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Operatori ecologici

Reparto Orione alla festa di apertura

Ci siamo accorti di quanto Busto Arsizio faccia schifo.
Domenica 14 dicembre ci siamo seduti in cerchio e magicamente sono arrivati due personaggi un po’ stranucci.
Erano due hippie. Che cosa sono gli hippie? Semplicemente persone carucce che vanno in giro vestite con pantaloni, magliette con fiori e cercano di portare la pace nel mondo.
Questi due personaggi, dopo aver trasmesso un po’ di spirito hippie anche a noi ci hanno fatto vedere delle foto sconvolgenti: mari inquinati, superfici di acque coperte da pesci morti, petrolio nel mare, un gabbiano che, per colpa del petrolio, da bianco si è sporcato di nero, discariche piene e montagne di immondizia.
La prima parola che mi è balzata alla mente è stata schifo.
Che schifo fanno gli uomini? La Terra ci è stata data perfetta e noi la distruggiamo. Un po’ come il nostro corpo. Il nostro corpo è una macchina perfetta, ogni cosa al suo interno funziona perfettamente, eppure a noi viene in mente di rovinarci i polmoni con le sigarette, il fegato con l’alcool e il sistema nervoso con la droga. Siamo proprio furbi, eh?
Va beh, torniamo a noi.
Vi starete chiedendo il perché del titolo dell’articolo. O forse avete cominciato a leggere quest’articolo senza nemmeno leggerlo.

Il reparto Orione domenica è diventato un vero e proprio operatore ecologico!
I nostri due amici hippie hanno consegnato ad ogni squadriglia una cartina per raggiungere un luogo (il parco Alto Milanese), un articolo di giornale su cui riflettere nel cammino e due sacchetti: uno giallo ed uno viola.
Poi hanno lanciato una sfida. Ogni squadriglia nel tragitto, oltre a riflettere sull’articolo, doveva anche raccogliere più sporcizia possibile e mettere la plastica nel sacchetto giallo e tutto il resto (tranne il vetro) nel sacchetto viola. Il tempo di fine della sfida erano le 11.30 al PAM.

L’operazione ecologica della mia squadriglia, le Cobra, è iniziata con il leggere l’articolo di giornale prima di uscire dal cancello del macello. Esso descriveva la discarica più inquinata del globo.
Questa discarica si trova a Dandora che è a pochi chilometri di distanza da Nairobi, in Kenya, ed è il punto di raccolta dei rifiuti della metropoli.
Ogni giorno centinaia di camion riversano tonnellate di materiali indifferenziati che si accumulano, formando montagne di immondizia. Accanto alla discarica sono sorte molte baraccopoli (chiamate slum) in cui circa 500 mila persone vivono in condizioni drammatiche a causa della malnutrizione, dell’acqua inquinata e della mancanza di servizi igienico-sanitari, mentre nel sangue di adulti e bambini si accumulano piombo ed altri metalli pesanti.
Questi sono tutti fattori che producono centinaia di morti e contribuiscono al diffondersi di gravi malattie, come l’AIDS.
L’emergenza viene segnalata da anni dalle ONG e dai missionari che operano nel paese africano, ma con scarsi risultati. Il governo keniota non ha ancora intrapreso la bonifica di Dandora e i progetti attuati a livello mondiale non hanno portato a cambiamenti significativi, nonostante numerosi reportage abbiano documentato la gravità della situazione.

