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100 anni… tempo di resistere

A cent’anni verrebbe da dire che si è vecchi… ed è vero!
Che si è guadagnata la sapienza, la saggezza, la pazienza… e questo lo speriamo!
Che si sente la stanchezza, che si tende a rassegnarsi… e questo mai!

A cent’anni è tempo di RESISTERE… ma attenzione: resistere può significare due cose!

Si può resistere arroccandosi sulle proprie posizioni e tradizioni (…si è sempre fatto così…), si può resistere rifiutando il confronto e il dialogo (…tanto io resto della mia idea…), si può resistere coltivando il proprio orticello e dimenticandosi degli altri (…noi facciamo le nostre cose, gli altri facciano le loro…).

Oppure…

Si può resistere camminando sulla strada anche quando tutti si fermano, si può resistere sorridendo anche quando tutti si lamentano, si può resistere pensando agli altri anche quando tutti pensano a sé.
Si può resistere amando anche quando si è odiati, perdonando anche quando si viene feriti, offrendosi anche quando si è rifiutati. Come Gesù.

Don Matteo

Hanno lasciato una traccia: John Fitzgerald Kennedy

18È stato il 35° presidente degli Stati Uniti d’America, l’unico cattolico e l’ultimo ad essere stato assassinato.
Classe 1917 appartenne alla “generazione d’acciaio” nata durante la Grande Guerra, “temprata” dalla Crisi del ’29 e che combatté la II Guerra Mondiale. Proprio durante la guerra si guadagnò la Marine Corps Medal per aver tratto in salvo l’equipaggio della sua motovedetta che era stata speronata da un cacciatorpediniere giapponese. In questo restò fedele al principio che uno scout “è mediocre in un salotto ma indispensabile in un naufragio”.
JFK, come è rimasto noto, fu uno scout della Troop 2 di Bronxville (New York) dal 1929 al 1931 e capo nel Consiglio di Boston.
Come presidente affrontò alcuni dei momenti più cruciali della Guerra Fredda con errori, come il tentativo di abbattere il governo castrista con lo sbarco nella baia dei Porci o l’inizio dell’impegno americano in Vietnam, e successi storici, come il programma spaziale che portò l’uomo sulla Luna, il supporto ai diritti civili degli afroamericani e la risoluzione della “crisi dei missili di Cuba”. Quest’ultimo è da molti considerato il momento più “caldo” della Guerra Fredda, in cui USA e URSS furono quanto mai vicine al conflitto atomico. Le capacità di Kennedy, la sua fermezza e il desiderio di trovare una soluzione pacifica (in un ambiente politico in cui molti spingevano verso le “maniere forti”) fece sì che l’olocausto nucleare fosse scongiurato.
19Come capo scout sono contento di avere un esempio simile da mostrare ai miei ragazzi e ragazze: il giovane John si sarà seduto anche lui in cerchio con il suo reparto a parlare della fratellanza tra i popoli e di come gli scout siano cittadini del mondo. Molti anni più tardi, con “il dito sul pulsante”, si sarà ricordato di quell’idea di pace?
In patria la sua lotta alla povertà e alla disoccupazione, così come leggi a favore dell’istruzione e dei cittadini di colore (all’epoca ancora inferiori ai bianchi secondo la legge) gli procurarono potenti opposizioni. Da questa situazione altamente polarizzata tra chi lo amò e chi lo considerò un nemico nascono le molte teorie sulla sua morte, avvenuta il 22 novembre 1963 per mano di Lee Harvey Oswald che gli sparò alla testa con un fucile di precisione. Dopo molti anni ancora sembra non si sia fatta piena chiarezza su quello che è uno degli omicidi più noti della storia.
JFK lasciò sicuramente molte tracce indelebili nella politica americana e mondiale, ma ne vogliamo ricordare anche una più piccola che però si trova proprio a Busto Arsizio.
Gian Pietro Rossi, sindaco e scout bustocco, ama ricordare così il suo incontro con JFK:
«Nel giugno del 1963, quando ero sindaco, mi trovai, assieme ad altri rappresentanti delle Istituzioni, a presenziare l’arrivo del Presidente John Fitzgerald Kennedy, in visita ufficiale in Italia. Ci recammo tutti quanti all’ “Aeroporto Intercontinentale di Busto Arsizio”, così era chiamato allora la Malpensa. Quando atterrò l’ “Air Force One” scese questo bellissimo ragazzo dai capelli quasi rossi e dall’aspetto atletico; solo che, invece di venire incontro a noi sindaci, impettiti come pinguini dal Tricolore, lui, con un balzo, sorpassò il cordone di sicurezza e si diresse verso la gente comune, che era lì numerosa ad aspettarlo. Strinse mani e salutò molti.
Successivamente, ritornando alle Autorità, John Kennedy chiese se a Busto Arsizio c’era un posto dove consumare una breve colazione (si riferì a Busto Arsizio per via del nome dell’aeroporto) ed io, che a quell’epoca ero uno dei pochi che masticava un po’ di inglese, gli dissi: Signor Presidente, guardi che Busto Arsizio è distante sette chilometri! Lui disse che andava benissimo, ed allora lo accompagnai in una locanda dalle parti dei Tre Ponti dove mangiammo un panino o poco più. Era un ragazzo molto alla mano e fu molto piacevole parlare con lui».
Nel luglio del 1964 ci fu il “Campo Kennedy”. Sette mesi dopo l’assassinio del popolarissimo presidente USA, il Riparto Ikakaniza impostò il campo estivo sulla figura di John Fitzgerald Kennedy.

