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Un campetto C. d. A… emozionante

Un campetto C. d. A… emozionante 1Fermata a Stazione “EMOZIONE

Il giorno 29 Aprile alle ore 6.30, ci siamo ritrovati alla Stazione Nord di Busto Arsizio per andare a Roma. Eravamo molto emozionati e impazienti di iniziare questo meraviglioso campetto.
Quando siamo arrivati alla casa scout del Roma 60, abbiamo lasciato gli zaini contenti perché erano molto pesanti. Dopo ci siamo diretti alla Fontana di Trevi ed altri monumenti tipici di Roma. Ci sono piaciuti!
Dopo la lunga giornata piena di avventure, siamo tornati stanchi alla casa scout, ma impazienti per la giornata che ci aspettava il giorno dopo. La mattina seguente, dopo esserci svegliati, siamo andati a visitare altri monumenti e nel pomeriggio tardi siamo tornati alla casa scout. Lì i nostri capi sono andati a fare una piccola commissione lasciandoci soli. Quando sono tornati ci hanno fatto trovare una meravigliosa sorpresa… PIZZA&COCA! Dopo cena, siamo andati a dormire stanchissimi, ma molto contenti.Un campetto C. d. A… emozionante 2
L’ultimo giorno di questo magnifico campetto, come ultime tappe abbiamo visitato il Circo Massimo e il Colosseo. Quindi ci siamo avviati verso la stazione per ritornare a casa. Eravamo contenti, ma anche tristi di dover lasciare quel magnifico posto!
Martina S., Alessia, Giovanni, Martina R., Alessandro

Incontro di primavera 2017

Incontro Primavera 2017Abbiamo incontrato i “5 saggi” e ci hanno dato delle spille e diviso in squadre. Erano due: la squadra della Luce e della Luna. Il saggio del riciclaggio ci ha fatto imparare a riciclare tutto. Ci siamo diretti al fiume e abbiamo incontrato Madre Natura che ci ha detto che abbiamo ristabilito il Mondo e che, con tutto il freddo che c’era lei era vestita leggera. Ci ha distribuito delle magliette dell’incontro di tre giorni. L’abbiamo indossata e siamo andati via.
È stato molto bello a parte una cosa: erano travestiti. Il saggio delle piante era l’Alessia, il saggio dell’acqua era Matteo, il saggio degli animali era Luca, il saggio del vento Marco e Madre Natura era la Vittoria.
Elisa

 
Il primo giorno dell’incontro di primavera è quando abbiamo incontrato i 5 saggi e Madre Natura. Io ero nella squadra della luce quando abbiamo giocato allo sporco e al pulito. Mi è piaciuto tantissimo.
Simone

Io ho incontrato nuovi amici e mi sono divertita di più quando ho incontrato i 5 saggi!

Sarah M.

Mi è piaciuto quando abbiamo fatto le macchinine d’aria quando abbiamo ballato. Mi piaciuto moltissimo quando abbiamo incontrato i 5 saggi, abbiamo pulito la Terra e abbiamo fatto tanti giochi. I 5 saggi erano: il saggio dell’acqua, degli animali, dell’aria, del riciclo. Io ero nella squadra blu e poi abbiamo incontrato Madre Natura.
Giò

