La notte tra sabato 11 e domenica 12 agosto è successa una cosa che alcuni si potevano aspettare ma altri no, ed è proprio per loro che sto scrivendo questo articolo che racconterà di un fatto riguardante due reparti: l’unione tra i due reparti Pegaso e Orione che all’apparenza potrebbe per alcuni essere una cosa molto triste ma per altri (come i capi) molto positiva. Ma non perdiamoci in chiacchiere e incominciamo, dunque, era sera e ogni reparto stava facendo le proprie cerimonie conclusive come l’assegnazione della vittoria dell’ultimo campo ecc… erano circa le undici e mezza di sera e la cerimonia era alle cinque del mattino e quindi tutti erano indecisi su cosa fare in tutto quel tempo ma alla fine c’era chi stava davanti al fuoco a cantare, a far due chiacchiere o a riscaldarsi visto la temperatura invernale, c’era anche chi è andato in tenda a dormire per la stanchezza… c’erano tante cose che si potevano fare. Scoccate le cinque ci siamo messi tutti in camicia e diretti davanti alla tenda della cambusa ogni reparto con le varie squadriglie ha urlato il proprio urlo per l’ultima volta, abbiamo tutti quanti attraversato il passaggio di lumini creato dai capi: c’era chi piangeva disperato e chi invece era felice di conoscere nuove persone e arrivati nel cerchio più grosso rispetto agli altri ci siamo ritrovati a essere un reparto unico e gigante. È stata una cosa incredibile passare da una normalità di un reparto qualunque ad essere in un’altra molto più grossa e forse anche più bella… ma non si sa mai perché di solito l’apparenza inganna e nessuno vuole questo. Però mancano delle cose perché un reparto non si forma soltanto prendendo delle persone ma mancano ad esempio il nome, l’urlo… questo ancora non è ancora un reparto completo ma non vi svelerò né il nome né l’urlo. Si potrà scoprire alla festa di apertura con tutti i vari passaggi.
Quindi questo è il racconto dell’unione tra Reparto Pegaso e Reparto Orione.
Alessandro Branda,
squadriglia Albatros del Reparto Pegaso
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REPARTO Phoenix – Un campo da Ghostbusters!
Ciao a tutti, sono felice di riprendere a scrivere su questo meraviglioso giornalino.
Qua ci sono sempre un sacco di notizie interessanti e mi fa sempre piacere leggerle. Spero valga la stessa cosa per voi, visto che ora vi racconterò la storia di un reclutamento di ghostbusters.
Quell’afosa giornata estiva siamo partiti verso il luogo dove ci saremmo poi accampati, un isolato bosco con un prato che lasciava spazio alle nostre tende nella sperduta città di San Domenico di Varzo. Abbiamo dovuto trovare un posto adatto per montare la nostra futura dimora per quei giorni ed, essendo che il luogo era in pendenza, abbiamo deciso di sfruttare le nostre capacità costruttive per preparare una struttura di legno capace di sostenere il peso di quattro o più persone, una cosiddetta sopraelevata. Alla fine, tra alti e bassi, siamo riusciti nel nostro intento e la giornata è proseguita tranquillamente, fino a quando… UN FANTASMA?! ODDIO! E dietro di lui abbiamo visto un signore che lo inseguiva. Ma, non riuscendoci ha chiesto aiuto a noi. Se aveva fatto bene non lo abbiamo capito da subito, ma nel corso dei giorni ci siamo allenati, divertiti ed abbiamo imparato a conoscere i fantasmi per poi acchiapparli! E, ovviamente, dovevano essere reclutati nuovi ghostbusters quindi quale modo migliore del meraviglioso e talentuoso MISTER CAMPO? Perché, come si suol dire, una sfida al giorno toglie i fantasmi di torno. Quindi abbiamo passato oltre una settimana molto attiva perché, fra prove e giochi, ci siamo stancati abbastanza. Ma non sono mancate nemmeno le sieste, che ci sono state però date dai terribili temporali che spesso incombevano su di noi. Ma questi non erano affatto momenti morti, perché ci siamo rallegrati cantando, spesso a squarciagola, e mostrando al temporale che nulla può ostacolare il nostro sorriso. Tra canzoni e risate, alla fine la tempesta è quasi sempre passata via velocemente. In fin dei conti la gioia ha vinto sulla pioggia e dopo nove giorni di campo ci siamo ritrovati in sede per tornare a casa stanchi ma felici di aver vissuto una nuova avventura. Perché la vita, scout o meno, è così: cadere sette volte, e alzarsi otto. Non arrendetevi al primo errore, ma tentate mille volte di fare ciò che non riuscite per imparare da essi e migliorare. E ora, prima di andarmene, voglio parlarvi velocemente della nostra vita, per ricordarvi che non va sprecata nè rovinata perché, in fondo, è una cosa molto rara: la maggior parte della gente, infatti, esiste e basta, non dà importanza al mondo che c’è intorno e, purtroppo, ai giorni d’oggi questo succede a causa dei telefoni, dei tablet e dei vari aggeggi elettronici. Ammetto che anche a me piace giocare e navigare su internet ma spesso stando troppo davanti a uno schermo perdi la cognizione del tempo e questo ha le sue conseguenze. Quindi cercate di limitarvi, piuttosto prendete un pallone ed uscite fuori, andate al parco o comunque andate a giocare un po’ per davvero!
