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Un San Giorgio pieno di avventure

sg17Il giorno 29 aprile io e la mia squadriglia verso le 16 ci siamo ritrovati presso la Stazione Nord di Busto Arsizio per andare al San Giorgio, l’evento che riunisce tutti i reparti della Zona Ticino-Olona. Abbiamo preso il treno e ci siamo diretti vero la stazione di Saronno per incontrare l’altra squadriglia con cui avremmo condiviso l’esperienza. Da Saronno abbiamo preso il treno diretto per Grandate-Breccia e, appena scesi, abbiamo unito le cartine (noi e l’altra squadriglia avevamo una metà della stessa) e abbiamo fatto l’azimut per capire dove andare: Montano Lucino.
Con l’aiuto della cartina siamo andati nel bosco dove avremmo passato la nostra avventura. Il nostro sotto campo era il G e lì abbiamo aspettato che arrivassero le altre squadriglie per iniziare a montare le tende. Dopo averle montate abbiamo finalmente mangiato, fatto un giro di nomi e dopo abbiamo fatto un po’ di siesta.
Verso le ore 10 abbiamo iniziato il bivacco: il tema del San Giorgio di quest’anno era… San Giorgio! Allora abbiamo iniziato un bivacco a tema cavalleresco: c’è stato un ballo molto bello, e prima di dormire, io e un ragazzo della mia bi squadriglia abbiamo mimato una canzone. È stato un momento molto divertente ma allo stesso tempo imbarazzante. Dopo abbiamo fatto una preghiera e siamo andati a dormire.
Il giorno dopo, appena sorto il sole, i capi hanno fatto chiamata e poi abbiamo fatto la colazione e verso le 9 sono iniziati i giochi contro gli altri sotto campi: ogni bi-squadriglia doveva sfidare le altre in sfide che avevamo preparato per l’occasione. Verso le 11:30 abbiamo iniziato la gara di cucina e io e la mia bi-sq. siamo arrivati primi a pari merito con le aquile del Legnano 1. Dopo abbiamo lavato e ripreso i giochi che sono finiti verso le 19:00. Per cena abbiamo mangiato pasta ai fagioli e insalata (molto buoni) e verso le 10 abbiamo iniziato il bivacco insieme al sotto campo vicino.
SG2017Il gioco era molto bello perché potevi scommettere e fare quiz. Il giorno dopo ci siamo alzati con la pioggia, abbiamo fatto gli zaini, smontato le tende e fatto colazione. Dopo un po’ i capi hanno fatto chiamata e hanno annunciato i vincitori del sottocampo: la mia bi-squadriglia è arrivata terza. Subito dopo ci siamo riuniti in un grande quadrato con tutti i sette sottocampi schierati davanti all’issa bandiera e hanno annunciato i vincitori del San Giorgio che hanno ricevuto la spada che ogni anno sarà riportata per segnarvi sopra la squadriglia vincitrice di ogni edizione. Quindi abbiamo fatto l’ammaina per poi tornare al sottocampo e mangiare la caponata e un riso molto buono. Sempre sotto la pioggia ci siamo diretti verso la chiesa per la messa e, infine, siamo ritornati a Busto Arsizio in reparto.

Questo San Giorgio è stato molto bello e pieno di avventure e conoscenze nuove: non vedo l’ora della prossima avventura!
Civetta Perseverante
Klaudia Prela

Campo di Pasqua 2017 – Hunger Games

pasqua2017Io e il mio reparto il giorno 13 aprile siamo partiti dalla sede alla volta di Castelnovate, una frazione di Vizzola Ticino. Sbarcati dal pullman ci siamo incamminati con gli zaini in spalla attraverso il paese e attraversato un bel pezzo di bosco. Una volta arrivati al campo abbiamo montato le tende, l’issa, dopodiché abbiamo mangiato e, dopo un po’ di siesta, abbiamo iniziato il bivacco. Durate il bivacco i capi ci hanno svelato il tema del campo che era “Hunger Games”. I capi ci hanno divisi in distretti e ogni distretto doveva far vedere come reagiva a delle situazioni buffe. È stato un momento molto divertente e, per concludere, abbiamo cantato a lungo. Fatta la preghiera siamo andati a dormire.

