Farsi dare una mano

Il periodo di avvento è iniziato: si inizia a parlare di Natale, si mettono già le prime decorazioni per casa, si pensa già ai regali… E perché non citare uno dei racconti natalizi più iconici per ricordare che il Natale non è solo nei suoi simboli ma anche nelle nostre azioni?
Tempo fa un signorotto inglese, con il mio stesso intento, mise in gioco il suo talento di scrittore per creare “a Christmas Carol”, uno dei più famosi testi natalizi mai scritti, che vede la vicenda avvolta attorno a un avido e egoista signore che, tramite l’intervento di alcuni spiriti, stravolge il suo comportamento diventando un uomo buono.
Uno degli spiriti ad un certo punto della storia si rivolge al protagonista dicendo una frase abbastanza iconica: “Se la malattia e la tristezza sono contagiose, non c’è niente al mondo così irresistibilmente contagioso come il riso e il buonumore”, e cosa può mettere più allegria di un sorriso e di un sincero “grazie”? Ricordiamoci che infatti l’aiutare il prossimo non solo è un valore cardine della religione cristiana (valore che dovrebbe essere amplificato dall’atmosfera natalizia), ma è anche forse uno dei punti più caratteristici del nostro essere scout. Ci identifica, insomma.
Tuttavia, per quanto sarebbe bello avere la possibilità di poter aiutare chiunque, nessuno è perfetto… quindi, nonostante si possano avere tutti i buoni propositi immaginabili, capitano delle volte in cui siamo noi stessi a dover chiedere aiuto. A proposito, voglio raccontarvi brevemente un’altra storia, ma stavolta non è né un racconto natalizio né un romanzo inglese: è infatti l’esperienza di una scolta al suo primo anno di servizio:
“La mia prima esperienza di servizio è stata in branco, più precisamente nel branco Lupi della Brughiera.
Inizialmente ero un po’ in ansia e preoccupata perché non sapevo cosa mi sarei dovuta aspettare: avevo paura di cimentarmi nello sconosciuto ambiente del servizio e avevo paura soprattutto di non trovarmi bene con la staff e di non riuscire a stare con i bambini… Insomma, temevo di non riuscire ad integrarmi.
Queste ansie però sono state subito smentite: mi hanno accolto tutti con molta gioia facendomi sentire parte sin da subito della grande “famiglia” che è il branco. Spronata dal fatto che la staff era lì presente anche per darmi una mano nella mia crescita personale, sono partita per il campo con lo spirito giusto, e infatti non ho mai smesso di fare del mio meglio, grazie soprattutto all’ottimo clima e all’ottima compagnia. Quest’anno la mia avventura sta continuando con loro, e spero davvero di passare un anno bellissimo.”
È verissimo che ciò che accompagna ognuno di noi durante il nostro percorso scout è il servizio, la nostra disponibilità ad aiutare, sostenere, insegnare a chi ha bisogno di noi, ma nel prossimo futuro, durante il nostro percorso d’avvento, dovremmo lasciare che anche gli altri, chi ci vuole bene e chi si rende disponibile, possa aiutare noi, lasciando l’orgoglio da parte e togliere la corazza che ogni giorno copre le nostre debolezze… Mettere da parte l’orgoglio insomma: Il “vero” scout non è quello che, dopo aver rotto le scarpe durante una route, è capace a proseguire tra fiacche e riparazioni continue, ma quello che è capace di mettere da parte per un breve momento l’orgoglio voltandosi verso un volto amico e chiedere aiuto con un sorriso.
-Usignolo radioso
-Scoiattolo spensierato
-Yak frenetico