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Pomeriggio in Croce rossa

Sono scout da sei anni e ho fatto tante belle esperienze, ma devo dire che i miei capi del branco Tikonderoga sono davvero un pozzo di belle idee con mille risorse. Infatti domenica 8 febbraio io e il mio branco siamo andati in Croce Rossa a Busto Arsizio per passare un pomeriggio particolare, fuori dall’ordinario.

Ci ha accolto un gruppo di persone che dedicano un po’ del loro tempo a questa attività. La signora Nicoletta, una di queste, all’inizio ci ha fatto vedere due filmati, che poi ci ha spiegato e abbiamo commentato insieme. Vedendo questi video abbiamo imparato cose molto utili, per esempio come si fa a chiamare l’ambulanza in caso di emergenza. Ricordate: il numero da chiamare è il 112!
In seguito abbiamo anche imparato come si fa una fasciatura e come si curano le scottature… Qualche piccolo incidente domestico, purtroppo, alle volte, può capitare…
Infine i volontari hanno simulato un incidente e ci hanno messo subito alla prova: i soccorritori questa volta dovevamo essere noi! C’era chi si era sbucciato un ginocchio, qualcuno a cui erano uscite delle ossa, e altre brutte cose!
Alla fine dell’attività hanno consegnato a ciascuno di noi l’attestato di partecipazione. Non posso cucirlo sulla camicia dell’uniforme, ma lo tengo bene in vista nella mia cameretta!

Trascorrere il pomeriggio in questo modo è stato molto interessante e allo stesso tempo molto divertente. Ed è stato bello conoscere altre persone che trascorrono un po’ del loro tempo libero al servizio degli altri.
“Tutto con il gioco, niente per gioco”: questa domenica abbiamo proprio messo in pratica l’insegnamento di Baden-Powell.

Margherita, tigrotta riflessiva

Il campetto C.d.A.

Ciao, mi chiamo Federico e faccio parte del branco Tikonderoga. Frequento il branco da ormai quattro anni e quest’anno mi è capitata un’esperienza bellissima: essere C.d.A.
Essere C.d.A. vuol dire aiutare i più piccoli ed insegnare loro le regole (anche se mi viene ancora difficile, e per questo il mio nome totem è Cinghiale agitato).

Per iniziare una nuova avventura con tutti i C.d.A. – Tikonderoga e quello delle coccinelle – ci siamo trovati tutti alla stazione Nord (tutti molto stanchi per la levataccia: sul treno molti hanno proseguito il sonno, altri sono rimasti svegli). Arrivati a Milano abbiamo cercato il nostro treno; viaggio noiosissimo ma, una volta arrivati, vista spettacolare: «Finalmente il mare!».
Abbiamo pranzato in spiaggia, poi ci siamo messi in viaggio verso il rifugio; è stato faticossissimo ma per me ne è valsa la pena: in cima vi era un monastero e lì ci aspettavano tre giorni pieni di emozioni.

Questo campetto mi ha insegnato a convivere con altri anche se non sono dello stesso branco.

Federico Terrile

Un pernotto molto divertente

Sabato 15 Novembre noi Lupi della brughiera ci siamo ritrovati in stazione a Busto Arsizio per andare a Dormelletto per una nuova avventura. Quando siamo arrivati in stazione a Dormelletto ci siamo fermati per venti minuti sotto la stazione, poi abbiamo incominciato ad incamminarci verso la nostra meta che era la casa scout di Dormelletto. Quando siamo arrivati eravamo bagnati fradici perché abbiamo camminato per trenta minuti sotto la pioggia.

Quando siamo entrati nella casa scout abbiamo incominciato a preparare i nostri sacchi a pelo sui nostri letti che ci avevano fatto scegliere. Dopo ci hanno fatto tirare fuori le nostre tazze per farci bere un the buonissimo. Poi ci hanno dato un foglio a forma di regalo dove dovevamo scrivere cosa ci piacerebbe fare. Io ho scritto “cucinare”, i miei capi mi hanno mandato in cucina perché in settimana mi avevano detto che al pernotto di Dormelletto avrei preparato la cena. Per cena avevo preparato la pasta con la salsiccia. Tutto il branco l’ha apprezzata. Dopo mangiato abbiamo fatto un programma chiamato “Lupi’s got talent” dove abbiamo fatto un sacco di giochi; alla fine del programma i capi ci hanno messo a letto perché era troppo tardi.

