Telegramma #3
Parla Mafeking: è Natale. Stop.
Fare l’albero in casa,
non sul fazzolettone. Stop.
firmato: bad boy.
Telegramma #3
Parla Mafeking: è Natale. Stop.
Fare l’albero in casa,
non sul fazzolettone. Stop.
firmato: bad boy.
La tradizione della Gioeubia Giovedì ore 20:00, in sede…
Il gruppo Busto Arsizio 3 in collaborazione con il gruppo genitori , vi aspetta al tradizionale rogo della Gioeubia.
Al termine risotto con salsiccia e vinello.
VI ASPETTIAMO !!
Il vocabolario italiano definisce la parola servizio come: rapporto di soggezione o sudditanza; nell’uso moderno questo sopravvive e in casi di dedizione, impegno incondizionato nei confronti di un ideale, una fede, una comunità di persone; invece lo scout definisce la parola servizio come un’esperienza con la quale donarsi gratuitamente agli altri, ed è solo questo che inizialmente ci ha fatto accettare il nostro servizio di quest’anno, il fatto che noi siamo qui pronti a donare il nostro tempo per gli altri; nulla di più.
Perché tutto questo sconforto vi chiederete voi, beh semplice, noi siamo stati scelti, a inizio anno, per fare servizio nelle coccinelle ed inizialmente non sapevamo minimamente cosa volesse realmente dire fare servizio in un cerchio. Ma partiamo dal principio.
La notizia ci fu comunicata un lontano venerdì sera di ormai 2 mesi e mezzo fa, quando i capi associavano ogni unità a rover e scolte. Quando sentimmo che la parola Coccinelle fu seguita dai nostri nomi ci guardammo l’un l’altro con espressioni stupite pensando all’unisono: “Ma come?! Io nelle coccinelle?! In mezzo a tutte quelle bambine?! No Maria io esco!” il terrore ci aveva inondato il cuore.come avrebbero fatto Puglia e Peru senza giocare almeno un po’ a calcio? e Asia e Chiara come avrebbero fatto a resistere ad un’orda di bambine pronte ad amarle fino alla follia? Nessuno di noi avrebbe potuto resistere un secondo.
Le prime attività ovviamente non furono facili, riuscire a creare un rapporto con le cocci non era semplice, anche se qualcosa dentro di noi ci spingeva a volerlo fare: era la curiosità, la curiosità di conoscere un mondo a cui nessuno di noi in realtà si era mai approcciato e la curiosità di sapere quello che le bambine ci avrebbero dato e quello che noi avremmo potuto dare loro. Con il passare delle attività diventa sempre più naturale riuscire a creare un rapporto con ogni coccinella, il cerchio ci ha accolto e ci tratta come se fossimo in una grande famiglia, e dall’altro lato noi accogliamo sempre di più l’idea che probabilmente avevamo torto e che il nostro servizio è una bomba.
Insomma all’inizio eravamo forse un po’ timorosi, ma con il passare del tempo la gioia e la grinta del cerchio, la grandiosa staff in cui siamo capitati ed ogni singola coccinella ci hanno fatto capire che i nostri pregiudizi erano del tutto sbagliati e siamo certi che ci faranno passare al meglio il nostro Anno da Cocci!
Alessandro (Grillo Cangiante)
Chiara (Lince Delicata)
Asia (Scoiattolo Pimpante)
Matteo (Koala Compagnone)
I passaggi sono, come ogni anno una gioia e una tristezza. Chi passa in noviziato, durante questo pernotto, cerca di stare il più possibile con le persone che dovrà salutare. Sono due giornate cariche di emozioni.
Il sabato di questi passaggi il mio ormai ex reparto ha costruito il ponte, e questo può essere un vantaggio, ma anche uno svantaggio. Un vantaggio perché ancora per una volta si collabora tutti insieme per costruire qualcosa di bello, e uno svantaggio perché non si possono fare molte altre attività.