Un’ultima cosa prima di finire: vorrei dedicare due parole anche a Sonia e a Baraldi, un quarto anno ed una capa entrambi davvero speciali. Vorrei ringraziarvi di tutto, perché da quando sono entrata in reparto voi mi avete sempre ascoltata e aiutata nel bisogno. Mi avete sempre fatto sorridere e mi avete insegnato un miliardo di cose e, tra alti e bassi, abbiamo vissuto un miliardo di avventure che non dimenticherò mai. E voglio ricordarvi che non è la distanza a separare le persone, ma il silenzio, quindi spero che non perderemo mai il rapporto, ci tengo davvero a voi!
Adesso vi saluto, buona strada!
Canarino Stravagante
(Carmela Scida)
BRANCO Tikonderoga – Scautismo esperienza di vita
Sono stato scout. I ricordi volano alle serate intorno al fuoco, particolarmente emozionanti, alla fatica delle camminate con lo zaino pesante che portavano spesso vesciche ai piedi, alle litigate inevitabili, alle profonde amicizie emerse in un momento di crescita spirituale e fisica, al prendere coscienza che hai grandi capacità, attraverso le costruzioni di manufatti e di un campo all’aperto, al freddo intenso ed al caldo torrido.
E molto altro ancora. Insomma la vita totale e globale che si sviluppa e cresce con te nel migliore dei modi, insieme agli altri in condivisione.
Per questo quando i miei tre figli hanno scelto di intraprendere questo percorso sono stato felice. Perché conscio del fatto che lo scautismo è un’esperienza di vita a tutto tondo, che chiunque dovrebbe provare, per cercare di diventare migliore e di essere da adulto un buon cittadino, rispettoso, collaborativo e propositivo. Attento alle problematiche sociali ed al prossimo.
Spero che i miei figli e tutti i ragazzi che sono impegnati nel nostro gruppo facciano proprie queste opportunità che lo scautismo insegna e propone, e che portino una ventata di freschezza e novità nella nostra società negli ultimi anni un po’ ripiegata su se stessa.
Luca Pedrazzini
papà di Andrea, Monica e Lorenzo
Le vacanze di branco 2018
Il 24 di giugno il branco Albero Del Dhak è partito col pullman per l’EMILIA ROMAGNA a Pavullo, dopo tre ore di viaggio a mezzogiorno siamo arrivati sopra alla collina, poi abbiamo pranzato e abbiamo fatto i letti: c’erano le stanze per ognuna delle 4 sestiglie… dopo di che i capi ci hanno detto di prendere il nostro libro preferito e di metterlo nella libreria del signor coriandoli, cosi che tutti potevamo leggere i libri degli altri mercoledì 27 alla mattina ci hanno detto di prendere lo spruzzino e il costume che avevamo portato e abbiamo fatto i giochi d’acqua.
Il giorno dopo noi CDA siamo partiti e abbiamo camminato poi abbiamo acceso un fuoco e con i rover abbiamo mangiato i marshmello e bevuto acqua e menta. Venerdì alla sera abbiamo fatto san scemo… e ci siamo divertiti tantissimo. Il giorno dopo siamo ritornati in sede col pullman… un bellissimo campo che per me è l’ultimo con il branco.
Colonia Grande Alce – Un campo emozionante
Questo è stato il mio primo campo scout ed è stato meraviglioso, dormire in tenda, giocare con l’acqua TUTTO FANTASTICO!