La mattina, dopo la colazione siamo andati a Messa nel santuario di Dormelletto. Appena tornati abbiamo incominciato a giocare tra di noi; successivamente sono andato in cucina a cucinare. Questo pernotto per me è indimenticabile.

Alessandro Branda

Si impara (facendo) da piccoli ad essere grandi

Ciao cari amici! Come va? (Non è una domanda di circostanza, m’interessa davvero! Quindi ditemelo pure se volete o, se non sono lì, ditelo alla persona più vicina: sono sicuro che non dimenticherà di riferirmelo!)

Vi scrivo per raccontarvi che domenica 10 maggio mi è capitato di passare per la città di ChiNonSo dove si stava svolgendo l’incontro di Primavera dei nostri fratellini e sorelline delle dighe.
Mi viene da raccontarvi la scena perché non era proprio da tutti i giorni, anzi direi che di questi tempi è una cosa quantomai rara!
In pratica gli abitanti di ChiNonSo hanno mostrato ai piccoli avventurosi i segreti di vari mestieri, dallo spazzino all’infermiere, dal cuoco al contadino, in modo che tutti potessero dare una mano alla bella quanto maltrattata città. Si, perché essendo posta in cima ad un fiore ChiNonSo è continuamente esposta alle disattenzioni della gente che reputa quel fiore… soltanto un fiore! (Ma come si può dire “Soltanto un fiore!”? Cielo! Cosa stanno scrivendo le mie mani?)
Fatto sta che, divisi in capanne, i castori hanno lavorato, imparato e collaborato e… beh, non bazzico spesso dalla parti di ChiNonSo ma vi posso dire che dopo era molto meglio di come la ricordassi (e di come l’avevo trovata la mattina). Certo non dovremmo stupirci: dopotutto è facile quando tutti collaborano e lavorano per il bene comune!

Ma la cosa che continua ad affascinare un fratellone come me è il pensare che nessuno ha voluto nulla in cambio: carichi di entusiasmo tutti hanno reso il posto in cui erano migliore, mettendoci del proprio, ma soprattutto imparando attentamente, non guardando da seduti ma “muovendo le mani” (e sporcandosele anche!).

Entusiasmo e attenzione: due qualità fondamentali per riuscire in un mestiere, in uno scopo e nello stare insieme, ma aggiungerei anche la gratuità, non intesa come “fare le cose gratis” ma farle innanzitutto perché è giusto e attraverso il lavoro si fa del bene.
Non scordate mai: quando l’entusiasmo manca e l’attenzione cala, pensate al bene che fate con il vostro lavoro!

Enrico Gussoni

Diversi insieme


Alla parola Impresa un misto di terrore e angoscia si dipinse sui nostri volti: «Ma come, non si erano concluse in Reparto?” Questa era la domanda che tutti ci ponevamo, dopo che i capi ci comunicarono l’imminente scelta che avremmo dovuto compiere, per trovare il progetto da portare avanti quest’anno.

Ebbene sì, anche il Noviziato segue il solito format:

  1. selezione di un ambito in cui operare (nel nostro caso, molto combattuta, maschi vs femmine: una faida/diatriba ricorrente);
  2. stesura del progetto;
  3. realizzazione del piano (loading…);
  4. verifica.

La decisione finale, che evidenzia la vittoria schiacciante della fazione femminile, è stata di dedicarci principalmente al volontariato; il primo passo del programma che ci siamo proposti, è stato indagare il fenomeno dell’immigrazione, analizzandone i luoghi comuni e cercando di sfatarli.
La domanda era: «Quanto ne sappiamo sugli immigrati? Ma sono proprio come noi?»

