CLAN KYPSELE
Finalmente eccoci ritornati! È stato un lungo e difficile momento per tutti, ma ora siamo qui, più forti e decisi di prima a continuare la nostra avventura scout; e parlo per tutti: dai più piccoli ai più grandi.
Quanto è bello uscire di casa, entrare in sede e rivedere dopo tanto tempo questi volti familiari, che riconosciamo nonostante la mascherina? Quanto vi è mancato venire agli scout, fare attività e stare insieme? A me tantissimo. La prima volta che ci siamo trovati dal vivo dopo tutto questo tempo non potevo quasi crederci: ero contentissima. Figurarsi quando abbiamo deciso di fare la route! Ma di questo vi parlerò più tardi.
Adesso concentriamoci su qualcos’altro, qualcosa che ci ha sicuramente cambiati, si spera in meglio ovviamente: la quarantena. Altro che 40 giorni, questi sono stati 4 mesi davvero davvero strani, soprattutto per chi era abituato ad uscire giornalmente. Non penso che in molti siano stati felici di vedersi chiusi in casa senza poter andare al parco o dagli amici, addirittura senza poter andare a scuola, al lavoro o agli scout. Insomma, è stato un periodo di lontananza, ed anche sono sicura che non mancava pensare ai propri amici, soprattutto quando abbiamo tutti, o quasi, un telefono per chiamare e parlare come se fossimo vicino per davvero, penso non sia difficile rendersi conto che non è la stessa cosa del vedersi dal vivo, del battersi un 5 o dell’abbracciarsi, perché in questo periodo ci è proprio mancato il contatto fisico.
Se la quarantena mi è stata utile in qualche modo è proprio questo: mi ha fatto capire l’importanza dei piccoli gesti, di un sorriso, di un abbraccio, del tenersi la mano, del stare vicini anche se non si fa nulla… del dirsi queste parole che ormai si danno quasi per scontato, quali “Ti voglio bene.”, “Mi manchi.”, oppure anche solo un “Come stai?” ma chiesto col cuore e per puro interesse, non perché non si ha altro da fare, non per aspettarsi un semplice “Bene grazie, tu?”, ma per sapere davvero cosa prova l’altro.
Penso il lockdown sia stato tra i peggiori periodi che abbiamo mai vissuto. Certo, c’è chi l’ha passato meglio di altri, ma voglio farvi riflettere su una frase che ha detto il mio prof di italiano al rientro. “Ragazzi, per uno Stato chiudere le scuole è un grave segno di crisi: per dirvi, sono rimaste aperte anche durante la seconda guerra mondiale!”.
Ecco, questa frase, che magari a qualcuno non cambierà la vita, a me personalmente ha offerto uno spunto di riflessione. È come se la nostra quarantena fosse paragonata ad una battaglia, e forse lo è stata, in certo senso. Voglio dire, per fortuna non abbiamo usato armi, scavato trincee o combattuto fisicamente, però abbiamo lottato con tutte le nostre forze contro un nemico comune, anche se invisibile e stiamo facendo del nostro meglio per rispettare le norme di sicurezza che ci hanno comunicato, in modo da poter tornare il prima possibile alla normalità, anche se, ammettiamolo, sarà un po’ difficile.
Il virus è piombato tra di noi senza che ce l’aspettassimo, ci ha fatto soffrire ed ha ucciso molte persone, non ha fatto distinzioni: ha colpito e basta. Per questo è importante rispettare quelle poche regole che abbiamo: bisogna imparare ad essere responsabili degli altri e di noi stessi.
Ci ha fatto stare chiusi in casa, un po’ come i medievali nei castelli durante le guerre, non ci ha permesso di uscire e vedere i nostri amici e nemmeno il resto della nostra famiglia, ed in un certo senso ci ha lanciato una sfida, che noi abbiamo accettato e, tra alti e bassi, stiamo vincendo. Ci ha chiesto “Ce la farete?” e noi, sin dall’inizio, abbiamo gridato a piena voce, abbiamo scritto sui cartelloni, ed abbiamo riempito i social, abbiamo risposto di sì, “Ce la faremo!”. E, piano piano, ce la stiamo facendo davvero. Non erano solo parole buttate al vento, bensì una promessa a noi stessi.
