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Con gli occhi trasparenti di un bambino

Con gli occhi trasparenti di un bambinoRicordo benissimo la sera in cui andammo a ritirare nostra figlia all’incontro organizzato per i castorini della Colonia Stella Azzurra con un ex carcerato, presso Casa Onesimo.
La bambina ci corse incontro dicendo emozionata “oggi abbiamo incontrato un ex carcerato!”. In famiglia non avevamo mai parlato di carcere, se non attraverso i cartoni animati in cui, generalmente, i cattivi vanno in prigione.
Subito in auto, tornando a casa, ci disse che questo signore aveva raccontato la sua storia accanto ad un’educatrice, davanti ai bambini e ai responsabili della Colonia, e percepimmo che si era probabilmente creata un’atmosfera intensa durante il racconto, fatta di curiosità e ascolto da parte dei più piccoli. Ci raccontò, inoltre, che questo signore era straniero, aveva una famiglia numerosa ed era finito in carcere per aver commesso degli sbagli… aveva rubato delle caramelle alla fragola.
Capimmo che era stata utilizzata una semplice strategia per far comprendere il messaggio ai più piccoli senza traumatizzarli e questo ci fece sorridere e anche riflettere sulla delicatezza usata per trattare un tema del genere.
La bambina, alla fine del racconto, aggiunse con molta semplicità che “anche se una persona sbaglia, poi può rimediare”. Questa frase, che può sembrare tanto scontata, ci colse in tutta la sua concretezza, come se l’avessimo sentita per la prima volta, come una verità liberatoria che qualcuno ci aveva detto ma a cui non eravamo più abituati a credere. Con spontaneità, mia figlia ci riportò il messaggio chiave imparato quel pomeriggio: la forza disarmante del perdono. In quelle parole, riconoscemmo una strada di speranza percorsa da questo ex-carcerato: “ho riconosciuto il mio sbaglio, mi sono pentito, il Signore mi ha perdonato, mi posso perdonare anch’io.
Mi sento amato e posso ripartire da qui”.

Raccontando poi questa esperienza ad altre persone, successivamente, ci capitò di notare un’espressione scandalizzata negli occhi degli adulti che avevamo di fronte in quanto “far incontrare un carcerato ad un bambino può essere traumatizzante e anche sconveniente”.
Naturalmente, siamo convinti che questa esperienza abbia davvero lasciato, da qualche parte, un piccolo seme di speranza nella memoria dei bambini, un seme che nel futuro potrà forse portare qualche frutto, a tempo debito, come i responsabili scout della Colonia ci hanno sottolineato al termine dell’incontro. Questa esperienza, condotta in modalità protetta e gestita con intenti educativi, non ha avuto effetti traumatizzanti ma, al contrario, è stata vissuta con grande naturalezza ed empatia, e il bambino è stato guidato alla comprensione di un concetto semplice eppure tanto complicato da spiegare.
Temo che alcuni cartoni animati o il telegiornale siano ben più traumatizzanti di un’esperienza, seppur dolorosa, gestita e condivisa con criterio e ringrazio i capi scout per aver scelto una strada educativa basata su tali esperienze, scelta tanto impegnativa quanto significativa.

Grazie,
Laura

Incontro di Primavera ad Ostia Antica

CGACari lettori questa esperienza la vogliamo condividere con voi.
La nostra avventura è iniziata alle 06:30 di venerdì mattina (04 marzo 2016) in sede.
Alle 07:00 siamo partiti con il pullman.
Abbiamo fatto delle tappe e poi abbiamo visto dei film.
Poi siamo arrivati a Ostia Antica con il pullman.
Poi ci siamo recati in una sede di scout.
Poi abbiamo preso dei treni e la metropolitana per andare a Roma a trovare il Papa ma non si è fatto trovare, sarà andato a cena da qualche altra parte.
Poi siamo andati al primo MC di Italia e fanno cibo buonissimo di Roma.
Poi siamo ritornati in sede degli altri scout e abbiamo preparato i sacchi a pelo e abbiamo dormito.
Sabato mattina è arrivato il nostro amico Morf e ci ha sparso la polverina magica rossa.
Poi sono arrivati gli scout castori di Terra di Betulla e abbiamo fatto il cambio coda.
Poi abbiamo conosciuto Rè Artù e ci ha detto qualcosa di importante.
Poi ci hanno diviso in capanne.
CGARomaNel pomeriggio abbiamo fatto dei lavoretti.
Di sera abbiamo fatto una cena da Rè Artù.
Domenica mattina abbiamo fatto un gioco bellissimo.
Il Rè Artù ci ringrazia perché abbiamo salvato il castello dai Barbari e ci ha nominato cavalieri.
Poi siamo andati a Messa.