Riccardo Magnoni
Al campo estivo mi sono divertita tanto perché abbiamo giocato, fatto tante passeggiate e ho imparato tante cose nuove.
È stato emozionante perché ho cambiato coda ed è stato il mio primo campo estivo!
Mi è piaciuto condividere momenti con gli altri castorini e stare con i capi.
Saranno ricordi felici per sempre
Gloria Paro
Alessandro Raina
La doppia vita di Bebe Vio
Ho conosciuto (anche se purtroppo non di persona) Beatrice Vio, detta Bebe, come scout prima che come schermitrice grazie ad un servizio di Saverio Tommasi (Trenta cose che ho imparato sugli scout, lo trovate su YouTube).
Quando i suoi successi, tra cui l’oro alle Paralimpiadi di Rio del 2016, l’anno innalzata all’onore delle cronache ho potuto conoscerla meglio e scoprire cosa ci fosse di più.
Non voglio raccontarvi tutto di lei (questo articolo non basterebbe certo) ma, avendola finalmente incontrata a Tradate per un evento di presentazione del suo libro “Mi hanno regalato un sogno”, vorrei farvi capire perché per me Bebe non è semplicemente una bravissima atleta.
Ecco, preso dal volervi raccontare mi sono dimenticato di dirvi che Bebe, nome totem Fenice Rossa, tira di scherma da quando ha 5 anni ma, per una grave malattia, ha perso entrambe le braccia ed entrambe le gambe ad 11.
Adesso fa tutto con le protesi: dal lavarsi i denti al ballare in discoteca.
Quando Bebe inizia a parlare è incontenibile e gesticola animatamente (e chiunque mi conosca può capire perché apprezzo questa sua caratteristica). Parla benissimo con i bambini, li coinvolge, gli spiega le cose con semplice entusiasmo. Bene, Bebe è innanzitutto vera, trasparente: non ha remore a dire che “partecipare è importante ma si partecipa per vincere, perché tutti vogliamo vincere!”
La gara, il pregustare il calcio “alle prime due lettere di impossibile”, la vittoria che “in un solo attimo ti fa tirar fuori così tante emozioni… che sembri un po’ un pirla”.
Proprio di una gara mi piacerebbe parlarvi, cercando di ricordare le sue parole, ed è una gara scout…
Dopo una delle operazioni andai al campo estivo. Passando dal pulito di casa al fango del campo scout mi si infiammò la ferita (dell’amputazione). Vennero a prendermi i miei e mi portarono in ospedale dove mi sistemarono, mi diedero degli antibiotici e mi rimandarono a casa chiedendomi di “star ferma a riposo”. Appena uscita però risalii subito al campo.
Ero in carrozzina e non potevo aiutare la squadriglia a fare legna o cosa simili, ma ero vice-caposquadriglia e cercavo di darmi da fare. Un giorno c’era la gara di cucina e, ovviamente, la competizione era al massimo. Stavo cucinando delle zucchine grigliate con formaggio e pancetta. Solo che, un po’ per la foga della gara un po’ perché non ho molta sensibilità alla gamba, ero troppo vicina al fuoco che bruciava bello vivo. Avevo i leggings e ho iniziato a vedere del gonfiore in fondo al moncone. Ho pensato “tanto sono sotto antibiotici” e sono andata avanti senza volerci badare.
Come nella scherma, in cui in gara può succedere tutto perché c’è rabbia, concentrazione eccetera, ma dopo si chiede scusa all’avversario se si è andati giù troppo forte, così a fine gara ho alzato il pantalone per vedere cosa avevo combinato e ho visto questa bolla enorme. Era un’ustione di secondo grado.
Non ho voluto chiamare i miei genitori perché avrebbe voluto dire non finire il campo. Quindi abbiamo preso la nostra bellissima sacchetta dell’infermeria da in fondo alla sporchissima cassa di squadriglia, con coltello e forchetta abbiamo bucato la bolla e abbiamo medicato.
Alla fine del campo, quando sono arrivati i miei, la medicazione era sporca di terra ed erba ma non ho più avuto problemi. Così sono riuscita a farmi il mio campo scout.
