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Un bilancio in amicizia

Al termine di un anno scout particolarmente intenso e unico (in tutti i sensi) mi sembra giusto trarre qualche conclusione e condividerla con voi lettori.
Non sono abituato a tracciare dei bilanci, nonostante sia abituato a guardare il presente tramite passato, ma proverò comunque a capire ciò che per me ha reso questo anno così speciale.
Se penso ai primordi, ossia quando ancora il noviziato era solo un’idea che a poco a poco si avvicinava e che si sarebbe concretizzata dopo aver varcato il ponte, devo dire che tutti i miei pensieri relativi a un futuro ignoto che mi faceva paura sono crollati.
Temevo più di ogni altra cosa che l’ambiente caldo e accogliente che aveva il reparto sarebbe svanito per sempre, poiché non sapevo come avrei vissuto questo anno, ma soprattutto non sapevo con chi lo avrei vissuto (non ignoravo chi fossero gli altri suoi membri, ma non avevo con loro un rapporto così stretto come lo ho adesso).
Dopo poco tempo questo timore è svanito: ho imparato da questo che l’ignoto non deve fare paura, ma che semplicemente deve essere scoperto.
Un’altra caratteristica particolare che ha contraddistinto questo anno è stato l’approccio al servizio. Devo dire che forse questa era la parte che più aspettavo prima di passare.
Ho fatto le cose più diverse, dallo smistare mutande a giocare a calcetto con dei ragazzi, ma la cosa che sempre mi ha trasmesso l’aiutare gli altri è stato capire che attraverso il servizio che davo a qualcuno o per qualcosa rendevo felice qualcuno che magari felice non lo è mai stato.
Attraverso il servizio sono riuscito, come B.-P. e il mio prof di filosofia dicono, a rendere il mondo un po’ migliore di come l’ho trovato, e questo è stato molto gratificante, perché fino a poco tempo fa lo credevo impossibile.
Ripensando inoltre a quello di cui avevo paura, cioè non trovarmi particolarmente bene con i membri della comunità nella quale sarei malauguratamente finito, posso con tranquillità affermare che tutti i dubbi e i pregiudizi che nutrivo nei loro confronti sono stati sciolti nei primi 10 minuti di vita del noviziato.
Temevo di risultare arrogante, antipatico, altezzoso e mille più pregiudizi che affibbiavo anche agli altri.
Per fortuna mi sbagliavo.
Sarà perché il reparto non era più la forma di comunità adatta alla mia età e alla mia mentalità, sarà perché ho trovato persone particolarmente amichevoli (sto sopravvalutando il contenuto di questa parola), ma ora posso senza dubbio dire che le amicizie che si sono create in questo anno sono molto profonde e saranno parecchio durature.
Non è facile arrivare all’alba dei diciassette anni ed essere legati alle persone così fortemente: credo che sia l’ambiente scout in sé, sia la comunanza di interessi e idee che ho con loro abbiano giocato un ruolo fondamentale nel creare questi legami così forti.
Questo anno è stato per me anche un passaggio fondamentale per capire chi sono e che cosa voglio dalla mia vita scautistica (per la mia vita in generale ci sto ancora lavorando, ma siamo a buon punto!).
Per la prima volta, libero dagli affanni dei giochi e dall’avventura, ho potuto affrontare serie riflessioni su chi sono, cosa penso e perché.
Questo è stato davvero importante per me, abituato ad analizzare problemi e situazioni, ma mai ad indagare con serietà colui che indaga, che alla fine si rivela essere qualcuno che non si aspettava di essere quello che è.
In più occasioni ho sperimentato, oltre al servire, anche il “buona strada”: ne abbiamo fatta davvero molta in molti modi diversi, e credo che sia stato un modo per confrontarmi e condividere aspetti positivi e negativi del cammino, metaforico e non.
Una delle parti più belle (per me, meno per coloro che mi circondavano) è stata concretizzare una delle frasi a me più care: canta e cammina.
Non dimenticherò facilmente questo cantare, né dimenticherò questi momenti.
Difficilmente dimenticherò il mio anno in Noviziato.