 
Code marroni Castorini Grande Alce

La grande nuotata

Ciao a tutti. Sono Elena Venegoni.
Per me la grande nuotata è stata una cosa davvero importante.
Devo ammettere che quella sera avevo un sacco di paura e mi sentivo un po’ timida con tutta quella gente. Avevo molta paura anche a lasciare i miei amici dei castorini quando ancora non sapevo se andavo nelle coccinelle o nei lupetti. Dopo la grande nuotata sono stata accolta da un bellissimo cerchio di coccinelle che diventarono tutte le mie dolci sorelline. Da quando le ho viste mi sono piaciute un sacco, l’ho capito anche da come mi hanno accolto cioè con gentilezza e bravura.
Mi piacciono le coccinelle!
Un bacione a tutti
Ciao.

Elena

L’emozione della grande nuotata

Ciao,La "grande nuotata"
mi chiamo Ludovica e sono una ex castorina della Colonia Stella Azzurra che quest’anno ha affrontato la grande emozione del passaggio dalla Colonia al Branco.
Grazie al percorso fatto durante gli anni precedenti, insieme ai miei compagni ed ai miei Capi, Sara Valter e Roberto, pensavo di essere pronta al grande salto… e devo ammettere che al momento della grande nuotata mi sono sentita comunque triste di “lasciare” i miei amici. ma nello stesso tempo ero curiosa di sapere chi avrei trovato alla fine del tunnel che separava il mondo dei Castorini dal nuovo Branco/Cerchio a cui ero destinata. Ho percorso il “tunnel dei passaggi” più veloce che potevo e… alla fine con immensa felicità ho capito di essere stata accolta nel Branco “Tiko”.
Ero molto spaesata e confusa anche se i miei nuovi “fratellini” hanno fatto di tutto per rincuorarmi… convincendomi che anche con loro vivrò nuove indimenticabili esperienze

“Nel cuore – per sempre -
TIKONDEROGA”

Ludovica

Realizzare i nostri sogni

Ciao, mi chiamo Sofia e sono una Castorina coda nera della Colonia “Grande Alce”. Visto che fra poco ci sarà la grande nuotata vi racconto il mio primo anno scout.
Esattamente un anno fa ho iniziato la mia avventura scout: proprio un anno fantastico… tema di quest’anno “La storia infinita”.
All’inizio dell’anno, una domenica pomeriggio, Patrizia, Zio Malak e Alice ci hanno chiesto di scrivere un nostro desiderio su un aeroplanino di carta, li abbiamo messi in uno scrigno di legno e quando è stata l’ora di leggerli per magia erano scomparsi. Al loro posto abbiamo trovato un medaglione raffigurante due serpenti intrecciati a cerchio.
Abbiamo iniziato la nostra avventura esaudendo il desiderio di Elisa di essere regina per un giorno: siamo andati al castello dei Gonzaga a Fagnano Olona dove una regina ci ha raccontato la leggenda del serpente dei Gonzaga e ci ha fatto visitare il castello. A fine giornata la regina del castello è entrata nel libro magico di fantasia.
Abbiamo poi scoperto che avevamo il compito di salvare, attraverso i nostri sogni, il mondo di fantasia. È stato un anno molto interessante e, attività dopo attività, abbiamo esaudito tutti i desideri, i più disparati. C’era chi voleva essere calciatore: tutti abbiamo giocato una vera partita con tanto di divise e scarpe coi tacchetti. C’era chi voleva essere cavallerizza e siamo andati tutti a cavallo in un maneggio e in quell’occasione abbiamo anche visitato (per soddisfare il desiderio delle veterinarie) un cagnolone che sembrava un leone.
C’è stato chi, invece, si è trasformato in pilota d’aereo, chi in pizzaiolo, chi in maestra o chi ha provato a guidare un treno. Insomma esaudendo desiderio dopo desiderio, siamo arrivati al campo estivo che si è svolto a Corna Imagna.
Una settimana intensa ma molto divertente, abbiamo ogni giorno superato varie prove e concluso il nostro tema dell’anno anno di colonia, salvando la regina e tutto il mondo di Fantasia dal nulla!
Adesso che si avvicina il momento dei passaggi sono molto emozionata ma anche un po’ triste, perché dovrò lasciare i castorini con i quali ho vissuto splendide avventure…
Mi auguro di trovare nuovi amici che mi aiutino a vivere ancora un anno ricco di emozioni come quello passato.
Ciao ciao, a presto,
Sofia

