Tutti almeno una volta nella vita, abbiamo dovuto parlare di noi, delle nostre caratteristiche e del nostro comportamento; e quando lo abbiamo fatto, ci siamo in parte chiesti: “Ma io chi sono?”. Sì, insomma, non ci conosciamo a pieno perché non sempre si è chi si crede di essere.
Riguardo ciò, al campo estivo, durante la catechesi abbiamo parlato molto di noi con confronti tra i vangeli e la nostra vita o semplicemente esprimendosi in reparto.
In particolare, ricordo una sera nella quale, davanti al fuoco ed il suo intenso calore, i capi ci hanno fatto dire un nostro lato positivo ed uno negativo.
A turno ognuno ha parlato. Lì, ho conosciuto lati di persone che credevo di conoscere, che ho scoperto poi conoscevo solo la copertina del libro che noi siamo, solo l’esterno.
Poi, i capi ci hanno lasciato tutto il tempo che volevamo per parlare con qualcuno per ringraziarlo o scusarsi per qualche nostro errore, o semplicemente parlare di noi; oppure potevamo andare a dormire.
In effetti, se ci pensiamo bene tra una faccenda e l’altra non si ha mai il tempo per parlare di noi, e mai ci verrebbe in mente di farlo con chi magari non parliamo molto.
Ci siamo sparsi per il campo e si sentivano quelle sottili voci tremolante e pianti nella fredda notte di montagna.
Io ho parlato subito con la mia squadriglia, poi mano a mano ho parlato con tutto il reparto (escluse le persone che sono andate a dormire). Lì, ho scoperto DAVVERO chi sono le persone che credevo di conoscere, ed ho scoperto chi siamo: in fondo noi, siamo noi. Nessuna risposta più facile, nessuna risposta più difficile che dire “NOI”.
Ringrazio tutto il reparto per avermi in parte aiutata a conoscermi, e in particolare ringrazio i capi per organizzare sempre attività per aiutarci durante la nostra adolescenza, per parlare di noi nonostante la vergogna e la paura del giudizio altrui.
Grazie.
Giada Locarno – Reparto Orione