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Hanno lasciato una traccia: James Spensley

 James SpensleyJames Spensley, figlio di William Spensley, pastore evangelico, e di Elizabeth Alice Richardson, sbarcò come medico di bordo da una nave inglese nel porto di Genova nel 1896 – quando nel capoluogo ligure era presente una folta colonia britannica, dovuta all’accresciuta importanza dello scalo portuale genovese dopo l’apertura del Canale di Suez. Grande appassionato di calcio, in patria si era cimentato come portiere in una piccola squadra della sua città. Entrato nel club genoano, vista la sua capacità organizzativa, fu nominato capitano della squadra di calcio.
Spensley fu anche uno tra i promotori ad organizzare la prima sfida di calcio tra rappresentanti di diverse città italiane. Questa sfida si tenne il 6 gennaio del 1898 tra il Genoa e una squadra mista di giocatori dell’Internazionale Torino e della Torinese, che vinse la partita, e diventerà per Spensley e altri l’occasione per gettare le basi sulla possibilità di unire, come in Inghilterra, tutte le squadre di calcio italiane in un’unica entità che sarà poi la FIGC.
Nella partita di finale valevole per l’assegnazione del primo titolo italiano di campionato, poi aggiudicato al Genoa, Spensley giocò nel doppio ruolo di difensore/portiere poiché dopo l’infortunio dell’estremo Baird il medico inglese prese il suo posto tra i pali. Benché inglese, il 30 aprile 1899 giocò a Torino presso il Velodromo Umberto I l’incontro amichevole nella Selezione Italiana contro la Selezione Svizzera, terminato due a zero a favore degli elvetici.
Il medico e fervente sportivo inglese prese parte a molte partite come portiere e difensore centrale fino al 1906 all’età di 40 anni con la squadra da lui fondata: le cronache dell’epoca riferiscono che non fu un atleta particolarmente dotato tecnicamente, anche se è pensabile che, all’epoca, certe qualità non fossero enfatizzate come sarebbe accaduto solo che pochi decenni dopo. Non si sottrasse, tuttavia, all’impegno morale di coordinatore del settore Calcio, guidando e dirigendo la squadra, dal suo arrivo in società fino al 1903 e nuovamente nel 1907. Nel 1904 guidò la seconda squadra rossoblu alla vittoria del primo campionato di Seconda Categoria.
Con i rossoblu vinse i campionati del 1898, 1899, 1900, 1902, 1903 e 1904, tutti da titolare pressoché inamovibile. Inoltre nel novembre del 1908 allenò l’Andrea Doria, squadra nata a Genova nel 1900.
Spensley fu anche uno stimato arbitro di calcio, dirigendo partite del campionato italiano sino alla sua partenza per il fronte.
Mentre era in Inghilterra, Spensley aveva conosciuto Robert Baden-Powell e ne aveva anche avuto in dono una copia autografata del libro Scouting for Boys. Nel 1910 l’associazione genovese Juventus Juvat, detta anche “le Gioiose”, fondata da Mario Mazza decise di avvicinarsi alle prime esperienze scout italiane nate da poco a Bagni di Lucca per opera di Sir Francis Vane. Lo stesso Vane suggerì a Mazza di contattare Spensley, e venne a Genova per una conferenza il 13 novembre 1910. In seguito a questa conferenza, due giorni dopo, Mazza e Spensley costituirono la sezione genovese dei Ragazzi Esploratori Italiani (REI). In quegli anni ebbe diversi scambi epistolari con un altro padre dello scautismo italiano Carlo Colombo. Fra i due c’era molta stima e convergenza di vedute sul movimento.
Spensley morì a seguito di una ferita riportata sul campo di battaglia durante lo svolgimento delle sue mansioni mediche, si racconta, infatti, che Spensley stesse portando soccorso ad un nemico ferito. Fatto prigioniero, in quanto ufficiale veniva portato nella fortezza di Magonza, in Germania, dove moriva. La Fortezza di Magonza è stata distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e per molti anni si è pensato che le spoglie del medico inglese fossero andate perdute, tuttavia, dopo alcuni anni di ricerche condotte da Franco Savelli, la sua tomba è stata scoperta nell’agosto 1993, a cento anni dalla fondazione del Genoa, nel cimitero militare britannico di Niederzwehren, vicino a Kassel in Germania, da due tifosi del Genoa, lo stesso Franco Savelli (scout del CNGEI) e Mario Riggio (scout dell’AGESCI).
Spensley, uomo di grande cultura, era un grande appassionato e praticante di diversi sport, fra cui pugilato e il nascente calcio. Appassionato di religioni orientali, conosceva – oltre alle lingue europee – il sanscrito ed il greco; quale medico di bordo aveva avuto possibilità di viaggiare all’estero e di apprendere lingue, usi e costumi di varie località del mondo.
Da grande filantropo qual era, durante la sua permanenza a Genova si dedicò al sostentamento dei trovatelli e degli orfani di strada.