Scout che resistono

È la fine di questo anno scout, e le fini sono quasi sempre difficili: le forze diminuiscono, le cose da fare aumentano e bisogna tenere duro. Anche noi, tra imprese che si concludono e campi estivi che si avvicinano non possiamo “mollare”.
Resistere è il tema di questo Tuttoscout #159. Dopotutto lo scoutismo ha sempre educato alla resistenza, al sopportare la fatica e le situazioni avverse, a resistere nelle prove fisiche della vita all’aria aperta e in quelle morali nel confronto continuo con una società che spesso non rispecchia gli ideali e gli obbiettivi che come scout, cittadini del mondo e cristiani ci prefissiamo.
Due settimane fa abbiamo assistito all’intitolazione di “via Aquile Randagie – scout disobbedienti per amore della libertà”. Gli scout della Giungla Silente che si ribellarono al fascismo sono il primo riferimento per noi nel pensare alla resistenza contro le sfide più grandi, quelle in cui bisogna calciare via le prime due lettere dalla parola IMPOSSIBILE. 
Ci sarà capitato di veder sciogliere squadriglie, il nostro Gruppo ha visto sciogliere reparti, altri gruppi interi si sono sciolti… ma quei giovani esploratori e capi videro sciogliersi completamente la loro associazione. Eppure, uniti, resistettero “un giorno più del fascismo”.
Anche oggi, però, noi scout possiamo essere messi alla prova quotidianamente, nel grande e nel piccolo. Ancora oggi dobbiamo resistere, saldi nella nostra proposta che si evolve modellandosi sul presente ma che non deve piegarsi a ciò che non le appartiene.
Così, dai senza tetto di New York agli antifascisti di Brno, passando per un episodio successo proprio nella nostra provincia di Varese (il cui racconto, come per gli altri, trovate di seguito), gli scout di tutto il mondo resistono e continuano a percorrere i sentieri non battuti dei nostri boschi e delle nostre città.
Enrico G.

La foto di questa scout che affronta con il sorriso i neonazisti sta facendo il giro del mondo – HuffingtonPost

Usa: a New York prima sezione per ragazze Scout homeless – Ansa

Varese, blitz dei naziskin contro il partigiano Pippo: minacce e intimidazioni all’incontro con i ragazzi – LaRepubblica

 

“Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”

Sebastiano non ci voleva credere ancora: quando la nonna gli aveva promesso una mancia (aveva detto ancora 50.000 lire, alcuni cambiamenti sono duri da metabolizzare…) per svuotare il sottotetto, aveva pensato che non ne valesse proprio la pena. Eppure ora, aveva l’impressione di aver trovato un tesoro!
Lo aveva sentito raccontare che la nonna aveva uno zio che faceva il prete, il prevosto (chissà poi cosa voleva dire “prevosto”…) a Corbetta, ma sembrava talmente una storia di altri tempi che mica ci aveva mai fatto caso. E ora si ritrovava seduto a gambe incrociate, in una soffitta polverosa, a frugare dentro il baule dei suoi ricordi. Tutto catalogato con la precisione metodica che solo gli uomini di altri tempi avevano. Soprattutto erano conservati con moltissima cura dei “Quaderni delle prediche”, suddivisi per tempi liturgici, ognuno scritto con un