Archivi categoria: Tuttoscout

GENARAZIONE X – Una città a misura d’uomo

Da quando la rivoluzione industriale ha reso inutile una larga forza lavoro per la coltivazione del terreno, la vita degli abitanti della maggior parte del pianeta ha iniziato ad essere vissuta nelle città. Le città sono dove mangiamo, studiamo, lavoriamo, ci innamoriamo, esistiamo. Si potrebbe dire, scomodando Aristotele, che ormai la giungla d’asfalto sia l’habitat naturale dell’animale sociale.
Nonostante questo, spazi creati apposta dagli umani per gli umani finiscono col non soddisfare. In città è facile muoversi e trovare tutto quello di cui si può aver bisogno, eppure questa illimitata possibilità di scelta ci fa sentire comunque intrappolati. Liberi di scegliere, certo, ma sempre nei limiti e nei tempi che ci impone un “altro” sempre invisibile ma mai definito, oggi più che mai: Il fondatore di Google, Larry Page, non sa esattamente come funziona l’algoritmo che gestisce le ricerche, così come non lo sa nessuno delle centinaia di programmatori che per lui lavorano; eppure questi è bravissimo a consigliarci quello che ci piace, e nessuno si fa troppe domande.
Ma se il luogo stesso dove si svolgono le nostre vite non ci è particolarmente amichevole, potrà mai esisterne uno? Italo Calvino, autore a me molto caro, partiva da uno spunto di riflessione simile per il suo libro “le città invisibili”. Luoghi fantastici e bizzarri; alcuni nascosti altri in piena vista fra cielo e terra, vita e morte, realtà e finzione. A viaggiare tra di essi non sono però tanto i personaggi del libro quanto il lettore stesso, spinto infine ad interrogarsi sulla natura di questi luoghi fantastici e decidere se posti del genere esistano, se o potranno, forse, un giorno esistere e se davvero valga la pena che esistano.
Possibile quindi che l’unica vera fuga dal grigiore delle nostre città sia possibile solo attraverso la fantasia?
Sì, ma anche no.
È vero nel senso che l’unica vera fuga possibile è attraverso qualcosa di immateriale: il rapporto che viene a crearsi tra persone diverse.
Si dice spesso che la città isoli gli individui rispetto ai paesini dove si conoscono tutti da sempre, e questo è vero, ma è anche vero che la città presenta al suo interno moltissimi luoghi di aggregazione creati apposta per interconnettere le persone, ed è proprio qui che attraverso passioni, ideali, comunanza d’intenti e di valori le persone possono iniziare a compiere le loro scelte in libertà, sicure di essere circondate da altri che condividono la loro idea di bene e con le quali possono sentirsi a casa.
E come viene designato il luogo dove molte persone hanno casa, se non città?
Ma una città diversa, non fatta di cemento e neon ma di carne ed emozioni, una vera e propria “città dell’uomo”, che si serve delle infrastrutture e della durezza della città che la circonda come mura difensive, per potersi dare una forma fisica ed iniziare via via ad espandersi per tutti i corsi e le vie, in maniera invisibile, col solo scopo di poter unire tra loro quante più persone possibili e riuscire un giorno a trasformare la città e, chissà, magari anche il mondo intero per lasciarlo, si spera, un po’ migliore di come lo si è originariamente trovato.
Oppure, se davvero il vivere costantemente in città risultasse così difficoltoso, si potrebbe provare a trascorrere ogni singolo finesettimana andando per boschi.
Ma solo un pazzo farebbe una cosa del genere.

Tricheco Birbante

I miei traguardi in noviziato

Nel momento in cui ho fatto i passaggi sul ponte, in cui me ne andavo via dal mio reparto Orione, con loro ho concluso un pezzo di strada. Salendo sul ponte dei passaggi mi è venuto da piangere.
Ho fatto il segno della Promessa, che ho promesso a Dio, e ho salutato il mio ex-reparto. Sono scesa dal ponte e ho fatto l’ingresso in noviziato in cui iniziava la mia nuova avventura con i nuovi capi e amici. Nuove amicizie e nuove attività.
Il momento in cui ho fatto servizio nei mitici Tiko.