Il giorno dopo, al sorgere del sole, ci siamo alzati e abbiamo fatto il riscaldamento mattutino e dopo mezz’ora abbiamo fatto l’issa bandiera e la famosa ispezione. Dopo la colazione c’è stato un gioco in cui dovevamo nascondere le nostre provviste (tonno & fagioli) e sfidare le altre squadriglie per rubarcele. È stato un gioco molto divertente. Dopo questo gioco abbiamo mangiato e quindi abbiamo fatto una “gita” al fiume e da là abbiamo iniziato la catechesi: era la via crucis ed è stato un bel momento di riflessione. Dopo cena abbiamo fatto la prima parte di giocone finale che è stato vinto dalle Coyote.

pegasopasqua2017Il penultimo giorno di campo, dopo la routine mattutina, abbiamo iniziato la seconda parte di gioco che consisteva nel colorare con delle spugne dei cartelloni nascosti nelle basi delle altre squadriglie. Il gioco è stato vinto dalla mia squadriglia (Colibrì). Dopo pranzo l’ultima parte di gioco consisteva, apparentemente, nel raccogliere e rubare materie prime agli altri distretti, ma in realtà dovevamo stare attenti e decifrare un codice che ci era stato dato da un capo della “ribellione”. Dopo questo gioco abbiamo iniziato il Consiglio della Legge che è durato solo 3 ore (un successo!) Dopo la fine del consiglio abbiamo cenato e, verso le 20.30, ci siamo incamminati verso la chiesa per assistere alla veglia pasquale. La sera stessa si sono svolte le cerimonie ed è stata consegnata la Fiamma (prima in mano a noi Colibrì) alle vincitrici di questo Campo di Pasqua: le Coyote che sono arrivate a pari merito con noi ma avevano raccolto più punti nelle attività prima del campo.
Domenica appena svegliati abbiamo fatto gli zaini, smontato le tende e fatto colazione. Durante la colazione abbiamo “premiato” il primino più bravo del reparto con una tradizione del nostro reparto (che non svelo ma che comprende un uovo di cioccolato gigante). È stato un momento molto divertente (e l’uovo era molto buono!). Subito dopo ci siamo incamminati per tornare in paese dove i nostri genitori ci sono venuti a prendere. Per concludere abbiamo fatto l’urlo di reparto. È stato un campo molto bello e pieno di avventure!
Civetta perseverante
Klaudia

Intenational day alla base militare N.A.T.O. di Solbiate

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Tante persone pensano che lo scautismo sia inutile e che serve solo a far fare qualcosa a dei nullafacenti… ma noi scout sappiamo non è così!
Noi aiutiamo chi è in difficoltà, aiutiamo in casi di terremoti, incendi, ecc… Quindi noi al mondo serviamo perchè, anche se in piccolo, contribuiamo a renderlo migliore!
Infatti credo che sia questo il motivo del perché noi scout del reparto Phoenix siamo stati invitati all’International Day dalla N.A.T.O., per rappresentare lo scautismo e l’aiuto che noi diamo alla società. Ovviamente noi non siamo andati all’International Day solo per fare festa e mangiare, considerando che tutto il cibo era GRATIS!
Siamo andati anche per far divertire i bambini e i ragazzi presenti alla festa e… sapete con quali giochi?21
Ovviamente i nostri: stella, palla scout e roverino. Abbiamo anche allestito un tavolo dove si poteva imparare a fare gli origami e dove chi voleva poteva esser truccato. Per fortuna abbiamo anche potuto “esplorare” la base e mangiare. C’erano tanti stand gastronomici di diversi stati dove ognuno proponeva qualcosa di tipico del paese. Tutti gli stati che erano presenti fanno parte della N.A.T.O., la quale non serve per provocare guerre, ma piuttosto per evitarle e aiutare i paesi dove ci sono conflitti in corso. Questa giornata particolare mi è piaciuta molto perché s e di averli rappresentati nel loro meglio.