colore diverso, rigorosamente con pennino e inchiostro: viola, verde, nero, rosso, giallo scuro (mica si può scrivere in bianco.). Non c’erano date: Sebastiano aveva l’impressione che don Cesare avesse scritto quelle omelie una volta per tutte, ed ogni anno tirasse fuori il quaderno giusto al momento giusto, e tac, pronti via! Tanto lui non se ne sarebbe mica accorto da un anno a quell’altro che diceva le stesse cose, durante le prediche di solito si dorme! Quasi per scherzo, tira fuori il quaderno viola della Quaresima, e comincia a sfogliarlo: sorpresa! Pensava di trovare delle parole vecchie, noiose, polverose! Sì ok, erano scritte un po’ in modo antico (il Nostro Beatissimo Padre per parlare del Papa sembrava un tantino esagerato…), ma che idee geniali!
“Vorremmo fare in modo che i ragazzi possano crescere liberi, dando loro l’opportunità di scegliere bene e di scegliere il bene, prendendo sempre più la ferma decisione di seguire il Signore Gesù, fino alla piena realizzazione di sé, in una felicità che dura per sempre.”. Ma davvero un uomo dei primi anni del 1900 diceva una cosa così attuale?
“La Confessione diventa lo strumento più bello per riconoscersi ogni volta «liberi davvero». È diventata una «abitudine» per i nostri ragazzi?”. Eh, pensa che, come diceva la nonna, ai tempi ci andavano tutti a confessarsi, ti ci portavano la mamma e il papà! Sebastiano forse era andato a Natale, ma mica se lo ricordava bene: era andato alla vigilia, ma poi c’era troppa coda e si era stufato di aspettare… non basta l’intenzione, in questi casi?
“Il cammino quaresimale è fatto per chi è libero davvero. Solo chi sceglie e sceglie il bene può fare propri gli impegni di digiuno, preghiera, elemosina. Che cosa proporre ai ragazzi delle diverse fasce d’età perché scelgano di rinunciare a qualcosa per il bene di tutti, di dedicare ogni giorno uno spazio alla preghiera e di vivere la carità facendosi carico per quanto è possibile della povertà e dei poveri?”. Se pensava per sé, Sebastiano a momenti si era accorto adesso che la Quaresima era iniziata, figurati se aveva fatto qualche buon proposito…
“Il Vangelo è davvero la Buona Notizia: le persone incontrate da Gesù sono state liberate dal male, dall’insicurezza, dal peccato e dalla tristezza. È Lui che ha restituito a ciascuno la dignità e la forza di vivere in modo nuovo, ha chiesto di cambiare vita, diventando «protagonista» della propria esistenza. Non smettiamo di comunicare il Vangelo, nella forma semplice del racconto, trovando occasioni per presentare le persone che hanno saputo fare scelte libere e si sono messi «dietro a Gesù» o «hanno creduto» in Lui.” Ma che vangelo abbiamo letto in chiesa domenica, Sebastiano se lo ricordava? Aveva in mente un Cieco Nano, ma non era mica convinto che il don avesse parlato di un uomo di bassa statura che nemmeno ci vedeva…
Sebastiano era uno che si stufava facilmente, ma quei quaderni un po’ puzzolenti di umido lo avevano catturato. In fondo, tra le ultime pagine c’era una foto del “prevosto”: era vestito un po’ in modo strano, ma alla fine aveva una faccia simpatica…
Don Claudio