Carissimi Tikonderoga,
se sono qui a scrivere questo per voi è perché sento mancanza dei miei adorabili bambini che mi vogliono bene con tutto il loro amore.
Vi dico grazie di quello che avete fatto per me ma posso dire che mi mancate moltissimo. Siete i miei cuccioli e io sono la vostra Mamma Rasha. Siete la cosa più bella che ho. Veramente.

I passaggi nei mitici Tiko
Quando ho fatto i passaggi su quel ponte ho concluso il mio servizio nei miei Tiko. Mi è venuto da piangere quando ho fatto il segno del saluto al branco. Mi sono sentita l’angoscia di tornare indietro. Dovevo stare con il mio branco.
Sono scesa da quel ponte e sono tornata di nuovo nella Stella Azzurra.

Granchio Coccoloso – Mamma Rasha

Bontà o pseudo-bontà?

Nell’ultimo periodo ho in mente un pensiero, l’uomo è capace di “fare” bontà?
Mi spiego con una storia:
il Dio che ha creato il mondo un giorno lanciò una maledizione ad un adolescente. Venne condannato a provare dolore, ogni qualvolta avesse visto gente che soffriva. Per evitare di provare dolore, il ragazzo dava una mano alla gente afflitta. Poco dopo il creatore creò una copia fasulla del ragazzo, la copia non aveva una volontà propria, ma avrebbe fatto le stesse azioni del giovane. Anche lui iniziò ad offrire il suo aiuto alla gente sofferente.
Quale dei due personaggi può essere chiamato ’Bontà’ e chi ’Pseudo-Bontà’?
A rigor di logica, si potrebbe dire che il ragazzo è reale, mentre l’imitazione che è una copia del giovane, può essere considerato un falso. Inoltre il ragazzo aiutava la gente sofferente e questo è un atto di bontà, mentre la copia non ha una volontà autonoma, quindi il bene che fa verso gli altri è solo frutto di un’imitazione. Pertanto il ragazzo dovrebbe essere chiamato ’Bontà’ mentre la copia ’Pseudo-Bontà’.
Anche se questa risposta può essere considerata la più logica, non può essere la risposta esatta, perché la bontà che segue una logica non è altro che pseudo-bontà. Sebbene il ragazzo aiutasse chiunque, il motivo che lo spingeva a farlo era la maledizione del creatore. Lo faceva solo per evitare che lui stesso provasse dolore. Anche se stava facendo del bene, lo faceva per se stesso. Quindi è indubbiamente una forma di pseudo- bontà.
Allora qual è la risposta? Il motivo per cui la copia può fare puramente del bene è perché non possiede una volontà propria, non riesce a pensare autonomamente. La differenza tra bontà e pseudo-bontà dipende dal motivo che guida chi compie delle buone azioni, cioè se vanno a suo vantaggio o meno.
Quindi, gli umani che possiedono una volontà possono perseguire il bene puro?
Gli umani non sono macchine. Hanno la loro volontà. Anche se fanno del bene, è ’impossibile che agiscano in maniera disinteressata, andando contro i propri interessi. Questo perché colui che fa del bene ne trae una soddisfazione psicologica e anche questo è un modo per ottenere vantaggi personali.
Quindi, sintetizzando: sacrificio e uno scambio di interessi fisici per interessi psicologici.
Ad esempio, un ragazzo sacrifica la propria vita per salvare cento persone. Perché dovrebbe farlo? Perché nella sua mente ’salvare cento persone’ è un atto più nobile e generoso di salvare la propria vita. Così facendo, non agisce solo in favore delle cento persone, ma anche di se stesso, perché è stato lui a fare quella scelta.
Nella situazione appena descritta, per gli umani è impossibile fare del bene puro perché essi possiedono una volontà autonoma. Gli umani possono fare delle scelte, e la scelta stessa è un atto che va a vantaggio di chi la compie! Di conseguenza, la bontà degli umani non può essere considerata bontà, ma pseudo-bontà.
Quando la pseudo-bontà diventa più grande della bontà, essa viene automaticamente distorta e diventa malvagità.
Per spiegare: immaginate il ragazzo che, a causa della maledizione, aiuta la gente che soffre. Un giorno incontra un uomo sofferente, ma che non può essere salvato o redento; a questo punto il ragazzo dovrebbe patire costantemente il dolore della maledizione. Quindi, non potendo salvare quell’uomo, cosa dovrebbe fare? C’è un’alta probabilità che il giovane potrebbe uccidere l’uomo che soffre, perché quando la pseudo-bontà è spinta all’estremo, può liberamente diventare malvagità!
C’è una piccola probabilità invece che, alla fine, il giovane decida di sopportare il dolore e non smetta di provarci. A quel punto la pseudo-bontà del giovane verrebbe sublimata a pura bontà.
Gli umani hanno la loro volontà, ma contro le tante scelte della vita, possono prendere delle decisioni sulla base del libero arbitrio. Chiaramente, questa è considerata un’azione che soddisfa gli interessi personali. Ma se si è costretti a fare una scelta che va contro ciò che vogliamo davvero, a quel punto la nostra volontà non si realizza come vorremmo e in questo caso si crea un concetto purò di bontà.
Mi scuso per quest’ampia dissertazione, ma spero che questa mia riflessione possa essere usata anche da altri, come spunto di pensiero…