 
Daniel Bertollo (opossum misterioso)

N.A.T.O. anzi, nati per far giocare

19 Oggi spetta a me raccontarvi l’ultima avventura (se così possiamo chiamarla) che abbiamo passato. Questa è stata un’esperienza nuova e completamente diversa dalle altre.
Sperando di riuscire a rendere l’idea e di trasmettere tutte le emozioni provate, cercherò di raccontarvela. Partiamo con il dire che l’organizzazione di questo evento è iniziata circa un mese e mezzo fa, quando la “Cara famiglia Giovannetti” ci ha proposto di prendere parte a questa giornata in caserma durante la quale avremmo potuto mostrare un po’ il mondo scout alle famiglie dei militari provenienti da molte zone del mondo. Chissà, magari avrebbero deciso di intraprendere a loro volta questo viaggio insieme a noi.
Questa proposta ci ha entusiasmato ed abbiamo deciso di accettarla.
Con il passare delle settimane ci siamo ritrovati in un lampo al fatidico giorno, così, dopo esserci incontrati alla caserma, i capi ci hanno subito spiegato come si sarebbe svolta la giornata: alla mattina ci saremmo dedicati alla costruzione di un portale che avrebbe rappresentato il nostro “stand”, e ci saremmo divisi tra di noi gli altri incarichi.
Nel pomeriggio invece, seguendo ognuno i compiti datici in precedenza, avremmo intrattenuto i visitatori con diverse attività. Queste erano: tipici giochi scout come roverino, palla scout e stella.
Per trasmettere anche delle competenze invece avevamo preparato attività come: insegnamento dei principali nodi, che possono sempre essere utili, e la creazione di carinissimi origami.
Ed infine, l’immancabile trucca bimbi. Perché si sa che tutti i bambini sono più felici con un po’ di colore in faccia.
Una volta decisi i compiti di ognuno abbiamo iniziato la costruzione del portale, il quale ha fatto sentire subito me ed alcune altre persone come se fossimo all’interno del mondo dei popolari libri di “Shadowhunters” e così, sentendoci un po’ degli eroi infallibili, abbiamo iniziato a lavorare. Ma come ben si sa, tra il dire ed il fare…, ed infatti il nostro caro portale, che aveva la forma più o meno di un ponte, ha deciso che non voleva rimanere in piedi e questo ci ha costretto a cambiare il progetto.
Ok, ok, forse non siamo proprio degli eroi invincibili, ma alla fine l’importante è che qualcosa lo abbiamo creato no?

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Dopo la stancante costruzione del portale ci siamo riposati ed abbiamo mangiato, sapendo che il pomeriggio sarebbe stato ancora più impegnativo della mattina. Infatti, dopo esserci rimpinzati, ci siamo di nuovo suddivisi in gruppetti ed ognuno si è separato per l’attività che avrebbe dovuto seguire. Ad esempio io e le altre ragazze che si sarebbero dovute occupare del trucca bimbi ci siamo sbizzarrite nel provare su noi stesse i trucchi disegnandoci l’un l’altra tigri, fiori, cani, farfalle, arcobaleni e… un’intera maschera di teschio in stile “dia de los muertos”. Dopo tutta la fase di preparazione iniziale la gente ha cominciato ad arrivare. Nei primi momenti non era molta ma col passare del tempo ha iniziato a diventare davvero numerosa. Io personalmente ho iniziato ad essere un po’ nervosa ed in ansia nel vedere tutte quelle persone che arrivavano ed io continuavo a domandarmi come avrebbero reagito i bambini se il loro trucco non fosse venuto bene e cosa avrebbero detto i loro genitori. Fortunatamente, con il tempo, la pressione e l’ansia se ne sono andate ed il pomeriggio è passato in un batter d’occhio.
Durante le attività, inoltre, una squadriglia alla volta, avevamo il tempo per girare e guardare gli stand degli altri stati e la cosa che è piaciuta a molti di noi è stata la presenza dello zucchero filato.
Verso le nove e mezzo, quando ha iniziato a farsi buio, abbiamo smesso le attività ed abbiamo avuto il tempo di cenare e svagarci un po’ facendo gli ultimi giri per gli stand. La fine dell’evento è stata contrassegnata da un bellissimo spettacolo di fuochi d’artificio, dopo il quale è iniziata la parte peggiore: la fase in cui bisogna smontare tutto.
Terminato anche questo ci siamo avviati alle macchine e la nostra giornata si è conclusa. A parer mio questa è stata veramente un’esperienza bellissima e da ricordare, se ne avessi la possibilità credo che la rifarei molto volentieri anche perché, tra l’altro, credo di aver appena scoperto un’inattesa passione per truccare i bambini.
Alla prossima!