Che bello il campo!


Abbiamo preso il treno e un autobus per arrivare in montagna a Pian dei Resinelli. Eravamo in una casa con tantissime scale: che fatica!
Al campo c’era un paese magico con tanti animali strani. C’era un coniglio con un orologio che correva sempre via, un gatto che spariva e ricompariva. Abbiamo inseguito il coniglio poi abbiamo incontrato Alice e ci ha aiutati a cercare il coniglio perché anche lei voleva trovarlo.
Alla fine non l’abbiamo trovato però avevamo un sacco di indizi che ci hanno dato il capellaio matto, il fante di cuori, il brucaliffo, la regina rossa e la regina bianca. Gli indizi servivano a fare un mondo più bello.
Abbiamo colorato il castello di tanti colori perché la regina di cuori lo voleva rosso e litigava con la regina bianca che lo voleva tutto bianco. Colorandolo di tutti i colori hanno fatto la pace ed erano contente e noi abbiamo fatto una battaglia con le tempere. Eravamo di tutti i colori anche noi. Sembravamo degli arcobaleni di Pace nel pratone.
La regina rossa, che era tutta pelosa, ci ha imprigionati, e ci ha sfidati a cucinarle i pizzoccheri: suo piatto preferito. Ma erano buonissimi e non ci ha tagliato la testa!
Con tanti legnetti e nastri colorati Alice ci ha insegnato a costruire la scala di Giacobbe. Un bel gioco!
Lo stregatto per farci affrontare le paure ci ha fatto fare un percorso sugli alberi. Divertente!
Il brucaliffo poi, ci ha mandati in una miniera dove abbiamo trovato dei sassi brutti. Ma li abbiamo colorati e trasformati in un gioco divertente. Proprio come lui che da brutto bruco verde puzzolente voleva diventare una bella farfalla.
C’era anche l’eco!
Alla fine abbiamo fatto una festa con i genitori.
Insomma, è stato molto divertente.

I Castorini della colonia Cielo blu

Come con gli occhi di un Castorino

Ciao a tutti, sono Benedetta, una scolta del clan Zenit e questo è il mio primo anno di servizio nella Colonia Stella Azzurra. Per chi non lo sapesse o non se lo ricordasse i componenti di una colonia sono dei bambini che con una canzoncina di apertura si trasformano idealmente in castorini e creano, tenendosi per mano, una diga piena d’acqua.

Io, che non ho mai fatto parte di una colonia perché sono entrata al terzo anno di reparto, inizialmente non sapevo cosa fosse, proprio come i nuovi arrivati che devono scoprire un mondo mai visto.
Una delle cose che più mi piace è il fatto che i castori riescono a distaccarsi dalla realtà, per esempio quando nelle scenette, pur sapendo che sotto il travestimento c’è una Sara, un Valter o un Robi, lo considerano come un vero e proprio personaggio.
Un’altra cosa che mi affascina è vedere l’espressione dei castorini durante la lettura di uno de “I racconti degli amici del bosco”, infatti essi sono talmente coinvolti e catturati dalla storia che rimangono ad ascoltare quello che il capo sta narrando con un’aria di stupore, di ammirazione, in certi momenti di ironia. Dopo il racconto si è soliti chiedere qual è stata la cosa che li ha più colpiti: sono diverse le une dalle altre e spesso citano anche esperienze che loro stessi hanno vissuto in prima persona, raccontando di come si sono comportati o comunque di come hanno risolto la situazione.
Apprezzo molto la spontaneità dei bambini, la loro capacità di dire quello che pensano, di essere amici di tutti, di fare bene ogni cosa e sebbene abbiano interessi e caratteristiche molto differenti tra loro, hanno sempre la voglia di fare le cose insieme!

