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Scoutismo scoperto

EDITORIALE

Cari fratelli e sorelle scout,
ci siamo sentiti l’ultima volta su queste pagine a fine febbraio in occasione del Thinking Day 2020 quando, tutti insieme, pulimmo le strade e i parchi della nostra città. Era il 23 febbraio e quella giornata fu “tagliata” dall’arrivo delle ordinanze che intimavano la chiusura delle attività. Da quel giorno, scorrendo il diario della nostra pagina Facebook Agesci – Gruppo Scout Busto Arsizio 3 @bustotre si può ripercorrere alcune tappe di quello che è successo da allora: capi e fratellini si sono fatti in quattro per restare uniti in quei mesi in cui per strada si sentivano solo le sirene delle ambulanze. Riunioni telematiche, filmati, iniziative benefiche, perfino fazzolettoni consegnati a casa per celebrare la crescita associativa di qualche castorino.04a
In questo tempo di emergenza che, sebbene smorzato, non è ancora finito, noi scout siamo stati chiamati, insieme a tutto il resto della popolazione, a fare ciò che meglio dovremmo saper fare: esplorare. Esplorare nuovi modi, nuovi metodi, nuovi strumenti per essere lì dove dovevamo senza però muoverci da casa. Purtroppo questa emergenza è stata tale, sia come dimensione che come forma, che ci ha trovato come degli scout non dovrebbero mai essere: non pronti. A livello di regolamenti e di competenze. Questo ha causato una grande fatica: la fatica del “non-poter-fare”, del non potersi spendere come avremmo voluto. Sebbene stare a casa e rispettare le regole sia stato già un servizio molto importante verso la nostra comunità civica, la volontà di formarsi e prepararsi è stata grande in tutta Italia. Sono stati tenuti dei corsi telematici sia da parte del Settore Protezione Civile che, tramite AGESCI Lombardia, con la Croce Rossa Italiana.
Con la “Fase 2” abbiamo ripreso, con sicurezza e coraggio, a rivederci dal vivo: quanto è stato bello quel pomeriggio in quel boschetto ombroso a lanciarci la palla e a spiaccicare zanzare? E vedere un’Alta Squadriglia che riusciva, con distanziamento e procedure, a riaccendere i fuochi di bivacco in una radura di montagna e prestare servizio con le proprie mani? Infine, vedere un clan che, partendo dall’idea di vedersi qualche giorno in sede tornando a dormire a casa, è arrivato a mettere in piedi un campo di più giorni con quaranta tende (una a testa, ovviamente) nella bellissima base di Le Biuse?
Ora che già da qualche settimana stiamo ripartendo a tutti gli effetti, sappiamo che anche quest’anno non sarà “normale”. Sappiamo che dovremo ancora valutare con cautela le nostre attività, misurarci con attenzione e responsabilità, lavorando per farci trovare pronti nel momento del bisogno. Non potrà essere una corsa “alla ricerca del tempo perduto” in cui si vuole a tutti i costi recuperare le cose che non abbiamo potuto fare nell’anno che si conclude, ma dovremo avere la fame di ricomprendere quanto accaduto, quanto accade e quanto accadrà, il nostro vissuto e i nostri sogni per proiettarli con coraggio verso il futuro.
Enrico G. IZPC Ticino-Olona

 

Iniziativa "PuliAmo Busto Arsizio"
B-P Day 23 febbraio 2020 Iniziativa “PuliAmo Busto Arsizio”

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Diversità, equità ed inclusione