 
Cerbiatto loquace

Campo estivo in Svizzera 2016

OLYMPUS DIGITAL CAMERACiao a tutti amici lettori, sono Alessandro, il vostro cronista incaricato di raccontare a voi e alle generazioni future le avventure del reparto Phoenix.
Come al solito incomincerò dal principio: dopo un’agognata preparazione all’altezza di un reparto coi fiocchi, eccoci finalmente arrivati alla prova del nove: mettere in pratica quello che fino a pochi mesi fa era un’idea lontana. Era la prima volta nel reparto che facevo un campo all’estero e, se devo dirla tutta, l’idea non mi emozionava più di tanto dato che fino alla fine mi sono schierato nell’opposizione, ma mi sono dovuto ricredere.
Era un 9 Luglio di quelli afosi e soleggiati. Appena arrivato in sede venni sommerso da richieste e richieste d’aiuto fatte dagli altri repartisti che nel frattempo, come tante piccole formiche all’opera, avevano incominciato a spostare fuori tutto il materiale necessario per il campo. Dopo aver aspettato il resto del Reparto, caricammo tutto il materiale su di un pullman e partimmo verso la Svizzera. Ovviamente nulla è perfetto e, una volta superato il confine svizzero, dovemmo scendere in un parcheggio semideserto dato che il largo pullman non passava per le strette vie del centro abitato. Dopo una mezzoretta di cammino arrivammo al campo base dove dei capi ci stavano già aspettando impazientemente. La prima cosa da fare era quindi montare le tende, che sarebbero stati i nostri alloggi per il resto del campo, la nostra, con vista campo base, era però sopra la collinetta più alta quindi ogni volta che ci eravamo fatti la doccia, una volta arrivati in cima eravamo già sudati e sporchi.
Ben presto il lancio del tema ci fece intuire che la trama del campo estivo era incentrata su “Ritorno al futuro”, film leggendario che vede protagonisti Marty ed il suo inseparabile amico Doc.
Il pomeriggio passò velocemente sotto il cocente sole svizzero, anche la notte passò rapida e il giorno dopo eravamo alle prese con qualche altro gioco organizzato a giorni alterni dai capi o dalla pattuglia animazione, di cui io facevo parte. Le mie attività preferite si sono svolte nei giorni centrali del campo: uno è la progettazione e la fabbricazione della mitica DeLorean, che permise a Marty di viaggiare indietro nel tempo, che ci eravamo trascinati dalla sera prima.
Una volta costruita la macchina andava alimentata, ma non col Diesel bensì con l’uranio, che ci siamo guadagnati in una staffetta su e giù per le colline.
Ora le De Lorean erano pronte per il salto… ma non c’era un solo modello, bensì 4, quindi spettava a noi decretare la vincitrice scoppiando i palloncini attaccati nelle portiere delle macchine avversarie. Alla fine i modelli migliori si dimostrarono il nostro e quello dei Giaguari.

