Archivi categoria: Senza categoria

Meglio un giorno da tartaruga…

Immaginate, cari amici, la scena: Hathi l’elefante, che corre nella giungla ed un grosso polverone dietro di lui. E dietro la nuvola di polvere, io, Oo la tartaruga, ancora nel lago maleodorante… “Amico! Prendi la mia zampa e usciamo fuori di qui!” Chi sei? La tua voce non mi è nuova “Ora pensiamo ad uscire da qui, ed in fretta!” Oo, che nuotava già da quasi un’ora, aveva ormai gli occhi chiusi dalla stanchezza, e solo giunto a riva con il suo salvatore, li riaprì, riconoscendo il vecchio amico d’infanzia che lo aveva appena tratto in salvo. “Oooooh, sei tu, amico Jack! Cuore di leone in un guscio verde di tartaruga d’acqua. Mio amico dalle zampe a frittella, temerario come sempre.” Grazie! E cosa ti porta in questa giungla indiana? “Jack era un vecchio amico della nostra tartaruga, insieme avevano vissuto momenti fantastici durante le vacanze estive che Oo trascorreva, ogni anno, ai laghetti verdi a sud del loro villaggio Tarta.” Sono qui, amico Oo, per conoscere Mowgli, la leggenda di questa giungla, le cui imprese coraggiose sono arrivate alle orecchie di tutti gli animali della mia amata terra. Era destino che ci incontrassimo e che io potessi darti una zampa in questo momento! “Oo, emozionato e felice di aver ritrovato un amico, gli racconta che pure lui era sul punto di conoscere Mowgli, quando è incappato in quello strano lago.” Che ne dici, amico mio, se da qui, proseguiamo insieme il cammino, alla ricerca del cucciolo d’uomo?! “
“Consideralo già fatto! Parola di Jack, la ruga dal carapace più odoroso di tutto il sud!” Già già, da lì a poco un’altra leggenda si sarebbe diffusa nella giungla indiana, dove il nuovo arrivato avrebbe lasciato una sua traccia…
I due amici si incamminarono lungo la scia polverosa che aveva lasciato l’elefante, perché da lì a poco, avrebbero visto lui, Mowgli!
Ed invece… Bzzzz bzzzz bzzzz
“Attento Oo! Sono api! Quante! Perché sono così agitate?!” Un nuvolone altrettanto grosso si avvicinava alle due tartarughe, ma questa volta, più pericoloso e doloroso. Uno sciame d’api nere dell’India, piccole piccole e tanto arrabbiate, li stava raggiungendo e, come possiamo immaginare, ci avrebbero impiegato proprio poco, visto la velocità di fuga dei nostri due amici.
“Jack, non c’è tempo per scappare, tuffiamoci in queste acque e troveremo salvezza!”
E, sbang!
Una massa pelosa, gigante e scura, gli andò addosso. “Cos’è successo amico Jack?”
“Dove siamo, Oo?!”
“Piccole creature tenaci, cosa vi porta sul mio petto?”
“Aaaaaah! Scusi, grande orso, è che stavamo per… e…”
I due erano finiti tra le braccia di Baloo, l’orso amico e maestro di Mowgli e di tutti i cuccioli della giungla. Già, ma non tanto amico del piccolo popolo, le api nere. “Scusi grande orso, abbiamo chiuso gli occhi per saltare nelle acque di questo fiume e siamo finiti su di lei.”
“Le api seguivano me, orso Baloo, che tutti sanno goloso del loro oro giallo”
“Oro giallo?” Disse Oo. “
Si, ho appena banchettato con il dolce miele raccolto sulle rocce dove loro hanno la tana e ogni giorno ne producono un bel po’! Avete mai mangiato del miele?! “
“No! Non lo conosciamo come buon cibo, ma come un liquido colloso e profumato, che solo alcuni animali mangiano.” Tutti nella giungla indiana sanno che Baloo perde la testa se annusa, anche da lontano, l’odore del miele e non esita a raccoglierlo direttamente dal produttore, ogni volta che si avvicina alla roccia delle api e la sua pancia è vuota. “Bè, questa volta ho proprio esagerato, le ho fatte veramente arrabbiare, e così mi hanno seguito fin qui e riempito di punture, come solo loro sanno fare. Volevo trovare anch’io pace, facendomi un bagno fra le acque della Waingunga, quando mi avete incontrato” Disse Baloo. “Ma da dove viene questo odore pungente?” Disse ancora l’orso. “E’forse il mio carapace odoroso?” Ribattè la tartaruga d’acqua.
Ssscc sccc, un fruscio, cattivo presagio di calamità imminente, si udì per tutta la Waingunga… e… e poi un boato, un ruggito straziante, feroce e terrorizzante come chi lo emetteva. Chi? Dal bosco, con un salto lungo dieci zampe di Baloo, piombò sui tre sventurati, la tigre, Shere Khan. “Si mette proprio male!” Urlò la piccola Jack… L’odore che Baloo aveva cominciato a sentire si faceva sempre più forte, già perché Jack aveva una dote straordinaria, ogni volta che un pericolo stava per arrivare, il suo carapace cominciava ad emettere un tanfo terribile, unico ed indimenticabile, per chi avesse avuto la sfortuna di stare fino a mille zampe lontano dal piccolo animale. La tigre zoppa della giungla indiana, era ad una zampa dai tre animali, la bocca spalancata faceva vedere i suoi mille denti aguzzi come ankus pungoli affilatissimi, sangue della sua ultima preda era ancora sul suo poderoso collo e… e Jack si interpose fra la belva assetata di nuovo sangue e Oo e Baloo. Quest’ultimo era pronto al combattimento, quando la belva emise un gemito e, come un gattino bagnato all’improvviso dalla pioggia, corse via. Ma cos’era successo? Incredibile! L’odore nauseante di Jack aveva fatto allontanare infastidito, l’animale più cattivo e imprevedibile della giungla. La leggenda di Jack, lo straniero che aveva fatto scappare Shere Khan, la tigre, si era compiuta!
E i nostri due piccoli amici dovettero ancora aspettare a vedere il cucciolo d’uomo Mowgli, lontano oramai dalla Waingunga e dal suo maestro Baloo.

