcuno ha bisogno e pianificare le proprie azioni per arrivare in tempo per aiutare chi ha necessità.
Per esempio, a scuola, io prima di tutto cerco di vedere quando una mia compagna di classe non ha qualcosa, tipo i colori, e le dico: «Tieni, te li presto». Oppure se non ha capito una spiegazione della maestra, le ripeto che cosa ha detto l’insegnante in modo che lei lo capisca. Così come mi è capitato di ricevere in prestito i pennarelli o che un mio compagno mi aiutasse a capire il significato del compito da fare in modo che io a casa non lo facessi sbagliato.

Quando siamo a ginnastica, a danza o stiamo facendo altri sport e un mio amico non riesce bene a fare un percorso oppure un esercizio, io cerco di insegnargli come si fa, facendoglielo vedere o spiegandoglielo a voce. La maestra fa lo stesso con me quando io non ho capito un movimento.
A casa, so che alle 8.15 si mangia e quindi io di solito preparo la tavola in anticipo in modo che si possa cenare senza aspettare, evitando così che il mangiare si raffreddi. A me invece mamma e papà danno i soldi per pagare le cose della scuola.
Al parco giochi, quando vedo che mio fratello non riesce a salire sull’altalena perché è troppo piccolo, io lo alzo un po’ in modo che lui ci riesca. Mentre una mia amica mi ha aiutata ad avere il coraggio di saltare giù da una panchina un po’ alta.
Agli scout, quando una mia amica vorrebbe un mandarino, ma sua mamma si è dimenticata di metterlo nel suo zaino, io condivido il mio con lei oppure, se ne ho due, ne offro uno a lei. Nello stesso modo, ricevo le caramelle da chi ne porta un sacchetto per tutti.

Fare parte dei Castorini mi ha aiutata a imparare come aiutare gli altri, facendo le cose che ho scritto. L’ho imparato quando i capi scout si sono travestiti da vari personaggi – come lo scolaro, la fata o il pastore – e ci hanno detto: «Voi volete aiutarci?». Il pastore aveva bisogno di preparare il pane per Gesù. Lo scolaro e la fata ci hanno messo in alcune capanne con dei lavori da fare, tipo il giardiniere nell’orto. Da parte loro, i capi scout sono sempre pronti ad aiutarmi, per esempio quando mi reggono mentre cammino sulla corda.
Inoltre, nei pernottamenti in varie case che ci hanno ospitato, ho imparato a prestare la saponetta ad alcuni miei compagni che non l’avevano, l’asciugamano a chi aveva le mani bagnate e il fazzoletto a un altro Castorino che doveva soffiarsi il naso. A mia volta, ho ricevuto in prestito le ciabatte per andare in bagno, perché mia mamma si era dimenticata di mettermele nello zaino e io mi ero scordata di ricordarglielo.

Quindi, essere pronti per essere utili è una cosa bella, come quelle che io vi ho raccontato.

Diana Milani