-Dromedario esilarante

ndr: questo articolo era già stato pubblicato su di un precedente Tuttoscout e per errore ripsoposto sul passato numero 157. Ciononostante noi dela redazione crediamo che il tema dell’articolo ben si combini con l’argomento di questo numero, ed abbiamo quindi deciso di riproporlo anche qui.

È la strada di chi parte… ed arriva per partire

Cantami o musa, degli eroi coi calzoni corti (acacciadiventoisemplicicanti)
Che molto vagarono, dopo aver lasciato il porto sicuro di Casier,
di molte meduse conobbero la specie e sperimentarono le punture,
molte canzoni cantarono sulla laguna, imparandone il dialetto,
per raggiungere la Meta, e far comunità coi compagni…

Ma dico la sentite?
Questa storia la fa sembrare un tragedia greca! Alleggerisci bella!
Da qui attacchiamo noi, cara… Non molto tempo fa, sulle sponde del Sile, il clan Kypsele era pronto a salpare alla volta di Venezia: avevamo chiara la nostra meta! A bordo di colorati kayak (bizzarri aggeggi di cui tutt’ora il funzionamento ci rimane oscuro), pagaiata dopo pagaiata, siamo giunti a Casale sul Sile. Da lì, il giorno seguente, con coraggio ci siamo imbarcati, nonostante il cielo plumbeo non promettesse nulla di buono. Dopo circa 2585 pagaiate e mezza, un fulmine (segnale dell’ira di Zeus!) ha squarciato l’etere e il terrore si è diffuso tra di noi tanto che sbarcammo, in tutta fretta, al sicuro, sul terreno paludoso. Riuscite ad immaginarvi la scena? Siamo pronte a scommettere di no: fradici, infreddoliti abbiamo iniziato a “sorridere e cantare anche nelle difficoltà”, saltando gioiosi nel fango. Ripresa la marcia in compagnia di mantidi e lumachine, nei giorni seguenti abbiamo esplorato le lande di Mazzorbetto e Sant’Erasmo, scorso il canal grande di Murano, rischiando la vita ad ogni ansa e visitato la variopinta isola di Burano, caratterizzata da casette di colori diversi perché i pescatori, con la nebbia, potessero riconoscerle con facilità. Gli ultimi due giorni abbiamo sostato a Mestre dove, tra giochi e docce fredde, ci siamo confrontati sul nostro punto della strada: un momento unico, molto toccante, che ci ha coinvolti in prima persona, incoraggiandoci a far cadere le maschere, a metterci a nudo di fronte alla comunità, a spogliarci dei pregiudizi, a guardare l’altro con occhi nuovi e fraterni. È stato in questo istante che abbiamo sentito di far parte di qualcosa di grande ed importante; ci sentivamo come i pescatori di Burano in ritorno dal mare: a casa. Venezia era stata raggiunta, la comunità di Clan formata: eravamo arrivati… o forse no. Il percorso di fede della route ci ha portato a riflettere su cosa voglia dire raggiungere una meta, o sulla dubbia esistenza di essa. Ci si può mai dire arrivati nel rapporto con gli altri? Giungiamo mai ad un punto in cui non possiamo diventare una versione migliore di noi stessi? Esiste un traguardo nella fede, oltre il quale le domande si esauriscono? O forse la nostra vita si fonda su una continua progressione che trova, sì, porti sicuri in cui rifugiarsi, ma non la sua Itaca. Il viaggio arricchisce; le esperienze che viviamo, le persone che incontriamo rappresentano sempre una svolta nel nostro cammino che è, quindi, destinato a proseguire imperituro.
Una risposta è un tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle, solo una domanda può puntare oltre.”