La giornata del ragazzaccio

Kelly Day - cappellaAgosto 1951. In Austria, nella località di Bad Ischl, si tiene il settimo Jamboree mondiale (il secondo dopo la morte di B.-P.). L’organizzazione ha indetto una gara di costruzioni con tecniche scout: ogni contingente dovrà costruire un ponte sul fiume che attraversa la zona del campo. Sono più di cinquanta le nazioni rappresentate. Nel contingente italiano, uno sparuto gruppo di esploratori dà lustro all’intera brigata marciando accompagnato dal suono delle zampogne: sono i ragazzi del Milano II, guidati dal loro capo il cui nome è già leggenda nel panorama dello scoutismo cattolico italiano ed internazionale. Malgrado il curriculum di tutto rispetto, il “Bad Boy” milanese (così era stato soprannominato dal colonnello Wilson, successore di B.-P. alla guida del Movimento scout, per la tenace resistenza al fascismo dimostrata in oltre 17 anni di attività scout clandestina) non è coinvolto nella progettazione del ponte italiano. Ma stare con le mani in tasca mentre altri lavorano, non appartiene allo stile scout: anche i milanesi, allora, si danno da fare per la costruzione di un altro ponte fuori concorso. Taglia, incastra, tira, annoda e il ponte del Milano II è concluso entro i termini e si aggiudica la vittoria, quello “ufficiale” italiano, invece, risulta ancora incompleto allo scadere della gara. Sarà comunque una vittoria dell’intero contingente.
Milano 2Occorreva partire da qui, per raccontare la figura di Giulio Cesare Uccellini, alias Kelly, alias Tigre, capo indiscusso delle Aquile Randagie durante il periodo della Giungla Silente. L’episodio mi è stato raccontato in anteprima la mattina di domenica 12 marzo presso la “Casa Scout” di Milano da Giulio Maria Chiodi, uno dei “ragazzi di Kelly”, presente naturalmente al Jamboree del 1951. Mi è apparso di fronte con una divisa da far invidia a chiunque: dal capellone ai calzettoni, tutto perfetto. “Kelly avrebbe voluto così”, mi confida. La giornata è tutta dedicata al grande capo: alzabandiera, S. Messa presso la cappella S. Giorgio e tavola rotonda per la presentazione della biografia del “ragazzaccio” dello Scautismo italiano. L’occasione per la felice giornata, che ha visto riuniti scout di ogni generazione, è data dalla traslazione della salma di Kelly dal cimitero monumentale di Milano alla cappella di via Burigozzo dove, per volontà della famiglia, riposerà insieme all’amico mons. Andrea Ghetti – Baden. L’impresa è magnificamente riuscita grazie all’operoso e instancabile impegno dei fratelli dell’Ente e Fondazione Baden (“Fondente” per gli amici) che hanno speso molte energie in questo progetto.
Al solito, non è mia intenzione fare un resoconto giornalistico dell’incontro. Piuttosto vorrei condividere qualche pensiero che, spontaneamente, si è fatto largo nel brulicare delle emozioni. Ecco il primo, che è una domanda: perché ricordare? Il puzzo della retorica già si insinua nelle narici: il tema del ricordo è assai inflazionato e nessuno vuole correre il rischio di passare per nostalgico. Peggio: vecchio nostalgico. Peggio ancora, nel mio caso: giovane e già vecchio nostalgico.
Lungi da me: non ci serve a nulla ricordare Kelly, se questo sforzo di memoria non ha risvolti immediati sul modo in cui, visto il personaggio, intendiamo il servizio nel movimento scout o, meglio ancora, l’essere scout, più semplicemente. Bisogna partire da cose concrete; l’attenzione all’uniforme (che non è vezzo paramiltare, ma educazione all’ordine: soprattutto all’ordine interiore, del quale l’uniforme perfetta non è che un segno), la fede viva (che sostiene tutte le attività, non è ridotta “al momento fede”, pur sempre necessario), la competenza nelle tecniche scout (senza le quali non si può fare vita rude all’aria aperta).
Il secondo è un pensiero di stupore: quei ragazzi alle soglie degli 80 anni, fieri nello splendore delle consunte divise Asci, mi hanno riportato alla mente l’esigenza che grandi ideali debbano necessariamente passare attraverso piccoli uomini, quali siamo noi. Gli esploratori di Kelly erano presenti per il loro capo, non per l’ideale. Ma il loro capo era l’ideale, lo aveva incarnato. Risulta, infatti, più facile essere fedeli ad una persona, che non ad una parola o ad un concetto. Kelly, evidentemente, lo aveva capito ed è per questo che si faceva sempre prossimo ai ragazzi (in un episodio de L’inverno e il rosaio, libro che racconta le avventure delle Aquile Randagie al tempo del fascismo, è descritta la storia di Lucianino, giovane esploratore ammalatosi gravemente e poi defunto al quale Kelly, durante la malattia, non fece mai mancare il suo affetto, con visite quotidiane e piccoli regali).

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Al termine del “Kelly Day”, in una Milano dove il sole inizia a tramontare gettando una luce diversa che sa di primavera, sulle note dell’inno nazionale cantato all’ammainabandiera, una sola parola rimane: tradizione. Che non vuol dire adorare le ceneri, bensì, come diceva Gustav Mahler, custodire il fuoco.
Carlo Maria

Hanno lasciato una traccia: Giulio Cesare Uccellini

KellyPare giusto cogliere l’occasione del Kelly Day raccontato su questo numero per parlarvi di Giulio Cesare “Kelly” Uccellini, nome totem “Tigre”, il “Bad Boy” che aiutò a tenere viva la fiamma dello scoutismo in Italia (insieme a tanti altri) durante il buio periodo fascista.

