Una promessa cucita sul cuore

12 gennaio 2019 – Venegono Superiore

“Ciao Clan! Vi parlo finalmente anche io da questo particolare pulpito.
Riflettendo sul mio percorso scout, come si suole fare in questa occasione, sono riuscita a trovare solo una parola adatta a descriverlo: INCREDIBILE. Incredibile, ma proprio nel significato di in-credibile: difficile, quasi impossibile da credere. Sembra sempre retorica ma fatico, davvero, a credere di aver trascorso circa 560 weekend con, se al freddo, mio malgrado, i pantaloncini corti. Fatico a credere, e quasi mi spaventa, a quanto gli scout abbiano contribuito a rendermi la persona che sono ora, lo trovo davvero provvidenziale. Sarebbe per me poco credibile, diffiderei senza dubbi, se qualcuno mi raccontasse di aver toccato con le proprie mani l’Amore. Eppure, mi sento proprio così fortunata, mi sono resa conto di quanto sia incredibilmente tangibile l’amore che ho ricevuto fin da quando, alta appena più del mio zaino da pernotto, ho fatto la mia Promessa. Ho assaggiato la dolcezza con cui venivo consolata per tutte le pallonate che prendevo in faccia da piccola, la dolcezza di chi mi teneva la mano ai pernotti quando non riuscivo a dormire. Ho annusato l’odore, direi anche puzza, degli abbracci a fine campo o route, quelli che vengono da un ascolto sincero. Ho visto negli occhi di tutti i miei capi l’attenzione alla mia progressione personale, alle mie conquiste nella vita di ogni giorno. Ho ascoltato le parole di consolazione nelle mie innumerevoli crisi di pianto quando pensavo che le cose non stessero andando per il verso giusto. Ho toccato l’Amore. La gratuità con cui i capi si sono sempre dedicati alla crescita mia e di tutti i compagni con cui ho condiviso la strada, è per me il Miracolo del servizio.
Ed è qui che subentra la contraddizione: la mia scelta extra associativa. Mi è spesso venuto il dubbio di stare venendo meno alla Promessa che esibisco da sempre, di stare deludendo le aspettative di quanti immaginavano di vedermi con il fazzolettone quadrato ogni weekend. Mi sognavo anche io così, da sempre. Ma poi penso a quello che ho promesso: di fare del mio meglio, compiere il mio dovere verso Dio e il mio paese, di osservare la legge scout. Mi soffermo sul mio dovere che so essere quello di fare il mio, di cambiare il mondo ogni giorno. Come? Non ho dubbi: portandomi dietro la grande valigia che lo scoutismo mi ha riempito di competenze (a volte non troppo competenti), valori da trasmettere, bans e giochini da insegnare, aiuto da dare. Sento dentro che il mondo scout non è più il mezzo con cui il mondo voglio cambiarlo, pur sapendo benissimo quanto sia fondamentale nell’educazione dei ragazzi, avendolo vissuto in prima persona. Voglio farlo, ad ora, in Croce Rossa, in attività che coinvolgono i migranti che, come ricorderà il mio noviziato, sono da sempre per me fonte di grande arricchimento e dove riscontro un concreto bisogno di aiuto che un servizio (e chissà, magari un giorno, un lavoro) deve andare a colmare. Prometto di testimoniare dovunque faccia servizio il Miracolo che ho vissuto in prima persona.
Sulla mia fede piazzerei un bel “work in progress”: so però dirvi con certezza quando trovo Dio: trovo Dio nei momenti in cui la testa tace e l’emotività parla. Lo trovo nell’empatia che provo verso qualcuno in difficoltà, in tutti i legami che stringo, nel sorriso che scambio con uno sconosciuto. E poi ancora nelle cose che non so spiegare, nell’ordine che tutti cerchiamo per contrastare il caos che vediamo e che abbiamo dentro. A questo Dio ho imparato a dare il nome di Gesù, in cui vedo il paradigma della forza e della rinascita quando si è incastrati nella difficoltà e nel dolore. […]
Un’ultima cosa vorrei dire, a ciascuno di voi come singolo; dal viaggio che ho fatto quest’estate e da quando ho scelto di prendere la partenza ho quanto mai riflettuto sul fatto che la vita è mia e di nessun altro. Voi direte: ma quante ne sai?! So che è chiaro a tutti, ma capita secondo me troppo spesso di darlo per scontato e di vivere non guidati da qualcun altro, ma in balia di scelte e decisioni che neanche appaiono tali, cose che è ovvio che si facciano, che è normale fare, che tutti fanno. Neanche ci si accorge di vivere facendo delle scelte ogni minuto. E invece è così, ogni frammento della nostra giornata è una scelta, ogni cosa che non ci piace più può essere cambiata, ogni cosa che desideriamo può essere inseguita; bisogna essere incisivi, farsi spazio, dare la propria personale impronta alle cose. Quindi, è quanto mai importante mettere da parte la paura e la pigrizia, alzarci dal divano, fare cose concrete, essere protagonisti.
Vi saluto con tanto affetto e anche con un bel nodo in gola (sempre che io non stia già piangendo dalla terza riga), preoccupata per quanto il mondo scout, il MIO mondo da che ne ho memoria, mi mancherà.
Buona strada!”
Stento a crederci: il mio ultimo articolo sul Tuttoscout, che è stato, a volte mio malgrado, il portavoce di molte avventure che ho vissuto, nei lupetti, in reparto e in clan. Non ci crederete ma davvero ricordo il mio primo articolo, l’impegno che ci misi nella descrizione di un pernotto di Branco, rassicurata dall’unica direttiva che mi era stata data: concludere il pezzo con il canonico ma quanto mai vero “NEL CUORE PER SEMPRE TIKONDEROGA”. Adesso direi piuttosto un “nel cuore per sempre Busto 3, famiglia di via Pepe”, consapevole che troverò sempre le porte di casa aperte.
È la mia corsa di primavera, come qualcuno mi ha sapientemente suggerito. Lascio un pezzo di me, ma ho una promessa cucita sul cuore.

Banda Elena, Oribi emotivo