Ora (penso ai miei amati repartisti) alla prossima gara di cucina state attenti al fuoco e, se per caso vi ustionate, non operatevi con coltello e forchetta. Ma la grinta che questa storia mostra, unita alla semplicità con cui Bebe l’ha raccontata, mi ha fatto venir voglia di condividerla con voi.
Se volete conoscere di più Bebe Vio potete informarvi anche sull’associazione Art4Sport fondata dalla sua famiglia per favorire gli sport paralimpici in Italia.
Geco coinvolgente
Telegrammi da Balmuccia
Come primo campo estivo credo sia andato piuttosto bene, secondo me -STOP-
Il campo si è svolto a Balmuccia in provincia di Vercelli, ovunque essa sia -STOP-
Il territorio era abbastanza simpatico, anche se ho perso una torcia, ma sono dettagli.
In genere io ero sempre addormentato, ma di buon umore -STOP-
Abbiamo fatto molte attività come gite, giochi e il fantastico rafting -STOP-
Ovviamente ci sono state anche alcune attività che non sono state il massimo, ma chi sono io per giudicare? -STOP-
Come ogni campo estivo si fa l’hike, quei due giorni massacranti dove devi solamente camminare per ore, noi durante il percorso abbiamo trovato delle difficoltà, ma siamo riusciti a superarle e ad andare avanti -STOP-
Dato che non so come andare avanti, credo che questa scarsa pagina possa andare bene quindi credo di poter chiudere qui -STOP-
Francesco Cacciagrano
Un campo all’Indiana Jones
E così è passato anche il mio secondo anno… il mio secondo campo… un campo pieno di sorprese, sfide… e camminate! Infatti siamo partiti dalla sede e abbiamo viaggiato in macchina fino a Balmuccia, la cittadina dove ci siamo fermati per poi continuare il nostro cammino a piedi lungo un sentiero di campagna “apparentemente” infinito, ma che, (fortunatamente!) terminò con la visuale di una carrucola, che abbiamo da subito usato per trasportare il materiale di reparto e di squadriglia. Poi abbiamo montato le tende e, FINALMENTE (!), ci siamo goduti un meritato e gustoso pranzo condiviso. Ma questo è stato solo il primo giorno, perché poi il campo ci ha riservato mille e mille sorprese spettacolari e uniche.
Ma ora non sto qui a scrivere per filo e per segno ogni singolo dettaglio, ma vi dirò velocemente che in tutto il campo abbiamo conosciuto Indiana Jones e lo abbiamo aiutato a recuperare il suo taccuino e la tavoletta che gli era stata rubata.
Nel frattempo i capi ci hanno introdotto “Mister Campo”, per farmi capire da eventuali lupetti che stanno leggendo questo articolo, una specie di San Scemo, solo che al posto dei balletti ci sono delle sfide, ma non voglio anticiparvi troppo, visto che lo saprete meglio quando sarete in reparto.
Quindi, come spero abbiate capito, è stato un campo fantastico, ma stancante; pieno di sfide, ma anche di sorprese; pieno di lavori, ma anche di giochi; pieno di silenzi, ma anche di MUSICA! Infatti il nostro carissimo Alessandro Baraldi, che ha sempre a portata di mano la sua chitarra ed i suoi canzonieri, ci ha rallegrato i bivacchi e le sieste.
Finisco con una dedica ai quarto anno, che mancherà moltissimo a tutti noi; anche a tutti i lupetti che fra poco passeranno, che dovranno cominciare un nuovo percorso anche loro; e anche a tutti coloro che stanno per cominciare un nuovo cammino, che sia un passaggio scout, l’inizio di una nuova scuola o un trasferimento…
“il sasso: la persona distratta vi è inciampata; quella violenta l’ha usato come proiettile; l’imprenditore l’ha usato per costruire; il contadino stanco invece come sedia; per i bambini è un giocattolo; Davide uccise Golia e Michelangelo ne fece la più bella scultura. In ogni caso, la differenza non la fa il sasso, ma l’uomo. Non esiste sasso sul tuo cammino che tu non possa sfruttare per la tua propria crescita.”
Spero che questa frase vi possa essere utile nel percorso che state per cominciare e che voi, miei carissimi quarto anno, non vi dimenticherete mai di noi, così come noi non ci scorderemo mai di voi!
Ecco che, come al mio solito, mi sono dilungata troppo! Spero di non avervi annoiato e vi rivolgo un sincero saluto scout:
Buona strada!
