Sabato 25 marzo di buon’ora siamo andati a Monza per incontrare Papa Francesco.
Abbiamo viaggiato in treno e c’era un sacco di gente, ma il peggio dovevo ancora vederlo: nelle vie di Monza e nel parco c’era un fiume di persone. Penso di non averne mai viste così tante tutte insieme. I nostri capi sono stati bravissimi a tenerci sotto controllo… e un po’ lo siamo stati anche noi ad ascoltarli.
L’attesa per il papa è stata lunga e noi abbiamo pranzato e giocato.
Il parco era diviso in tanti rettangoli e il nostro era il 28.
Quando è finalmente arrivato a Monza, il papa con la papa mobile ha percorso le stradine tra i rettangoli, così ho potuto vederlo da vicino. Avevo già incontrato il papa a Roma, quando ha ricevuto noi scout in piazza San Pietro, ma questa volta non era solo un puntino lontano.
Se proprio devo essere sincera, la Messa è stata un po’ lunga e noiosa, ma ascoltare le parole della predica è stato emozionante.
La vera avventura è stata andarcene dal parco: siamo usciti tutti nello stesso momento e tutti o quasi siamo andati alla stazione. Lì in fila noi lupetti eravamo schiacciati come… lupi in scatola, ma anche in questa occasione non ci siamo scoraggiati, e quando abbiamo incontrato un reparto di Scout di un’altra città abbiamo cantato con loro “Un bravo lupo io voglio diventar…”
Voglio concludere l’articolo ringraziando i miei super capi per averci fatto vivere questa avventura fantastica.
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UNA TERRA UNA FAMIGLIA
Due esempi di vita di rara bellezza
Se avessi una macchina del tempo organizzerei un incontro tra B.P. e P.F.
Sappiamo tutti chi è B.P.
Ma P.F.? Papa Francesco!
Sono entrambi due esempi di vita di rara bellezza.
B.P. ci esorta: “Cercate di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’avete trovato”
È una frase importante. Ma come si fa?
Il nostro amato Papa ci suggerisce dei modi possibili.
Il 13 giugno, durante l’udienza generale in San Pietro (e noi c’eravamo!) ci chiede un impegno: “Fate ponti, per favore. Col dialogo, fate ponti!”
Considerando inoltre che l’8 dicembre è iniziato l’Anno Santo dedicato alla misericordia ci siamo interrogati su cosa avremmo potuto fare di concreto.
Ecco perché noi coccinelle abbiamo deciso di creare un ponte con l’associazione “Casa Onesimo” di Busto Arsizio. È una struttura che offre ospitalità a rifugiati, ex detenuti e detenuti in fine pena con lo scopo di aiutarli in un inserimento nella società.
Abbiamo trascorso un pomeriggio magico! Non saprei come definirlo in altro modo!
Quando siamo arrivati siamo stati accolti da 3-4 ragazzi della struttura e da operatori e volontari che prestano lì il loro servizio.
Ci siamo seduti in cerchio, le cocci hanno loro offerto biscotti e cioccolatini e abbiamo iniziato a conoscerci.
Noi ci siamo presentati, ma la nostra era un normale racconto di un gruppo scout.
Quando loro si sono presentati, in varie lingue ci hanno raccontato di viaggi della speranza, famiglie disperse di cui non si avevano notizie, figli lontani, parenti sicuramente persi… a loro il merito di averlo fatto con rara delicatezza, ma vi assicuro che sentirlo dalla viva voce dei protagonisti è diverso che ascoltarlo al telegiornale!
Ma il bello è stato che subito dopo ci hanno detto di quanto erano felici di avere una speranza per il futuro, per esempio uno di loro vorrebbe diventare un rapper famoso e si è esibito per noi. A quel punto noi abbiamo rilanciato coinvolgendoli con le nostre bans ed era fantastico vedere come man mano si univano altre persone a noi e i sorrisi si moltiplicavano sempre più.
Inoltre le cocci hanno addobbato per loro due alberi di Natale!
Dopo un po’ di foto ricordo purtroppo era il momento di lasciarci: non dimenticherò mai quegli occhi pieni di gratitudine e quegli abbracci sinceri per il tempo e la gioia che avevamo condiviso con loro.
Sono sicura che anche questi piccoli gesti rendano il mondo migliore!
