I passaggi sono, come ogni anno una gioia e una tristezza. Chi passa in noviziato, durante questo pernotto, cerca di stare il più possibile con le persone che dovrà salutare. Sono due giornate cariche di emozioni.
Il sabato di questi passaggi il mio ormai ex reparto ha costruito il ponte, e questo può essere un vantaggio, ma anche uno svantaggio. Un vantaggio perché ancora per una volta si collabora tutti insieme per costruire qualcosa di bello, e uno svantaggio perché non si possono fare molte altre attività.
Quest’anno, questo weekend di emozioni si è svolto in sede perché ovviamente il tempo era contro di noi. Devo ammettere che speravo che questo giorno arrivasse il più lontano possibile, ma come si sa, un anno scout passa in frettissima, e quel momento è arrivato inevitabilmente presto. Da un’altra parte, come tutti i passandi credo, avevo un po’ voglia di un cambiamento.
Penso che la cosa dominante sia stata la curiosità: la curiosità di sapere come ci si sentiva ad essere accolti da un’altra comunità diversa dal reparto, la curiosità di sapere cosa si faceva in noviziato, la curiosità di conoscere i nuovi capi (Ilario e Giacomo)… Insomma una curiosità generale.
Nel frattempo è anche stato un weekend specialmente triste; perché ovviamente ci si deve lasciare alle spalle un reparto che ti ha sopportato, dei capi che nonostante tutto ti hanno sostenuto e hanno creduto in te, una squadriglia che ti ha permesso di crescere e in generale delle amicizie che sono state costruite in diversi anni. Voglio ancora ringraziare tutte queste persone che sono cresciute con me per questi quattro anni.
Passando, tutte queste cose non si hanno più, specialmente non si ha più una squadriglia, ma si diventa dei singoli soggetti. E questa cosa prima di passare spaventa. Le emozioni quando si grida per l’ultima volta l’urlo di reparto sono tante, sono tante le emozioni nell’abbracciare tutti quanti e nel salutare i capi, ma si sa che tutta questa tristezza, diventa gioia appena si varca il ponte dove tante altre persone ti aspettano a braccia aperte e dove realizzi che tutti gli amici che ti sei “lasciato alle spalle” sono fieri di te e che ovviamente puoi sentire e rivedere quando desideri.
Sai benissimo che quelle amicizie sono solide, vere e che non ti abbandoneranno mai. Comunque vada ogni persona del reparto rimarrà nel tuo cuore.
Le prime uscite dopo i passaggi sono un po’ tragiche. Arrivi in stazione per il ritrovo e ti assale il panico pensando di aver lasciato in garage l’alpestock e invece poi ti accorgi di essere cresciuto e di essere in noviziato, ti assale il panico perché devi togliere tutti i tuoi patacchini conquistati con fatica dalla camicia e ti assale il panico perché cominci a realizzare che la maggior parte delle persone che avevi in mezzo alle scatole fino alla settimana prima sono scomparse e che adesso hai un sacco di persone con cui instaurare nuove amicizie e da conoscere.
Ragazzi vi assicuro che la prima settimana, e la prima uscita sono una cosa tragica.
Poi cominci a divertirti come un dannato come hai sempre fatto, la paura di qualcosa di nuovo e la tristezza di essere cresciuti passano, e cominci a capire che lo scoutismo non finisce mai di sorprenderti. Ci sono sempre novità da scoprire, emozioni nuove, amici nuovi pronti ad aiutarti e a crescere con te, e insieme a voi persone magnifiche che vi aiuteranno a farlo. Questa è una cosa spettacolare. Ognuno ha un po’ di paura prima dei fatidici passaggi, ma poi la paura viene sostituita dalla curiosità e dalla felicità. Bisogna crescere per fortuna o purtroppo, ma niente nello scoutismo ti renderà infelice.
La prima uscita è stata un’uscita serale all’expo per assistere ad un concerto di ragazzi scout i quali ci hanno sopresi, nessuno si aspettava certe canzoni, e nessuno si aspettava di ritrovarsi a cantare a squarciagola in mezzo a gente che non conosceva, ma che in quella serata ti è sembrato di aver sempre conosciuto.
La seconda uscita ci ha stupito ancora di più. Prima di tutto ci siamo trovati in nove su venti, pensando che la maggior parte di noi avesse sbagliato a sistemare gli orologi. Siamo scesi a Milano Bovisa per cambiare treno e dopo un’altra ora siamo arrivati alla stazione di Canzo. Abbiamo cominciato a camminare e ad un certo punto ci siamo fermati per una piccola sosta. Guardando davanti a noi, sopra le nostre teste c’era una cima di una montagna, in verità due. I due corni. Tutti abbiamo pensato: “pensa che bello arrivare là sopra e pensa che bel panorama ci deve essere”.
Inconsciamente ci siamo cacciati in un guaio: così facendo ci eravamo fissati una meta. Ed indovinate un po? Siamo esattamente arrivati in cima al corno occidentale. Ci siamo aiutati a vicenda, abbiamo cantato come ogni scout che si rispetti durante il cammino, abbiamo fatto fatica insieme e quando siamo arrivati in cima voi non immaginate le facce stupite di ognuno di noi. Eravamo meravigliati dal paesaggio e da quello che eravamo riusciti a fare in una sola giornata. Tornati in stazione abbiamo anche deciso di provare a migliorare le nostre voci durante le seguenti uscite e perché no, di provare a fare un coretto. Durante il viaggio di ritorno abbiamo cantato tantissime canzoni e ci siamo divertiti tantissimo.
Quindi basta piangere ai passaggi, perché la tristezza poi si sostituirà immediatamente alla felicità.
È questo che ci insegna lo scoutismo. Ad essere perennemente felici, a non mollare mai e a non farci intimorire dalla prima difficoltà.
“Chi più in alto sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna” (cit targhetta sulla croce del corno, di Walter Bonatti, ndr).
Tigre energica