Alessandro Cantù
Barbagianni Riflessivo

Le scelte di oggi per una SEDE che cambia

Ciao Bustotre,
si, lo sappiamo, abbiamo saltato qualche numero della rubrica di Clan, ma anche i migliori cadono specialmente quando le cose da fare sono tante.
Siamo qui oggi non solo per sperare di rimediare a questa mancanza, ma anche e soprattutto per informarvi, arricchirvi, rendervi partecipi, di ciò che sta accadendo alla nostra bella casa, il Macello!
In uno degli ultimi articoli abbiamo parlato del contratto di affitto e di come siamo legati economicamente e legalmente al Comune per l’usufrutto di questo spazio. E’arrivato il momento di affrontare un nuovo tema: le utenze.
Per i più piccoli, le utenze rappresentano i soldi che spendiamo per mantenere la sede calda, per poter accendere le luci e per poterci lavare le mani e bere in sede, si parla quindi di Gas, Elettricità e Acqua.
Il tema è molto vasto e complesso ma cercheremo di riassumerlo.
Iniziamo dall’Oro blu quest’ultimo, infatti, al momento non è a carico nostro, ma dell’AGESP anche se è in corso la voltura dei contratti.
Per quanto riguarda l’elettricità la situazione è molto più complessa. L’impianto è infatti in fase di partizione, ovvero si sta cercando di capire, con il Comune, quali zone siano a carico nostro e quali no (ad esempio le luci perimetrali accese tutta la notte tutti i giorni, sono per ragioni di sicurezza degli spazi dedicati al Tribunale, non per esigenza nostra), inoltre andrà progettata la messa a norma degli impianti.
Arriviamo ora al fulcro dell’articolo, il tema sul quale ci sono state più novità ultimamente: il gas, e partiamo dall’inizio.
Fino a qualche mese fa l’unica fonte di riscaldamento di tutta la sede era una vecchia centrale “termonucleare” (non lo è davvero ma lo sembra) situata sul retro, inoltre il gas veniva distribuito per scaldare anche le altre zone del Macello. Si è però realizzato che non fosse una situazione ottimale, così il riscaldamento è stato confinato solo al corridoio principale (quello dei branchi per intenderci), cucinare è diventato impossibile se non con i fornelloni, ed il salone ha raggiunto le temperature della Siberia invernale: urgeva una soluzione.
Qualche mese fa la nostra Co. Ca. (Comunità Capi) ha così iniziato i lavori per mettere a norma l’impianto del gas della cucina e del salone, lavori finanziati dal bando sedi sicure dell’AGESCI Lombardia (grazie agli ingressi dell’8xMille) e ultimati nel mese di Gennaio.
È così che da circa 4 mesi abbiamo nuovamente una cucina funzionante e un salone riscaldato, ma la centrale “termonucleare” che abbiamo menzionato prima?
Beh, quella parte del riscaldamento è per ora a carico del Comune con il quale stiamo cercando delle soluzioni, infatti, non molto tempo fa l’AGESP ha posizionato dei contabilizzatori per verificare quanti metri cubi di gas effettivamente consumiamo, dato necessario alla risoluzione della trattativa.
Caro Busto3, tutto ciò che potevamo dirvi riguardo le ultime novità della nostra sede è stato detto, ci rimane però ancora un punto da trattare: la consapevolezza. Sta infatti a noi avere cura non solo degli spazi ma anche di ciò che facciamo, ad esempio: chiudere la porta con il riscaldamento acceso aiuta ad abbattere i costi che potrebbero diventare molto alti, fare bene la raccolta differenziata evita di prendere multe (oltre a dispensare il Clan dall’infilarsi nei bidoni per spostare i rifiuti sbagliati), pulire bene dopo le cene e non lasciare cibo sparso per la sede elimina la presenza di topi e il relativo costo per tenerli lontani, la sede è nostra e siamo noi i primi a doverne avere cura!