A proposito di promesse: mi piacerebbe anche ricordarvi la nostra, perché a tal proposito il vecchio e caro BP ci ha lasciato delle belle parole: “Spirito scout è ricerca, voglia di cooperare con gli altri, desiderio di progettare e costruire, impegno per risolvere i problemi. È andare a vedere cosa c’è oltre l’orizzonte, verificare il senso delle cose, rendersi utili agli altri, entusiasmo e intraprendenza per “lasciare il mondo migliore di come lo si è trovato”. È sfidare se stessi per divenire persone responsabili, attive, competenti, autonome. È stile di vivere secondo i valori della Legge e della Promessa.
Queste parole mi hanno fatta un po’ pensare anche al momento che stiamo vivendo, perché è proprio vero che scout lo si è sempre. Noi ci stiamo impegnando, stiamo facendo del nostro meglio e stiamo costruendo il nostro futuro attraverso tutto ciò che sta succedendo. Stiamo trasformando la nostra vita e cerchiamo di rendere il mondo un posto migliore. Per esempio: quante volte capita che qualcuno, a volte anche voi stessi, abbia richiamato un amico perché non aveva la mascherina in un posto dove è obbligatoria? Quante volte, se mentre entrate in un negozio e si dimenticano di misurarvi la temperatura, lo ricordate? Quante volte rispettate le norme anche se non sempre è semplice? E sapete perché siete portati a rispettare queste regole? Perché essere scout significa essere obbedienti, rispettosi e onesti. E, per quanto difficile, cercate di essere positivi e di attraversare ogni momento con il sorriso, perché lo scout sorride e canta anche nelle difficoltà.
A proposito di queste ultime volevo raccontarvi come noi (noviziato e clan) ne abbiamo attraversata una bell’e grossa, ma che non ci ha abbattuti. Penso che pochi oltre a noi abbiano fatto il campo estivo e, credetemi se vi dico che organizzarlo e viverlo non è stato facilissimo, soprattutto dopo questo lockdown chiusi in casa. Ma sapete cosa? Noi abbiamo voluto provarci, e ci siamo riusciti. Abbiamo cercato di mantenere le distanze, tenere la mascherina, igienizzarci le mani spesso, ognuno aveva la sua tenda, il suo cibo, il suo fornellino… Non è stato semplice, però non ci siamo arresi, abbiamo lottato fino all’ultimo e siamo sopravvissuti lo stesso.
Mi ricordo che la prima volta che ho pensato alla route è stata in reparto, al mio primo anno, cercavo di immaginare come sarebbe stata, dove saremmo andati, cosa avremmo fatto… ma alla fine, diciamolo, avevo sempre un po’ di paura e tornavo a concentrarmi su altro. Ma questo anno no, non potevo scappare, era l’occasione che aspettavo da tanto e non volevo dire no proprio ora.
Ho passato le settimane prima a pensare a quei fatidici giorni, avevo ansia, ero nervosa, ma allo stesso tempo non vedevo l’ora: ero anche entusiasta! Ho comprato la tenda, il fornellino, ho preparato il menù ed infine lo zaino. Mi sono ripetuta tantissime parole, tutte d’incoraggiamento. La sera prima ho fissato la sveglia, ho dato un’occhiata rapida a tutto e sono andata a dormire, pronta per quest’avventura. Ma non poteva di certo andare tutto liscio come l’olio. Alla mattina della partenza mi era salita un’ansia tremenda, ero spaventata dall’idea di partire, di andare in route. Ho provato ad alzare lo zaino ma non ce l’ho fatta, ero ancora più disperata. Ma piangere non serve a nulla, così ho preso il telefono ed ho scritto a Klaudia, una mia amica, e le ho detto che non riuscivo ad alzare lo zaino, che pesava sui 20 chili, che avevo paura di non farcela… ed ecco la mia ancora di salvezza, il motivo per cui alla fine mi sono fatta coraggio. Non penso sia semplice spiegarvi cosa si prova quando si ha paura di non farcela, di non essere all’altezza di qualcosa, è una sensazione che per capirla va provata e, sinceramente, spero non vi capiti perché è davvero brutto. Ma la cosa bella di tutto ciò è quando trovi una persona che riesce a starti vicino ed a trasmetterti il coraggio di cui avevi bisogno, che ti dice “Non preoccuparti, io ci sono.” e poi c’è sul serio.