Diversità, equità ed inclusione

Tre parole molto belle, parole importantissime, forse quasi scontate e banalizzate in molte situazioni, però in ogni caso hanno un certo valore, su cui io vorrei soffermarmi.
Come noviziato abbiamo svolto alcune attività in servizio per aiutare chi ne aveva bisogno, e questi momenti di umanità che abbiamo vissuto insieme sono stati bellissimi, e molti ricompensati con sorrisi e gesti amorevoli. Avete mai dato una coperta, del cibo, indumenti o anche solo condiviso un momento guardando negli occhi una persona che vive in una realtà diversa dalla vostra? Avete mai pensato a quanto siete fortunati, nonostante a volte non pensiate di esserlo? Avete mai riflettuto sul fatto di avere ogni giorno un pasto caldo, un letto in cui dormire, od il costante affetto di qualcuno? Sapete, purtroppo ci sono persone che queste cose, così ovvie per altri, non le hanno sempre, ma spesso sono proprio alcune associazioni a condividere amore e fare piccoli gesti, ma utili, per i bisognosi. La loro ricompensa? Dei sorrisi, dei ringraziamenti, delle parole sincere arrivate dal cuore, non superficiali. Quando siamo andati a Milano, alla mensa dei poveri, alla messa un signore è venuto ed ha scambiato con ognuno di noi il segno della pace dicendoci testuali parole: “Grazie perché ieri mi avete dato da mangiare”. Sapete, quelle parole mi hanno quasi strappato le lacrime, mi hanno rallegrata, ed ho riflettuto molto. Bisognerebbe imparare ad accontentarsi di ciò che si ha, e a non voler sempre di più, di più e di più ancora, perché così non si riuscirà mai ad apprezzare completamente la vita. Guardate a quel signore, senza una casa o un lavoro, solo e senza nessuno, si ritiene fortunato di avere quel poco che ha, e di poter contare su alcune associazioni che lo aiutano quando possibile.
Vorrei soffermarmi un po’ su ognuna delle tre parole dette prima, in modo da conoscerle e capirle meglio.
Diversità. Bisognerebbe capire il valore di ogni momento, e anche delle persone che lo rendono bello, perché ognuno ha un qualcosa di speciale, che nessuno ha, ognuno è diverso dagli altri, e per questo ognuno è unico nel suo modo di essere. Purtroppo però queste differenze vengono fatte pesare su certi individui, e sappiate che non è bello sentirsi diversi dalla massa, credere di non essere abbastanza o, peggio, di non poterlo diventare. Ognuno ha il compito di stare con il prossimo, di amarlo e capirlo, e se si vede che qualcuno non si comporta bene con lui, bisogna sempre far notare il proprio errore e, se ancora non si capisce e si ripete lo sbaglio, però apposta, bisogna rivolgersi sempre a qualcuno, restare in silenzio potrebbe essere la scelta peggiore per tutti.
Equità. Qua secondo me bisognerebbe prima capire la differenza tra questa parola e “uguaglianza”. Possono sembrare la stessa cosa, però mentre la seconda si riferisce a dare a tutti gli stessi diritti e doveri, quindi a fornire gli stessi mezzi a tutti, l’altro mira ad offrire le stesse opportunità, quindi a dare un possibile punto d’arrivo a tutti, aiutando chi ne ha bisogno, ma senza dare uno slancio in più a chi è già abbastanza agevolato. Questo concetto è abbastanza difficile da spiegare, però anche semplice da capire con l’utilizzo di un’immagine che mira a sintetizzare le spiegazioni in due semplicissime vignette. Parlando quindi di equità, ci sono da dire un paio di cosette, partendo dal presupposto che non sempre questo diritto (che è tale in quanto scritto anche nella Costituzione!) è applicato, c’è infatti qualcuno che ha meno possibilità perché c’è gente che, come dicevo prima, fa pesare le differenze altrui.
Inclusione. Questa parola è molto bella, secondo me, ha un significato davvero importante, e meriterebbe di essere scritta a caratteri cubitali in qualsiasi posto, perché spesso e purtroppo questa parola viene sottovalutata o, peggio ancora, dimenticata. Quando parliamo di inclusione, spesso pensiamo agli immigrati, o a persone nuove in un contesto, però questa parola può essere applicata anche in contesti più vicini a noi, perché non è un concetto tanto lontano, anzi dovrebbe esserci in noi sempre, come un pensiero fisso, dentro la nostra mente o nel cuore, una parola tanto semplice, però complessa. Certo, se arriva qualcuno da un paese straniero bisogna stargli vicino e trattarlo come merita, quindi normalmente, cosa che pur sembrando scontata per alcuni, per altri non lo è. Se abbiamo un nuovo compagno di classe, uno dei primi pensieri dovrebbe essere “Voglio andare da lui e conoscerlo, voglio essere suo amico.” E la stessa cosa vale se arriva un nuovo fratellino o una nuova sorellina, bisogna sempre essere disposti ad accogliere ed includere nel gruppo i nuovi arrivati, e non solo! Provate a pensare di andare con il vostro gruppo a fare una gita, vi state divertendo tantissimo, ma vedete un ragazzino che se ne sta sulle sue, non vi viene voglia di andare da lui? Ecco, quello è un episodio di inclusione, ed è gratificante da ambedue le parti, perché se voi state meglio dopo essere andati dal vostro amico, lui a sua volta sarà felice perché non è più solo.
Spero questo articolo vi sia stato d’aiuto e che vi sia piaciuto almeno quanto ha fatto piacere a me scriverlo! Con affetto,
Canarino Stravagante