Tener fede agli impegni presi

Cari amici ed amiche, benvenuti ancora una volta sulle pagine di “Generazione X”.
Non sono sicuro se la sensazione che provo in questo momento nasca dal principio di raffreddore che mi sento insorgere, dal recente arrivo del caldo al quale non mi sono ancora del tutto abituato o dal semplice rendermi conto che mentre l’anno scout sta finendo, sta anche inesorabilmente per iniziare il periodo degli esami universitari.
La sensazione che provo, molti di voi l’avranno probabilmente intuito, è la stanchezza. Una strana stanchezza dovuta ad un misto di cause mentali ed ambientali che porta solitamente in dote un forte desiderio di abbandonare qualunque cosa si stia facendo e dedicarsi al riposo.
Non sarò certo io a schierarmi, spada tesa, contro l’ozio in generale. Non solo perché chiunque mi conosca anche solo un poco percepirebbe a distanza di chilometri l’ipocrisia, ma anche perché il riposo, nella quantità e nei momenti giusti, ci permette di affrontare con più gioia e meglio concentrati i diversi impegni della giornata.
L’unica vera differenza tra momenti d’ozio positivo e negativo, quindi, sta nel quando prenderseli. Come accennavo poco sopra, il caldo è arrivato e sembra davvero che non abbia intenzione d’andarsene ancora per qualche mese. Questo causa la forte tentazione di dedicarsi, già ad inizio Giugno, alle vacanze.
E perché no?” ci dice il cervello: “Alla TV ci sono già le pubblicità dei gelati, fa così caldo che le vecchiette non mi chiedono più se ho freddo coi calzoni corti e alla radio stanno già iniziando a far sentire continuamente la stessa canzone, ormai è tempo di festa!
Eppure è bene, il nostro bene, che teniamo duro ancora un po’. Se troviamo la cosa difficile, consiglio a tutti di fare un veloce salto indietro ad ormai due settimane fa, quando abbiamo visto intitolare una via della città alle nostre amate Aquile Randagie. Uno dei loro motti, e delle loro più grandi conquiste, era la consapevolezza di essere “Vissuti un giorno più del fascismo”.
Eppure anche loro avranno voluto arrendersi, considerando che spesso affrontavano non il caldo del sole estivo, ma il caldo del piombo bollente delle pallottole.
Viviamo, per fortuna, in tempo di pace. Non ci è richiesto di correre tali pericoli e fare tali sacrifici, ma ci è chiesto quotidianamente di tenere duro e soprattutto fede agli impegni che abbiamo preso.
Sarà solo così che tutti, a cominciare da noi stessi, saremo decisamente più felici. Consci di starci godendo il meritato riposo dopo aver compiuto il nostro dovere.
Trichecho Birbante