Per risolvere questo quesito, siamo andati a documentarci e abbiamo scoperto che il 90% dei pregiudizi sugli stranieri è infondato. Appurata la nostra ignoranza in merito e desiderando testare quella altrui, armati di questionari, ci siamo riversati nelle piazze di Busto e del circondario e abbiamo intervistato quanta più gente possibile, arrivando a raccogliere 200 pareri differenti. Dopo aver riportato i risultati in grafici abbiamo costatato quanto effettivamente si conosca poco il problema dell’immigrazione e quanto ci si affidi, come sempre del resto, a dei luoghi comuni (queste conclusioni, a breve, saranno affisse nella cappella che ci siamo proposti di realizzare, vi consigliamo di andare a darci un’occhiata: potreste rimanere sorpresi da ciò che abbiamo scoperto).

Successivamente, per non limitarci al mero apprendimento di freddi dati, abbiamo deciso di contattare quante più associazioni possibile, dal momento che il nostre interesse era (ed è) soprattutto rivolto agli immigrati in quanto persone. Desideravamo conoscere le loro storie, le loro esperienze di vita, dove erano nati, perché erano fuggiti dalla terra natia, quale viaggio lungo e tortuoso che li aveva portati in Italia, come era erano stati accolti, in che modo insomma erano giunti ad essere le persone di oggi. Con questo obiettivo, qualche settimana fa ci siamo recati a Saronno, dove abbiamo avuto il piacere di ascoltare la testimonianza del fondatore del primo gruppo per scout musulmani della zona. Non soddisfatti, prossimamente ci recheremo a Milano per scoprire altre realtà e cercare di dare il nostro contributo, seppur minimo. È stato bello scoprire realtà differenti ma parallele alla nostra; in fondo la diversità, per quanto ci si possa scherzare sopra, mostra tutta la bellezza del mondo.

Elena e Chiara

Un issa da paura


Come tutti sanno al B.-P. day, se il Gruppo si sposta dalla sede, uno dei tre reparti deve costruire l’issa e quest’anno è toccato a noi del reparto Orione.

La mattina del 21 febbraio, con una pioggia ancora nella norma, noi capi squadriglia (in verità solo io, Alessia e Marco) ci siamo trovati, insieme ai capi reparto, in sede per provare a montare il progetto dell’issa e per vedere se era fattibile.
Andrea ci ha spiegato come andava costruita, quanti pali ci servivano e di quale misura.

La stranezza principale di quest’issa è che andava costruita nel verso giusto per poi ribaltarla. Come prima cosa abbiamo costruito tre treppiedi (che sono tre pali, in questo caso da tre metri, legati insieme con una legatura a fascia), poi li abbiamo aperti avvicinandoli tra di loro e li abbiamo congiunti con due pali da quattro metri ed uno da cinque. Poi abbiamo chiuso ogni lato di ogni tripiede con dei pali da un metro e mezzo ed abbiamo ribaltato il tutto. Preciso che mentre ribaltavamo l’issa, il mio carissimo ditino medio, è rimasto incastrato in mezzo a due pali e ha sofferto molto, ma è stato solo un incidente di percorso.
Quando abbiamo constatato che il nostro issa (non ancora ultimato) stava in piedi, l’abbiamo riportato nel verso giusto e abbiamo cominciato a smontare ciò che abbiamo costruito. Non chiedetemi come mai, perché è una cosa che non ho ancora capito in quattro anni di reparto, ci abbiamo messo uno svario di tempo a montare e solamente un quarto d’ora a smontare. Bah.