Impact B.-P. day 2018

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Eccoci di nuovo qui, tutti insieme come sempre! Già, perché il Tuttoscout porta le firme di tutti noi, di ogni età e ruolo all’interno del Bustotre. Questo numero esce in occasione di una festa molto importante per gli scout di tutto il mondo: la Giornata del Pensiero. In questa giornata, in cui si ricorda la nascita di Baden-Powell, da anni è dedicata a temi importanti su cui tutti gli scout del mondo si spendono e si mettono alla prova. Il tema di quest’anno è “Impact”, l’impatto, inteso come l’impatto che noi scout operiamo su ciò che ci circonda, luoghi cose e persone.
Ma questo, si sa, lo raccontiamo in ogni numero attraverso le vostre parole e i vostri ricordi. Per questo abbiamo voluto andare ad ascoltare anche qualcun altro al di fuori del nostro Gruppo che opera per avere un buon “impatto”.
Vi vedo curiosi, quindi andate subito a vedere!

Arredatori d’idee

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Questo Tuttoscout vuole essere dedicato ad un argomento col quale siamo costretti a fare i conti fin dal momento stesso in cui ci affacciamo alla vita. Anzi, ci scontriamo con esso da prima ancora: la crescita.
Naturalmente la crescita è quella capacità che abbiamo noi umani di diventare fisicamente sempre più grandi e forti finché, arrivati ad un certo punto, la parola “crescita” non funziona più, e si inizia ad invecchiare.
Detto così sembra tutto molto semplice, ed in effetti dal punto di vista scientifico non c’è molto da aggiungere, ma purtroppo per voi amanti delle scienze questo Tuttoscout non vuole essere un numero dedicato alla biologia, quanto piuttosto agli aspetti psicologici del crescere che, purché rimanga intatta la curiosità giovanile, non invecchiano mai.
L’unica costante del crescere, infatti, è il continuo desiderio della persona di osservare quanto avviene oltre i propri confini. Se un neonato si rende conto solo della propria esistenza, un bambino inizierà ad imparare che esistono altre persone oltre a lui e come rapportarsi con loro ed infine un adolescente vedrà aprirsi davanti a lui un mondo intero fatto di pulsioni, responsabilità, amicizie, antipatie ed ogni sorta di complicata relazione interpersonale che rende l’adolescenza un’età tanto speciale.
Ma davvero quello è l’ultimo stadio della crescita? Possibile che l’età adulta sia solamente una lunga, talvolta tediosa risposta ai diversi stimoli che abbiamo interiorizzato durante le nostre esperienze passate?
Molti credono, e quasi tutti sperano, che la risposta sia no. Gli scout, però, compiono un passo in più: fanno in modo, col loro operato, che la risposta sia no.
Smettere di crescere a livello mentale non è obbligatorio, ma richiede indubbiamente uno sforzo. Del resto il tranquillo cantuccio in cui viviamo, con le persone che conosciamo e le idee che condividiamo, è stato costruito da noi e per noi con tanto impegno. A che scopo rischiare di romperlo?
Qui però sta la forza della nostra associazione, che non solo propone di avere una mente aperta e sempre pronta alle nuove esperienze, ma soprattutto ci chiede di fare le cose assieme: assieme agli altri capi della Co. Ca, assieme alla nostra staff, assieme ai ragazzi e, perché no, altre volte ancora assieme a perfetti sconosciuti. Anche il più timoroso, o il più statico nelle proprie convinzioni, non può fare a meno di aprirsi a delle nuove esperienze quando vede che tutti quelli intorno a lui lo stanno facendo.
E, come il proverbiale elefante in cristalleria, quando delle nuove idee o delle esperienze speciali entrano nella testa di qualcuno è impossibile farle uscire senza fare a pezzi quanto già si trovava dentro la nostra testa.
Ed a noi, rasseganti proprietari di queste teste sconquassate, non resta che cercare di rimettere tutto a posto, riordinando le idee e riflettendo su quanto abbiamo appena vissuto, costringendoci a cambiare la loro disposizione in base alle nostre nuove esperienze per poi renderci conto che sì, quel bell’angolino che ci eravamo costruiti con tanta fatica non esiste più; ma non è andato perduto, si è soltanto evoluto.
Si spera, in meglio.

-Filippo Mairani