Amicizie Vere

Cari lettori, mi trovo, dopo tanti anni a scrivere per il nostro caro TuttoScout. Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sulla partenza che io ho preso il 13 maggio.
Io vorrei parlarvi, in particolare, della mia storia e di come essa mi ha portato a prendere questa decisione. Dato che siamo qui sul Tuttoscout mi pare consono cominciare dal primo (e, da che mi ricordi, l’ultimo) articolo che ho scritto. Conservo ancora l’edizione in cui è stato pubblicato (marzo 2008). Era il mio ultimo anno di lupetti e parlavo di un’uscita, fatta con gli altri CDA, per le vie di Busto. Un’avventura bella, interessante, non la prima e non l’ultima che avrei fatto all’interno dello scoutismo. Fra lupetti e reparto ne ho viste molte e ho incontrato molte persone. Qualcuno è rimasto, qualcuno è andato e non si è più sentito, ma tutti mi hanno lasciato un pezzetto di loro da portare con me lungo la strada della vita. Una strada che mi ha portato lontano dai miei natali; fino a Shanghai, nella lontana Cina. Mi ci sono trasferito dopo il mio terzo anno di reparto. Ho vissuto là per tre anni e le cose viste e vissute sono state molte, ma questa è un’altra storia. Al mio ritorno ho ritrovato, come ho raccontato alla mia partenza, gli amici che avevo qui in Italia, i quali mi hanno fatto sentire come se non fossi mai partito. Ritengo non sia un caso che queste amicizie che sono rimaste siano proprio quelle che si sono formate all’interno degli scout. Le avventure ed esperienze che si vivono all’interno dello scoutismo hanno il potere di formare delle amicizie incredibili e vere che il tempo e la distanza non riescono a scalfire. Queste amicizie mi hanno portato all’interno del clan, dove di amicizie ne sono nate altre, altrettanto belle, altrettanto vere. Insomma, lo scoutismo mi ha dato molto: molte avventure, molto divertimento, molta crescita. Come scritto nella mia lettera della Partenza, vorrei che più persone possibili possano vivere lo scoutismo e sento che per me è giunto il momento di intraprendere un ruolo da protagonista in questa magnifica associazione. Altre avventure mi aspettano e magari qualcuna ve la racconterò, senza far passare nove anni questa volta!

Luca Airaghi
Mangusta Scatenata

Campo Invernale 27-30 dicembre: Sermig- Arsenale Della Pace

Sermig-Arsenale_della_Pace-facciataDopo averne parlato per circa mezzo mese è arrivato il fatidico giorno dell’inizio del campo invernale. Ci dovevamo trovare alla stazione FS di Busto per raggiungere Torino. Il Sermig è nato nel 1964 su idea di Ernesto Olivero che custodiva, come sogno nel cassetto, l’essere utile verso i più poveri. La sede del Sermig di Torino non è l’unica infatti ce ne sono una in Giordania e l’altra in Brasile nella città di Sao Paulo. All’inizio questa organizzazione era composta da poche famiglie oltre a quella di Ernesto e poi via via negli anni è andato allargandosi. Ci ha spiegato Ernesto che ogni giorno essi accolgono qualche migliaio di famiglie che per vari motivi non riescono ad auto sostenersi. Nella seconda guerra mondiale la costruzione era usata come arsenale di armi da partigiani e negli anni ’70 aveva svolto il ruolo di base militare, quindi il suo fondatore ha pensato per dare origine al nome di partire proprio dal passato convertendolo in arsenale della pace. Ci hanno fatto fare molti servizi dal giocare a calcio con i ragazzi del quartiere ad aiutare in cucina o a fare le pulizie. Il secondo giorno nel pomeriggio siamo stati coinvolti in una grande manifestazione per le strade del quartiere che aveva come scopo la sensibilizzazione della gente sul tema della pace. La sera dell’ultimo giorno noi come tutti i gruppi presenti all’arsenale (non erano solo scout) provenienti da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna abbiamo avuto la possibilità di intervistare Ernesto Olivero e preparandoci delle domande abbiamo trascorso una bella serata insieme a lui. Ci ha spiegato che fu chiamato da molti papi tra cui papa Francesco per presentare il suo progetto. Per concludere penso che per fare del mio sogno una realtà ossia rendere il mondo un posto migliore ci sia bisogno di tante persone come Ernesto che dedicano la loro vita al servizio degli altri.
Francesco Natale