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Come al solito non potevano mancare i Libici. L’obbiettivo era quello di sparare dell’acqua colorata sugli avversari, ogni squadra ha abbinato un colore, alla fine una persona con un colore dominante valeva un punto per la squadra abbinata al colore.
Alla fine sembravamo delle tavolozze dipinte da Picasso!
Ovviamente il campo non fu sempre soleggiato e un giorno cadde sulle nostre teste un acquazzone che rischiava di soffiarci via le tende, alla fine con 3 picchetti per tirante riuscimmo a sconfiggere il maltempo.
Il nostro secondo nome è avventura, quindi, in occasione del sopralluogo dei dintorni Alan ci intrattenne con una sfida al medico migliore: dovevamo curare i nostri capo che si erano provocati delle fratture multiple, scomposte ed esposte ma alla fine con la nostra buona volontà riuscimmo a salvarli.
In un campo in tema anni ’50 non poteva mancare il ballo di gala, che comprendeva cena a buffet e balli più o meno stile anni ’50, insomma ci divertimmo come dei matti e andammo avanti a ballare fino a quando la fievole fiamma del braciere non si spense del tutto lasciandoci spazio per la veglia alle stelle dove riflettemmo su tutto ciò che era accaduto nel corso del campo.
Anche l’Hike passò senza difficoltà e anche se affaticati tornammo al campo base. I capi ci ritennero anche pronti per la cerimonia dei nomi totem, dove io venni battezzato: Turaco temerario.
Finalmente il campo era finito, ma una cosa ci aspettava ancora: la premiazione della squadriglia migliore del campo e con molta sorpresa la nostra squadriglia vinse il campo! Finite le premiazioni in cui alla fine mi avvolse un senso di gioia e compimento, tutti riabbracciammo i nostri cari e l’Estate che non era ancora finita!
Alessandro Baraldi
Turaco temerario

Un campo ricco di emozioni

16Come credo ognuno di noi, per me il campo estivo è un momento di grande felicità.
Ogni anno mi succede sempre la stessa cosa: guardando il calendario mi accorgo che manca pochissimo al campo e che non ho ancora preparato lo zaino.
Questo anno il campo è durato 8 giorni, ma di certo la lunghezza non mi ha spaventata. Alla partenza eravamo felicissimi e curiosi di scoprire che cosa avremmo fatto. Il tema del campo di certo intrigava… “Lo Hobbit”. Io personalmente non vedevo l’ora di incominciare ed ero al settimo cielo, ma la felicità è durata poco visto che per arrivare al campo a noi destinato c’era una salita lunghissima che sembrava non finire mai. Arrivati in cima, senza perdere tempo abbiamo montato le tende, anche se una leggera pioggerella e il freddo iniziavano a farsi sentire. Appena scesa la sera abbiamo acceso il fuoco e ci siamo tutti stretti intorno a esso. Per il gran freddo che faceva sembrava di essere al campo di Pasqua. I primi giorni sono passati velocemente ma sono stati piuttosto difficili per via del tempo. Ed è qui che arriva la parte del campo che preferisco in assoluto e sono sicura che molti mi troveranno d’accordo: l’hike.
Come ogni anno l’hike è il momento in cui la squadriglia è più legata e dove anche i più timidi si tirano fuori. E solitamente dopo questo genere di esperienze la squadriglia torna più unita di prima. Una cosa negativa dell’hike, però, è che quando ritorni sei distrutto. Ma i capi sono preparati, e quindi dopo esserci lavati e cambiati abbiamo mangiato panini con la Nutella e abbiamo fatto una serie di massaggi rilassanti. Il tempo passa, e il giorno di rientro si avvicina, fino a diventare “domani”. il giocone finale è sempre il più lungo e il più duro e con la fine del gioco tutte le mie energie se ne sono andate. Per me però, più che per altri, questo campo è stato particolarmente speciale per via della cerimonia dei totem, che è stato un momento davvero bellissimo ed indimenticabile.
Per concludere, vorrei dire che non vedo l’ora che l’anno ricominci, perché sono sicura che sarà bello come sempre!

