Sii tutto ciò che puoi essere

Quando ci viene detto di “fare tutto ciò che possiamo” per raggiungere un certo obbiettivo di solito ci sentiamo, quantomeno, a disagio. Penso che sia la parola “tutto” a spaventarci: noi umani siamo spesso in soggezione davanti a questo “tutto” che vediamo incomberci addosso come un’onda anomala che rompe gli argini della nostra piccola baia di “abbastanza” e “almeno”.
Quando sentiamo “tutto” spesso una parte di noi pensa, forse senza che ce ne accorgiamo, “ma proprio tutto tutto tutto?
Ma dietro ogni paura c’è sempre un desiderio e, in effetti, quanto ci piacerebbe essere tutto quello che vogliamo?
Io, come immagino tanti di voi, ho molti sogni e ci sono tante cose che vorrei fare, ma devo sempre cedere al tempo, alle possibilità, alla stanchezza… Vorrei, oltre a essere studente e capo in reparto, essere un suonatore di armonica, un giocare di baseball ogni tanto e un viaggiatore; vorrei anche seguire un bel corso di recitazione o di canto, costruire modellini come facevo da bambino…
Io, voi e ogni altro, prima o poi, finiamo, nel senso che non riusciamo mai ad arrivare a quel “tutto” che, in fondo, in fondo, ci piacerebbe. Per quanto penso che a rendere difficile la massima del titolo non sia la parola “tutto”, ma la parola “puoi”, che è sempre un compromesso tra un “vuoi” e un “devi”.
“Compromesso” è un’altra parola che tendiamo a evitare perché sì, ci fa ottenere ciò che volevamo o qualcosa di molo simile, ma ci chiede anche di rinunciare a qualcos’altro, cosa che non piace praticamente mai!

Per riuscire a superare questo litigio tra il “vuoi”, il “puoi” e il “devi” è utile usare una cosa il cui nome è diventato così fastidioso ai nostri orecchi che non lo si sente quasi più usare: la disciplina.
Feeeermi tutti! Aspettate! So già che c’è chi alza lo sguardo spazientito e chi sta già per voltare pagina, ma, vi prego, datemi il tempo di spiegarmi: questa parola ci fa venire in mente sergenti dei marines che urlano a squarciagola, generali con il frustino, parate militari, ordini perentori e “Signorsì!”, ma questa è una disciplina pensata per far fare quello che vogliono gli altri mentre io vorrei parlarvi di una disciplina per farci fare quello che vogliamo noi.
È un concetto più “orientale” o, se volete, più “sportivo” o, meglio ancora, più “scout”; è l’idea di darsi da sé degli obbiettivi e delle regole da seguire per raggiungerli. In un certo senso è più difficile seguire questa disciplina perché spetta tutto a noi e non c’è nessuno che ci obbliga, che ci sta con il fiato sul collo per costringerci, ma è la disciplina della libertà.
Pensando a dove vogliamo arrivare, capiamo come dobbiamo muoverci e che regole darci per fare, in ogni momento, quello che possiamo per avvicinarci alla meta lungo la strada verso il successo.
Geco Coinvolgente