Nacque a Milano l’11 marzo 1904 e, contro il volere del padre, entrò nell’ASCI Milano 2 nel 1917.
Il suo senso civico, la profonda fede religiosa e l’amore per lo scoutismo lo spinsero a rinunciare alla carriera professionale nella Banca d’Italia e alla creazione di una famiglia per dedicare la sua vita allo scautismo e ai suoi ragazzi. Il suo impegno continuò anche dopo il 1928, quando le Leggi Fascistissime dichiararono illegale il movimento scout.

Quando nel 1927 fu imposto all’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani, che insieme all’Associazione Guide Italiane diede poi vita alla nostra AGESCI) di apporre sulle proprie insegne lo stemma dell’Opera Nazionale Balilla, Uccellini si rifiutò, e di nuovo rifiutò di consegnare le insegne quando nel 1928 lo scautismo venne definitivamente soppresso.
Uccellini non accettò la fine dello scautismo, e con alcuni ragazzi continuò a mantenere vivo clandestinamente il suo gruppo, al quale diede il nome di “Aquile randagie”. 24-2Continuò a portare avanti le sue idee di libertà e non-violenza, proponendo ai ragazzi un modello di capo gioioso e coraggioso, capace di continuare nel suo impegno anche dopo che la polizia fascista lo aveva picchiato fino a procuragli dei seri danni all’udito.
Il suo gruppo, che nel frattempo aveva accolto anche nuovi ragazzi e scout appartenenti agli altri gruppi ormai disciolti, seguitò le attività di nascosto, con campi estivi annuali e partecipando anche ai jamboree mondiali. A quello di Vogelenzang (Paesi Bassi), il 9 agosto 1937 Uccellini incontrò B.P. in persona, il quale rimase colpito dalla storia delle Aquile randagie ed esortò Kelly a proseguire nella sua impresa.
Durante la seconda guerra mondiale, e specialmente in seguito all’8 settembre 1943, Uccellini, insieme agli altri capi delle Aquile randagie, cercò dei modi per aiutare le persone ricercate dai fascisti. Partecipo’quindi alla nascita di O.S.C.A.R. (Organizzazione scautistica cattolica di aiuto ai ricercati). Come membro di questa organizzazione partecipo’all’espatrio in Svizzera di 75 prigionieri africani evasi, anche se l’azione più eclatante forse fu la liberazione di un bambino ebreo dall’ospedale in cui era tenuto prigioniero dei tedeschi in attesa di essere inviato a un campo di sterminio.

Blank white book w/pathKelly morì il 23 marzo 1957 a 53 anni per un tumore allo stomaco. Lasciò scritto di essere sepolto in uniforme, con al cuore il giglio scout e al collo il fazzolettone di Gilwell (che distingue i capi in tutto il mondo), a testimonianza del suo attaccamento a un movimento al quale aveva dedicato la sua vita.
In quello stesso anno gli viene conferita alla memoria la medaglia d’oro della provincia di Milano per il merito educativo.

