Cento anni di scoutismo spaziale

Era l’aprile 2117 quando Giorgio Povelli, illustre generale ed esploratore spaziale, condusse un gruppetto di giovani ragazzi e ragazze per un campeggio orbitante sull’asteroide Mare Bruno, di passaggio in quel momento tra la Terra e Marte.
Certo, guardando alle sconfinate imprese di esplorazione di quegli anni era poca cosa, come uscire da una metropoli per campeggiare al parco, ma in ogni caso fu considerato un successo. Sotto il cielo degli igloo geodetici e durante le lunghe passeggiate in assenza di gravità gli scout di Povelli riscoprirono il contatto con la natura (anche se attraverso le impenetrabili tute spaziali), l’autonomia, la libertà e la gioia di stare insieme. Ogni mattina dovevano svegliarsi di buona lena per spolverare i pannelli solari del campo, cercare il combustibile per preparare la colazione e pulire le tende pressurizzate. Insomma, compiti che sulla Terra erano, allora come oggi, lasciati ai robot, L’esperienza di Povelli non ci mise molto a diffondersi e, in pochi anni, sulla Terra e su quasi tutte le colonie della galassia nacquero esperienze di scoutismo spaziale.

Adesso, nel 2217, festeggiamo il centenario di quell’avventura così piccola in proporzione, ma così grande nella storia. Fu solo una breve escursione per quelli che la compirono, ma diede inizio alla grande avventura che ancora oggi viviamo. E dire che, cento anni prima, il nonno di Povelli era stato uno scout terrestre come tantissimi altri. Aveva iniziato come lupetto in un gruppo in quella che all’epoca veniva chiamata Provincia di Varese (anche se le fonti discordano su quale fosse esattamente, la soluzione che trova il maggior sostegno tra gli storici è Busto Arsizio).
Chi l’avrebbe mai detto che questo suo nipote avrebbe fatto così tanto per lo scoutismo galattico? Certo, le difficoltà non mancarono e Povelli dedicò tutta la sua vita alla crescita e organizzazione della Space Scout Association (la SSA il cui distintivo portiamo tutti sulla destra delle nostre tute). Ma furono anche tanti i sostenitori dell’idea che videro in questa esperienza la possibilità di lavorare ancora di più e meglio per l’educazione di giovani e fanciulli e per la pace tra i pianeti.

Sicuramente bisogna riconoscere che questo successo non riuscì mai a scalfire l’anima entusiasta e spontanea dei primi giorni su Mare Bruno. Questa storia, che a molti potrebbe sembrare semplicemente un lontano ricordo perso nel passato, ci deve in realtà far riflettere sull’imprevedibile grandezza che le nostre scelte (a volte folli) possono generare. Adesso che le uscite domenicali nella Fascia degli Asteroidi sono diventate la normalità, che i campi invernali su Plutone o le route tra cometa e cometa scandiscono la nostra crescita di ragazzi e ragazze verso l’essere uomini e donne del futuro, dobbiamo ricordarci da dove tutto è cominciato. Un po’ per ritrovare quella quasi sfacciata semplicità delle origini, ma anche per pensare a quale sarà il prossimo passo. Il prossimo grande salto verso l’infinito e oltre…

E.G.