Quest’anno, questo weekend di emozioni si è svolto in sede perché ovviamente il tempo era contro di noi. Devo ammettere che speravo che questo giorno arrivasse il più lontano possibile, ma come si sa, un anno scout passa in frettissima, e quel momento è arrivato inevitabilmente presto. Da un’altra parte, come tutti i passandi credo, avevo un po’ voglia di un cambiamento.
Penso che la cosa dominante sia stata la curiosità: la curiosità di sapere come ci si sentiva ad essere accolti da un’altra comunità diversa dal reparto, la curiosità di sapere cosa si faceva in noviziato, la curiosità di conoscere i nuovi capi (Ilario e Giacomo)… Insomma una curiosità generale.
Nel frattempo è anche stato un weekend specialmente triste; perché ovviamente ci si deve lasciare alle spalle un reparto che ti ha sopportato, dei capi che nonostante tutto ti hanno sostenuto e hanno creduto in te, una squadriglia che ti ha permesso di crescere e in generale delle amicizie che sono state costruite in diversi anni. Voglio ancora ringraziare tutte queste persone che sono cresciute con me per questi quattro anni.
Passando, tutte queste cose non si hanno più, specialmente non si ha più una squadriglia, ma si diventa dei singoli soggetti. E questa cosa prima di passare spaventa. Le emozioni quando si grida per l’ultima volta l’urlo di reparto sono tante, sono tante le emozioni nell’abbracciare tutti quanti e nel salutare i capi, ma si sa che tutta questa tristezza, diventa gioia appena si varca il ponte dove tante altre persone ti aspettano a braccia aperte e dove realizzi che tutti gli amici che ti sei “lasciato alle spalle” sono fieri di te e che ovviamente puoi sentire e rivedere quando desideri.
Sai benissimo che quelle amicizie sono solide, vere e che non ti abbandoneranno mai. Comunque vada ogni persona del reparto rimarrà nel tuo cuore.
Le prime uscite dopo i passaggi sono un po’ tragiche. Arrivi in stazione per il ritrovo e ti assale il panico pensando di aver lasciato in garage l’alpestock e invece poi ti accorgi di essere cresciuto e di essere in noviziato, ti assale il panico perché devi togliere tutti i tuoi patacchini conquistati con fatica dalla camicia e ti assale il panico perché cominci a realizzare che la maggior parte delle persone che avevi in mezzo alle scatole fino alla settimana prima sono scomparse e che adesso hai un sacco di persone con cui instaurare nuove amicizie e da conoscere.
Ragazzi vi assicuro che la prima settimana, e la prima uscita sono una cosa tragica.
Poi cominci a divertirti come un dannato come hai sempre fatto, la paura di qualcosa di nuovo e la tristezza di essere cresciuti passano, e cominci a capire che lo scoutismo non finisce mai di sorprenderti. Ci sono sempre novità da scoprire, emozioni nuove, amici nuovi pronti ad aiutarti e a crescere con te, e insieme a voi persone magnifiche che vi aiuteranno a farlo. Questa è una cosa spettacolare. Ognuno ha un po’ di paura prima dei fatidici passaggi, ma poi la paura viene sostituita dalla curiosità e dalla felicità. Bisogna crescere per fortuna o purtroppo, ma niente nello scoutismo ti renderà infelice.
La prima uscita è stata un’uscita serale all’expo per assistere ad un concerto di ragazzi scout i quali ci hanno sopresi, nessuno si aspettava certe canzoni, e nessuno si aspettava di ritrovarsi a cantare a squarciagola in mezzo a gente che non conosceva, ma che in quella serata ti è sembrato di aver sempre conosciuto.
La seconda uscita ci ha stupito ancora di più. Prima di tutto ci siamo trovati in nove su venti, pensando che la maggior parte di noi avesse sbagliato a sistemare gli orologi. Siamo scesi a Milano Bovisa per cambiare treno e dopo un’altra ora siamo arrivati alla stazione di Canzo. Abbiamo cominciato a camminare e ad un certo punto ci siamo fermati per una piccola sosta. Guardando davanti a noi, sopra le nostre teste c’era una cima di una montagna, in verità due. I due corni. Tutti abbiamo pensato: “pensa che bello arrivare là sopra e pensa che bel panorama ci deve essere”.