Enrico Gussoni

Festeggiamo come se fosse il 1899

Buongiorno a tutti, gentil signori e gentil signorine e bentornati ancora una volta sulle nostre pagine di “Generazione Perduta”.
Con la Grande Guerra che da ormai due anni infiamma i nostri confini e rivoluziona la nostra industria metallurgica può sembrare difficile trovare spazio per diffondere notizie di gioia, ma per questo numero la nostra spumeggiante redazione ha voluto fare i salti mortali e ve ne ha trovate addirittura due:
La prima, che in realtà al momento si configura più come una voce di corridoio, è che le nostre coraggiose truppe stiano preparando un’azione militare che riuscirà finalmente a spennare la biteste aquila asburgica ed assicurarci la vittoria del conflitto!
Al momento nulla ancora si sa dell’attacco, se non che probabilmente avverrà verso fine anno dalle parti di Caporetto.
L’altra notizia riguarda invece la nascita di una nuova associazione all’interno del nostro abitato di Busto Arsizio: Sono infatti arrivati gli Scout dell’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani)!
Questa anglosassone associazione (nata dalla fervida mente del Tenente generale Robert Baden-Powell) ha sulle sue spalle appena dieci anni di vita ma ben più numerosi kilometri, con gruppi scout già attivi in tutto il Commonwealth, nonché in diverse nazioni del Sudamerica, d’Europa e da quasi sette anni anche nella nostra bella penisola.
Al momento il primo gruppo scout che è venuto a formarsi nella nostra industriosa città dalle cento ciminiere è piccolo, ma determinato a “lasciare la città meglio di come l’hanno trovata” o almeno così hanno detto a noi. Non sappiamo ancora quale sarà il destino di questi giovani dai calzoni corti e del loro gruppo, se riusciranno a mantenere la promessa che ci hanno fatto, se riusciranno a conquistare i cuori degli abitanti di questa città, ingrandirsi e magari arrivare addirittura a festeggiare il loro personalissimo decimo anniversario come quest’anno lo festeggia l’associazione di cui fanno parte.
Ma di una cosa siamo sicuri: Questi ragazzi, con il loro buonumore, la loro uniforme pulita ed i loro giochi vivaci, sono riusciti a donarci una gioia che ci fa ben sperare per il futuro loro, e di questa città.
Da parte della nostra redazione non possiamo che fare loro i più affettuosi auguri, e sperare che non prendano freddo con quei pantaloni così corti!
Filippo Mairani

La strada della Partenza

Salve a tutti. Un mese fa ho preso la partenza e ora sono qui per dirvi che è andato tutto benissimo: bello il bivacco, bella la condivisione ed il mio momento mi sembra che sia uscito bene. Ma non è questo che voglio raccontarvi, in realtà. Voglio dire a tutti quanti perché e come mi sono deciso a fare questa scelta e, dal momento che ho già scritto una fantastica lettera per il mio clan, per semplificarmi la vita non farò altro che riportarne alcune parti. Ecco qua.
«Eccomi giunto al dubbioso passo, al tremendo interrogativo amletico di ogni partente: “Come cominciare la lettera della partenza?”. Prendiamo come inizio proprio questa parola: partenza. Il termine deriva dal latino PARTIRE che dall’originario senso di “spartirsi, dividere” passa nel volgare col significato di “separarsi da qualcuno e abbandonare qualcosa”. E la partenza è proprio questo: lasciare qualcosa che si è sicuri di possedere per qualcosa che si è incerti di raggiungere. Io lascio qualcosa, anzi, lascio qualcuno. Lascio un clan finalmente ricostituito e che cresce ogni giorno di più. Lascio un mondo, quello scout, che non è stato solo parte della mia vita, ma è stato la mia vita. Prima di cinque anni non mi ricordo nulla e tutti gli avvenimenti successivi sono misurati in anni-scout (primo anno di lupetti, terzo di clan e così via). La malinconia per questo distacco e la nostalgia per questi anni vissuti insieme ci sono e sono inevitabili; ma una volta fatta una scelta bisogna camminare dentro a questi sentimenti e uscirne fuori. Bisogna prendere una decisione, cioè DE-CAEDERE, tagliar via, prendere una strada e scartare l’altra. E questa è la scelta; non è una cosa facile, anche perché nella vita, in realtà, non ci troviamo quasi mai di fronte a un bivio, cioè un punto del nostro cammino in cui possiamo scegliere tra due strade (destra e sinistra, giusto e sbagliato, rosso e nero e così via). Possiamo parlarne in astratto forse, ma nella vita quotidiana, nella nostra esistenza particolare abbiamo davanti a noi solo ROTONDE. Sì: delle grandi e gigantesche rotonde che possono avere un numero di uscite variabile da un minimo di due a un massimo di x tendente a infinito. Certo, capisco che usare una rotonda come simbolo della scelta al posto della forcola potrebbe sembrare un po’ bizzarro. Ma credo sia così. Le scelte che ci tocca compiere (da CUM-PLERE, riempire completamente, quindi finire, portare a termine) ogni giorno non sono tra 2 cose, ma tra tante. Tutto questo può risultare sconfortante e irreparabile, ma c’è sempre una soluzione: quella di avere dei punti fermi e stabili. È fondamentale conoscere chi si è (γνωθι σεαυτόν) e sapere dove si vuole andare (τί δράσω). Altrimenti il nostro fiume rischia di perdersi in una palude.
Io so di essere un uomo che crede nei valori che lo scoutismo gli ha insegnato.
Io so che, uscendo dall’associazione, voglio portare questi valori nel mondo. Voglio impegnarmi concretamente per gli altri come ho imparato a fare in questi anni di servizio; per questo ho già preso i contatti con l’associazione “libera”, ho già partecipato ad alcuni incontri e vorrei intensificare ancora di più il mio impegno. Ho provato cosa sia il non-servizio in questi sei mesi e ho capito che la mia vita non vale nulla se non è spesa per gli altri.
Queste sono le sicurezze che ho: cosa lascio, chi sono e dove voglio andare. Sono convinto che con queste certezze riuscirò ad affrontare e superare ogni rotonda della mia vita.»
Questo è quanto. Auguro a tutti una buona strada anche quando il cielo non sarà sereno.
Moscardino sagace
detto Carlo