Dopo aver letto l’articolo abbiamo cominciato a raccogliere pattuma partendo dalla sede.
Voi non avete idea dello schifo che c’è appena usciti dal cancello. Abbiamo cominciato la “Caccia alla pattuma” partendo dall’aiuola che c’è appena si svolta nella via del macello. All’interno della siepe c’era di tutto: pacchetti di sigarette, sacchetti, bottiglie di plastica e di vetro, cartacce di vario tipo, lattine…
Non ci avevamo mai fatto caso, passando in macchina, a cosa ci potesse essere dentro quella siepe.
Abbiamo proseguito la nostra ricerca e ci siamo avventurate sul viale Magenta. C’erano carte ovunque. Ogni metro ti dovevi fermare a recuperare cartacce. Io ero da un lato della strada insieme a due mie squadrigliere (Chiara ed Eleonora) e la prima cosa che mi torna in mente pensando a questa giornata è la frase di Chiara: “Ma quanto fa schifo questo viale, ed in generale qualunque strada. La verità è che noi siamo degli incivili.”
Questa frase mi ha fatto riflettere molto e ho pensato che era proprio vero quello che mi aveva appena detto!
Proseguendo abbiamo incontrato diverse persone che ci hanno detto più o meno le stesse cose. Una vecchietta appena ci ha viste ci ha fatto i complimenti perché stavamo rendendo il posto più bello di come l’avevamo trovato. Un altro signore ci ha detto che non dovevamo essere solo noi a fare questa cosa, avevamo bisogno di tante persone ogni domenica per ripulire la nostra città. Un bambino a passeggio con i suoi genitori ci ha guardato con occhi pieni di stupore e, poco più avanti, ha detto a sua madre: “Mamma da grande farò lo scout!”. L’ultima signora che abbiamo incontrato è stata nel piazzale della chiesa di S. Croce che ci ha detto: “Eh ragazze, se tutti imparassero un po’ di educazione!”.

Le sensazioni che ho provato durante il tragitto sono state due: la prima è stata la gioia nel vedere lo stupore di quel bambino, e la seconda è stata la rabbia perché nessuno ha mai pensato di mettersi come noi a pulire le strade.
Quando finalmente siamo arrivate al PAM, abbiamo fatto legna per accendere i fuochi per la trapper e, nel mentre, i capi hanno valutato quale squadriglia aveva recuperato più sporcizia (noi siamo state quelle più brave) e hanno dato dei “punti fungo” in base alla quantità di schifo recuperato.
Subito dopo c’è stato un “congresso” con tutti i rappresentanti di diversi Paesi (le squadriglie) che esponevano i problemi che il loro stato aveva.
Ogni squadriglia, che aveva tutti i problemi che avevano le altre, doveva cercare di acquistare, attraverso un’asta, più soluzioni possibili ai problemi. Noi siamo riuscite ad acquistare più soluzioni rispetto agli altri e abbiamo vinto.
Poi ci siamo messi a cucinare e abbiamo mangiato.
Nel tornare in sede mi sono accorta di quanto faccia doppiamente schifo la gente della nostra città. Abbiamo ripercorso le strade dell’andata e vi posso giurare che la situazione era uguale a prima che noi pulissimo. Ritornati in sede ci siamo salutati, pronti per la partenza del campo invernale.

Quello che volevo dirvi con questo articolo era che se tutti ci impegnassimo nel buttare nei cestini ciò che dobbiamo buttare, non ci sarebbe così tanto schifo per terra. Ognuno nel suo singolo può fare la differenza. Sembrerà una cavolata, ma se almeno uno di voi che sta leggendo smettesse di buttare le carte per terra la nostra città (o qualsiasi altro posto) sarebbe più bella.
E magari, qualche volta (anche non in veste scout o magari con la vostra unità) prendete un paio di guanti, rimboccatevi le maniche e lasciate la nostra città un po’ migliore di come l’avete sempre vista!

Chiara Valtolina (Tigre energica)

Cambiamento

Reparto Pegaso alla festa di apertura

Cambiamento: probabilmente la parola più adatta per descrivere questi ultimi mesi.
Dall’inizio della scuola superiore, quindi nuova scuola e nuovi compagni, agli scout, ma soprattutto il trasferimento. Cambio casa, paese e di nuovo scuola.
È stato abbastanza duro, ormai erano quattordici anni che vivevo in quel paese, in quella casa, il mio campo di atletica, un po’ conciato, ma ci avevo fatto l’abitudine e poi i miei amici, quelli che vedevo ogni giorno appena uscivo da casa, con cui ho condiviso tutto, dalle cose brutte a quelle belle.

