Buongiorno cari amici ed amiche e bentornati ancora una volta sulle pagine di Generazione X.
L’articolo di oggi non inizia nei soliti luoghi dello scoutismo, nella nostra sede o in un qualche bosco più o meno remoto, ma nella centralissima piazza San Giovanni di Busto Arsizio, dove il 9 dicembre 2019 si radunava per la prima volta nella provincia di Varese il gruppo delle sardine. In quella piazza, oltre a me, non ho potuto fare a meno di notare la presenza di molti altri scout del mio gruppo, tutti rigorosamente in abiti civili e quasi tutti pervenuti in quella piazza in maniera indipendente, senza mettersi d’accordo fra loro, spinti lì dal mero desiderio di partecipazione democratica. Molti di loro hanno anche abbandonato la manifestazione leggermente in anticipo, per non tardare all’incontro di zona, programmato da tempo per quella sera.
Questo desiderio di partecipazione è chiaramente sentito anche da parte dei ragazzi, alcuni dei quali hanno saltato, ormai l’anno scorso, una o due attività per partecipare alle diverse marce per i diritti degli omosessuali o contro i cambiamenti climatici che si sono tenute in alcune città, soprattutto Milano, nel corso del finesettimana. Se per l’incontro delle sardine l’associazione è rimasta in silenzio, per questo tipo di manifestazioni, più politicamente schierate, sono stati fatti girare comunicati per cui si sottolineava che, chiunque avesse partecipato in uniforme lo avrebbe fatto a titolo puramente personale.
Se dovessi davvero pensare, come questo Thinking Day ci chiede, “all’uguaglianza ed all’inclusione nel rispetto della diversità” la conclusione alla quale arriverei è che questi ideali sono vivi e ben espressi dai capi, e di conseguenza dai ragazzi, che agli scout ci vengono e che davvero credono nei suoi insegnamenti, ma che questi stessi ideali sono presi solo marginalmente in considerazione da quell’associazione che si fa carico di diffondere il metodo scout.
È davvero possibile promuovere un ambiente di vera uguaglianza e vera inclusione quando membri di religioni diverse possono trovarsi scoraggiati ad entrare nell’AGESCI? È davvero possibile promuovere vera uguaglianza e vera inclusione quando gli adolescenti moderni esplorano le loro identità, le loro inclinazioni e talvolta addirittura la loro sessualità in un modo che difficilmente può essere affrontato dalla mera diarchia? (che fra l’altro spesso, per mancanza di capi, non si riesce nemmeno a garantire). Risulta insomma davvero possibile parlare di rispetto della diversità quando il colpevole silenzio dell’associazione centrale lascia intuire che la diversità vada affrontata come se non ci fosse? Che ogni tentativo attivo di partecipare alla vita della società civile, che spesso mette la diversità e le disuguaglianze al centro, va affrontata individualmente?
Quelle di cui qui parlo non sono tematiche nuove anzi, oserei dire che sono questioni ormai stantie, sollevate da moltissime persone, ma la cui soluzione è stata fin’ora affidata alle Co. Ca o alle singole Staff.
Ma voglio davvero una condotta univoca che arrivi dall’alto? Forse no, non voglio una linea generale obbligatoria da seguire ma vorrei vedere un polso, un fremito, un riconoscimento di questi ideali e magari un risveglio da parte dell’associazione nazionale su come queste situazioni andrebbero affrontate. Poco importa se la problematica è l’omofobia, il razzismo o un qualunque altro caso di esclusione del diverso, la mia esperienza personale mi insegna che un qualunque scout saprebbe affrontare queste sfide nel modo più umano e coscienzioso possibile, ma trovo scoraggiante che tutto questo idealismo venga affidato al singolo individuo quando alle spalle abbiamo un’associazione grande ed articolata. Non serve essere partitici e nemmeno di parte in generale, ma abbiamo fatto tutti una scelta politica legata a determinati ideali, che mettono al centro non l’esclusione del prossimo ma l’inclusione. Perché allora ogni volta che questi ideali vengono professati da qualche elemento della società civile, ci viene consigliato di aderire esclusivamente come singoli individui?
Siamo in uno dei tanti movimenti che si adoperano per quello che credo sia il bene del paese, a che pro nasconderci dietro ad un dito, e dire che gli ideali che l’associazione professa e che attivamente insegna a milioni di ragazzi sono semplice responsabilità del singolo?
Questo è un comportamento che si avvicina, purtroppo (e sicuramente in maniera involontaria) a quello di alcune frange dell’estrema destra la cui supposta neutralità serve ad allontanare chi ne propaganda i terribili ideali di odio da chi, seguendo quegli stessi ideali, porta morte e distruzione. Io per questa associazione voglio l’opposto: voglio che le tante cose buone che l’associazionismo scout porta nel mondo siano viste non come l’idea di singoli individui illuminati, ma come l’espressione di un filo che collega fra loro una schiera di individui illuminati, ciascuno dotato della propria individualità, ma tutti guidati da un imprescindibile ideale soggiacente: quello dello scautismo, dei dieci punti della legge.
Tricheco Birbante