 
Farfalla visionaria
Laura Merlo

Un sabato alternativo

13-2Sabato 17 Settembre io e il mio reparto ci siamo diretti verso la piazza di San Giovanni per creare un Hebert ed una sopraelevata in occasione dell’evento “Sport in Busto”.
Per tutto questo ci siamo alzati di prima mattina e siamo venuti in sede a caricare i pali e… HOP pronti per costruire.
La sopraelevata che abbiamo costruito era bellissima e, mentre la costruivamo, tutte le persone che passavano ci chiedevano cosa era e quando lo scoprivano ne rimanevano molto sbalorditi.
Mentre facevo una legatura ho sentito una bambina che diceva: “WOW! Degli scout WOW!
Sentire quelle parole mi ha reso molto felice.
La parte più divertente è stata quando, prima di pranzare, quando Yuri e Nic hanno fatto una specie di gara di roverino, e io mi divertivo a “contrastare i loro tiri”.
Durante il pranzo come ricompensa abbiamo mangiato la pizza, che era buonissima. Dopo aver pranzato siamo andati in sede per concludere l’attività.
Questa attività è stata molto bella perché abbiamo fatto vedere ai cittadini di Busto cosa sanno fare gli Scout.

Klaudia Prela
Civetta Perseverante
Sq. Coyote

Il mio primo anno in reparto… che emozione!

Mi raccontavano che il reparto non è tutto un gioco, che c’è bisogno di molta serietà, ma quando me lo dicevano fraintendevo e capivo che sarebbe stato difficile stare in reparto, quindi non mi sentivo pronta per passare.

Invece eccomi qui: allegra e pimpante, pronta a vivere avventure da repartista, ma il reparto non è solo gioco, è anche imparare a conoscere, a rispettare, a stare in compagnia. È saper condividere esperienze, giochi, conoscenze… insomma, è diverso dalle idee che mi ero fatta.
Mi sento felice in reparto e, anche se quando sono passata non conoscevo nessuno oltre agli ex CDA, ora conosco tante nuove persone.
Tutti insieme abbiamo fatto numerose attività, annotate con precisione sul nostro Libro d’Oro. Anche io ho scritto degli articoli. Ne ho scritto uno anche durante il campo di Pasqua.
A proposito di campi… io non c’ero a quello invernale, che mi hanno raccontato come un incubo a occhi aperti. Però ho avuto modo di imparare molte cose durante il campo di Pasqua, che è stato bellissimo, secondo me. È vero che abbiamo faticato molto, ma alla fine ci siamo divertiti: è questo l’importante.
Non so se lo sapevate, ma il 16 e il 17 di aprile abbiamo partecipato al… San Giorgio!
Un incontro fra vari reparti di vari gruppi scout, come Busto 3, Busto 5, Legnano 9… è stato bellissimo! Abbiamo dormito in tenda e ci siamo divisi in sotto campi, con ognuno una meta precisa. Io ero in trapper e cucina e la meta era cucinare una pizza kebab.

Non so se mi sono spiegata bene, ma io ADORO stare in reparto! Chissà poi cosa mi aspetta per il campo estivo! Non vedo l’ora di scoprirlo! Una cosa è certa: si va in Svizzera. L’ho deciso insieme alla mia pattuglia d’impresa. Forse avrò occasione di concludere le mie mete e di chiedere in affido la seconda tappa. Magari chiederò anche qualche specialità, dopo aver concluso quella di scrittrice.
Carmela Scida