La scuola, abitavo in un paese piccolissimo in cui ognuno sapeva tutto di tutti, sono sempre andata a scuola a piedi e invece quest’anno ho cominciato a prendere il pullman; a scuola adesso ci sono i ragazzi più grandi e a volte mi sono sentita e mi sento piccolissima. Riguardo all’indirizzo di studi che ho scelto penso ancora che sia quello giusto. Con i compagni di su ho subito legato, con questi ci ho messo un po’ di più perché ero ancora confusa da tutto quello che stava succedendo.
Atletica: come ho scritto prima ero molto affezionata al mio campo, un po’ conciato, vero, ma era il mio campo e avevo legato con tutti. Gli allenatori erano tutti molto in gamba e temevo che qui non fossero così, invece sono davvero bravi e a me sembra mi stiano aiutando e controllando molto.
Casa, la mia casa, anzi le mie case, perché praticamente vivevo nella casa di mia nonna ogni giorno, in quelle case ci ho passato tutta l’infanzia, inutile dire tutti i ricordi che ho e che sicuramente non dimenticherò.

Anche gli scout, cinque anni, non volevo abituarmi all’idea che tutto sarebbe finito, in fondo però sapevo bene che in qualche modo avrei continuato. L’ultima notte del campo ero disperata, pensavo che non potevo lasciare a metà il mio cammino, l’avevo iniziato e l’avrei dunque portato avanti, infatti la settimana prima dei passaggi mi è stata fatta un proposta che senza pensarci ho accettato, continuare almeno ai campi.
Un altro importante cambiamento avvenuto proprio agli scout, è stata la divisione del Bustotre; l’unica cosa che posso dire è che mi spiace, pur non essendo presente, vedere il solito “quadrato” più piccolo, manca anche il mio vecchio branco. So che è una storia complicata e delicata, ma penso, forse un po’ ingenuamente, che un modo per non arrivare a questa situazione ci sarebbe stato. Con questo non voglio dire che non rispetto questa decisione, ma continuo a pensare che, magari fra un po’ di anni, tutto tornerà come prima.

Il cambiamento porta a nuove esperienze, l’uomo ha paura delle cose nuove, di ciò che non conosce e anch’io adesso so che tutto quello che reputavo un “dramma” alla fine era solo paura e di una cosa sono certa: senza l’aiuto dei miei amici non sarei qui a scrivere, mi sono stati vicini, mi hanno fatto sentire che c’erano.
Alla fine il più grande cambiamento sono stati proprio loro: la paura di perderli non c’è più perché, vedendo che ci sono stati e ancora adesso continuano ad esserci, ho cominciato a credere che “se gli amici sono veri, restano per sempre”; sono piccola per un “per sempre”, ma questo pensiero mi rassicura.

Giorgia Maggiolo (Lepre lapidaria)

La vita agli scout

Branco Tikonderoga in cerchio

La prima volta che sono entrata nel branco non sapevo niente e non conoscevo nessuno. Per questo mi ero messa a piangere e volevo tornare a casa. Quando ho iniziato a conoscere altri amici mi sono sentita serena e tranquilla, al contrario di mia sorella Alice che era molto arrabbiata e triste e non smetteva mai di piangere. Alla fine della giornata oramai avevamo fatto nuove amicizie e non volevamo più tornare a casa.
Ormai gli scout sono come la mia seconda famiglia e con loro passo il sabato e la domenica giocando e passeggiando. Questa sera giovedì 29 gennaio 2014 andrò in sede per la festa della gioeubia che è una festa tradizionale nella mia città (Busto Arsizio) in cui si festeggia bruciando un fantoccio la speranza della fine dell’inverno.
Mangeremo un piatto tipico locale: polenta e bruscitti.