Grillo Cangiante,
Ippopotamo Vorace, Lepre Loquace

Tra cenere e sudore – Cronache dell’Evento RS

16  Premetto che questo articolo lo sto iniziando alle 4 di notte, perché non ho sonno. Detto ciò…
Buon giorno Bustotre oggi vi narreró delle gesta compiute nel week end 21/22 aprile dal vostro adoratissimo Clan Kypsele.
In codesta data, mentre i nostri piccoli fratellini dei reparti erano impegnati nel San Giorgio, noi abbiamo partecipato all’evento di zona RS, dove erano presenti tutti i clan della Zona Ticino-Olona (un salutone ai nostri amici del Garbagnate che ci seguono da casa)
L’obbiettivo di questo pernotto non era per niente banale, dare una mano per la sistemazione dei danni causati dall’incendio che ha devastato parte del “Parco Campo dei Fiori” di Varese quest’inverno.
L’ispirazione per questa iniziativa, nasce dalla brillante, quanto piena di ricci, testa di Tommaso Ferrario, il quale portò all’attenzione, prima del nostro clan e poi tramite i capi, a tutta la Zona Ticino-Olona, quanto questo posto per noi scout della zona sia un crocevia, intersecato più e più volte nel nostro cammino scout, luogo che nella sua ha ospitato mille pernotti, una decina di challenge, e qualche migliaio di escursioni domenicali.
L’appello di Tommaso non é andato a vuoto e ha raccolto “empatia” di tutti noi. Facendo muovere i nostri capi per rendere possibile un intervento concentrato di più forze, da qui é scaturita la collaborazione con l’ente che gestisce il parco, con le limitrofe amministrazioni locali, il servizio antincendio boschivo e la Protezione Civile. Tutta questa marmaglia di gente unita per un sentimento di “l’empatia”, parola molto sottolineata dal presidente dell’ente parco.
“Empatia”… “ma verso chi?”
Verso quel bosco che abbiamo visto soffrire mentre bruciava per roghi purtroppo dolosi…
Ma torniamo a cosa è successo nella pratica
L’e18nte parco ha messo a disposizione per i 130 pantaloncini corti, una colonia elioterapica immersa nel bosco della zona di Barasso, per pernottare e fare le nostre cose belle da scout.
Dopo un geniale gioco per la suddivisione in 10 gruppi di lavoro, e la rispettiva cena di conoscenza divisi per sotto gruppi, abbiamo assistito alla messa del nostro mitico don Claudio (Abbiamo cantato solo noi del Bustotre, Giacomo sii Fiero di noi). Successivamente i rappresentanti dei vari enti hanno fatto piccole presentazioni e testimonianze di quelli che in quei 10 giorni di inferno, erano in prima linea tra le fiamme del bosco e l’acqua dei canadair. In ultimo ci é stato spiegato quale sarebbe stato nella pratica il nostro lavoro di prevenzione anti-incendio.
La prevenzione anti-incendio si divide normalmente in 2 parti: monitoraggio costante del territorio e manutenzione. A noi é stata chiesta la seconda, ovvero nella pratica: ripulire il sotto bosco da tutta la legna a terra, caduta e mezza bruciata durante l’incendio (legna che in caso di un secondo incendio aumenterebbe la quantità di materiale combustibile) e segnalare gli alberi pericolanti e morti, da far tagliare con la motosega.
Ci siamo concentrati su un tratto di un centinaio di metri nei boschi in prossimità del sentiero 10a, distribuendo le diverse squadre di lavoro, che tra sudore cenere e corteccia hanno ripulito il sotto bosco. Spostando, raccogliendo, trascinando e lanciando a mo di giavellotto, pali di 10 metri. Formando cataste abnormi sul sentiero, che tramite una catena-umana di un centinaio di persone, sono state spostate fino ai luoghi designati (Canguro Amletico è fiero di voi).17
Questa particolare esperienza di servizio ha avuto una doppia utilità, Quella pratica di sistemare una zona naturale, “lasciandola un po’ meglio di come l’abbiamo trovata” e quella (diciamo) più istituzionale, ovvero avere una presenza attiva sul territorio, parlare con le persone che come noi lo vivono, ed essere in prima linea quando è lo stesso territorio ad avere bisogno.
Sarà questa “l’empatia” di cui prima si parlava…?

