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Essere pronti o preparati?

pronti o reparatiIl motto degli scout in inglese (quindi quello originale, potremmo dire) è “Be prepared”, letteralmente “Sii preparato”, che è però stato tradotto in italiano con “Sii pronto”. Forse “pronto”, “ready” in inglese, suona meglio di “preparato”, ma apprezzo che si sia fatta questa scelta. Trovo infatti che il secondo termine sia sottilmente più adatto a rappresentare come uno scout dovrebbe essere. Vorrei farvi subito un paio di esempi utili per capire cosa vorrei dirvi.
Pensiamo al preparare da mangiare, o meglio ancora, a preparare una cena con tanto di ospiti, servizio buono e portate numerose. Diciamo preparare perché in questo caso abbiamo pianificato tutto e sappiamo prima come si svolgerà la cena: sappiamo il menù e quindi che piatto servire in che momento, sappiamo chi abbiamo invitato e quindi chi accogliere e dove farlo sedere a tavola, sappiamo se qualcuno non mangia certi cibi e abbiamo, magari, già messo in fresco il vino giusto da abbinare.
Pensiamo, invece, ad un atleta prima che inizi la sfida: sta aspettando il segnale “pronti, via!”, infatti non può sapere come evolverà la gara e quali saranno le mosse degli avversari; non può aver preparato un piano per ogni evenienza ma, all’occorrenza, dovrà fare affidamento sulle sue capacità per rispondere prontamente.
Cosa c’entra questo con gli scout? Direi che gli esempi ci si tuffano nella mente: uno fra tutti potrebbe essere un hike o una tappa della route. Prima di partire si fa lo zaino e si studia la strada (magari qualcuno l’ha anche già fatta durante un sopralluogo), ma non si potrà mai essere del tutto preparati. Non possiamo prevedere se effettivamente tutti saranno capaci di camminare al passo giusto e se si riuscirà a rispettare la tabella di marcia, se qualcuno si farà male né dove o quanto o se, come è capitato al mio clan un giorno, una pioggia torrenziale farà franare l’unico sentiero percorribile. Un altro esempio potrebbe essere un campo estivo: non potremo preparare prima il calendario del campo prevendendo i giorni in cui pioverà, ma dovremo farci trovare pronti con le canaline attorno alle tende, i teloni sulle cucine e la legna per il fuoco al riparo.
In certi casi, dunque, il “Be prepared” originale di Baden-Powell va sostituito con il detto di un altro noto generale e stratega, Erwin Rommel, che disse: “Nessun piano può resistere all’impatto col nemico”.
Dobbiamo essere pronti, dunque, attenti a capire ciò che la vita ci sta ponendo davanti e a coglierlo al meglio con le nostre doti e capacità; quei talenti che, come le molte lame dei coltellini svizzeri, abbiamo sempre con noi per usarli di volta in volta al meglio. Dopotutto nessuno è mai stato così folle da preparare un naufragio, ma è lì che, secondo B.-P., uno scout deve risultare “indispensabile”.

Siamo in Avvento. Ci stiamo quindi preparando al Natale. Già, perché Natale arriva ogni anno lo stesso giorno e, per quanto rimanga sempre bello e magico, sappiamo già pressappoco cosa succederà: si addobba l’albero, si allestisce il presepe, si comprano i regali, poi c’è la messa, si aprono i regali e si fa il pranzo con i parenti. Si tratta di un rituale, appunto, che vuole celebrare la venuta di Cristo sulla Terra e ci ricorda la Bellezza del suo messaggio. Però Gesù non possiamo incontrarlo solo una volta l’anno. Infatti, Lui può arrivare nella nostra vita ogni giorno, in ogni momento… ma non sappiamo né come né quando. Non possiamo segnarci l’arrivo di Gesù nella nostra vita sul calendario o scrivercelo sull’agenda o creare un evento su Facebook (ed invitarci gli amici, ovvio). Non possiamo prepararci, possiamo solo farci trovare pronti. Quanta bellezza ci passa ogni giorno sotto gli occhi e non siamo pronti a coglierla perché “in altre faccende affaccendati”?
Cogliamo, quindi, la bellezza del Natale per spingerci a cercare quella Bellezza che potrebbe essere dietro ogni angolo che svoltiamo, in ogni persona che incontriamo e in ogni cosa che facciamo. Pronti a coglierla.