Chiara Fazio

Aiutare gli altri

Per me aiutare gli altri vuol dire dare conforto alle persone che stanno male, dare una mano a chi soffre, aiutare chi è povero… aiutare gli altri per me significa tutto questo.
Certo che però pochi di noi fanno queste cose… o per lo meno, con gli amici sì e con gli sconosciuti no. Io penso che, ovviamente, a tutti bisogna dare una mano, senza distinzioni… e noi che siamo scout dobbiamo dare questo esempio. Noi che siamo scout dobbiamo dare una mano più di tutti, perchè noi siamo capaci di farlo.

Chiara Villa (Coniglietto audace)

Nel cuore, per sempre… Tiko

Sono molto contenta di essere una lupetta dei Tikonderoga. Già dal momento in cui sono uscita dal tunnel dei passaggi, più di un anno fa, ho capito che quello in cui mi trovavo era il branco giusto: ho rivisto alcuni dei miei amici ex castorini ma ho fatto anche tante nuove amicizie.
Ho conosciuto anche nuovi capi ed ora che li conosco bene, penso che non potrebbero essercene di migliori. Sono sempre pronti ad aiutarci ed organizzano giochi molto belli.
A volte, quando la domenica mio papà mi sveglia per andare agli scout, preferirei stare nel mio letto a dormire, ma appena inizia l’attività, la voglia di stare insieme, di giocare, di divertirsi col branco è troppo forte e la stanchezza passa subito.

Ripensando a quest’anno di tiko mi vengono in mente tante uscite e tanti pernotti indimenticabili. Come quello a Dormelletto, dove in un gioco notturno stavo per perdermi in un boschetto con la Margherita. Oppure quello di carnevale a Tradate quando ci siamo spruzzati i capelli di lacca colorata ed il giorno dopo, a Messa, il prete ci guardava male… Tutte esperienze che non dimenticherò facilmente.

Martina (lince determinata)

Lettera a B.-P.

Caro Baden-Powell,
mi chiamo Martino e sono un lupetto del Branco Tikonderoga del Bustotre. A scuola sono bravo, ma stare sul banco e soprattutto scrivere non è proprio la mia passione… Il mio nome totem è “grillo agitato”… Avrai già capito che tipo sono, vero? Ho pensato di raccontarti del mio branco in un modo tutto mio.

TIKONDEROGA

T come tana: a noi scout piace stare all’aperto ma è bello avere un posto accogliente e sicuro dove ripararci dopo la caccia.

I come impegno: mi impegno a fare sempre del mio meglio!

K come Kevin: il nome di uno degli amici che ho avuto la fortuna di trovare frequentando il
gruppo scout.

O come operosità: noi scout abbiamo sempre le maniche rimboccate perché siamo sempre
all’opera.

N come Nelson Mandela: non conosco bene questo personaggio ma il nostro Akela ci ha
raccontato una volta che è un “salmone”… perché, come noi scout, va controcorrente.

D come divisa: ricordiamoci, noi scout indossiamo l’uniforme; la divisa divide, l’uniforme
unisce!

E come entusiasmo: quello che noi scout ci mettiamo quando facciamo attività… e anche
nella vita di tutti i giorni.

R come rispetto delle regole: che fatica, i miei capi lo sanno… ma io ci metto tutta la mia
buona volontà!

O come orgoglioso: sono orgoglioso di essere uno scout!

G come Grigi: come la mia sestiglia. “Grigi è la vittoria, Grigi è la mente, Grigi è la sestiglia
vincente”. (P.S.: un maschio in più Levitra Generico non sarebbe male: sono in mezzo a tutte femmine!)