 
Chiara Sidoti, Elena Banda,
Ilaria Scudeller

Grazie Clan

23Ciao clan.
Sembra quasi una lettera di Partenza. Forse perché non ne ho fatta mai una e dopo averne lette alcune per organizzare un deserto, ho iniziato a pensare che è un bel modo di salutare.
E’finito il mio tempo in branca R/S ed ora scelgo di rimettere il mio mandato alla CoCa che saprà cosa fare della mia disponibilità.
Vi saluto con il GRAZIE più gridato che posso, perché il dono della serenità che ricevo nella consapevolezza di aver dato del mio meglio, è qualcosa d’impagabile.
Ho commesso errori e conquistato fallimenti. Di questo chiedo scusa a chi si è sentito offeso e ferito per questo. Vi assicuro che il mio fare, il mio dire è sempre stato mosso dalla consapevolezza di aver avuto a che fare con campioni, con veri e propri “pezzi da 90”.
“da soli non siamo nessuno…” è una frase della Partenza di Giorgio. Da quanto avete conquistato ora siete comunità, il famoso “bueno porto”. Insieme potete tutto. Non perché siete protetti, perché siete al sicuro. Perché insieme siete capaci di proteggervi dalla tempesta. Insieme potete affrontare le onde. Insieme potete riempire il silenzio dell’indifferenza. Insieme potete affrontare la paura. Insieme potete sconfiggere la pigrizia. Insieme potete riempire le scorte di umorismo che salva dalla disperazione. Insieme potete tentare e ritentare senza cedere all’abbattimento. Insieme scoprite la gioia di essere amici.
Non sprecare e non sprecatevi. Abbiate il coraggio del vostro talento perché cavolo se ne avete! Siate fieri della comunità che avete così faticosamente costruito: Un alveare dove ognuno è prezioso. Cercate di dare tutto, ogni volta che farete una scelta: avete la cosa più invidiata al mondo e cioè il tempo. Non risparmiatevi e “alzate più su l’asticella”. Insomma vivete, non vivacchiate. Ne vale davvero la pena!
Vi saluto con il GRAZIE perché per un adulto è un dono aver a che fare con i giovani che sono il futuro, la speranza.
Grazie clan per ogni momento: Dai grilli assordanti di certe riunioni, alle canzoni “urlate contro il cielo” carico di fulmini mentre eravamo in laguna.
Sono arrivata in un mega clan, c’ero quando i clan sono diventati due. Ho vissuto la Route Nazionale e il capitolo Freccia Rossa. Ho assistito alla nascita di un unico e nuovo clan, il Kypsele e ora certifico che è Comunità.
Che la Strada sia propizia e che vi porti insieme alle prove, anche la capacità e il coraggio di affrontarle e che abbiate la certezza di non essere mai soli e avvertire che Dio è accanto a voi sempre.
Sempre pronta a servirvi.