Canarino Stravagante
Carmela Scida
A spasso nel tempo
Eccolo li, uno dei momenti più attesi da tanti scout: IL CAMPO ESTIVO! Arrivati anche gli ultimi ritardatari, c’eravamo proprio tutti e uno più emozionato dell’altro abbiamo caricato furgone e pullman per poi partire. “Silenziosi e tranquilli” come al solito abbiamo affrontato il viaggio che, con tutta l’attesa che c’era, sembrava non finire mai. Arrivati a destinazione era ora di montare il campo, ma, fra una cosa e l’altra era già sera. È l’ora di cena e poi… IL BIVACCO. Come tanti già sanno, un quarto del bivacco è passato a spostarsi dal fumo del fuoco che va negli occhi a metà reparto, ma il resto… il resto è indescrivibile perché tutti si lasciano andare cantando a squarciagola (chi più chi meno) e giocando (sempre e comunque con un po’ di felicità) e sono proprio quelli i momenti indimenticabili che abbiamo passato tutti insieme con un sorriso a 32 denti stampato in faccia! Poi è il momento del lancio! Ci siamo trovati davanti uno scienziato pazzo (molto, mooolto pazzo) che ci presenta la sua MACCHINA DEL TEMPO! Niente di meno incredibile di quello che sembra. E dopo la teoria, ecco il momento della pratica, ma dopo aver schiacciato vari bottoni, tirato leve e mosso strani aggeggi e dopo i vari controlli di sicurezza non poteva che esserci qualche imprevisto… a causa di qualche guasto, la macchina del tempo ha spedito lo scienziato in chissà quale epoca, ma non è tutto, perché ogni giorno, sia lo scienziato che noi venivamo catapultati in un’altra epoca. Ovviamente dovevamo risolvere questo problema perché avremmo potuto causare dei gravi danni al futuro. Così ogni squadriglia ha costruito una macchina del tempo (una più bella dell’altra) e tutti siamo andati alla ricerca dello scienziato… abbiamo vagato fra le varie ere ogni giorno che passava e abbiamo praticamente conosciuto i contemporanei dei flinstones! Siamo andati A SPASSO NEL TEMPO alla ricerca di quel povero pazzo superando sfide ardue e risolvendo enigmi alquanto strani. Eravamo ad un passo da lui fino a quando… BOOM! Tutte le epoche hanno iniziato a mischiarsi, si sono formati varchi e tutto si è confuso… dovevamo per forza rimettere tutto a posto. Con fatica, abbiamo richiuso i varchi, ricacciato ognuno nella sua epoca e “recuperato” lo scienziato. Così (FINALMENTE) tutto è tornato al suo posto! Purtroppo il sogno sta per finire… certo ci sarebbero milioni di cose da raccontare (ad esempio possiamo parlare di quando abbiamo “epicamente” giocato a palla scout e roverino con un altro reparto) ma… beh… non possiamo mica raccontarvi tutto!
Colibrì creativo, Leonessa tenace
Ready to go!
“È giunta l’ora, è giunto il momento, di essere protagonisti del nostro tempo, la strada è la stessa anche se siamo lontani…”
Ebbene sì, i 4 anni passati nell’Orione si fanno sentire, lo zaino che ti incurva la schiena, gli scarponi pesanti, i guidoni, nostri temerari compagni d’avventura, i fazzolettoni pieni di ricordi, i canti stonati lungo i sentieri.
Questo ci portiamo nel cuore noi passandi.
Sorrisi, pianti, lamentele, amicizie, bivacchi… tutti con un filo conduttore… NOI, che fin da subito ci siamo visti come una famiglia, NOI che condividiamo tutto, sia nel bene che nel male, NOI compagni d’avventura, NOI che abbiamo pianto alla vista dei nostri fratelli passare su quel ponte.
Da oggi quel NOI diventerà un VOI.
“…servire è la sfida, il futuro è domani affrontiamo con coraggio ogni salita, diritti al futuro sulle strade della nostra vita!”
Prima o poi tutti lasceranno la loro famiglia perché è così che si cresce.
Catapultati in un nuovo mondo, continueremo la nostra vita, passo dopo passo verso nuove mete ed avventure.
Upupa Alacre, Usignolo Radioso
Un campo alimentare
Questa estate a luglio sono andata in vacanza con il mio gruppo scout. Mi trovavo a Peghera in Val Taleggio in una casa su una piccola collinetta; dalla finestra si vedevano le montagne.
