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Vendita calendari… con sorpresa

Ciao, sono Arianna, una cda del cerchio Arcobaleno.
Noi coccinelle siamo un gruppo competente e organizzato grazie ai nostri capi.
Ci diamo da fare per ricavare qualcosa.
Ci sentiamo onorate di essere riuscite a vendere il calendario anche al sindaco che alla fine ha fatto anche una foto con tutte noi!

Arianna Arias

Il cerchio con il sindaco

Ciao a tutti i lettori di “TUTTOSCOUT” sono Marta, una CDA del Cerchio Arcobaleno.
Dovete sapere che abbiamo venduto un calendario al sindaco di Busto Arsizio
Io non sono una fanatica della vendita dei calendari (preferisco i week end di giochi) ma quella domenica era stata programmata così. Quel giorno c’era la festa degli alpini, conseguenza molti potenziali acquirenti per i calendari, ma nonostante tutto non sono riuscita a venderne nemmeno mezzo… senza speranze!.
Chiedevo e richiedevo, ma tutti i tentativi sono falliti. (sarà che la venditrice non è un mestiere che fa per me!)
Poi sento la chiamata e…: “cocci, venite a fare una foto: il sindaco ha comprato un calendario!”.
Tutto il cerchio come una mandria che correva verso il sindaco di Busto Arsizio.
Cheese! Ed eccoci qui, sul tuttoscout, con i nostri bei cappellini.
Quindi, soprattutto cocci, ma anche lupi e castorini, non scoraggiatevi se non riuscite a vendere calendari: magari ci sarà un’altra opportunità.
Buon volo a tutte le coccinelle e buona strada al bustotre!
Marta Ruggeri

Costruire ponti

Per chi si fosse perso la puntata precedente eccone un breve riassunto: il Noviziato, quest’anno, ha deciso di impostare la sua impresa sulla propria e altrui sensibilizzazione al tema dell’immigrazione che, in questo periodo, è quanto mai vicino alla nostra realtà. Nella prima fase del nostro progetto abbiamo “studiato” il fenomeno, testato la nostra ignoranza in merito e anche quella delle persone che ci circondano, toccato con mano la realtà dei migranti: li abbiamo incontrati, conosciuti e capiti. I limiti della lingua non li hanno fermati, hanno raccontato con coraggio la loro storia: la difficoltà del viaggio, il dolore nell’allontanarsi da casa, ma anche la speranza che fosse in serbo per loro un futuro migliore. Perché, penso di parlare a nome di tutto il noviziato, è questo che più di ogni cosa ci ha colpiti: la voglia di riscatto e la gratitudine verso il Paese che li ha accolti. Accoglienza è stata la parola chiave che ha dato una nuova direzione al nostro progetto: volevamo portare al Gruppo una testimonianza della nostra esperienza per far riflettere sul tema e dare, purtroppo solo idealmente, una casa a queste persone. Insomma, fare qualcosa di concreto.

L’occasione ci fu data quando abbiamo appreso che ora il Gruppo aveva bisogno di una nuova cappelletta, dal momento che quella realizzata in precedenza era stata smantellata. Carichi di buoni propositi e idee niente male ci siamo divisi i compiti e abbiamo cominciato i lavori. Come ogni impresa che si rispetti ci sono stati diversi imprevisti e contrattempi, l’entusiasmo è venuto meno, ma è proprio in quei momenti che è stato necessario stringere i denti e portare a termine i nostri progetti. E così abbiamo fatto. All’alba del 20 settembre i lavori si sono conclusi. Il risultato è, obiettivamente, ottimo.

L’ambiente ha un messaggio chiaro: rappresenta il viaggio per mare che ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini affrontano sfidando la sorte, le orme sulla sabbia portano alla croce; la sofferenza che il viaggio comporta è accomunata alla passione di Cristo. Cercavamo una frase che potesse chiarire a tutti il messaggio della cappelletta e Papa Francesco ci è venuto in aiuto. Si era, infatti, appena tenuta l’udienza degli scout in piazza dal papa. Il messaggio che ha lanciato a milioni di scout era di unione, fratellanza, accoglienza. «Fare ponti, fare ponti, in una società dove c’è l’abitudine di fare muri.» L’augurio che ci facciamo è che chiunque possa entrarci per raccogliersi, rilassarsi, pregare e riflettere.