I nostri stomachini purtroppo già brontolavano, ma la prima cosa che dovevamo fare, vista l’ora, era quella di caricare il camion con tutto il materiale e trasferirci al parco di villa Durini a Gorla Minore, che è il posto dove si è tenuto quest’anno il B.-P- day.
Sul camion abbiamo caricato: pali, cordini, tavoli, teloni, assi, cartelloni e tutto quello che poteva servire a noi e alle altre unità per la domenica.
Nel mentre, giusto perché la pioggerellina non ci piaceva abbastanza, ha cominciato a piovere forte; ma a noi la pioggia non ci ferma e quindi ci siamo incamminati (sì, certo… Siamo saliti in macchina) e ci siamo diretti al parco.
Abbiamo parcheggiato ed Andrea non ha neanche finito di pronunciare: “Avete fa…” che io, Marco e Alessia avevamo già addentato i nostri panini e abbiamo sentito un bel “Graziee” dai nostri stomaci affamati.
Poi appena il camion ci ha raggiunti ci siamo muniti di mantelle, giubbotti, kway e tutto l’ambaradam per andare a scaricare.
A metà dell’opera di scarico ci ha raggiunti anche il resto del reparto il quale ha aiutato Andrea a costruire un riparo con un telone per i pali, per i nostri zaini e per il resto del materiale.

Verso le due e mezza abbiamo cominciato a costruire. Alcuni si occupavano dell’issa ed altri della scaletta per poter salire il giorno dopo. Come alla mattina abbiamo cominciato dai treppiedi, poi i pali da quattro, quello da cinque e quelli da uno e mezzo, abbiamo ribaltato il tutto e abbiamo completato aggiungendo i pali da quattro in verticale per le bandiere, le assi in cima per raggiungere le bandiere da issare il giorno seguente e montando la scaletta nella parte davanti. Finalmente dopo quattro ore di duro lavoro sopportando il freddo e la pioggia, la nostra costruzione era giunta al termine e siamo potuti tornare a casa per riscaldarci e ricaricarci di energia per il giorno seguente. Credo anche che tutti abbiano pregato il Signore per far sì che il giorno dopo ci fosse un po’ di sole.

Alle 8.15 del giorno successivo la mia sveglia è suonata, sono scesa dal letto e la prima cosa he ho fatto, prima ancora di fare colazione, è stata quella di guardare fuori dalla finestra e purtroppo ho avuto una spiacevole sorpresa: non pioveva ma il cielo era grigio, quindi niente sole. Dopo questa notizia mi sono vestita, ho preparato il mio zaino e sono uscita di casa. Arrivata al parco ho salutato tutti e ho dato una mano ai capi nel rifinire l’issa. Voi non capite la soddisfazione: il giorno prima l’issa non mi sembrava così bello, ma domenica mi sono accorta che era l’issa più bello che avessi mai visto. E se ne sono accorti anche gli altri. Quindi eravamo tutti al settimo cielo perché i nostri sforzi del giorno precedente erano stati ripagati.

Successivamente ci siamo messi tutti in quadrato e abbiamo inaugurato l’ennesimo B.-P. day con gli urli di squadriglia/sestiglia, di Unità e con l’issa.
Poi al centro del quadrato è entrato, cogliendo di sorpresa tutti, proprio B.-P.! Ci ha spiegato che noi cadetti dovevamo sconfiggere i boeri e ci siamo divisi in pattuglie per cominciare. Una volta divisi, abbiamo fato una ban, dopo di che siamo partiti per sconfiggere i nostri nemici. Fatto questo percorso a tappe nel quale bisognava superare certe prove, siamo ritornati tutti al parco e abbiamo mangiato. Non indovinerete mai cosa è successo mentre camminavamo in giro per il paese. È spuntato il sole! E questo ha messo doppiamente l’allegria a tutti.
Poi verso le tre e mezza c’è stata la Messa e poi siamo ritornati al parco per l’ultima volta per concludere la nostra giornata con l’ammaina e con un grosso voga.

Ovviamente noi ci siamo fermati per smontare la nostra costruzione e per ricaricare il camion. È stato un B.-P. day fantastico perché per sconfiggere i boeri abbiamo dovuto collaborare anche con i più piccini e ha permesso a noi un po’ più grandicelli di scherzare e di conoscerci ancora di più. Spero che ce ne siano tanti altri di B.-P. day così.
Tigre energica

Pernottamento al Mottarone


Dal Libro d’oro del reparto Phoenix, 7-8 febbraio 2015

Per affrontare questo pernotto, che aveva tutte le caratteristiche per essere eccitante, ci siamo trovati in stazione FS a Busto Arsizio alle ore 15.50 stracarichi con i nostri zaini, l’attrezzatura per la giornata di domenica da passare sulla neve, compreso il mio ingombrantissimo bob.