I mille segreti della nostra sede

Volevamo informare che, per colpa di un disguido interno alla redazione, questo articolo non è stato pubblicato sul precedente numero del Tuttoscout come deciso in precedenza.
Per questo motivo alcune informazioni sono leggermente datate, come il fatto che noi già stiamo usufruendo della derattizzazione e delle nuove porte installate all’interno del macello, che nell’articolo sono descritte al futuro.
Ci scusiamo coi lettori ed in particolare coi ragazzi del clan che ci hanno consegnato questo bellissimo articolo che ben enfatizza, ad un livello molto concreto, quanta strada ha fatto l’associazione in questo periodo e quanta ancora ne rimane da fare in futuro.

La redazione

Caro lettore,
se stai leggendo questo giornalino significa che fai parte del Busto 3!
Penserai: “Ma lo sanno anche i muri!”. Ed è questo uno degli argomenti di cui ti vogliamo parlare. Sei proprio sicuro di conoscere tutti i mille segreti della nostra sede?
Ovviamente no.
Condividendo con te la risposta negativa, noi del Clan abbiamo deciso di informarci più approfonditamente.
E così, in una nebbiosa sera di inverno, abbiamo invitato il capogruppo e il tesoriere della CoCa per rispondere alle nostre curiosità.
Il nostro incontro è durato a lungo, ora ti proponiamo le parti più importanti.
Dall’inizio dell’estate 2016 il Comune di Busto Arsizio ci ha concesso (tramite regolare delibera) di utilizzare tutti gli spazi interni ed esterni del nostro amato macello.
È un grande passo avanti, dal momento che precedentemente potevamo utilizzare solo cortili e porticato, ma senza nulla di ufficiale.
Trovandosi una sede così grande, ma allo stesso tempo così problematica, la CoCa ha deciso di affrontare tutte le questioni, anche quelle economiche, in modo comunitario. Per questo sono state create la pattuglia economato e la figura del tesoriere, che a nome del gruppo curi tutti i movimenti di denaro.
Per gestire in maniera trasparente entrate e uscite, il gruppo ha aperto un conto corrente con Banca Etica, fondata anche dall’Agesci e che finanzia associazioni di volontariato in Italia e all’estero.
Questa nuova gestione ci ha permesso, per la prima volta dopo diversi anni, di sanare tutti i debiti riconosciuti.
Ora, consentitecelo, diamo i numeri: l’affitto annuo che il Comune ci chiede è di 12.000€, a cui si sommano le spese ordinarie per le utenze (luce, gas, acqua). Secondo l’accordo, tutte le spese per la manutenzione strutturale della sede vengono sottratte dal canone.
La parte di quota associativa non riservata al censimento, la bellezza di 31.900€, non serve però solo a pagare la sede, ma viene anche destinata ad altro, come volantini, materiale per il gruppo, il fondo di solidarietà (un fondo speciale per chi non riesce a pagare la quota) e anche il giornalino che hai tra le mani.
Tuttavia la quota associativa rappresenta solo una parte delle entrate: circa 6.000€ derivano dagli autofinanziamenti di gruppo, ovvero le cene, mentre altri 3.500€ provengono dai calendari.
Tutti i movimenti vengono tracciati con ricevute e scontrini, e questo permette di tenere un bilancio preciso e aggiornato, reso periodicamente pubblico.
Il nostro capogruppo ci ha poi illustrato quali sono i progetti per il futuro, che sono incentrati sulla messa a norma delle strutture. Spetta infatti a noi far sì che la sede diventi sempre più sicura e vivibile.
Per fare qualche esempio, sono in cantiere la sostituzione delle maniglie delle porte con il tipo antipanico e la derattizzazione.
Probabilmente ti sarà spesso capitato, varcando il cancello di ingresso, di domandarti che cosa sia l’edificio alla tua destra e perche sia inutilizzato.
Ebbene: antico ufficio postale, è stato poi destinato a sede di un’associazione subacquea. Ad oggi è abbandonato, ma con l’appoggio dell’Amministrazione comunale si sta pensando di creare al suo interno un museo dello scautismo bustocco, oltre che uno spazio per ospitare altri gruppi e associazioni che vengono a Busto.
Restando in tema di strutture, la “Casa del Castoro” è ora chiusa perché diventata inagibile. Il Comune di Busto Arsizio è intenzionato a demolirla, tuttavia è vincolata dal Ministero per i beni culturali.
La CoCa è poi intenzionata a ripristinare la struttura del bivacco, riportandolo alla sua funzione originaria di punto di incontro per i genitori.
Dall’incontro abbiamo compreso che la comunità capi ha deciso di intraprendere un percorso maggiormente legalitario e di seguire più strettamente il Patto associativo e le regole dell’Agesci.
Questo però richiede responsabilità da parte di tutti e partecipazione. Noi speriamo che il nostro articolo, seppur in minima parte, possa portare a ciò un contributo utile, informandoti e rendendoti partecipe delle scelte che ti riguardano.