T.R.

Cena dell’Avvento

volantino-cena

La pattuglia genitori è lieta di invitare tutte le unità del Busto Arsizio 3, tutti i loro ragazzi e tutte le loro famiglie alla gustosissima “Cena dell’Avvento” Sabato 3 Dicembre!

Invitiamo tutti gli interessati a consegnare la propria iscrizione entro il primo Dicembre, per non perdersi questa fantastica abbuffata di Pizzoccheri!

Non mancate!

 

INSIEME A NOI, PER UN PROGETTO AUTENTICO!

insieme-a-noi

Carissimi genitori,

vi chiediamo la vostra collaborazione per la stesura del nuovo progetto educativo di gruppo.

Il nostro impegno di educatori per i vostri figli è infatti coordinato da un progetto triennale attraverso il quale, dopo un’attenta analisi della situazione del territorio nel quale operiamo, ci proponiamo obiettivi comuni a tutte le unità, da perseguire nel triennio successivo.

Questo ci consente di lavorare con una certa omogeneità, di tracciare cioè delle linee comuni che uniformano il cammino del castorino/a a quello del lupetto/a, dello scout e della guida, del rover e della scolta; si creano quindi i presupposti per quella che è chiamata Progressione Personale Unitaria.

Ciò a cui educa un Vecchio Castoro o un Akela è cioè in linea con le mete educative del Capo Reparto e del Capo Clan, quello che cambia sono gli strumenti attraverso cui, in accordo con i bisogni e le necessità educative delle varie fasi di crescita dei ragazzi, tentiamo di raggiungere questi obiettivi.

Nella fase attuale, quella di indagine, interpelleremo anche i ragazzi attualmente presenti nel nostro gruppo (attraversi interviste e questionari) allo scopo di rilevare i bisogni e le problematiche educative su cui lavorare.

Vorremmo coinvolgere anche voi, o meglio chi di voi lo desidera, attraverso alcune domande che trovare cliccando su questo link: https://goo.gl/forms/XUQ4XcxzMGXWTztE3

Il questionario vi porterà via solo alcuni minuti ed è completamente anonimo.

