Tre parole molto belle, parole importantissime, forse quasi scontate e banalizzate in molte situazioni, però in ogni caso hanno un certo valore, su cui io vorrei soffermarmi.
Come noviziato abbiamo svolto alcune attività in servizio per aiutare chi ne aveva bisogno, e questi momenti di umanità che abbiamo vissuto insieme sono stati bellissimi, e molti ricompensati con sorrisi e gesti amorevoli. Avete mai dato una coperta, del cibo, indumenti o anche solo condiviso un momento guardando negli occhi una persona che vive in una realtà diversa dalla vostra? Avete mai pensato a quanto siete fortunati, nonostante a volte non pensiate di esserlo? Avete mai riflettuto sul fatto di avere ogni giorno un pasto caldo, un letto in cui dormire, od il costante affetto di qualcuno? Sapete, purtroppo ci sono persone che queste cose, così ovvie per altri, non le hanno sempre, ma spesso sono proprio alcune associazioni a condividere amore e fare piccoli gesti, ma utili, per i bisognosi. La loro ricompensa? Dei sorrisi, dei ringraziamenti, delle parole sincere arrivate dal cuore, non superficiali. Quando siamo andati a Milano, alla mensa dei poveri, alla messa un signore è venuto ed ha scambiato con ognuno di noi il segno della pace dicendoci testuali parole: “Grazie perché ieri mi avete dato da mangiare”. Sapete, quelle parole mi hanno quasi strappato le lacrime, mi hanno rallegrata, ed ho riflettuto molto. Bisognerebbe imparare ad accontentarsi di ciò che si ha, e a non voler sempre di più, di più e di più ancora, perché così non si riuscirà mai ad apprezzare completamente la vita. Guardate a quel signore, senza una casa o un lavoro, solo e senza nessuno, si ritiene fortunato di avere quel poco che ha, e di poter contare su alcune associazioni che lo aiutano quando possibile.
Vorrei soffermarmi un po’ su ognuna delle tre parole dette prima, in modo da conoscerle e capirle meglio.
Diversità. Bisognerebbe capire il valore di ogni momento, e anche delle persone che lo rendono bello, perché ognuno ha un qualcosa di speciale, che nessuno ha, ognuno è diverso dagli altri, e per questo ognuno è unico nel suo modo di essere. Purtroppo però queste differenze vengono fatte pesare su certi individui, e sappiate che non è bello sentirsi diversi dalla massa, credere di non essere abbastanza o, peggio, di non poterlo diventare. Ognuno ha il compito di stare con il prossimo, di amarlo e capirlo, e se si vede che qualcuno non si comporta bene con lui, bisogna sempre far notare il proprio errore e, se ancora non si capisce e si ripete lo sbaglio, però apposta, bisogna rivolgersi sempre a qualcuno, restare in silenzio potrebbe essere la scelta peggiore per tutti.
Equità. Qua secondo me bisognerebbe prima capire la differenza tra questa parola e “uguaglianza”. Possono sembrare la stessa cosa, però mentre la seconda si riferisce a dare a tutti gli stessi diritti e doveri, quindi a fornire gli stessi mezzi a tutti, l’altro mira ad offrire le stesse opportunità, quindi a dare un possibile punto d’arrivo a tutti, aiutando chi ne ha bisogno, ma senza dare uno slancio in più a chi è già abbastanza agevolato. Questo concetto è abbastanza difficile da spiegare, però anche semplice da capire con l’utilizzo di un’immagine che mira a sintetizzare le spiegazioni in due semplicissime vignette. Parlando quindi di equità, ci sono da dire un paio di cosette, partendo dal presupposto che non sempre questo diritto (che è tale in quanto scritto anche nella Costituzione!) è applicato, c’è infatti qualcuno che ha meno possibilità perché c’è gente che, come dicevo prima, fa pesare le differenze altrui.
Inclusione. Questa parola è molto bella, secondo me, ha un significato davvero importante, e meriterebbe di essere scritta a caratteri cubitali in qualsiasi posto, perché spesso e purtroppo questa parola viene sottovalutata o, peggio ancora, dimenticata. Quando parliamo di inclusione, spesso pensiamo agli immigrati, o a persone nuove in un contesto, però questa parola può essere applicata anche in contesti più vicini a noi, perché non è un concetto tanto lontano, anzi dovrebbe esserci in noi sempre, come un pensiero fisso, dentro la nostra mente o nel cuore, una parola tanto semplice, però complessa. Certo, se arriva qualcuno da un paese straniero bisogna stargli vicino e trattarlo come merita, quindi normalmente, cosa che pur sembrando scontata per alcuni, per altri non lo è. Se abbiamo un nuovo compagno di classe, uno dei primi pensieri dovrebbe essere “Voglio andare da lui e conoscerlo, voglio essere suo amico.” E la stessa cosa vale se arriva un nuovo fratellino o una nuova sorellina, bisogna sempre essere disposti ad accogliere ed includere nel gruppo i nuovi arrivati, e non solo! Provate a pensare di andare con il vostro gruppo a fare una gita, vi state divertendo tantissimo, ma vedete un ragazzino che se ne sta sulle sue, non vi viene voglia di andare da lui? Ecco, quello è un episodio di inclusione, ed è gratificante da ambedue le parti, perché se voi state meglio dopo essere andati dal vostro amico, lui a sua volta sarà felice perché non è più solo.
Spero questo articolo vi sia stato d’aiuto e che vi sia piaciuto almeno quanto ha fatto piacere a me scriverlo! Con affetto,
Canarino Stravagante