Se parliamo di idee, di concetti, un muro e un ponte sono due cose opposte: il muro divide, il ponte unisce. Se però cerchiamo una prospettiva un po’ più pratica della cosa ci accorgiamo che per quanto diversissimi tra loro un muro e un ponte hanno lo stesso inizio. Serve un punto fermo. “Campata per aria” è un modo di dire che indica una cosa senza fondamento: la campata è un elemento architettonico tipico del ponte, è quel pezzo di ponte tra due piloni o due colonne. Senza punto di appoggio la campata è “per aria”: non può reggersi, figurarsi far passare qualcuno. Anche un ponte di corde ha bisogno di una presa stabile, non c’è scampo (e non venite a propormi un ponte sostenuto dai palloncini!).
Se vogliamo costruire ponti ci serve dunque un punto stabile da cui partire: cosa sarà? E non mi dite Gesù, non è (ancora) la risposta giusta! Il punto stabile da cui partire siamo noi, è la nostra identità! Se il ponte deve collegare me e te devo sapere dove sono io, chi sono io! Non posso semplicemente lanciarmi verso di te con le dita incrociate: sarebbe una cosa “campata per aria”. Se vogliamo davvero costruire ponti dobbiamo partire da noi stessi, dalla nostra identità: la nostra identità di uomini e donne, di scout, di cristiani, di italiani.
Ma attenzione: un punto fermo può essere l’inizio di un ponte o di un muro. Il problema non è l’identità ma come ci si costruisce sopra. Se voglio alzarmi più in alto degli altri metterò i mattoni uno sopra l’altro: ecco un muro. Se voglio andare incontro all’altro metterò i mattoni uno a fianco all’altro: ecco un ponte. Ma se dimentico il punto fermo non importa come metto i miei mattoni: è tutto destinato a crollare.
Ed ecco l’augurio per il Natale: che ciascuno di voi possa trovare il punto fermo della sua vita, la stella polare per non perdere la direzione. Buon Natale!
Don Matteo