Riteniamo infatti che l’apporto dei genitori sia fondamentale in quanto primi educatori e referenti dei vostri figli.

Grazie per la collaborazione.

La Comunità Capi

 

Un sabato alternativo

13-2Sabato 17 Settembre io e il mio reparto ci siamo diretti verso la piazza di San Giovanni per creare un Hebert ed una sopraelevata in occasione dell’evento “Sport in Busto”.
Per tutto questo ci siamo alzati di prima mattina e siamo venuti in sede a caricare i pali e… HOP pronti per costruire.
La sopraelevata che abbiamo costruito era bellissima e, mentre la costruivamo, tutte le persone che passavano ci chiedevano cosa era e quando lo scoprivano ne rimanevano molto sbalorditi.
Mentre facevo una legatura ho sentito una bambina che diceva: “WOW! Degli scout WOW!
Sentire quelle parole mi ha reso molto felice.
La parte più divertente è stata quando, prima di pranzare, quando Yuri e Nic hanno fatto una specie di gara di roverino, e io mi divertivo a “contrastare i loro tiri”.
Durante il pranzo come ricompensa abbiamo mangiato la pizza, che era buonissima. Dopo aver pranzato siamo andati in sede per concludere l’attività.
Questa attività è stata molto bella perché abbiamo fatto vedere ai cittadini di Busto cosa sanno fare gli Scout.

Klaudia Prela
Civetta Perseverante
Sq. Coyote

Baden Powell House

BPHouseQuest’anno durante le mie vacanze sono andata a Londra.
Stavo camminando per South Kensington, con il naso per aria e gli occhi pieni di meraviglia per i palazzi che vedevo intorno a me: tutti di un bianco brillante con colonne, decorazioni e balconate che in Italia non si vedono proprio. All’improvviso un’interruzione in questo fiume di bianco: era la casa di Baden Powell.
Non appena l’ho vista mi sono sentita emozionata e eccitata. Lui era lì… o meglio, la sua statua: enorme, con lo sguardo sereno che scruta lo spazio davanti senza paura, con il fazzolettone al collo e in mano il cappello che vedo sempre ad Hati, Carlo Maria per il Busto3.
Dopo averla rimirata lungamente sono entrata sperando di poter camminare sullo stesso pavimento del mio eroe, di poter vedere quello che vedeva lui… ma che delusione! La Baden Powell House è solo un centro congressi per gli scout di tutto il mondo.
Mi sono consolata comprando una spilla di Baden Powell che a casa ho attaccato subito sul mio fazzolettone.

 
Elettra Pinciroli

Tempo di ripartire

L’estate è la stagione a cui sono legati alcuni dei ricordi più belli: sarà per questo che il suo arrivo ci accende nel cuore un entusiasmo difficile da contenere.
Ma… siamo pronti?
Controlliamo un attimo se abbiamo preparato bene lo zaino!
Anzitutto delle buone scarpe: non quelle che sono state chiuse in un cassetto mentre ce ne stavamo comodi in casa. Scarpe con cui abbiamo confidenza, con cui abbiamo camminato a lungo, con il buono e il cattivo tempo. Ci sono? Bene.
Poi ci serve un Vangelo. Non uno nuovo, che quando lo apri si chiude da solo: ce ne serve uno consumato, aperto e chiuso decine, che dico, centinaia di volte, con qualche angolo strappato e qualche riga scritta a matita. C’è? Ok.
Degli amici non possono mancare. Amici da portare con noi o amici a cui raccontare tutto al nostro ritorno, amici a cui non abbiamo negato il nostro aiuto in quest’anno e a cui non abbiamo avuto paura di chiederne. Li abbiamo? Ottimo.
Infine ci serve una strada. Una strada bella, affascinante, entusiasmante. Si sa: quelle comode non ti portano a vedere l’orizzonte, non ti fanno contemplare l’alba, non ti riempiono il cuore. Dovrà essere allora un po’ impegnativa, capace di stimolarci e di donarci energie nuove. L’avete già scelta? Eccezionale.
Non vi manca nulla…

