Ciao a tutti amici lettori, sono Alessandro, il vostro cronista incaricato di raccontare a voi e alle generazioni future le avventure del reparto Phoenix.
Come al solito incomincerò dal principio: dopo un’agognata preparazione all’altezza di un reparto coi fiocchi, eccoci finalmente arrivati alla prova del nove: mettere in pratica quello che fino a pochi mesi fa era un’idea lontana. Era la prima volta nel reparto che facevo un campo all’estero e, se devo dirla tutta, l’idea non mi emozionava più di tanto dato che fino alla fine mi sono schierato nell’opposizione, ma mi sono dovuto ricredere.
Era un 9 Luglio di quelli afosi e soleggiati. Appena arrivato in sede venni sommerso da richieste e richieste d’aiuto fatte dagli altri repartisti che nel frattempo, come tante piccole formiche all’opera, avevano incominciato a spostare fuori tutto il materiale necessario per il campo. Dopo aver aspettato il resto del Reparto, caricammo tutto il materiale su di un pullman e partimmo verso la Svizzera. Ovviamente nulla è perfetto e, una volta superato il confine svizzero, dovemmo scendere in un parcheggio semideserto dato che il largo pullman non passava per le strette vie del centro abitato. Dopo una mezzoretta di cammino arrivammo al campo base dove dei capi ci stavano già aspettando impazientemente. La prima cosa da fare era quindi montare le tende, che sarebbero stati i nostri alloggi per il resto del campo, la nostra, con vista campo base, era però sopra la collinetta più alta quindi ogni volta che ci eravamo fatti la doccia, una volta arrivati in cima eravamo già sudati e sporchi.
Ben presto il lancio del tema ci fece intuire che la trama del campo estivo era incentrata su “Ritorno al futuro”, film leggendario che vede protagonisti Marty ed il suo inseparabile amico Doc.
Il pomeriggio passò velocemente sotto il cocente sole svizzero, anche la notte passò rapida e il giorno dopo eravamo alle prese con qualche altro gioco organizzato a giorni alterni dai capi o dalla pattuglia animazione, di cui io facevo parte. Le mie attività preferite si sono svolte nei giorni centrali del campo: uno è la progettazione e la fabbricazione della mitica DeLorean, che permise a Marty di viaggiare indietro nel tempo, che ci eravamo trascinati dalla sera prima.
Una volta costruita la macchina andava alimentata, ma non col Diesel bensì con l’uranio, che ci siamo guadagnati in una staffetta su e giù per le colline.
Ora le De Lorean erano pronte per il salto… ma non c’era un solo modello, bensì 4, quindi spettava a noi decretare la vincitrice scoppiando i palloncini attaccati nelle portiere delle macchine avversarie. Alla fine i modelli migliori si dimostrarono il nostro e quello dei Giaguari.
Come al solito non potevano mancare i Libici. L’obbiettivo era quello di sparare dell’acqua colorata sugli avversari, ogni squadra ha abbinato un colore, alla fine una persona con un colore dominante valeva un punto per la squadra abbinata al colore.
Alla fine sembravamo delle tavolozze dipinte da Picasso!
Ovviamente il campo non fu sempre soleggiato e un giorno cadde sulle nostre teste un acquazzone che rischiava di soffiarci via le tende, alla fine con 3 picchetti per tirante riuscimmo a sconfiggere il maltempo.
Il nostro secondo nome è avventura, quindi, in occasione del sopralluogo dei dintorni Alan ci intrattenne con una sfida al medico migliore: dovevamo curare i nostri capo che si erano provocati delle fratture multiple, scomposte ed esposte ma alla fine con la nostra buona volontà riuscimmo a salvarli.
In un campo in tema anni ’50 non poteva mancare il ballo di gala, che comprendeva cena a buffet e balli più o meno stile anni ’50, insomma ci divertimmo come dei matti e andammo avanti a ballare fino a quando la fievole fiamma del braciere non si spense del tutto lasciandoci spazio per la veglia alle stelle dove riflettemmo su tutto ciò che era accaduto nel corso del campo.
Anche l’Hike passò senza difficoltà e anche se affaticati tornammo al campo base. I capi ci ritennero anche pronti per la cerimonia dei nomi totem, dove io venni battezzato: Turaco temerario.
Finalmente il campo era finito, ma una cosa ci aspettava ancora: la premiazione della squadriglia migliore del campo e con molta sorpresa la nostra squadriglia vinse il campo! Finite le premiazioni in cui alla fine mi avvolse un senso di gioia e compimento, tutti riabbracciammo i nostri cari e l’Estate che non era ancora finita!
Alessandro Baraldi
Turaco temerario