 
Marisa,
Orsa Energica

Capitolo 1

Cari lettori, non siamo certo scrittori, ma ci piace ugualmente fare dei Capitoli. Ci sono però alcune sostanziali differenze: il Capitolo di un Clan è un percorso finalizzato ad informarsi riguardo uno specifico tema che approfondiamo, dal quale traiamo delle conclusioni e agiamo di conseguenza mediante una soluzione concreta.
In una giornata (si potrebbe gridare al miracolo dato i consueti tempi di decisione) quello che abbiamo fatto è stato selezionare i possibili argomenti trattabili grazie ad una attività della pattuglia “Menate”, ovvero la componente del Clan che si occupa di organizzare le attività e i giochi.
Il risultato di questa scrematura è stata “Politica: informiamoci e conosciamola”, un tema molto vasto, troppo forse. Vi chiederete: come avranno fatto i nostri eroi?
Ognuna delle pattuglie già esistenti ha sviluppato per il resto del clan un’attività sul tema affidatogli e che ha scelto tra: Etica e Politica, Costituzione e Organi, Politica e Religione, Partiti e Politica Locale.
Nelle successive riunioni tramite vari strumenti (scenette, quiz, giochi di movimento ecc…) le pattuglie hanno arricchito il bagaglio culturale di ogni membro del clan, anche in vista delle allora imminenti elezioni comunali.
Dopo la fase dell’Informazione siamo passati a quella della Deduzione: infatti il giorno della festa di chiusura abbiamo tirato le somme con un’interminabile discussione (i tempi mastodontici sono tornati). Attraverso l’analisi del nostro rapporto con tutto ciò che concerne la politica ed il costante tenersi informati sulle sue quotidiane e mutevoli dinamiche, abbiamo capito che il problema non era la semplice “mancanza di voglia” (che brutta parola, come direbbe Don Matteo) che attanaglia ogni adolescente, ma che esso era da ricercarsi più a fondo. Tale ostacolo potrebbe essere la mancanza di interesse? O l’insufficienza di strumenti adatti? Oppure la quotidianità piena e frenetica? NO! Non è questo il punto! Il vero e primo freno alla volontà di informarsi non è nessuna di queste cose, perché un elemento le genera più a fondo: la mancanza di un forte senso di appartenenza. Esso è la scintilla che genera l’interesse, che ti spinge a trovare gli strumenti giusti e che trova un posto nella tua quotidianità.
Perciò abbiamo concretizzato la fase di Azione prendendoci un impegno riguardante ciò che ci accomuna tutti e verso il quale sentiamo un forte senso di appartenenza: lo Scautismo e il nostro gruppo. È per questo che vi annunciamo l’apertura di una nuova rubrica sul Tuttoscout interamente gestita dal Clan Kypsele che parlerà sia di attualità generale sia di temi Scout vicini a noi.
Il capitolo 1 lo state leggendo in questo istante, gli altri stanno arrivando.
To Be Continued…

 
Grillo Cangiante
Canguro Amletico

Quando la scuola incontra lo scoutismo… succede un gran bel GIOCO!