«L’empatia è la capacità di comprendere a pieno lo stato d’animo altrui,
sia che si tratti di gioia, che di dolore.
Il significato etimologico del termine
è “sentire dentro”.»
cit. Wikipedia

Fabio Brancato
Yak Famelico

“Insieme si fa…”

Buongiorno a tutti, da tempo non avevo il piacere di scrivere un articolo!
Mi è mancato stare davanti a una pagina Word che è in attesa di essere riempita di parole significanti che possano rimanervi nel cuore: oggi voglio, infatti, catturare la vostra attenzione attraverso poche parole, ma buone.
Inizio con il principio che secondo me il mondo non è completo. Cioè mancano molte cose per formare un “vera” umanità: un unico popolo formato da tantissime persone di colore, lingua, religione e cultura ognuna diversa dall’altra.
Ho anche io un sogno, come Martin Luther King, il principale simbolo di umanità, pace e libertà della storia.
Spero che un giorno tutte le persone, nonostante il loro colore, possano convivere tranquille e felici in un mondo migliore. “Questo è il momento di elevare la nostra Nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza.”
Queste parole sono quelle che penso rendano meglio l’idea della sua speranza di vedere, un giorno, un mondo diverso, un mondo nuovo e più uguale; sono state pronunciate nel suo famosissimo discorso “I have a dream” il 28 agosto 1963, di cui questo anno si celebra il 55° anniversario.
Possiamo riuscire a trasformare le stridenti discordie della disuguaglianza in una bellissima sinfonia di fratellanza, impegnandoci e non arrendendoci mai.
E, come ha detto lui, “Io ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere. Se perdete la speranza, in un modo o nell’altro, perderete quella vitalità che rende degna la vita; perderete quel coraggio di essere voi stessi, quella qualità che vi fa continuare nonostante tutto. Ecco perché io ho ancora un sogno.
Voglio dedicare questo articolo a tutte le persone del mondo e a tutti noi scout che ogni giorno ci impegniamo, che insieme costruiamo un mondo migliore e liberiamo il futuro col coraggio nel cuore. Infatti sentiamo che l’amore non è mai abbastanza, a tutti vogliam gridare che c’è ancora speranza e a chiunque incontriamo vogliam far capire che il nostro stile è sempre “pronti a servire”!
Infine voglio ricordarvi che se guardo intorno a me c’è da fare e c’è chi tempo non ne ha più; che l’ha detto anche B.P., «Lascia il mondo un po’ migliore di così». Noi respiriamo verde avventura e insieme si fa… un arcobaleno di anime… e non dimenticate mai che c’è un’unica bandiera, in tutto il mondo c’è una sola umanità.
E, mi raccomando, cercate di lasciare questo mondo migliore di quanto non l’avete trovato!
Al prossimo TuttoScout.
Con affetto…

Canarino Stravagante
(Carmela Scida)

Lo sport, una grande cosa!

Ciao, sono Giacomo, un lupetto del branco Tiko. Oggi vorrei parlarvi di come lo sport sia importante per tutti. Lo sport è importante perché fa bene al nostro corpo, ci mette in forma e soprattutto ci fa divertire. Il mio sport preferito è il calcio. Gioco in una squadra del mio paese chiamata Audax, faccio il portiere. Il mio ruolo è un ruolo importante perché, se un giocatore sbaglia, la squadra può recuperare, invece se sbaglia il portiere, “la frittata è fatta”. Nonostante tutto però ho degli splendidi compagni che sono sempre pronti a spronarmi e non farmi sentire in colpa. Quindi direi che lo sport è anche soprattutto amicizia!
Giacomo Prunesti