Inconsciamente ci siamo cacciati in un guaio: così facendo ci eravamo fissati una meta. Ed indovinate un po? Siamo esattamente arrivati in cima al corno occidentale. Ci siamo aiutati a vicenda, abbiamo cantato come ogni scout che si rispetti durante il cammino, abbiamo fatto fatica insieme e quando siamo arrivati in cima voi non immaginate le facce stupite di ognuno di noi. Eravamo meravigliati dal paesaggio e da quello che eravamo riusciti a fare in una sola giornata. Tornati in stazione abbiamo anche deciso di provare a migliorare le nostre voci durante le seguenti uscite e perché no, di provare a fare un coretto. Durante il viaggio di ritorno abbiamo cantato tantissime canzoni e ci siamo divertiti tantissimo.
Quindi basta piangere ai passaggi, perché la tristezza poi si sostituirà immediatamente alla felicità.
È questo che ci insegna lo scoutismo. Ad essere perennemente felici, a non mollare mai e a non farci intimorire dalla prima difficoltà.
“Chi più in alto sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna” (cit targhetta sulla croce del corno, di Walter Bonatti, ndr).
Tigre energica
Domenica 20 dicembre 2015
alle 15:00
Basilica di San GIovanni
apri il link al volantino ->
Ecco il frutto di un momento di preghiera con il nostro A.E. (assistente ecclesiastico) don Matteo: un salmo “composto”, redatto mettendo insieme versi tratti dai “salmi delle ascensioni” (Salmi dal 119 al 133).
Canto delle salite (della Co.Ca.)
Dal profondo a te grido, o Signore,
Signore ascolta la mia voce:
se tu, Signore, non costruisci la casa,
invano si affaticano i costruttori.
Se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
ne la luna di notte.
Non resterà lo scettro dei malvagi
sull’eredità dei giusti,
perché i giusti non tendano le mani
a compiere il male.
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Troppo tempo ho abitato
con chi detesta la pace.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra.
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
Chi confida nel Signore è come il monte Sion
non vacilla, è stabile per sempre
Perché il Signore manda la benedizione
la vita per sempre.
Dice il Signore: “Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò perché l’ho voluto.
Su di te sia pace.”
Quest’anno dal 27 al 30 dicembre noi del reparto Orione ci siamo recati a Bani, piccolo borgo incastonato nelle Alpi bergamasche per il nostro campo invernale. Per me era la prima esperienza di campo invernale e non so da dove cominciare a raccontare questa fantastica avventura. Probabilmente però il momento più emozionante è stato quello della promessa: era una notte gelida ma il cielo era pieno di stelle. Ci allontanammo un po’ dal paese e ci addentrammo nel bosco attraverso un sentiero impervio. Al momento di pronunciare la mia Promessa ebbi un vuoto di memoria per l’emozione, ma poi mi ripresi e la recitai con sicurezza.
Una grande gioia ho provato quando i capi hanno annunciato che la mia squadriglia, gli Squali, aveva vinto il campo e ciò significava che tutto l’impegno che avevamo messo per vincere quel campo non era stato sprecato e poi avevamo rispettato anche la promessa che avevamo fatto all’inizio del campo all’interno della mia squadriglia, o primi o ultimi. Il tema del campo era (rullo di tamburi) “Le cinque leggende” e i giochi, pur nella diversità, erano basati su questo tema. Nel campo però non si gioca e basta… Si mangia! E un ringraziamento particolare va al nostro fantastico cuoco Flavio che ci ha viziato con i suoi squisiti piatti. Al di là dei giochi e del cibo, questo campo mi è piaciuto per le sue sieste da passare insieme ai miei amici a suonare la chitarra e a parlare. Quando sono tornato mi sono reso conto di essermi integrato perfettamente all’interno del reparto e della mia squadriglia. E concludo:
Nell’universo
una costellazione
oltre la notte
illumina sempre
il nostro cammino.
Orione!
Orione!
Orione!
Riccardo Filippi