Arrivati alla stazione di Stresa dopo un viaggio di circa 40/50 minuti, abbiamo iniziato a camminare con meta la chiesa per assistere alla Santa Messa. Successivamente abbiamo acceso i nostri motori e siamo partiti per una camminata abbastanza lunga e faticosa, faticosa perché affrontando molte salite abbiamo bruciato tutta la benzina (dicasi calorie) che avevamo accumulato durante la giornata. Arrivati al collegio che avrebbe dovuto ospitarci per la notte eravamo desiderosi di mettere qualcosa sotto i denti, che poi abbiamo affondato con avidità nei nostri succulenti panini.

Dopo esserci saziati, ci siamo meritati una siesta di circa dieci minuti prima di affrontare il penultimo gioco della giornata. I capi alzavano all’unisono delle immagini e noi dovevamo comunicargli cosa ci veniva in mente inerente all’immagine scelta. L’ultimo gioco consisteva nell’organizzarsi in squadriglie e trovare i capi che interpretavano la parte del pensatore, del lebbroso, ecc… Finiti i giochi ci siamo preparati e accomodati nei nostri sacchi a pelo in vista della sveglia che doveva avvenire molto presto.

La sveglia é “suonata” alle 7.00, ci siamo preparati velocemente, fatto colazione e preso il pullman che ci avrebbe condotto in cima al Mottarone. Durante il viaggio abbiamo riso, scherzato e conversato, almeno fino a che io sono caduto in letargo come un orso, assai breve per dirla tutta, visto che é durata solo 40/45 minuti. Arrivati sulla vetta dopo circa 90 minuti di salita, eravamo rintontiti (per quelli dormienti) ma felici sapendo la giornata che ci aspettava. Atteso che i capi trovassero un posto dove potevamo fare le nostre attività, siamo scesi nella neve profondissima e ci siamo messi a fare gli igloo che dovevano servire come basi per un gioco. Il gioco consisteva nell’assediare gli altri igloo come i cavalieri assediavano le antiche fortezze. Finito il gioco ci siamo buttati sui panini rimasti per pranzare; poi abbiamo iniziato la seconda, e secondo me più divertente, parte della giornata: la discesa con i bob. Peccato che, dato che dopo la discesa c’era la risalita con il bob a traino, è rimasto poco tempo prima dell’arrivo del pullman.
Durante il ritorno io, ma credo che valesse per tutti noi, mi sono goduto il relax e il riposo tanto atteso e guadagnato.

Le sorprese però non erano finite, infatti arrivati alla stazione abbiamo saputo che il treno che avremmo dovuto prendere era stato soppresso; pazientemente, come credo anche i nostri genitori che ci attendevano alla stazione di Busto, abbiamo aspettato e preso il treno successivo.

Concludo dicendo che nonostante la fatica, la stanchezza, fame e chi più ne ha ne metta… è stato un pernotto davvero entusiasmante!

Francesco Natale (sq. Cavalli)

Una domenica storica al PAM


Ciao, mi chiamo Letizia e sono una coccinella del cerchio Arcobaleno. Sono negli scout da quasi quattro anni, mi diverto un sacco e imparo nuove cose.

Ad esempio durante un’attività abbiamo ricreato la Battaglia di Legnano.
Tranquilli, non ci siamo fatti male! Ci siamo solo rincorsi, ci siamo tirati addosso bombe di carta e abbiamo costruito aeroplanini per gli attacchi aerei… anche se non riuscivamo a farli volare molto bene.
Eravamo al Parco Alto Milanese ed è stato emozionante scoprire che proprio sotto ai nostri piedi e nei paesi vicino a noi c’era così tanta storia.
Infatti la battaglia è stata combattuta proprio nei territori tra Busto e Legnano e la notte prima dell’attacco le truppe erano a Cairate… proprio dove vive un’altra cocci!
In più siamo stati fortunati perché abbiamo ricreato la battaglia nel giardino di un consorzio agricolo dove c’era una mega catapulta alta almeno 3 metri che è stata usata anche per un film, una catapulta più piccola con cui lanciare le nostre scarpe e dei mega sacchi per il tiro con l’arco.