Il nostro campetto CDA alla scoperta di Genova

10 C’era una volta… una piazzetta. è la piazzetta dell’unicorno, ti entra in testa e ti rimane tutto il giorno; un passo avanti, un giro intorno, ci vestiremo tutti quanti da unicorno.
Proprio davanti alla base scout del Genova 28, dove eravamo ospiti, c’era una piazzetta chiamata così.
Quella sede scout è stata la nostra tana per 3 giorni, nei quali abbiamo visitato in lungo e in largo questa bella città, alla scoperta di un tesoro.
Ogni mattina e sera avevamo un incontro con il professore Zichichi e la sua scienza: ogni giorno ci ha fatto conoscere un personaggio a cui era collegata una parola chiave: riflettere, ringraziare e fidarsi. Siamo stati sempre insieme noi 5 e con noi Ikki e i vecchi lupi.
Genova è una città con salite e discese, piazze grandi e vicoli stretti abitati da gente di ogni paese, grandi parchi, ascensori che collegano piazze e vie, e funicolari. E poi c’è il porto!
Abbiamo passato un pomeriggio al mare di Genova Ner11vi e ci siamo divertiti un sacco: c’erano onde alte 2 metri e Gabriele ha pure dimenticato le ciabatte lì in spiaggia… un campetto indimenticabile!

Luca, Jarno, Davide,
Joele, Gabriele

Branco Lupi della Brughiera – La gita al Sacro Monte

25 Marzo 2018
Tutto è iniziato quando, alcune settimane prima della gita al Sacro Monte, alcuni capi cominciavano già a menzionare queste parole… Sacro Monte… Con noi e come noi, altri gruppi scout sono venuti a far visita al Sacro Monte di Orta.
Al mattino, davanti alla nostra sede, ci aspettavano sei autobus; noi e gli altri siamo saliti e con molte aspettative ci siamo diretti alla nostra méta.
Subito scesi dall’autobus ci siamo sgranchiti le gambe facendo una camminata che portava ad un paesino formato solo da chiesette, cappelle e case ormai diroccate: eravamo arrivati!
La nostra avventura è stata bellissima perché abbiamo “telefonato” a San Francesco e Santa Chiara. Con loro abbiamo parlato della “paura” (come ostacolo che non ci fa oltrepassare un muro) e poi abbiamo parlato delle “nostre paure” (ragni, perdere i genitori, …). Alla fine le abbiamo rinchiuse da qualche parte e con coraggio le affronteremo nelle prossime attività.
Prima di fare la Santa Messa degli Ulivi, i miei amici ed io ci siamo “pappati” un panino colmo di tante cose buone.
La messa è stata lunga, ma ricca di curiose parole tipo “festaioli” e “pesci lessi”. I canti sono stati favolosi, per non parlare del nostro Baloo! Tutti scuotevano i ramoscelli di ulivo e sembrava davvero di accogliere Gesù che avanzava sulla sua umile cavalcatura: un ciuchino.
L’unica cosa che mi è mancata è il non aver potuto giocare con gli altri gruppi scout presenti, ma per il resto è stato tutto FA-VO-LO-SO! Ringrazio con tutto il cuore i miei vecchi lupi e tutti coloro che ci hanno permesso di vivere questa giornata, anche con la partecipazione dei nostri genitori.
Sara Tognoli

Branco Lupi della Brughiera – Una serata speciale

La serata dell’11 febbraio è stata indimenticabile, fantastica, spettacolare… non c’è una parola che possa descriverla, insomma, l’importante è che ci siamo divertiti. All’inizio, quando abbiamo deciso di fare una serata anni 50, ero felicissima non mi sembrava vero che ci dovevamo vestire come a quei tempi, decorare tutta la sede con bandierine, preparare le sale dove si doveva mangiare e, tutto questo l’abbiamo fatto noi, Lupi della Brughiera, con solo qualche aiutino da parte dei nostri capi e dei nostri genitori: quindi, è stato anche grazie a loro che siamo riusciti ad organizzare una serata così speciale. Poi, quando è arrivato il grande giorno, ero super elettrizzata, come quando metti la mentina nella Coca Cola: pensavo 1° – come vestirci per gli anni 50, 2° – preparare le sale… Insomma, l’importante è stato il risultato: ci siamo divertiti, abbiamo riso e siamo ritornati a casa con la pancia piena. Quindi voglio dire: “Grazie” a tutti quelli che stanno leggendo perché ognuno di noi ha fatto qualcosa per riuscire a rendere memorabile la nostra serata “Anni ’50”.

Sabrina Sartori