Abbiamo fatto delle belle camminate nel bosco e mi è piaciuto molto la sera quando siamo usciti per un gioco sull’alimentazione organizzato nel parco vicino alla casa.
Anche le attività e i giochi di Sestiglia sono stati molto divertenti.
Ricordo bene quando abbiamo dovuto cucinare e preparare la cena per tutti insieme a un cuoco molto famoso… proprio Cannavacciuolo!
Un giorno abbiamo preparato noi anche il formaggio (in effetti, in Val Taleggio…) dopo aver visto un filmato in cui si spiegava come costruivano gli oggetti necessari per conservare il formaggio.
Mi sono divertita molto in quella settimana di vacanza e spero che anche il prossimo campo estivo sia così bello e divertente.
Vera Quintana
Io e il mio branco quest’anno abbiamo trascorso le vdb in Val Taleggio, località Peghera. È stata una settimana indimenticabile perché eravamo in un posto davvero fantastico. I giorni sono passati molto in fretta da quanto ci divertivamo. Il tema del campo erano i cinque sensi. Infatti più o meno ogni giorno arrivavano supereroi o celebrità che in base alla loro qualità speciale persa ci chiedevano di aiutarli a ritrovare il motivo per cui erano celebri o super. I più famosi che c’erano sono: Antonino Cannavaciuolo, Wolferine e Superciro e l’antagonista Dr. Octopus.
Durante le “sieste” potevamo andare al parco giochi vicino al cimitero dove fortunatamente c’era un campo da calcetto. Durante le sieste al campetto trovavamo un ragazzino che aveva 12 anni circa di nome Dennis. Visto che in città non c’era tanta altra gente con cui giocare, lui portava il pallone e noi andavamo lì in 5 o 6 a giocare con lui. Il mercoledì della settimana siamo andati a fare una gita alla fonte del fiume Enna. La strada per arrivarci era metà su strada statale e un’altra metà su un sentiero abbastanza pianeggiante, per un totale di 3 ore di andata e altrettante di ritorno. Alla sorgente però abbiamo avuto un leggero problema. C’era il fiume da attraversare: i Rover hanno costruito una specie di ponte per poter attraversare il fiume, però metà Branco si è bagnato tutti gli scarponi. Per il ritorno però abbiamo trasportato con una catena di montaggio tutti i sassi e poi io, i Rover ed altri ci siamo messi a costruire un altro ponte. Però alla fine, visto che qualcuno non aveva fatto un buco per far defluire l’acqua il ponte è stato sommerso. Quindi 3 ore sprecate.
Da ricordare quando abbiamo fatto la ricotta al museo del taleggio.
L’ultimo giorno i C. d. A. (tra cui io) si sono messi in cammino e dopo un’ora e mezza sono arrivati a destinazione: la casa del prete.
Quest’anno non si è fatto in tenda per motivi tecnici. Arrivati ci siamo lustrati la vista per via di tutto il cibo che c’era. Nella stanza c’erano il calcetto, il ping pong e tanti giochi di società tra cui monopoli con il quale abbiamo giocato fino alle 2 di notte circa. Durante il pernotto i Rover ci hanno spiegato come funziona il Reparto.
Nel complesso queste V. d. B. sono state bellissime.
Giovanni Ghirardelli
Quest’anno il branco Albero del Dhak a fare il campo è andato in montagna a Peghera (Bergamo): è stato molto emozionante, il campo si è basato molto sulla giungla…
Per le stanze invece ce n’erano due di cui una grande sopra e una più piccola sotto, si dormiva per sestiglia, c’erano i letti a castello; invece per fare colazione, pranzare, cenare c’era un salone grande, per giocare si usciva e sul piazzale della chiesa c’era tutto lo spazio.
Quest’anno non abbiamo fatto in tempo per fare i giochi d’acqua, ma ci siamo divertiti lo stesso.
Il sesto giorno alla sera c’era san Scemo, una festa dove tutti ballano, dicono barzellette e le femmine possono truccarsi; finito san Scemo i capi ci hanno fatto fare due ore di libero e siamo andati a letto all’una di notte: è stato molto divertente ed io parlavo con le mie amiche. La mattina dopo era finito il campo e i genitori ci sono venuti a prendere. Spero che anche il prossimo campo sia così!
Layla Toso