Questa attività mi ha fatto pensare ad una cosa: forse io non passerò alla storia, ma nel mio piccolo mi piace fare qualcosa di utile: per esempio, se vedo un amico giù di morale, lo aiuto e gli dico di non arrendersi.
Ecco, secondo me se tutti facessimo un piccolo gesto, magari il mondo un pochino potrebbe cambiare!

Letizia

In Route Nazionale

Traguardi

In Route Nazionale

Ricordo molto bene la mia prima giornata agli scout: era nel reparto Orione. Ho vissuto cinque anni in reparto e ho trascorso dei felicissimi momenti da ricordare con gioia, per sempre. Ricordo in particolare un campo di Pasqua, il titolo era “Alla ricerca del tesoro”; quante bans e quanti giochi! Ad un campo estivo ho anche vinto la gara di canto.
In noviziato ho passato dei momenti indimenticabili; abbiamo anche fatto un autofinanziamento (vendita di patatine fritte) per inviare dei soldi in Emilia Romagna, colpita dal terremoto.
In clan ho passato dei bellissimi momenti; da ricordare la Route Nazionale a San Rossore, dove ci siamo radunati per dimostrare che siamo protagonisti del nostro tempo. Quanta allegria ha scatenato la canzone “È giunta l’ora è giunto il momento…”.
In clan prepariamo dei pacchi alimentari insieme all’associazione “La luna” che li distribuisce alle persone bisognose.
Quando il nostro capo reparto Vittorio è passato in clan ci ha lasciato un biglietto che diceva di andare avanti per la propria strada… Ora ho capito. Cercherò di impegnarmi per raggiungere traguardi che oltre a farmi onore dimostreranno la mia disponibilità verso il prossimo.

Chiara Piantanida (Granchio coccoloso)

Reparto Orione al campo invernale 2014

Campo invernale 2014

Reparto Orione al campo invernale 2014

Quest’anno dal 27 al 30 dicembre noi del reparto Orione ci siamo recati a Bani, piccolo borgo incastonato nelle Alpi bergamasche per il nostro campo invernale. Per me era la prima esperienza di campo invernale e non so da dove cominciare a raccontare questa fantastica avventura. Probabilmente però il momento più emozionante è stato quello della promessa: era una notte gelida ma il cielo era pieno di stelle. Ci allontanammo un po’ dal paese e ci addentrammo nel bosco attraverso un sentiero impervio. Al momento di pronunciare la mia Promessa ebbi un vuoto di memoria per l’emozione, ma poi mi ripresi e la recitai con sicurezza.

Una grande gioia ho provato quando i capi hanno annunciato che la mia squadriglia, gli Squali, aveva vinto il campo e ciò significava che tutto l’impegno che avevamo messo per vincere quel campo non era stato sprecato e poi avevamo rispettato anche la promessa che avevamo fatto all’inizio del campo all’interno della mia squadriglia, o primi o ultimi. Il tema del campo era (rullo di tamburi) “Le cinque leggende” e i giochi, pur nella diversità, erano basati su questo tema. Nel campo però non si gioca e basta… Si mangia! E un ringraziamento particolare va al nostro fantastico cuoco Flavio che ci ha viziato con i suoi squisiti piatti. Al di là dei giochi e del cibo, questo campo mi è piaciuto per le sue sieste da passare insieme ai miei amici a suonare la chitarra e a parlare. Quando sono tornato mi sono reso conto di essermi integrato perfettamente all’interno del reparto e della mia squadriglia. E concludo:

Nell’universo
una costellazione
oltre la notte
illumina sempre
il nostro cammino.
Orione!
Orione!
Orione!

Riccardo Filippi