Un’esperienza diversa

Lo scorso pernotto i nostri capi ci hanno fatto provare un’esperienza nuova: un pernotto divisi maschi e femmine. Il pernotto è iniziato come tutti gli altri: abbiamo preso il treno con gli enormi zaini e siamo scesi a Varese sicuri che di lì a poco avremmo avuto indicazioni su dove andare, ed invece… ci siamo trovati su un pullman. Il viaggio è stato rilassante.
Appena arrivati alla nostra meta le ragazze sono scese da un lato e i ragazzi si sono avviati verso l’altro lato della strada. Così, su due piedi, pensai a due cose:
1) che i capi pensassero di dividere maschi e femmine per arrivare al punto lungo strade diverse;
2) farci fare un pernotto separati.
La seconda fu la risposta esatta.
Infatti i due capi rimasti con noi ci spiegarono che questo pernotto lo avremmo vissuto solo tra ragazze. Ci diedero una cartina per squadriglia, sulla quale abbiamo facilmente localizzato la destinazione ma poi, con grande sorpresa, ecco che ci veniva distribuita un’altra cartina uguale alla precedente con lo stesso punto da localizzare. Ci dissero che ci avrebbero diviso in quattro gruppi in cui avrebbero mischiato tutti i componenti delle due squadriglie. Una volta formati i gruppi ne mandarono uno alla volta verso la strada che sembrava loro più giusta. Il mio gruppo partì per ultimo e, essendo tutte del primo e secondo anno, si agganciò a noi un capo.
Il cammino fu abbastanza breve e all’arrivo ci aspettava un posto molto caldo e una buona cena da consumare.
Infatti ci era stato detto di portare ognuna qualcosa da mangiare per fare una buona cena condivisa. È stato un momento piacevole.
Finito il pranzo ci siamo riunite e abbiamo parlato dell’impresa di reparto: ci sono stati distribuiti due blocchi di fogli, il primo personale e il secondo di squadriglia, su cui avremmo scritto, da lì in avanti, i progressi dell’impresa. Dopo aver parlato e discusso su alcuni punti dell’impresa che non erano molto definiti abbiamo iniziato a giocare.
Il gioco era molto semplice: dovevamo cercare in giro per la città 8 bigliettini. Essendo la città molto piccola ci fu facile orientarci e, in poco tempo, ci preparammo alla caccia ai bigliettini nascosti!
La ricerca è stata più difficile del previsto e in mezz’ora avevamo trovato un solo bigliettino su 8.
Alla fine, con un po’ di fortuna siamo riuscite a trovare tutti i bigliettini e a passare alla fase successiva del gioco: salire fino ad una chiesetta e ammirare il fantastico panorama notturno che si estendeva sotto di noi. C’era molta pace e serenità e sembrava quasi di volare. C’erano un sacco di luci di case illuminate e sembravano tante lucciole in basso oppure centinaia di stelle in cielo…
Il gioco era ufficialmente finito e, anche se avevamo perso, avevamo guadagnato un posto che resterà indelebile nella mia memoria. Tornate all’oratorio abbiamo pregato e ci siamo tuffate nei sacchi a pelo pensando a cosa avremmo fatto il giorno seguente.
Verso le 11 eravamo già arrivati in chiesa a Porto Ceresio e c’eravamo riuniti con i ragazzi arrivati a piedi da Viggiù. Dopo la messa ci hanno comunicato che saremmo andati alle trincee. Ci siamo arrivati con una camminata che ci è sembrata lunga e faticosa (e con qualche scivolone), abbiamo mangiato e ci siamo raccontati a vicenda, tra ragazzi e ragazze, che cosa avessimo fatto.
La siesta è stata un momento per avventurarci da soli nelle trincee: avete mai visto qualcosa che era stato usato in modo spaventoso ma la cui vista non può che essere meravigliosa?
Era la prima volta che provavo questa sensazione, forse perché era la prima volta che vedevo una trincea.
Dopo la siesta c’è stato un momento dove tutto il reparto ha visitato ben due trincee!
I capi, inoltre, avevano organizzato un gioco che si svolgeva dentro le trincee: consisteva nel cercare un cartellone nei bunker in cui si erano nascosti i capi e scriverci il proprio nome, ma c’era una difficoltà: i capi, ogni tanto, “sganciavano delle bombe” e, se ti trovavi in quella zona di galleria, perdevi la vita, che era un bicchiere di plastica allacciato al collo. Ma non era tutto: per rendere il gioco ancora più complesso c’era la questione che i membri delle altre squadriglie potevano romperti la vita e, finché non te ne procuravi un’altra, non potevi scrivere il tuo nome sui cartelloni.
Il gioco è stato molto bello e, stancamente, alla fine abbiamo ripreso i nostri zaini e siamo andati in stazione prendere il treno.
La giornata si è conclusa con la preghiera e i saluti.
Questo pernotto lo ricorderò bene perché è stato il primo che ho passato solo tra ragazze.

