La notte che mi ha accolto

Una notte di gennaio, di qualche settimana fa, verso le 23:30 si è aperta la “rupe del consiglio” per far fare la promessa ai cuccioli. I cuccioli sono i nuovi arrivati ed io ero uno di loro. Come un cucciolo che per crescere ha bisogno di essere voluto, accettato e “accudito” nel branco così io lo avrei desiderato per me. Il mio branco è l’Albero del Dhak. E il giorno della promessa, tanto atteso, mi avrebbe fatto diventare parte del branco a tutti gli effetti.
Continuavo a ripetere nella mia mente, per paura di dimenticarle, le parole che avrei dovuto pronunciare davanti ad un capo. Chissà quale capo mi sarebbe capitato, pensavo.
A concentrarmi, però, mi ha aiutato il mio capo sistiglia che mi ha sostenuto (oltre che interrogato!), incoraggiato e accompagnato davanti ai vecchi lupi.
Avevo il cuore in gola, eccitato ad ogni passo, felice e fiero allo stesso tempo mentre pronunciavo la promessa. Poi mi hanno annodato il fazzolettone al collo e mi sono sentito finalmente dentro il branco!
In un’unica notte ho sperimentato uguaglianza e inclusione: la promessa ci rende tutti uguali all’interno del branco e allo stesso tempo consente di farne parte.
L’uguaglianza non appartiene solo agli scout, è di tutti perché tutte le persone vorrebbero avere una vita felice, proprio come ha detto Don Bosco: “Vi voglio felici adesso e per tutta l’eternità”.
Questo desiderio che è di tutti, ci rende tutti uguali.
Come essere felici?
La mia risposta è di avere una famiglia, di essere amato e di aprirsi agli altri.
Aprirsi agli altri non è sempre facile. Con gli scout sono aiutato a farmi conoscere e a conoscere gli altri perché condividiamo il tempo insieme e le stesse cose che si fanno se le facessi da solo non sarebbero così belle e divertenti.
Ognuno di noi colora con la propria tonalità il gruppo ma quando riusciamo ad essere vicini gli uni agli altri si forma un arcobaleno… siamo tutti fatti di-versi perché siamo poesia.

Pietro Spoletini,
Nicolina De Minico