Gazzella loquace, Moscardino sagace, Dromedario esilarante

Gita sul ponte tibetano nel cuore della magnifica Turbigo Beach

Il weekend tra il 4 e il 5 marzo noi, Reparto Pegaso, abbiamo partecipato ad un’attività particolare, organizzata dai nostri capi squadriglia femminili. L’attività consisteva nel far partecipare alla giornata della domenica un/a nostro/a amico/a che si trova al di fuori dell’ambito scoutistico.
All’arrivo alla stazione nord verso le 8.00 di mattina abbiamo fatto conoscenza, attraverso un giro di nomi, con i nuovi arrivati e ci siamo diretti verso le ferrovie per prendere il treno per arrivare a Turbigo. Arrivati sul posto ci hanno divisi in 6 squadre, ognuna delle quali era formata da membri del reparto e amici.
Dopo aver giocato a stella (gioco tipico del reparto) per alcuni minuti ci siamo recati a messa. Usciti dalla messa ci siamo incamminati per raggiungere il ponte tibetano e lì abbiamo gustato il nostro pranzo accompagnati dalle risate e dai discorsi dei nostri nuovi compagni di avventura. Dopo la siesta, che è durata circa un’ora, abbiamo iniziato il gioco nel quale le cinque squadre dovevano ruotare diverse tappe e superare le prove che venivano loro proposte.
Una volta completate tutte le prove ci siamo diretti alla stazione per prendere il treno che ci avrebbe riportati a casa. Dopo la chiusura ci siamo salutati con gioia e con la speranza di rivederci.

È stata un’esperienza davvero memorabile, sicuramente da riproporre, non solo per coloro che partecipano alla vita scout intensivamente e costantemente ma anche per coloro che hanno vissuto per la prima volta questa bellissima avventura.

Farfalla visionaria
Tigre meticolosa