Gus

Essere pronti per essere utili: una Castorina racconta la sua esperienza


Essere pronti per essere utili vuole dire tante cose diverse: essere preparati per aiutare qualcuno, essere attenti ai bisogni degli altri, avere sempre con sé cose utili agli amici, avere l’equipaggiamento giusto per intervenire, sapere che cosa vuol dire prestare aiuto e sapere come farlo, allenarsi a dare una mano al prossimo, saper capire quando qualcuno ha bisogno e pianificare le proprie azioni per arrivare in tempo per aiutare chi ha necessità.
Per esempio, a scuola, io prima di tutto cerco di vedere quando una mia compagna di classe non ha qualcosa, tipo i colori, e le dico: «Tieni, te li presto». Oppure se non ha capito una spiegazione della maestra, le ripeto che cosa ha detto l’insegnante in modo che lei lo capisca. Così come mi è capitato di ricevere in prestito i pennarelli o che un mio compagno mi aiutasse a capire il significato del compito da fare in modo che io a casa non lo facessi sbagliato.

Quando siamo a ginnastica, a danza o stiamo facendo altri sport e un mio amico non riesce bene a fare un percorso oppure un esercizio, io cerco di insegnargli come si fa, facendoglielo vedere o spiegandoglielo a voce. La maestra fa lo stesso con me quando io non ho capito un movimento.
A casa, so che alle 8.15 si mangia e quindi io di solito preparo la tavola in anticipo in modo che si possa cenare senza aspettare, evitando così che il mangiare si raffreddi. A me invece mamma e papà danno i soldi per pagare le cose della scuola.
Al parco giochi, quando vedo che mio fratello non riesce a salire sull’altalena perché è troppo piccolo, io lo alzo un po’ in modo che lui ci riesca. Mentre una mia amica mi ha aiutata ad avere il coraggio di saltare giù da una panchina un po’ alta.
Agli scout, quando una mia amica vorrebbe un mandarino, ma sua mamma si è dimenticata di metterlo nel suo zaino, io condivido il mio con lei oppure, se ne ho due, ne offro uno a lei. Nello stesso modo, ricevo le caramelle da chi ne porta un sacchetto per tutti.

Fare parte dei Castorini mi ha aiutata a imparare come aiutare gli altri, facendo le cose che ho scritto. L’ho imparato quando i capi scout si sono travestiti da vari personaggi – come lo scolaro, la fata o il pastore – e ci hanno detto: «Voi volete aiutarci?». Il pastore aveva bisogno di preparare il pane per Gesù. Lo scolaro e la fata ci hanno messo in alcune capanne con dei lavori da fare, tipo il giardiniere nell’orto. Da parte loro, i capi scout sono sempre pronti ad aiutarmi, per esempio quando mi reggono mentre cammino sulla corda.
Inoltre, nei pernottamenti in varie case che ci hanno ospitato, ho imparato a prestare la saponetta ad alcuni miei compagni che non l’avevano, l’asciugamano a chi aveva le mani bagnate e il fazzoletto a un altro Castorino che doveva soffiarsi il naso. A mia volta, ho ricevuto in prestito le ciabatte per andare in bagno, perché mia mamma si era dimenticata di mettermele nello zaino e io mi ero scordata di ricordarglielo.

Quindi, essere pronti per essere utili è una cosa bella, come quelle che io vi ho raccontato.

Diana Milani

Essere pronti per essere utili

S. Messa durante la giornata di apertura 2014-2015
C’è nei vangeli un episodio molto particolare, direi addirittura strano:

“La mattina dopo, mentre rientrava in città, Gesù ebbe fame. Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Non nasca mai più frutto da te». E subito quel fico si seccò.”

Ci verrebbe da chiederci perché Gesù se la prenda tanto con quel povero fico, ma non dobbiamo dimenticarci che Continua la lettura di Essere pronti per essere utili