E non avviene solo nelle scuole dell’infanzia o in quella primaria… oppure “solo” negli anni della scuola dell’obbligo. A febbraio 2016 si è rinnovato il protocollo d’intesa tra MIUR e AGESCI e così vi racconto dell’esperienza fatta a riguardo.
Mercoledì 18 e giovedì 19 qualcosa di sorprendente, perché piuttosto raro, è accaduto in una scuola secondaria di secondo grado: la Scuola ha incontrato lo Scoutismo.
E’necessario ammettere qualche punto di una casualità fortuita che però, per chi come me crede, non sa di fortuna ma è piuttosto parte di un disegno ben preciso.
Insomma… una quarta del turistico ha problemi di comunità: si insultano, si infamano, non riescono a stare insieme e continuano a esprimere un comportamento poco conforme all’ambiente scuola, trasgredendo anche la minima regola stabilita dall’istituto, in linea con il ministero.
E chi meglio del dipartimento di Scienze Motorie può intervenire per proporre delle attività adeguate ad instaurare una scintilla di cambiamento?
Così la mia collega, loro prof, mi chiede: “ma tu che sei una scout, non ci sono attività che facciano da botta in testa a queste scostumate e cercare di prepararle ad una quinta superiore efficace alla maturità?
Detto, fatto: attività in modalità pernottamento in quel posto magnifico che è Maccagno.
Così, tra un percorso hebert tra la burrocrazia (scritto proprio con due “r” perché rende l’idea del suo essere impastante) scolastica e lo scetticismo generale dei colleghi di consiglio di classe e delle stesse ragazze, che non volevano cogliere la sfida, ci siamo assestati su un gruppo di 18 allieve di quarta superiore, due insegnanti e due scout (Giorgia e Giorgio) in cammino di partenza.
Il primo ostacolo risolto… la presentazione dell’attività ha dato un ulteriore stop: attività caratterizzata dal concetto di essenzialità, quindi nulla di più del necessario e ingrediente essenziale: la fatica.
Le domande e le obiezioni si potrebbero raccogliere farne un copione teatrale: “posso portare il trolley?” oppure… “prof., ma usciremo la sera? Avremo il tempo di truccarci?”. Ed alla proposta di “abbandonare” il cellulare e le sigarette per meno di 24 ore, si è levata la sommossa popolare.
Ma… Ma pronti via; con qualche riluttanza, il gruppo ha accettato la proposta e di impegnarsi ad attuarla… quindi ore 7.30, in stazione a Saronno per il treno, direzione Maccagno.
Ferrovie Nord… incubo dei pendolari e a questo punto dico dei gruppi che vogliono fare un’esperienza scoutistica… in stazione c’impediscono di prendere il treno per Maccagno, via Busto Nord perché avevamo biglietti di sola seconda classe e il treno, a detta della biglietteria di Saronno, era di sola prima. Cerchiamo di risolvere… c’è tempo per fare l’integrazione all’ufficio per il pubblico… ma… non si è calcolato il solo dipendente allo sportello con la velocità del tipico bradipo zoppo, specie in incremento esponenziale negli uffici di utilità pubblica e…
Tu tuuuuuu… Il treno è andato!
Prendiamo il successivo, senza fare l’integrazione perché anche di seconda classe, ma a Busto Arsizio la coincidenza per Maccagno era partita 3 minuti prima.
Prossimo treno ore 14.07 dalla Stazione Centrale… Che fare?
Ma un simpaticissimo tour nella Città degli Scout a soli pochi minuti dalla stazione FNM!
E ringraziando il cielo per avere le chiavi della sede in tasca, ho guidato il gruppo di profughi cittadini in sede, interpretando il ruolo di cicerone in spiegazione della riconversione di area industriale d’inizio 1900…
Ma vuoi mettere? E così si spiega la storia del Busto3, delle attività che fanno gli scout, di quali pilastri siano la formazione del carattere, la scelta di Credere, la salute e la forza fisica, il servizio per auspicare la cittadinanza attiva, … insomma, Promotion!
La mattinata era ancora lunga e l’imprevisto ferroviario ci ha obbligato a fare a Busto quanto avremmo dovuto fare a Maccagno: divisione in sottogruppi (pattuglie) per fare la spesa e scegliere il menù, con un budget preciso; per ideare un piccolo bivacco per la sera, dopo il gioco serale/notturno. Le altre pattuglie (logistica, servizio, …) avrebbero avuto realizzo solo a Maccagno.
Il supermercato vicino alla sede è stato provvidenziale perché la pattuglia spesa (di ben 8 ragazze) ha risolto la fatica dei sacchetti, trasportando la spesa direttamente nel carrello… Che poi ho obbligato a riportare!
Ore 13.00… si parte dalla sede per la stazione FS! Ovviamente passando dal centro! Quindi se sentirete parlare di una comitiva di ragazze improbabili escursioniste con borse e zaini glitterati, sapete chi erano!
Alla stazione si chiede conferma allo sportello e un bigliettaio gentilissimo, e impietosito dal nostro viaggio della speranza, ci ha certificato che l’addetto a Saronno ci aveva dato informazioni false e tendenziose: avremmo potuto prendere il treno programmato senza alcun problema… ARGH!
Finalmente si arriva a Maccagno… Si arriva alla casa… non vi dico le imprecazioni… ore 16.00 circa: si apre la casa, si esplora il territorio, ma senza uscire dal cancelletto, … il panorama, … Sessione di topografia tenuto da Giorgia e Giorgio… la bussola: cosa serve la bussola? “ma si… è come il GPS!
La pattuglia cibo s’avvia al loro compito… sembravano tante api nell’alveare; la collega era incredula nel vederle lavorare insieme e con armonia.
E questo è stato l’avvio dell’attività: un gioco notturno concretizzatosi in una mini gara di orienteering con due stazioni con ciascuna il suo compito: in una dovevano trovare una chiave con il colore della loro squadra in un catino pieno di terra, nell’altra dovevano montare e smontare una tenda in al massimo 7 minuti.
L’indomani ci sarebbe stato un piccolo trekking fino al lago Delio, ma ahimè il tempo è stato inclemente e ci ha permesso solo un giro sul lungolago di Maccagno.
Prima di ritornare a Saronno abbiamo fatto la “verifica” tanto cara agli scout e così improbabile nell’ambiente scuola per le attività proposte e per i docenti. Giorgia e Giorgio hanno passato a pieni voti l’attività: le ragazze hanno acquisito la capacità di leggere una cartina e di calcolare l’azimut anche alla sola vista. La competenza, verrà… se vorranno esercitarsi.
Il gioco è piaciuto ed è soprattutto piaciuto il clima di armonia che regnava in queste 24 ore di “respiro”.
Le note negative, consapevolizzate dalle ragazze, sono state sulle sfide di non utilizzare il cellulare e le sigarette: si sono rese conto della loro dipendenza.
Mah… che dire… condivido con la collega la certezza che importante è seminare: ci abbiamo provato ed è forse stata una goccia nell’oceano. Ma senza quella goccia, l’oceano sarebbe diverso!
Per quanto riguarda me, continuo a credere che almeno i quattro anni di reparto dovrebbero essere obbligatori per legge… sono diversi, gli scout sono diversi: sorridono di più!