Un fine settimana in canoa

Oggi vi racconterò la mia esperienza al campetto di specialità di canoista.
Dopo un lungo viaggio in auto sono arrivata nella base scout di Colico. Ci hanno diviso in continenti, come delle squadriglie, io ero nel continente Oceania. Dopo ci hanno fatto mettere il costume, salire sulle canoe con un capo e fatto arrivare su un’altra sponda dove c’era un capo ad aspettarci. L’unico problema che abbiamo affrontato durante il tragitto è che non sapevamo girare! Quando siamo arrivati dopo aver messo le nostre cose nella tenda abbiamo inventato il nostro urlo di squadriglia. Come prima cosa dovevamo trovare un nome che c’entrasse con il nostro continente. In poche parole il nostro urlo dopo miliardi di tentativi era: “Meduse! Sempre attive noi siamo, state attenti o vi pungiamo!” dopo di che si era fatta ora di cena e quale prelibatezza poteva essere la più adatta per questo campetto? ovviamente del pesce! Che abbiamo cucinato noi sul fuoco. Dopo questa gustosa cenetta e dopo la messa abbiamo fatto un bivacco tutto cantato. La mattina seguente dopo una ricca colazione abbiamo fatto il gioco finale: la squadriglia divisa in due gruppi doveva superare delle prove. La prima metà della squadriglia doveva superare le prove in canoa e l’altra metà doveva cercare dei punti ben precisi nella base scout con l’aiuto di una cartina e poi viceversa. Il gioco durò fino all’ora di pranzo. La giornata finì con la premiazione. Noi siamo arrivate seconde per solo qualche punto dai primi. È stata un’esperienza fantastica e mi sono divertita un sacco!
Sara Carobene

Un San Giorgio pieno di avventure

sg17Il giorno 29 aprile io e la mia squadriglia verso le 16 ci siamo ritrovati presso la Stazione Nord di Busto Arsizio per andare al San Giorgio, l’evento che riunisce tutti i reparti della Zona Ticino-Olona. Abbiamo preso il treno e ci siamo diretti vero la stazione di Saronno per incontrare l’altra squadriglia con cui avremmo condiviso l’esperienza. Da Saronno abbiamo preso il treno diretto per Grandate-Breccia e, appena scesi, abbiamo unito le cartine (noi e l’altra squadriglia avevamo una metà della stessa) e abbiamo fatto l’azimut per capire dove andare: Montano Lucino.
Con l’aiuto della cartina siamo andati nel bosco dove avremmo passato la nostra avventura. Il nostro sotto campo era il G e lì abbiamo aspettato che arrivassero le altre squadriglie per iniziare a montare le tende. Dopo averle montate abbiamo finalmente mangiato, fatto un giro di nomi e dopo abbiamo fatto un po’ di siesta.
Verso le ore 10 abbiamo iniziato il bivacco: il tema del San Giorgio di quest’anno era… San Giorgio! Allora abbiamo iniziato un bivacco a tema cavalleresco: c’è stato un ballo molto bello, e prima di dormire, io e un ragazzo della mia bi squadriglia abbiamo mimato una canzone. È stato un momento molto divertente ma allo stesso tempo imbarazzante. Dopo abbiamo fatto una preghiera e siamo andati a dormire.
Il giorno dopo, appena sorto il sole, i capi hanno fatto chiamata e poi abbiamo fatto la colazione e verso le 9 sono iniziati i giochi contro gli altri sotto campi: ogni bi-squadriglia doveva sfidare le altre in sfide che avevamo preparato per l’occasione. Verso le 11:30 abbiamo iniziato la gara di cucina e io e la mia bi-sq. siamo arrivati primi a pari merito con le aquile del Legnano 1. Dopo abbiamo lavato e ripreso i giochi che sono finiti verso le 19:00. Per cena abbiamo mangiato pasta ai fagioli e insalata (molto buoni) e verso le 10 abbiamo iniziato il bivacco insieme al sotto campo vicino.
SG2017Il gioco era molto bello perché potevi scommettere e fare quiz. Il giorno dopo ci siamo alzati con la pioggia, abbiamo fatto gli zaini, smontato le tende e fatto colazione. Dopo un po’ i capi hanno fatto chiamata e hanno annunciato i vincitori del sottocampo: la mia bi-squadriglia è arrivata terza. Subito dopo ci siamo riuniti in un grande quadrato con tutti i sette sottocampi schierati davanti all’issa bandiera e hanno annunciato i vincitori del San Giorgio che hanno ricevuto la spada che ogni anno sarà riportata per segnarvi sopra la squadriglia vincitrice di ogni edizione. Quindi abbiamo fatto l’ammaina per poi tornare al sottocampo e mangiare la caponata e un riso molto buono. Sempre sotto la pioggia ci siamo diretti verso la chiesa per la messa e, infine, siamo ritornati a Busto Arsizio in reparto.

