Nell’ultimo anno la Comunità dei capi del Busto Arsizio 3 ha avuto modo di confrontarsi più volte con alcuni esponenti dei vertici regionali dell’AGESCI. In questo contesto di accompagnamento a febbraio abbiamo incontrato padre Davide Brasca, dai più vecchi già conosciuto attraverso gli scritti che circolano in Associazione per lo più per la branca RS.
Abbiamo avuto modo così di riflettere insieme sul nostro metodo educativo.
Con una serie di provocazioni, anche divertenti, padre Davide ci ha messi di fronte alla ormai storica questione educativa: non confondere gli strumenti educativi con il fine dell’azione educativa. All’apparenza sembrerebbe un’attenzione banale ma se anche San Paolo ha voluto ricordarci che la legge serve l’uomo e non viceversa forse significa che l’umana natura spesso ci spinge in altre direzioni.
Capita così a volte di trovarsi ad applicare protocolli, magari pensati da altri, senza il necessario filtro critico che sempre si deve accompagnare all’azione educativa. É ciò che Lord Baden-Powell definiva la qualità più importante per uno scout, ovvero il buon senso.
Non è raro infatti imbattersi in capi, soprattutto se appena tornati dai campi formativi, che pensano che fare bene il capo sia applicare bene un regolamento o un manuale senza rendersi conto che i regolamenti si scrivono e riscrivono alla bisogna. Parafrasando San Paolo: i manuali servono il capo e non viceversa. Naturalmente per servire bene ad un capo il manuale/regolamento va conosciuto ma deve essere sempre filtrato dal comune buon senso. La ragione è che noi educhiamo persone, non esseri senz’anima, e che sappia io non ve n’è uno uguale all’altro come non vi sono identici contesti sociali. Fare il capo a Milano centro non è la stessa cosa che farlo su una piana delle Puglie. Dimenticarlo è da sciocchi, anche se poi rimaniamo saldi e certi della bontà del nostro metodo educativo.
Dobbiamo avere chiaro che la nostra azione educativa diventa davvero efficace quando sa generare un cambiamento positivo, un’emancipazione nella persona che ci viene affidata. Per poter generare questo cambiamento però dobbiamo accorgerci di chi è questa persona che il Signore ci ha messo davanti, con la sua unicità e sensibilità. E che educhiamo attraverso una personale testimonianza di valori e non raccontando di un modo di fare. Solo così possiamo veramente essere fedeli alla consegna ricevuta ormai più di un secolo fa: Ask the boy.
«L’ultimo giudizio, inappellabile, sulla validità del metodo di B.-P. è dato dai ragazzi: è stato creato per loro. A loro direttamente si è rivolto B.-P.: non ai maestri e ai saggi. Ben sapeva che gli esperti ed i colti sanno tante cose ma sono fuori dalla vita.» (don Ghetti)
Fabio Peruzzo