 

Marisa

Cosa significa partire

Matteo SQuando arrivi ad un momento della tua vita in cui decidi che è l’ora di fare il passo successivo (anzi, una vera e propria svolta), bene, è questo il momento per iniziare un cammino che ti porterà a fare delle scelte. Non hai di che preoccuparti: questo cammino non lo svolgerai da solo, anzi ci saranno le persone a te più care e i capi che ti sapranno consigliare ciò che secondo loro è il meglio per te – ma scegliere spetterà a te, mio caro lettore! In questo breve articolo ti racconterò la mia esperienza verso la Partenza e ti racconterò le sensazioni che ho provato al momento in cui ho vissuto la Partenza sulla mia pelle.
È cominciato tutto circa un anno fa, subito dopo la mitica Route Nazionale, quando iniziai a parlarne con il mio capo clan, e da lì il cammino è proseguito… Mi sono ritrovato a fare molte scelte, una fra tutte quella di partecipare ad una ROSS* (che ti consiglio caldamente): questo evento ha fatto sì che le certezze che avevo venissero messe in discussione.
Un altro grande contributo alla mia crescita è stato quello dei capi clan, con i loro stimoli mirati per migliorare sempre di più; ammetto che alcune scelte di cambiamento in certi momenti le ho rimpiante, però una volta giunto alla Partenza le fatiche sono state ripagate dalla soddisfazione che ti dà un momento simile.
La Partenza è uno dei momenti più belli della vita di uno scout, dove il partente è chiamato ad aprirsi e a raccontarsi tramite un’attività curata da lui; finita la cerimonia inizia la parte che a parer mio è la più bella in assoluto: quella dell’hike, dove ci sei solo tu e le direttive che ti lasciano i capi dentro una busta bianca. In un primo momento ho provato una sensazione di malinconia, ma subito dopo questo sentimento si azzera e poi inizi a meditare sul percorso scautistico che ti ha portato fin lì. E pensi alle persone che ti sono state vicine o che semplicemente hai avuto la possibilità di incontrare grazie allo scautismo.
Per concludere, la Partenza è il culmine di un cammino iniziato al momento in cui hai messo piede per la prima volta in sede; la Partenza vuol dire fare delle scelte e prendere una posizione… Questo ti porterà a scelte a volte scomode, però il risultato finale volge sempre a tuo favore!
Matteo Squizzato
(Mastino Grintoso)

*ROSS: Route d’Orientamento alla Scelta di Servizio

Branca, branca, branca… (leon, leon, leon)