Questo San Giorgio è stato molto bello e pieno di avventure e conoscenze nuove: non vedo l’ora della prossima avventura!
Civetta Perseverante
Klaudia Prela

Campo di Pasqua 2017 – Hunger Games

pasqua2017Io e il mio reparto il giorno 13 aprile siamo partiti dalla sede alla volta di Castelnovate, una frazione di Vizzola Ticino. Sbarcati dal pullman ci siamo incamminati con gli zaini in spalla attraverso il paese e attraversato un bel pezzo di bosco. Una volta arrivati al campo abbiamo montato le tende, l’issa, dopodiché abbiamo mangiato e, dopo un po’ di siesta, abbiamo iniziato il bivacco. Durate il bivacco i capi ci hanno svelato il tema del campo che era “Hunger Games”. I capi ci hanno divisi in distretti e ogni distretto doveva far vedere come reagiva a delle situazioni buffe. È stato un momento molto divertente e, per concludere, abbiamo cantato a lungo. Fatta la preghiera siamo andati a dormire.

Il giorno dopo, al sorgere del sole, ci siamo alzati e abbiamo fatto il riscaldamento mattutino e dopo mezz’ora abbiamo fatto l’issa bandiera e la famosa ispezione. Dopo la colazione c’è stato un gioco in cui dovevamo nascondere le nostre provviste (tonno & fagioli) e sfidare le altre squadriglie per rubarcele. È stato un gioco molto divertente. Dopo questo gioco abbiamo mangiato e quindi abbiamo fatto una “gita” al fiume e da là abbiamo iniziato la catechesi: era la via crucis ed è stato un bel momento di riflessione. Dopo cena abbiamo fatto la prima parte di giocone finale che è stato vinto dalle Coyote.

pegasopasqua2017Il penultimo giorno di campo, dopo la routine mattutina, abbiamo iniziato la seconda parte di gioco che consisteva nel colorare con delle spugne dei cartelloni nascosti nelle basi delle altre squadriglie. Il gioco è stato vinto dalla mia squadriglia (Colibrì). Dopo pranzo l’ultima parte di gioco consisteva, apparentemente, nel raccogliere e rubare materie prime agli altri distretti, ma in realtà dovevamo stare attenti e decifrare un codice che ci era stato dato da un capo della “ribellione”. Dopo questo gioco abbiamo iniziato il Consiglio della Legge che è durato solo 3 ore (un successo!) Dopo la fine del consiglio abbiamo cenato e, verso le 20.30, ci siamo incamminati verso la chiesa per assistere alla veglia pasquale. La sera stessa si sono svolte le cerimonie ed è stata consegnata la Fiamma (prima in mano a noi Colibrì) alle vincitrici di questo Campo di Pasqua: le Coyote che sono arrivate a pari merito con noi ma avevano raccolto più punti nelle attività prima del campo.
Domenica appena svegliati abbiamo fatto gli zaini, smontato le tende e fatto colazione. Durante la colazione abbiamo “premiato” il primino più bravo del reparto con una tradizione del nostro reparto (che non svelo ma che comprende un uovo di cioccolato gigante). È stato un momento molto divertente (e l’uovo era molto buono!). Subito dopo ci siamo incamminati per tornare in paese dove i nostri genitori ci sono venuti a prendere. Per concludere abbiamo fatto l’urlo di reparto. È stato un campo molto bello e pieno di avventure!
Civetta perseverante
Klaudia

