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BLOG DE PAPEL IV: siamo tutti nel Game

Ciao, chi se lo sarebbe aspettato: pensavamo di poter mantenere il controllo, vero? Di poter tenere la realtà di qua e il Game di là, giusto? Eppure guardiamoci: ora la realtà è chiusa fuori dalla finestra e non possiamo più toccarla e siamo ora più che mai parte del Game, il grande videogioco che ci collega e che ci coinvolge tutti (che lo si voglia o no). La scuola è una partita multiplayer giocata con cuffie e microfono, il lavoro si trasmette con una virtualità reale (più che con la realtà virtuale) e tutti siamo diventati come fossimo virtuali e distanti, conoscibili e comunicabili solo attraverso webcam, smartphone e social. I nostri “contatti” si sono svuotati del “tocco” vero e proprio, dell’abbraccio, della stretta,del pugno… È rimasto solo il tocco sullo schermo. 
Ma ve li ricordate quei momenti al parchetto con gli amici in cui si parlava di più con chi era dall’altro lato della chat che con chi era a fianco sulla panchina? E poi, quando eravamo con la persona della chat di prima, ci perdevamo con altre notifiche. Il Game ci porta spesso a non essere “qui ed ora” ma ad essere già (o ancora) da un’altra parte a fare qualcos’altro con qualcun altro. Infatti possiamo anticipare e posticipare le esperienze: il calendario ci ricorda ogni minuto, possiamo spostare impegni con giusto un messaggio in un gruppo WhatsApp, o ritardare il godimento di un evento grazie allo streaming. Invece adesso siamo bloccati in questo “ora” prolungato e in questo “qui” blindato e dobbiamo farci i conti. Ci stiamo provando, lo so, a evadere attraverso il Game visitando luoghi lontani, guardando concerti mai visti o trasformando un piccolo schermo domestico nel cinema interdetto di questi giorni. Ma la verità è che il Game poggia sui pilastri della realtà e ne è impregnato: il Game è reale e la realtà è nel Game. Prima, condividere senza provare era così facile! Ma ora è frustrante. 
Ora siamo qui, ma la nostra vita non è in stand-by. La finestra di casa è il nostro schermo su di un mondo per il quale non abbiamo la password e al quale non possiamo più accedere. Ma il Game va avanti, la ruota della realtà gira e noi siamo passeggeri del nostro stare e guardiamo dall’oblò senza avere il controllo del timone. Ma non è questa la cosa più sconvolgente…
La cosa più sconvolgente è che tutto questo non è cambiato rispetto a prima: pensavamo di avere il controllo, di avere il timone, di dirigere la nostra vita usando il pollice veloce su uno schermo user-friendly. Evitare un litigio? tap!Si silenzia una conversazione! Cavarsene fuori senza troppe spiegazioni? tap! Si abbandona un gruppo! Zero sbatti di imparare a fare una certa cosa? tap! Basta diventare follower di qualcuno che lo sa fare e condividere un po’ di emozioni di rimbalzo.
Forse, alla fine di questo livello del Game, dopo che avremo sconfitto il boss Covid-19, ci faremo un’indigestione di realtà fisica, tangibile (toccabile) come quella che prima snobbavamo in favore dell’agilità del Game dove non ci sono lunghi silenzi da sopportare, sguardi da reggere o parole giuste da non demandare. Da ultimo, come più grande successo, torneremo a rimpiangere il silenzio, la noia e il lusso incommensurabile del doversi inventare un modo per occupare il tempo.

Caster

PS: Questo episodio di “Blog de Papel” non sarà “di carta” (papel) appunto ma questa volta sarà davvero un articolo simil-blog pubblicato solo online sul sito del Bustotre. Fate un salto nel Game per commentare e condividere ;-) 

PPS: Ebbene sì, ho usato la combianzione di tasti ;-)  invece di un emoticon che ammicca. Sono nato quando il Millennium bug era ancora un problema rimandabile, mi dispiace.

PPPS: E sì, si chiamano “emoticon”, non “emoji”, chiaro?

BLOG DE PAPEL – Episodio I: Il dentrofuori del Nuovo Mondo

Perché c’è un telefono cellulare nella vostra tasca? O nella vostra mano, o appoggiato in modo che sia raggiungibile facilmente mentre leggete queste righe? Ovviamente non per telefonare. Quell’oggetto grande come un palmo è una porta spazio-temporale che ci collega al resto del mondo dalla nostra stanza, con gli appuntamenti del futuro e i ricordi del passato. Possiamo essere contemporaneamente in più luoghi grazie a chi condivide con noi la sua esperienza e, similmente, sentire con noi amiche e amici distanti. Ma questa è solo una parte del potere di quel “telefono intelligente”: la cosa straordinaria è che si può anche non uscire dalla porta per essere da un’altra parte, si può restare a metà tra il “qui” e il “lì”. Se in Stranger Things c’è il “sottosopra” questo è un “dentrofuori”. Ci si muove, ci si conosce, si comunica e si gioca un po’ come nel mondo reale ma senza che sia davvero “vero”. Vuoi mettere? Tutto nella tua mano!

