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Sono Musulmana e porto il velo…

Cari amici, il numero di questo mese è dedicato ad un tema particolare: il “fare ponti”, come ci dice Papa Francesco, una cosa che noi scout sappiamo (e dobbiamo saper fare) bene!
Mi vengono in mente le parole di Greg Monterson, alpinista, scrittore di “Tre tazze di te” e “La bambina che scriveva sulla sabbia”, e costruttore di scuole “negli ultimi posti al mondo”, che racconta di quando la sua associazione, il Central Asia Institute, costruì la sua prima scuola alle pendici del K2: in pratica, dopo tanto pianificare per costruire la scuola, ci si rese conto che non sarebbe stato possibile fare nulla senza prima costruire un ponte che portasse la strada, e quindi i mattoni e tutto il necessario, fino allo sperduto villaggio. “Da quel giorno – dice Greg – ogni volta che abbiamo costruito una scuola abbiamo dovuto, prima, costruire un ponte. Non un ponte fisico, ma un ponte di relazioni
Ecco, noi scout siamo (e dobbiamo essere) bravi a fare entrambi ma, questa volta, vorrei raccontarvi un esempio di come si possa “costruire un ponte” in men che non si dica, anche mentre si aspetta l’autobus…

Salma ha 21 anni e studia giurisprudenza all’università. Da mesi percorre la stessa strada per prendere il pullman e, ogni mattina, incrocia un signore di mezza età che la guarda dall’alto in basso, sbuffa, borbotta qualche frase razzista e prosegue. Salma sarebbe anche capace, con il suo caratterino, di rispondere in modo poco educato facendosi anche un paio di risate, ma si trattiene fino all’ultimo.
Arriva poi, inattesa e mai voluta, la strage di Parigi. La reazione dell’anziano signore è da quel giorno ancora peggiore: ogni volta che vede Salma alla fermata, scappa! Il primo giorno, anche Salma è spaventata, il secondo, rimane allibita dal suo comportamento, il terzo giorno, ride!
Al quarto giorno, decide di fermarlo e chiacchierarci nel modo più educato che esista: “Senta, stia ad ascoltarmi, una volta che avrò finito, scapperò io! Io sono musulmana, glielo dico perché ritengo che sia giusto darle delle spiegazioni. Dunque, sono Musulmana, con la M maiuscola (in fondo è una fede come le altre e va rispettata) porto il velo e sotto di esso ho dei capelli, ben lavati con uno shampoo italiano, a base di keratina. La mattina ho il piacere di incontrarla perché frequento l’Università di Milano e capirà anche che anche se sono un’immigrata pago le tasse, anzi non sono io a pagarle ma mio padre, un uomo che lavora duro, è un operaio e trascorre più ore al lavoro che con noi…
E quindi? – risponde duro il vecchietto – Che c’entra? Stai solo perdendo tempo: voi” musulmani “siete dei terroristi senza cuore!
Aaaalt – riprende, ferma, Salma – non ho ancora finito! Come musulmana non mi dissocio da nulla, significherebbe distaccarsi da un’idea alla quale avevo precedentemente aderito. Non giustifico la mia religione, perché, come lei saprà, tutte le fedi diffondono amore, fratellanza, giustizia e equità! L’Islam vieta il crimine, chi uccide un solo uomo è come se avesse ucciso l’umanità intera.”
C’è un attimo di pausa, forse solo un prender fiato o forse il cenno di un primo collegamento…
Una domanda – continua lei con un sorriso – sa fare qualche conto in matematica? Io non sono bravissima ma ci vuole poco per dire che 1+1=2.
Certo che so contare – risponde ancora, offeso, il passante – che credi? che io sia analfabeta, per chi mi ha preso?
No, ma si figuri, tutti – precisa Salma - siamo ignoranti su qualcosa: a scuola o nella vita ignoriamo sempre qualche materia o situazione mondiale e, quando qualcuno ne parla con noi, non riusciamo a rispondere a tale argomento. Questo significa ignorante: che non sa qualcosa!
Ma tornando al discorso di prima: Musulmano = Terrorismo, giusto?
La risposta è un “sì” secco: “c’è poco da spiegare qui!
Ma Salma non si arrende: “Certo, come si chiama lei e che lavoro fa?
“M… e faccio lo spazzino!
Ok, ma allora se ragioniamo come prima potremmo dire: italiano= mafioso, M… = spazzino. suona bene?
Qualcosa si muove…
Certo che no! Smettila di usare certe metafore! noi non siamo tutti mafiosi e io non mi chiamo spazzino
Ecco, le ha dato fastidio vero? Beh è esattamente la stessa cosa che provo io ogni volta che lei sbuffa, borbotta o scappa; anzi mi spaventa.
La voce della ragazza col velo è calma, ma decisa: “Ha dimenticato le stragi della prima e seconda guerra mondiale? E quello che sta succedendo in Siria, Iraq, Palestina… la lista è lunga non sto qui ad elencarle. Quello si chiama terrorismo, esso non ha etichette religiose, culturali. Ha solo un nome: disumanità.
La disumanità è un terrorismo a cui piace la moda: una volta si veste all’americana, una alla musulmana… sono sicura che un giorno andrà in giro anche in “minigonna e top”… Ci lascerà a bocca aperta e ci spappolerà il cuore, vedrà!
Ultimamente la disumanità, ha deciso di mettere la tunica e far crescere un po’ di barba. Prima o poi passerà anche questa moda. Persino il silenzio è una forma di terrorismo: abbiamo calpestato la nostra dignità, spazzato la misericordia, oppresso la coscienza e ucciso l’umanità.
È stata dura, ma la lotta contro il fiume è stata vinta e sono state gettate le fondamenta di un nuovo ponte, di un nuovo legame…
Beh, signorina – la voce dell’anziano signore ora è diversa, quasi dolce – non so che dire. mi ha lasciato senza parole… ha ragione dobbiamo imparare a informarci un po’ di più, prima di aprir bocca… mi perd…
Lo sa che adoro il caffè?”, dice Salma ancora prima che l’altro possa finire di scusarsi, perché ormai il ponte sembra saldo e bisogna solo provare ad attraversarlo…
Il bar è qui davanti a noi. Questo significa che accetta le mie scuse?
Per un buon caffè farei di tutto – ammette la nostra amica - domani mattina scapperà ancora quando mi vedrà? Perché mi divertiva vedere la sua faccia terrorizzata!
Il signore, con un sorrisone stampato in faccia, risponde: “Lei è riuscita a cambiare la mia prospettiva, io le strapperò un sorriso per il resto della settimana…

Enrico Gussoni