A come Akela: un capo eccezionale; simpatico, paziente e chiacchierone. Ha un solo difetto:
tifa il Torino…

Ecco fatto! Con qualche pensierino ti ho mostrato il mio mondo scout.
Ora ti saluto. Spero che il nostro Tuttoscout ti arrivi puntuale in modo che mi leggerai presto.
Un abbraccio affettuoso e alla prossima.
Ciao ciao, tuo
Martino

Rovi a Venegono Inferiore

Attività branco Lupi della brughiera

Domenica 11 Gennaio ci siamo ritrovati alla stazione di Busto Arsizio Nord con destinazione Venegono Inferiore.
Giunti alla meta, e cioè al bellissimo seminario (accanto al museo di storia naturale) abbiamo avuto tempo per fare siesta e per esplorare un po’ il territorio.
Dopo pranzo è iniziata la vera e propria avventura: abbiamo fatto un’attività divisi per sestiglie.
Ogni sestiglia doveva affrontare 4 prove così divise:

  1. La prima consisteva nello scrivere delle parole nell’alfabeto morse e poi tradurle;
  2. la seconda era una domanda che ci chiedeva quanti daini avevamo visto dal vivo quel giorno;
  3. nella terza dovevamo seguire un filo bendati;
  4. la quarta prova ci ha chiesto di attraversare una ragnatela di fili senza toccarli.

Insomma… una vera e propria missione da portare a termine.
Finito il gioco a tappe abbiamo fatto altri due giochi, ma quello che mi è piaciuto di più è stato una specie di palla guerra tra di noi.
Il viaggio di ritorno è stato veloce, e al rientro ero stanco con tutte le gambe piene di graffi dei rovi: ma ne è valsa la pena perchè mi sono divertito molto.

Alessandro Branda

Piovono polpette a Castelseprio

Sabato 16 gennaio ci siamo ritrovati in tana con destinazione Castelseprio: un paese in collina.
Sede di questa avventura è stato un oratorio che ci ha ospitato. Questo oratorio non aveva la cucina, e quindi i capi avevano proposto ad ogni lupetto di preparare a casa delle polpette cotte da condividere con il branco. Quindi alla sera ci siamo immersi nella “cena polpetta” degustando vari tipi di pietanze.
Io sono stato “avvelenato” da dei finocchi con la senape che mi ha fatto assaggiare una mia compagna di branco: che gusto!

Il bello del pernottamento è arrivato solo al mattino della domenica con una bellissima attività ai siti archeologici di Castelseprio. Questa attività è stata meravigliosa perché ci ha permesso di esplorare tutto il territorio… Mi sono sentito molto felice, come se fossi un vero esploratore.
La cosa che mi è piaciuta di più sono stati i vari tipi di ambienti e tutta la natura che li circondava. Proprio in questo ambiente particolare abbiamo concluso la nostra caccia facendo una rupe per accogliere i nostri cuccioli che hanno conquistato la promessa: benvenuti a Emilio, Gabriele, Vittoria, Samuel, Anna, Sabrina, Diego, Elettra ed Elena.

Ringrazio i miei capi che hanno organizzato questa gita “fuoriporta” stupenda.

Alessandro Branda

Un tram chiamato… il valore di una scelta

castorini_attivita

I castori (e i loro capi) sono pieni di sorprese… e ricchi di suggerimenti.
Mio figlio mi racconta di una tana lunga con entusiasmo, che cercherò di trasferirvi.
«Sai mamma, c’era un tram con tante persone, alcune sedute ed altre in piedi, ad esempio una signora che aspettava un bambino, un signore con le stampelle, un signore cieco, un signore con delle borse rovesciate a terra, un signore che suonava il violino. Tutti gli altri stavano seduti e nessuno faceva niente. Poi i capi Continua la lettura di Un tram chiamato… il valore di una scelta

Essere pronti per essere utili

S. Messa durante la giornata di apertura 2014-2015
C’è nei vangeli un episodio molto particolare, direi addirittura strano:

“La mattina dopo, mentre rientrava in città, Gesù ebbe fame. Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Non nasca mai più frutto da te». E subito quel fico si seccò.”

Ci verrebbe da chiederci perché Gesù se la prenda tanto con quel povero fico, ma non dobbiamo dimenticarci che Continua la lettura di Essere pronti per essere utili