Quella che smentisce chi non crede più nei giovani e nelle loro capacità.
Quella che più che mai invita a riflettere chi considera gli scout invasati vestiti da bambini.
È la Partenza.
Se è vero che il rover e la scolta sono educati alle scelte, e la partenza è una di queste, perché considerarla una buona notizia e non una delle sue tante occasioni di scegliere?
Mi sono risposto che sono tre i buoni motivi per farlo.
Primo: è un modo per annunciare la Buona Notizia, quella vera che è Cristo. Non ho mai avuto grossi problemi con la fede. Ciò che però emergeva nel corso del cammino di partenza era che credere è l’obiettivo, ma una volta raggiunto occorre scegliere di essere testimoni. Quale modo migliore che non incominciare con il dire di voler esserlo? Il credente non è chiamato a evangelizzare con le parole ma con le opere, motivo per cui ho scelto di credere e di testimoniarlo.
Secondo: ti obbliga alla sintesi. Chi mi conosce sa bene che non è un qualcosa che esattamente mi appartenga. Con la Partenza però ho imparato a fare ordine e a pormi nel modo giusto verso il mondo. Riconoscevo infatti che il fine del percorso scout è di educare ad essere buoni cittadini, ma mi risultava complicato declinare concretamente l’esigenza di “lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato”, perché essere un buon cittadino passa ugualmente dal raccogliere le cartacce al chiedere la fattura. La suddetta sintesi forse è arrivata anche dai miei studi giuridici: mi sono posto l’obiettivo di rispettare le persone e le regole; una scelta che pare banale ma che ti invita a leggere continuamente i tuoi valori (ci tengo all’ambiente, sono onesto…) nell’ottica di ciò che è bene per la tua comunità, sia essa il paese dove vivi o il mondo.
Terzo: è una scommessa vinta sulla libertà. È un giudizio sicuramente indotto dal mio essere diventato capo, ma adoro lo scautismo perché ti lascia libero davanti alle scelte: decidi tu se essere leale in un gioco o se impegnarti a servire il prossimo. Nei panni dei miei capi clan sarei stato ben felice di avere un rover che sceglie di partire, perché quella scommessa sulla sua libertà l’ho vinta.
Di certo da cittadino, da credente e da capo -ma potrei aggiungere anche da genitore, anche se non mi riguarda- un giovane che sceglie non è qualcosa che mi lascia indifferente.
Guardando al Natale mi viene in mente questo paragone, che lascio come augurio: come ci facciamo interrogare da Gesù che è venuto nell’indifferenza per annunciare la Buona Novella, così dobbiamo essere capaci di cogliere il bene che i giovani, nel 2019, sanno ancora fare.
Dromedario