Quando le ho detto che avevo paura e le ho spiegato ciò che pensavo, lei mi ha risposto così: “Ti posso capire. Ma ce la farai, be positive! Nel caso stai davanti a tutti e teniamo il tuo passo, e quando hai bisogno chiedi a chiunque perché tra di noi ci si aiuta. Ricorda una citazione scout, <la fatica aiuta a crescere>. E dajee!”.
Questo è il tipo di messaggio che ti aiuta a rialzarti dopo una caduta, e leggere queste righe ti dà sul serio la forza di tornare in piedi e continuare a camminare. Perché è proprio quando toccate il fondo che dovete risalire e scalare la montagna, non lasciate che la paura vi sottragga ciò che è vostro di diritto.
Ah, quasi dimenticavo di raccontarvi del campo. Cos’è successo dopo?
Beh, siamo partiti in ritardo, si è rotto uno dei due autobus che ci avrebbe dovuto portare in un punto da cui iniziare la camminata, che si è magicamente allungata da 4 a 7 ore… ma, in compenso, devo dire che da quando siamo arrivati al campo le cose sono andate abbastanza bene, a parte qualche goccia d’acqua ogni tanto. Però va bene… inoltre il paesaggio non era niente male. Abbiamo iniziato subito in quarta, abbiamo svolto le nostre attività senza troppi problemi, ci siamo molto divertiti, abbiamo vissuto pure dei momenti un po’ più seri, abbiamo stretto amicizia e, purtroppo, anche salutato alcuni capi ed il don perché avrebbero terminato con quest’anno il loro servizio.
Alla fine devo dire che è stato davvero fantastico perché nonostante tutto siamo riusciti a vivere una bella esperienza. Ricordatevi che anche quando si cade e ci si fa male la cura è un sorriso ed il conforto di qualcuno che vi vuole bene. Non sarà stato il campo perfetto, però di sicuro è stato indimenticabile.
Ultima cosa, ma non per importanza: voglio raccontarvi un fatto accaduto ieri sera. Come al solito prima di un pernotto ci siamo trovati in riunione, ma questa volta c’erano anche dei visi che non conoscevo, tra cui una ragazza che ha condiviso con il clan la sua scelta di terminare il percorso scout. Cosa voglio dirvi con ciò? Vorrei condividere le parole che ha detto, perché sono state una lezione per noi, ma vorrei lo fossero anche per altri. Ha detto che tra i vari motivi in clan c’era un clima diverso, in cui era come se le cose andassero fatte perché si dovevano fare, non perché lo si voleva. Non voglio soffermarmi su certe questioni, quanto farvi rileggere questa frase per poi farvi una semplice domanda, ma che ha in sè un significato più profondo di quanto non dimostri. Le cose vanno fatte perché lo si vuole, perché ci si crede e perché le si desidera, detto ciò… perché siete scout?
Potete pensarci quanto volete, non pretendo certo una risposta. Però pensateci, perché è importante sapere i motivi per cui si fa una determinata scelta e si intraprende un determinato cammino.
Perché io sono scout? Ho fatto questa scelta perché voglio condividere i miei valori, voglio essere un’amica ed una compagna di viaggio e, un giorno, anche essere un esempio per gli altri.
Come conclusione penso che questo articolo, contenente più argomenti, si possa in realtà generalizzare con questa frase “La vita è una questione di scelte, e non si possono ignorare perché anche il non scegliere ha una conseguenza. Bisogna quindi ragionare e prendere una decisione consapevolmente”.
Penso di aver detto abbastanza, perciò vi saluto.
Buona strada,
Canarino Stravagante