Neil Alden Armstrong, classe 1930, una traccia l’ha lasciata seriamente e importantissima: la prima impronta di un essere umano sul suolo lunare.
Fu infatti lui il primo uomo a mettere piede sulla Luna il 20 luglio 1969 durante la missione Apollo 11 della NASA.
Il percorso che lo portò, quel giorno, nel Mare della Tranquillità, fu lungo (e non solo in termini chilometrici!): volò per la prima volta a 6 anni e imparò a pilotare da giovanissimo ottenendo il brevetto già a 15 anni. Si laureò in ingegneria aeronautica nel 1955, dopo aver servito come pilota nella Guerra di Corea ottenendo anche alcune medaglie.
Divenne quindi pilota collaudatore di velivoli sperimentali, l’anteprima del volo spaziale, rischiando più volte la vita su oltre 200 aerei diversi.
Le sue abilità lo resero selezionabile per il programma “Man In Space Soonest” (uomo nello spazio al più presto). Congedatosi, nel 1962 divenne così il primo “astronauta civile” della NASA.
La sua prima missione fu Gemini 8 del 16 marzo 1966: 75 ore di volo in orbita e una complicata serie di operazioni da portare a termine.
Se ancora oggi andare nello spazio è rischioso, all’epoca la domanda non era “ci sarà qualche problema?” ma “Quale problema avremo?”. I computer erano primordiali: l’intera stazione di controllo della NASA aveva la potenza di una moderna calcolatrice tascabile e la strumentazione a bordo di un razzo alto 110m era in mano ai tre uomini dell’equipaggio ed alla speranza che ogni bullone fosse stato stretto bene.
Fu proprio un incidente svolto durante l’addestramento per l’allunaggio, in cui i prontissimi riflessi di Neil gli salvarono la vita, a farlo scegliere come comandante dalla missione Apollo 11, la prima che avrebbe portato un equipaggio umano sulla Luna. Questo voleva dire che sarebbe stato lui il primo a scendere. Proprio li in mezzo tra i due mondi, alle ore 8:15 del 18 luglio 1969, Neil lanciò un messaggio: “Vorrei salutare tutti i miei colleghi Scout e Capi Scout al Farragut State Park in Idaho dove si sta svolgendo il Jamboree Nazionale questa settimana; e Apollo 11 vuole mandar loro i suoi migliori auguri.” cui il Centro di controllo di Houston rispose: “Grazie, Apollo 11. Sono sicuro che, se non lo hanno sentito, lo apprenderanno dai notiziari. Sicuramente lo apprezzeranno”. Inoltre, tra i pochi oggetti personali che Armstrong scelse di portare con sé nel viaggio verso la Luna e ritorno ci fu un distintivo scout che oggi è conservato presso la sede del WOSM di Ginevra.
Il resto è storia: “Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”.
Dei 214 astronauti americani passati e presenti, 142 sono stati scout. Anche Buzz Aldrin, sulla Luna insieme ad Armstrong, lo fu.
È difficile sintetizzare tutto quello che Armstrong fece dopo, le ricerche, l’insegnamento, le onorificenze…
Con grande umiltà ha portato avanti il suo impegno per la scienza fino a quando morì il 25 agosto 2012.
-Enrico Gussoni