 

don Matteo

Contro il rammollimento della branca E/G

Negli ultimi tempi assistiamo di continuo ad un fenomeno particolare: pochi vogliono essere ciò che sono.
Anche gli scout sembrano presi dall’assurda voglia di vivere nel futuro o rimpiangere il periodo passato, dimenticandosi così di vivere la realtà nell’istante presente. Quando ero in servizio in branca L/C un folto gruppo di lupetti portava il fazzolettone “alla reparto” (sarebbe a dire: nodino impercettibile e cementificato sul fondo, cosicché se mi trovo senza corde in un’emergenza e mi serve qualcosa per legare posso escludere di utilizzare il mio fazzolettone); nulla di nuovo, ai miei tempi si diceva “alla Orione” perché gli esploratori di quel reparto lo portavano così. Senonché una domenica mattina, mentre assistevo un lupetto nella complicata operazione di ritiro del sacco a pelo, mi si fa avanti un tosto lupo della legge che mi fa: “Hathi, guarda, io rifaccio il sacco a pelo alla reparto”. Lo guardo dubbioso: come sarebbe rifare il sacco a pelo “alla reparto”? Scopro allora che tutti gli esploratori e le guide, a detta del lupetto, semplicemente buttano il sacco a pelo nella sacca e lo pressano sino a che questa possa chiudersi. Ho sempre pensato alla interazione tra branche come ad un bene (lo abbiamo sperimentato anche lo scorso B.-P. Day con un’attività interbranca): per i ragazzi del reparto è un’occasione, un piccolo servizio, poter giocare con i fratellini e sorelline più piccoli e d’altra parte la branca L/C esiste in quanto fase preparatoria al reparto (lo dice B.-P. nel Manuale dei Lupetti: «Tutti i ragazzi hanno la possibilità di apprendere come diventare Esploratori entrando dapprima negli Scouts, proprio come nei tempi antichi gli Scudieri imparavano a divenire cavalieri. E così anche i piccoli Esploratori, i “Lupetti”, come i paggi di una volta che si preparavano per divenire Scudieri, possono imparare come divenire Esploratori quando ne avranno l’età»).
Certo, il presupposto per un felice incontro è che i grandi sappiano essere d’esempio, ed è esattamente per questo che svolgo ora il mio servizio in branca E/G. Sarà che ho cambiato da poco, ma ogni tanto ho qualche problema di identità: oscillo tra Hathi e Carlo Maria.
Mi sembrava di essere tornato nella Giungla quando il Con. Ca. (per i non addetti: il Consiglio Capi è, salvo eccezioni, costituito dai capi reparto e da tutti i capi squadriglia) si è visto pervadere da un vivace entusiasmo per la scelta del tema del campo invernale. Il tema è il filo conduttore del campo, grazie al quale è possibile passare uno specifico messaggio e ambientare le diverse attività; negli ultimi tempi quasi sempre si cede a film e cartoni animati molto simpatici e i capi non ci badano molto perché, tutto sommato, “basta che ci sia un tema per le scenette di lancio dei vari giochi”.
Da troppo tempo, insomma, il tema è sinonimo, anche in reparto, di “ambiente fantastico” all’interno del quale, appunto, ambientare le diverse attività.
C’è un problema: “l’ambientazione” è un elemento tipico del metodo L/C. Per carità: il Consiglio Supremo dell’Agesci non avrà nulla da ridire se utilizziamo strumenti di altre branche, la cosa non ci è vietata da nessuno. Come spesso accade, però, sconvolgere l’ordine creato ha delle conseguenze non banali: un uso massiccio, non controllato, dello strumento “ambientazione” in branca E/G conduce alla lupettizzazione. E così noi avremo lupetti che, coerentemente, aspirano a divenire esploratori ed esploratori che, accidenti, vogliono tornare lupetti! Lo stadio avanzato (cui, mi pare, siamo già giunti) comporta che quando si parlerà di “Up!” o di “Madagascar”, i ragazzi sfoggeranno capacità argomentative invidiabili per sostenere che l’uno è meglio dell’altro; quando si parlerà, invece, di impresa (che è rischio, avventura, sogno, progettazione, fatica…) un silenzio religioso avvolgerà il cerchio di reparto e il monito sibilante del vecchio Kaa si farà di nuovo sentire: “Quando abbiamo mutato la pelle, non possiamo rientrarci di nuovo”.
Carlo Maria