Ogni giorno siamo bombardati da servizi dei tg, testate giornalistiche che riportano cifre esorbitanti ma non ci soffermiamo sul valore umano di quei numeri, forse perché è più comodo fermarsi a questi, evitare che la nostra tranquillità venga perturbata anche solo dal pensiero della sofferenza che vi sta dietro, delle tragedie che si consumano ogni giorno. Chiudiamo semplicemente gli occhi. Noi con questa impresa abbiamo provato ad aprirli: speriamo che chiunque entri nella cappelletta provi a fare altrettanto.

Elena Banda

Operatori ecologici

Reparto Orione alla festa di apertura

Ci siamo accorti di quanto Busto Arsizio faccia schifo.
Domenica 14 dicembre ci siamo seduti in cerchio e magicamente sono arrivati due personaggi un po’ stranucci.
Erano due hippie. Che cosa sono gli hippie? Semplicemente persone carucce che vanno in giro vestite con pantaloni, magliette con fiori e cercano di portare la pace nel mondo.
Questi due personaggi, dopo aver trasmesso un po’ di spirito hippie anche a noi ci hanno fatto vedere delle foto sconvolgenti: mari inquinati, superfici di acque coperte da pesci morti, petrolio nel mare, un gabbiano che, per colpa del petrolio, da bianco si è sporcato di nero, discariche piene e montagne di immondizia.
La prima parola che mi è balzata alla mente è stata schifo.
Che schifo fanno gli uomini? La Terra ci è stata data perfetta e noi la distruggiamo. Un po’ come il nostro corpo. Il nostro corpo è una macchina perfetta, ogni cosa al suo interno funziona perfettamente, eppure a noi viene in mente di rovinarci i polmoni con le sigarette, il fegato con l’alcool e il sistema nervoso con la droga. Siamo proprio furbi, eh?
Va beh, torniamo a noi.
Vi starete chiedendo il perché del titolo dell’articolo. O forse avete cominciato a leggere quest’articolo senza nemmeno leggerlo.

Il reparto Orione domenica è diventato un vero e proprio operatore ecologico!
I nostri due amici hippie hanno consegnato ad ogni squadriglia una cartina per raggiungere un luogo (il parco Alto Milanese), un articolo di giornale su cui riflettere nel cammino e due sacchetti: uno giallo ed uno viola.
Poi hanno lanciato una sfida. Ogni squadriglia nel tragitto, oltre a riflettere sull’articolo, doveva anche raccogliere più sporcizia possibile e mettere la plastica nel sacchetto giallo e tutto il resto (tranne il vetro) nel sacchetto viola. Il tempo di fine della sfida erano le 11.30 al PAM.

L’operazione ecologica della mia squadriglia, le Cobra, è iniziata con il leggere l’articolo di giornale prima di uscire dal cancello del macello. Esso descriveva la discarica più inquinata del globo.
Questa discarica si trova a Dandora che è a pochi chilometri di distanza da Nairobi, in Kenya, ed è il punto di raccolta dei rifiuti della metropoli.
Ogni giorno centinaia di camion riversano tonnellate di materiali indifferenziati che si accumulano, formando montagne di immondizia. Accanto alla discarica sono sorte molte baraccopoli (chiamate slum) in cui circa 500 mila persone vivono in condizioni drammatiche a causa della malnutrizione, dell’acqua inquinata e della mancanza di servizi igienico-sanitari, mentre nel sangue di adulti e bambini si accumulano piombo ed altri metalli pesanti.
Questi sono tutti fattori che producono centinaia di morti e contribuiscono al diffondersi di gravi malattie, come l’AIDS.
L’emergenza viene segnalata da anni dalle ONG e dai missionari che operano nel paese africano, ma con scarsi risultati. Il governo keniota non ha ancora intrapreso la bonifica di Dandora e i progetti attuati a livello mondiale non hanno portato a cambiamenti significativi, nonostante numerosi reportage abbiano documentato la gravità della situazione.