Lucciola monella

Ciao a tutti
Mi chiamo India Dassie, ho iniziato la mia “avventura scout” all’età di 6 anni nella colonia “Stella Azzurra”, un gruppo di bambini piccoli, o, meglio, di castorini.
Poi sono passata nei Seeonee, ma non mi è piaciuto per niente.
Adesso sono nei Tikonderoga, che è un gruppo di ragazzi.
Al sabato giochiamo invece alla domenica andiamo in chiesa, ma a me non piace per niente. Purtroppo quest’anno non ho partecipato molto perché sono stata spesso a Roma e a Torino per le riprese di una fiction RAI in cui interpreto uno dei protagonisti.
Non vi racconto la storia perché se vorrete mi vedrete in TV il prossimo ottobre.
La mia esperienza agli scout mi è piaciuta molto ed è stata una cosa molto carina, anzi, molto importante.
Quello che mi piace di più è giocare e stare con gli amici anche se, a volte, faccio qualche marachella…
La mia lunga esperienza nei mitici tiko è quasi finita, a settembre sarò nei reparti.
Akela, Baghera, Chil, Mamma Rascia, Kaa, Bigio, mi mancherete tanto, siete stati molto importanti per me e rimarrete sempre nel mio cuore.
La vostra
“Lucciola Sorridente”

Campetto C.d.A. a Roma

Vorrei iniziare dicendo che questa esperienza scout è stata per me una delle più belle della mia vita.
Mi trovavo a Roma, una delle città più belle e storiche del mondo.
Uscita dalla stazione di Roma mi ha colpita la gran quantità di gente di tutti i paesi. Ogni giorno prendevo la metro per andare a conoscere nuovi angoli della città.
L’emozione più grande l’ho avuta ascoltando dal vivo i discorsi del Papa, nonostante parlasse molto lentamente colpiva al cuore.
Abbiamo visto ed ammirato molti monumenti. Quello che mi ha colpito di più è stata la fontana di Trevi.
Vista in fotografia mi sembrava piccolina, ma dal vivo è molto grande.
La sera del secondo giorno mi sono divertita molto perché abbiamo fatto una gara di cucina, dove ci hanno diviso in quattro gruppi ed ognuno di essi doveva preparare dei piatti.
Quando stavamo andando in stazione per ritornare a casa, ero molto triste: stava finendo la mia bella esperienza.
Gaia

Ciao, sono Alessia, una C.D.A. del branco Tikonderoga.
Poco tempo fa sono andata al campetto C.D.A. a Roma.
Ci dovevamo trovare alle 5.00 in stazione dello Stato e io ero elettrizzata all’idea di andare a Roma.
Siamo arrivati intorno alle 9.00, il viaggio è stato un po’ stancante.
Le cose che mi sono piaciute di più del campetto sono state San Pietro perché è una chiesa immensa e guardando la cupola mi sentivo piccolissima.
Sotto San Pietro ci sono le Catacombe e quando sono entrata mi sentivo strana, perché ero in mezzo a persone morte.
Mi è piaciuta tanto anche “La fontana dei quattro fiumi” perché ci sono le quattro statue fatte di marmo lucidissimo, e ai loro piedi c’è una fantastica fontana che mi suscitava gioia, allegria e felicità, ma la cosa che mi è piaciuta di più è stata stare con i miei compagni!
Alla fine del campo ci hanno dato delle spille da attaccare al fazzolettone così avremo un ricordo bellissimo del campetto!
È stato un campetto fantastico e vorrei riviverlo!