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Un talkshow per il Centenario: ecco tutti gli ospiti illustri

unsecoloscoutBAVenerdi prossimo 27 ottobre nella “Sala Tramogge” dei Molini Marzoli si svolgerà il penultimo evento del programma di celebrazioni del Centenario di attività del movimento scout cattolico a Busto Arsizio; le celebrazioni si concluderanno il 17 dicembre con la Messa di Natale nella chiesa di San Giovanni.

L’evento, questa volta rivolto ad un pubblico di adulti (genitori, educatori, insegnanti e amministra-tori) propone testimonianze della validità e attualità del metodo educativo scout da parte di persone che essendo o essendo state, nel movimento scout,  hanno o hanno avuto responsabilità nella Società Civile, sia a Busto Arsizio che altrove.

Lo scoutismo, come è scritto nel volantino di annuncio in modo garbatamente autoironico, oggi non è più quello delle barzellette, non è quello della vecchietta accompagnata dal baldo scout nell’attraversamento della strada o quello della feroce battuta di G.B.Shaw (i bambini vestiti da cretini…); lo scoutismo è diventato “grande”.

Il video che aprirà la serata (opera di uno scout del gruppo Busto A. 5) infatti mostrerà quanti per-sonaggi che hanno fatto la storia recente hanno fatto parte o hanno sostenuto lo scoutismo: l’astronauta Armstrong, il fumettista Hergé, Guglielmo Marconi, Nelson Mandela, De Coubertin, ecc.

Daranno invece testimonianza diretta quali protagonisti dei nostri giorni, la vicesindaco di Milano dott. Anna Scavuzzo e il presidente della Fondazione “mons. Andrea Ghetti-Baden” (dedicata al so-stegno dello scoutismo) e già Capo scout d’Italia, avv. Agostino Migone; in videoconferenza parteciperanno la senatrice e già ministro della Sanità Maria Pia Garavaglia e l’onorevole Franco Prina, tutti capi scout a vario titolo ancora impegnati nella società civile.

La domanda alla quale saranno invitati a dare una risposta personale sarà: se e come lo scoutismo ha contribuito a formare lo spirito di servizio e a non aver timore delle responsabilità nella vita civile; ci sia aspetta un pubblico di genitori, educatori, insegnanti curiosi di conoscere attraverso esperienze di vita i valori che hanno reso grande questo “grande gioco” che da più di cent’anni, anche a Busto, si offre ai giovani.

Non solo nel mondo molti scout hanno lasciato segni del loro impegno; Busto annovera tra questi il più volte sindaco e senatore GianPiero Rossi, il senatore Franco Speroni, mons. Claudio Livetti assistente ecclesiastico nel gruppo Busto 1, della Zona scout e dei campi di formazione, il dott. Franco Mazzuchelli più volte assessore, i consiglieri comunali Nicola Ruggiero e Massimo Brugnone, la crocerossina Giovanna Bonvicini, partecipante a diverse missioni di pace in Medio Oriente.

Guiderà le interviste e disciplinerà le testimonianze la giornalista Rosy Battaglia, nota per il suo impegno ambientale svolto in coraggiose inchieste, anch’essa già attiva nel gruppo Bustotre, e oggi mamma di uno scout. Gli interventi saranno intercalati da estratti di un libro che l’autore Marco Torretta, anch’egli vecchio scout, ha composto raccogliendo documenti e memorie del secolo scout bustese, edito dalla Freeman Editrice, che sarà presentato nella stessa serata.

Busto A, 18 ottobre 2017.

 

Comunità Scout di Busto Arsizio: Gruppi AGESCI  Busto A 1, Bustotre,Busto A.5 e Compagnia Masci.

La sindrome del nonno pantofolaio

Con un grande salto di Akela, all’inizio di questo anno scout, ho lasciato la Giungla e sono atterrato nel villaggio degli uomini: la branca EG. Un cambiamento di servizio inaspettato, accompagnato da molte curiosità: che cos’è il reparto oggi? Quali competenze mi occorrono per abitare la verde avventura? I ragazzi di oggi sono come ero io, come erano i miei compagni di reparto? A queste e a molte altre domande ho cercato di dare una risposta in questi primi tre mesi di attività.
È stato inevitabile paragonare la mia esperienza di reparto, di squadriglia, in generale di relazione, con l’esperienza vissuta oggi dagli esploratori e dalle guide del reparto Orione. Non posso dire di aver risposto a tutto, ma posso comunque proporvi una prima serie di considerazioni.

I ragazzi sono cambiati: pare un’affermazione scontata, ma occorrono delle precisazioni. Siamo un po’ tutti vittima, noi capi, della sindrome del nonno pantofolaio: “Non c’è più il reparto di una volta! Ai miei tempi…”. Veterani di innumerevoli campi invernali, di Pasqua ed estivi ci sentiamo forti nell’affermare il primato del reparto di allora contro la mediocrità del reparto di oggi. Non posso avere certezze, ma credo che si tratti soltanto di una questione di prospettiva. Ora che siamo noi i grandi, i ragazzi ci sembrano davvero piccoli. I ragazzi sono cambiati perché è mutato l’ambiente che vivono e perché i capi non sono più gli stessi. Ogni peggioramento, se c’è, è da ricondurre a questi due fattori. Esemplifico: quando ero io in reparto WhatsApp non esisteva ancora ed oggi la dinamica dei gruppi, delle visualizzazioni senza risposta e degli status influenza decisamente il modo in cui i ragazzi si relazionano (ecco allora il compito della Staff: leggere il fenomeno, tenere ciò che di buono c’è, buttare il superfluo…); quanto al fattore capi possiamo dire con saggezza Bellottiana: la squadriglia è lo specchio del capo squadriglia, il reparto è lo specchio dei capi reparto (da qui si deduce che ogni staff ha uno stile, predilige aspetti diversi dell’avventura scout e quindi, in definitiva, lascia un’impronta diversa).
Quanto alle competenze richieste al capo (in particolar modo in branca EG), penso che non serva molto più di quel bagaglio minimo costituito dalle capacità e dalla tecnica dell’uomo dei boschi (che il capo avente una formazione scout dovrebbe già possedere). B.-P. stesso ci ha tranquillizzato su questo punto: “vorrei smentire il diffuso preconcetto che, per essere un buon capo, uno debba essere una persona perfetta o un pozzo di scienza” (Il libro dei capi, capitolo I). Oltre a questo, oggi più che mai occorre ricordare la competenza fondamentale, ben sintetizzata da una frase del Papa che costituisce il tema di questo numero di Tuttoscout: “essere costruttori di ponti”, cioè essere abili tessitori di relazioni, essere capaci di arrivare a tutti e specialmente ai più lontani, ai più soli, ai più deboli.
Carlo Maria