Dopo aver letto l’articolo abbiamo cominciato a raccogliere pattuma partendo dalla sede.
Voi non avete idea dello schifo che c’è appena usciti dal cancello. Abbiamo cominciato la “Caccia alla pattuma” partendo dall’aiuola che c’è appena si svolta nella via del macello. All’interno della siepe c’era di tutto: pacchetti di sigarette, sacchetti, bottiglie di plastica e di vetro, cartacce di vario tipo, lattine…
Non ci avevamo mai fatto caso, passando in macchina, a cosa ci potesse essere dentro quella siepe.
Abbiamo proseguito la nostra ricerca e ci siamo avventurate sul viale Magenta. C’erano carte ovunque. Ogni metro ti dovevi fermare a recuperare cartacce. Io ero da un lato della strada insieme a due mie squadrigliere (Chiara ed Eleonora) e la prima cosa che mi torna in mente pensando a questa giornata è la frase di Chiara: “Ma quanto fa schifo questo viale, ed in generale qualunque strada. La verità è che noi siamo degli incivili.”
Questa frase mi ha fatto riflettere molto e ho pensato che era proprio vero quello che mi aveva appena detto!
Proseguendo abbiamo incontrato diverse persone che ci hanno detto più o meno le stesse cose. Una vecchietta appena ci ha viste ci ha fatto i complimenti perché stavamo rendendo il posto più bello di come l’avevamo trovato. Un altro signore ci ha detto che non dovevamo essere solo noi a fare questa cosa, avevamo bisogno di tante persone ogni domenica per ripulire la nostra città. Un bambino a passeggio con i suoi genitori ci ha guardato con occhi pieni di stupore e, poco più avanti, ha detto a sua madre: “Mamma da grande farò lo scout!”. L’ultima signora che abbiamo incontrato è stata nel piazzale della chiesa di S. Croce che ci ha detto: “Eh ragazze, se tutti imparassero un po’ di educazione!”.

Le sensazioni che ho provato durante il tragitto sono state due: la prima è stata la gioia nel vedere lo stupore di quel bambino, e la seconda è stata la rabbia perché nessuno ha mai pensato di mettersi come noi a pulire le strade.
Quando finalmente siamo arrivate al PAM, abbiamo fatto legna per accendere i fuochi per la trapper e, nel mentre, i capi hanno valutato quale squadriglia aveva recuperato più sporcizia (noi siamo state quelle più brave) e hanno dato dei “punti fungo” in base alla quantità di schifo recuperato.
Subito dopo c’è stato un “congresso” con tutti i rappresentanti di diversi Paesi (le squadriglie) che esponevano i problemi che il loro stato aveva.
Ogni squadriglia, che aveva tutti i problemi che avevano le altre, doveva cercare di acquistare, attraverso un’asta, più soluzioni possibili ai problemi. Noi siamo riuscite ad acquistare più soluzioni rispetto agli altri e abbiamo vinto.
Poi ci siamo messi a cucinare e abbiamo mangiato.
Nel tornare in sede mi sono accorta di quanto faccia doppiamente schifo la gente della nostra città. Abbiamo ripercorso le strade dell’andata e vi posso giurare che la situazione era uguale a prima che noi pulissimo. Ritornati in sede ci siamo salutati, pronti per la partenza del campo invernale.

Quello che volevo dirvi con questo articolo era che se tutti ci impegnassimo nel buttare nei cestini ciò che dobbiamo buttare, non ci sarebbe così tanto schifo per terra. Ognuno nel suo singolo può fare la differenza. Sembrerà una cavolata, ma se almeno uno di voi che sta leggendo smettesse di buttare le carte per terra la nostra città (o qualsiasi altro posto) sarebbe più bella.
E magari, qualche volta (anche non in veste scout o magari con la vostra unità) prendete un paio di guanti, rimboccatevi le maniche e lasciate la nostra città un po’ migliore di come l’avete sempre vista!

Chiara Valtolina (Tigre energica)

Fine settimana da Lupetti in Piazza San Giovanni

pratoneGli scout Agesci Busto 3 saranno in piazza sabato 6 e domenica 7 per proporre attività ricreative e creative a tutti i bambini che vorranno partecipare.

Le nostre attività in piazza proseguiranno anche nei weekend successivi e vedranno protagonisti i Castorini delle nostre tre Colonie, i Lupetti dei due Branchi e le nostre Coccinelle. Non mancheranno ovviamente gli Esploratori e le Guide dei nostri tre Reparti, già protagonisti di un’altra manifestazione in Piazza San Giovanni.

Quale migliore occasione per raccogliere informazioni e fare esperienza del “grande gioco dello scoutismo”.

Ringraziamo l’Amministrazione Comunale tutta di Busto Arsizio che anche quest’anno ci sostiene nel nostro impegno di essere testimoni sul territorio dei valori in cui l’AGESCI e il nostro Gruppo crede.

Leggi articolo da “Varesenews