Perché parlare di Internet, World Wide Web e social agli scout? Perché gli scout sono sempre pronti, ovvio! In più ogni scout ha la cittadinanza del mondo e nel mondo dobbiamo saper abitare, pure essere utili quando serve. Ora, però, il mondo si è ampliato e dobbiamo saper abitare con stile scout anche il dentrofuori. Condividiamo cose vere o cose false, raccontiamo di noi o di qualcun altro, ci rifugiamo per staccare da tutto il resto o ci tuffiamo per collegarci ancora di più. Tutto questo, lo sapete o lo scoprirete presto, non rimane “dentro”, ma ha sempre un effetto sul “fuori”, sulle nostre vite reali. Dopotutto anche il dentrofuori è reale: quello che vediamo o leggiamo lì può avere un effetto sulla nostra vita.

Immaginate di essere in caccia col branco e Akela dica in cerchio che sta per arrivare un nuovo fratellino che ha dei problemi, si arrabbia facilmente e litiga spesso, quindi bisogna fare attenzione. Cosa succederà appena questa zampa tenera arriverà in tana? Succederà che i lupi saranno più diffidenti del solito e più timidi. Il nuovo arrivato non si sentirebbe ben accolto da un branco che lo guarda storto e i lupi inizierebbero a stargli antipatici e sarà più facile litigarci.
Se invece Akela dicesse che il nuovo fratellino è un sacco simpatico, appena arrivato i lupi sarebbero curiosi di conoscerlo e lui sentirebbe di avere l’attenzione del branco, si sentirebbe accolto e tutti gli starebbero più simpatici.
Il nuovo arrivato non cambia carattere solo perché Akela dice una cosa o l’altra, ma se una cosa è vera solo nella testa dei lupi avrà comunque effetti sulla realtà!

Internet prima e i social poi sono nati per avere effetto sul mondo e noi il mondo lo dobbiamo lasciare migliore di come lo abbiamo trovato. Perciò è importante essere scout anche in questa nuova parte di mondo, a metà tra reale e finto. Stile, lealtà, cortesia, purezza di pensieri e parole… sono tutte cose che dovremo seminare nella nostra vita quotidiana anche attraverso il tecnomagico portale-portabile che abbiamo in tasca. O in mano. O appoggiato in modo che sia raggiungibile facilmente…
Caster

Blog de Papel – Episodio pilota

Ho 25 anni, sono nato nel 1994. Nello stesso anno un certo Jeff Besos fonda Calabra (che poi deciderà di rinominare Amazon), l’IBM presenta il primo smartphone e la Sony lancia sul mercato la Play Station. L’anno dopo nasceva eBay. Stavo imparando a leggere e scrivere in prima elementare quando vidi in diretta TV il crollo delle Torri Gemelle, l’anno in cui nasceva Wikipedia. L’anno successivo, nel 2002, imparavo a usare gli Euro inconscio della nascita di Linkedin, il primo social network. Avrei dovuto aspettare le medie per iniziare ad usarne uno anch’io: si chiamava MySpace e oggi è praticamente scomparso.
Non penso che mai, in 200.000 anni di umanità, un venticinquenne si sia trovato a parlare a un dodicenne dicendo “ai miei tempi”. Eppure, da repartaro sono diventato rover e ora capo e sembra siano cambiate più cose in questi dieci anni che nei cinquanta precedenti. Le chiacchierate in reparto, le domande e le risposte che ci scambiamo come interpreti di lingue straniere, il cambiamento epocale che continuo a vedere, mi spingono (ma penso valga per tutti quelli che hanno più o meno la mia età) a sentirmi quasi un “veterano”, sopravvissuto a quando WhatsApp non esisteva e per “messaggiare” ci toccava inviare sms con il T9. E ogni sms costava!
Quando ne parlo mi sembra di sentire mio padre che mi racconta del cavallo che trainava il carretto del fieno in campagna o del bidello che passava alla prima ora con la brocca d’inchiostro a riempire i calamai. Ma io non sto parlando di cose di mezzo secolo fa: WhatsApp ha 10 anni. Se fosse uno scout sarebbe forse un lupo della legge!
Questi pensieri sparsi, che mi venivano parlando, appunto, con guide ed esploratori di oggi, hanno iniziato a trovare un filo conduttore leggendo “The Game” di Alessandro Baricco. Penso che offra uno stimolo portentoso per capire che cosa sta succedendo o, meglio, che cosa ha iniziato a succedere ben prima che Steve Jobs lanciasse il primo “Mac”, qual è la vera rivoluzione di cui siamo parte (attiva o passiva, lo scopriremo). È una riflessione che vorrei condividere con voi, poco alla volta. Vi invito quindi in questa nuova rubrica a patire per una route, un gioco avventuroso in cui daremo, come propone il tema di questo Tuttoscout, “uno sguardo al passato per aprire nuove prospettive”.
Mi piacerebbe viverlo come un blog dei “vecchi tempi”, ma qui, sulla carta. Per questo sarà un “blog de papel” interattivo che si riempirà anche delle vostre domande, idee e curiosità.
Per commentare questo strano blog, dando i vostri suggerimenti e contributi, potrete scrivere ai social del Gruppo (su Facebook e Instagram) con l’hashtag #bustotre e #blogdepapel.
Stay hungry
Stay… tuned!
Caster