L’anno passato insieme a questa meravigliosa famiglia è quasi giunto al termine, resta solo il campo estivo. Posso certamente dire che mi trovo molto bene e che in un certo senso mi sento un po’ tornata bambina, in quanto quando, per esempio, prepariamo le attività siamo tenuti a pensare come bambini. Diciamo che quasi dobbiamo agire come fece William Blake quando scrisse The Song of Innocence, il quale nelle sue poesie descrive con gli occhi di un bambino.
Concludo con una frase di Luis Sepulveda: «I miei sogni sono irrinunciabili, sono ostinati, testardi e resistenti». Perciò non smettiamo mai di sognare e immaginare, proviamo a portare nel nostro quotidiano qualcosa di castorese.
Benedetta

Libellula lunatica

Si impara (facendo) da piccoli ad essere grandi

Ciao cari amici! Come va? (Non è una domanda di circostanza, m’interessa davvero! Quindi ditemelo pure se volete o, se non sono lì, ditelo alla persona più vicina: sono sicuro che non dimenticherà di riferirmelo!)

Vi scrivo per raccontarvi che domenica 10 maggio mi è capitato di passare per la città di ChiNonSo dove si stava svolgendo l’incontro di Primavera dei nostri fratellini e sorelline delle dighe.
Mi viene da raccontarvi la scena perché non era proprio da tutti i giorni, anzi direi che di questi tempi è una cosa quantomai rara!
In pratica gli abitanti di ChiNonSo hanno mostrato ai piccoli avventurosi i segreti di vari mestieri, dallo spazzino all’infermiere, dal cuoco al contadino, in modo che tutti potessero dare una mano alla bella quanto maltrattata città. Si, perché essendo posta in cima ad un fiore ChiNonSo è continuamente esposta alle disattenzioni della gente che reputa quel fiore… soltanto un fiore! (Ma come si può dire “Soltanto un fiore!”? Cielo! Cosa stanno scrivendo le mie mani?)
Fatto sta che, divisi in capanne, i castori hanno lavorato, imparato e collaborato e… beh, non bazzico spesso dalla parti di ChiNonSo ma vi posso dire che dopo era molto meglio di come la ricordassi (e di come l’avevo trovata la mattina). Certo non dovremmo stupirci: dopotutto è facile quando tutti collaborano e lavorano per il bene comune!

Ma la cosa che continua ad affascinare un fratellone come me è il pensare che nessuno ha voluto nulla in cambio: carichi di entusiasmo tutti hanno reso il posto in cui erano migliore, mettendoci del proprio, ma soprattutto imparando attentamente, non guardando da seduti ma “muovendo le mani” (e sporcandosele anche!).

Entusiasmo e attenzione: due qualità fondamentali per riuscire in un mestiere, in uno scopo e nello stare insieme, ma aggiungerei anche la gratuità, non intesa come “fare le cose gratis” ma farle innanzitutto perché è giusto e attraverso il lavoro si fa del bene.
Non scordate mai: quando l’entusiasmo manca e l’attenzione cala, pensate al bene che fate con il vostro lavoro!

Enrico Gussoni

Un tram chiamato… il valore di una scelta

castorini_attivita

I castori (e i loro capi) sono pieni di sorprese… e ricchi di suggerimenti.
Mio figlio mi racconta di una tana lunga con entusiasmo, che cercherò di trasferirvi.
«Sai mamma, c’era un tram con tante persone, alcune sedute ed altre in piedi, ad esempio una signora che aspettava un bambino, un signore con le stampelle, un signore cieco, un signore con delle borse rovesciate a terra, un signore che suonava il violino. Tutti gli altri stavano seduti e nessuno faceva niente. Poi i capi Continua la lettura di Un tram chiamato… il valore di una scelta