Udite, udite, signori, vassalli e messeri. Oggi, qui vi narro una storia singolare, di un’armata Brancaleone dai componenti più disparati, riunitisi per partire alla volta del ridente feudo di Kandersteg.
Suona strano? Ebbene, garantisco che è accaduto, proprio l’agosto scorso, quando non due, ma ben tre comunità diverse: clan Zenit, clan Nadir e noviziato Gnothi Seauton (o forse dovrei dire 40 persone diverse), si sono messe in cammino, insieme, per diventare una.
Alcuni visi sono nuovi, altri conosciuti molto superficialmente, ma soprattutto sono davvero tanti. Una moltitudine che fa quasi paura.
Non mancano le esitazioni e anche un po’ di iniziale diffidenza, ma ormai siamo sulla strada e passo dopo passo, si avvia un discorso, si scoprono cose in comune, ci si conosce, oppure ci si ritrova come vecchi compagni di avventure e il clima si fa già più disteso.
È risaputo come la strada, ma soprattutto le difficoltà che essa comporta, temprino e uniscano gli animi.
Può sembrare paradossale, ma ritrovarsi a cantare sguaiatamente su un sentiero buio di montagna, alle undici di sera, con lo stomaco vuoto, il viso scottato, le spalle dolenti, i piedi consumati dagli infiniti chilometri, le salite e le discese, lega molto di più di cento serate alla discoteca Minimal (senza nulla togliere ai nostri PR).
E poi l’esperienza di Kandersteg: un’altra marmellata di culture, lingue, uniformi colorate. È il nostro piccolo Jamboree, la nostra esperienza internazionale, con un pensiero rivolto a chi invece è davvero in Giappone. Ci sono scout dall’Inghilterra, dal Portogallo, dal Belgio, dalla Spagna; qualche stereotipato lupetto dagli Stati Uniti e persino un’Islandese! Qui scopriamo che a migliaia di chilometri di distanza, facciamo le stesse bans e molto simile è anche lo spirito attorno al fuoco di bivacco. Tutti abbiamo un fazzolettone al collo; tutti, seppur in modalità e associazioni differenti, facciamo scoutismo.
Gli incontri, gli scontri, la condivisione del dividere la tenda e il cibo, ma soprattutto del fare insieme, generano appartenenza.
È fondamentale che i membri di una comunità non appartengano semplicemente alla comunità in se stessa, ma che essi si appartengano gli uni con gli altri.
Gaber, interpellato dalla mitica pattuglia fede, ci insegna: L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme non è il conforto di un normale voler bene: l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé. L’appartenenza non è un insieme casuale di persone, non è il consenso a un’apparente aggregazione: l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé.
Chi c’era due anni fa, ricorderà che non erano passati molti giorni da quando il clan Zenit e il clan Nadir avevano imboccato i due rami diversi di quel bivio importante in val d’Ossola, ma al rientro in stazione c’erano già due clan, con due, seppur brevi, storie vissute: chi aveva modificato il suo itinerario e aveva trovato ospitalità presso il guardiano di una diga, chi era salito e aveva camminato tra la neve, chi aveva sguazzato in una fontana avendo prova di bizzarre reazioni allergiche ai prodotti bio e chi aveva avuto incontri ravvicinati con un elicottero di soccorso.
Da lì, le nostre strade si sono progressivamente distanziate: diverse dinamiche, diverse esigenze, scelte diverse, che quasi senza che ce ne accorgessimo, andavano a costruire la nostra tanto ricercata identità comunitaria.
L’esperienza ci suggerisce dunque, che è tutta questione di strada, di mettersi in moto, di partire.
E come sa chi cammina, il difficile è cominciare, fare la prima salita, misurare il passo e adattare il fiato. Ma questo non basta: bisogna poi proseguire con costanza e determinazione, senza correre, che esaurirebbe tutte le energie in partenza, evitando le scorciatoie, che possono essere pericolose e senza mai fermarsi e restare seduti troppo a lungo, che è una grande trappola.
Diventare “tiepidi” può rischiare di affondare un clan. In Zenit lo abbiamo imparato e forse anche in Nadir.
Un clan vive di passione, fiducia, servizio e coraggio e il clan Kypsele ha l’irrefrenabile metodica operosità delle api nel suo nome e l’unione nel servizio come urlo.
Non più un’armata Brancaleone dunque, ma un Clan: un Clan che cammina.
Erica, Lince Riservata