 
Laura Merlo

Quali fonti e quale acqua

A chi capita di andare in montagna, succede di trovare lungo il cammino diverse fonti d’acqua. Io diffido sempre da quelle facilmente accessibili: più sono in alto, più mi sento sicuro nell’abbeverarmi. Non sappiamo cosa potrebbe aver inquinato la fonte che ci troviamo dinnanzi: un animale morto poco più sopra potrebbe aver imputridito l’acqua; magari l’acqua ci pare limpida, ma qualche batterio invisibile la contamina.
Più in alto della sorgente non c’è nulla: il rischio di avvelenarsi si riduce.
Ecco, per un giovane capo (o meglio, “adulto in formazione” per l’AGESCI) la possibilità di dissetarsi con acqua non buona nei momenti di “sete educativa” non è così remota.
Anzitutto ci sono i nostri ricordi ed esperienze: in mancanza d’altro, ciò che viene più spontaneo è offrire ai ragazzi quanto noi abbiamo vissuto, nell’illusione che “se è servito a me, servirà anche a loro”; i ragazzi di oggi, tuttavia, non sono i ragazzi di ieri e non saranno quelli di domani. Ad ogni anno i propri strumenti e le proprie attività, nella continuità del metodo.
Poi ci sono i “maestri di oggi” che ti vendono qualche strana pozione etichettata “risultato garantito”. Verrebbe da dire con B.-P.: “cucù e ciarlatani”!
Infine ci siamo noi: con le nostre idee e profonde convinzioni; pensiamo, a volte, di essere gli unici con quella trovata geniale che salverà il branco dalla noia, il reparto dall’incompetenza, il clan dall’indifferenza e ci dimentichiamo che non possiamo darci da bere da soli; l’episodio di Gesù e la samaritana al pozzo (Gv 4,7-26) ci ricorda questa verità: la misericordia di Cristo ci attende per dissetarci con acqua pura che zampilla.
Come placare la nostra “sete metodologica”, allora? La strada, ancora una volta, ci è indicata dal caro don Andrea Ghetti nel piccolo ma penetrante libro “Al ritmo dei passi” (p. 121): “AD FONTES!”, andare alla fonte! Dice Baden: “Noi preferiamo le acque fresche e sorgive: noi seguiamo una traccia, quella di un uomo scopritore in modo eccezionale e magistrale del cuore e dei bisogni dei giovani”. Si potranno realizzare molte cose, rispettabilissime, ma non si fa Scoutismo se non si seguono le fondamentali direttive del fondatore.
Per questo conoscere i testi di B.-P. è di vitale importanza per il capo e per lo Scoutismo: “vitale” nel senso proprio di legato alla vita; alla vita dello Scoutismo, perché rimanga integra, perché non abbia deviazioni; alla vita del servizio attivo del capo -mediamente troppo corta- perché non perda la freschezza e la passione.
Mi si perdoni se il mio sguardo è limitato alla nostra Associazione, ma in AGESCI è lo stesso Patto Associativo (cui ogni capo deve aderire) a rinviare agli “scritti e alle realizzazioni pedagogiche di Baden-Powell”. Lo stesso B.-P. rileggeva “Scoutismo per ragazzi” una volta all’anno: ci crediamo migliori di lui? Fuggiamo, dunque, pozze e stagni e domandiamoci sempre (in particolar modo durante quest’anno santo): quali fonti e quale acqua?
Carlo Maria