Mamma scotty
Lettera al Papa
Caro Papa Francesco,
sono una Lupetta del Branco Lupi della Brughiera del Gruppo Busto Arsizio 3 dell’AGESCI.
Sono molto contenta di essere venuta a trovarti anche perché ero l’unica della famiglia che non era mai stata a Roma.
Il viaggio è stato molto lungo, ma divertente.
Visto che alla mattina dovevamo prendere il pullman prestissimo per andare in Stazione Centrale a Milano, abbiamo deciso di dormire nella nostra sede… stuoino e sacco a pelo, una vera cosa scout! Poi di volata sul pullman e via, in viaggio verso Roma sulla Freccia Rossa.
Il treno era molto comodo, ma non sono riuscita a chiudere occhio lo stesso, perché ero emozionatissima.
IL treno era pieno di scout provenienti da tutta la Lombardia: di treni speciali per noi scout, quel giorno ne sono arrivati tanti a Roma!
Appena scesa dal treno ho seguito un fiume di Scout che pian piano mi ha portato in Piazza San Pietro: che meraviglia! C’erano migliaia di Scout in pantaloncini corti e camicia azzurra, con i loro totem e il fazzolettone colorato al collo, che raccontava la loro provenienza.
Nonostante facesse molto caldo nessuno di noi ha mai tolto la camicia e questo sforzo è stato ampiamente ripagato perché dall’alto tutte quelle camicie sembravano un mare… un mare di Scout!
Io lo so, perché quel mare l’ho visto dall’alto, perché con i Lupetti e le Lupette del mio Branco ho avuto la fortuna e il privilegio di salire sopra il Colonnato del Bernini e di assistere da lì all’incontro con te.
Io ero sopra di te alla tua sinistra e tu stavi parlando proprio a me. Ero emozionatissima, non ci potevo credere!
Dopo questa bella mattinata la nostra attività è continuata e, dopo aver mangiato della buonissima focaccia romana bianca e rossa, siamo saliti sul Cupolone.
Pensa che anche se ero stanca sono riuscita ad arrivare fino in cima e ammirare il bellissimo panorama. Si vede tutta Roma da lì sopra: strade, case, statue, giardini e perfino il Colosseo!
Insomma caro Papa Francesco, se non l’hai capito mi sono divertita un sacco, soprattutto perché ho vissuto questa avventura insieme ai miei amici.
Giulia Baraldi
Costruire ponti
Per chi si fosse perso la puntata precedente eccone un breve riassunto: il Noviziato, quest’anno, ha deciso di impostare la sua impresa sulla propria e altrui sensibilizzazione al tema dell’immigrazione che, in questo periodo, è quanto mai vicino alla nostra realtà. Nella prima fase del nostro progetto abbiamo “studiato” il fenomeno, testato la nostra ignoranza in merito e anche quella delle persone che ci circondano, toccato con mano la realtà dei migranti: li abbiamo incontrati, conosciuti e capiti. I limiti della lingua non li hanno fermati, hanno raccontato con coraggio la loro storia: la difficoltà del viaggio, il dolore nell’allontanarsi da casa, ma anche la speranza che fosse in serbo per loro un futuro migliore. Perché, penso di parlare a nome di tutto il noviziato, è questo che più di ogni cosa ci ha colpiti: la voglia di riscatto e la gratitudine verso il Paese che li ha accolti. Accoglienza è stata la parola chiave che ha dato una nuova direzione al nostro progetto: volevamo portare al Gruppo una testimonianza della nostra esperienza per far riflettere sul tema e dare, purtroppo solo idealmente, una casa a queste persone. Insomma, fare qualcosa di concreto.
L’occasione ci fu data quando abbiamo appreso che ora il Gruppo aveva bisogno di una nuova cappelletta, dal momento che quella realizzata in precedenza era stata smantellata. Carichi di buoni propositi e idee niente male ci siamo divisi i compiti e abbiamo cominciato i lavori. Come ogni impresa che si rispetti ci sono stati diversi imprevisti e contrattempi, l’entusiasmo è venuto meno, ma è proprio in quei momenti che è stato necessario stringere i denti e portare a termine i nostri progetti. E così abbiamo fatto. All’alba del 20 settembre i lavori si sono conclusi. Il risultato è, obiettivamente, ottimo.
L’ambiente ha un messaggio chiaro: rappresenta il viaggio per mare che ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini affrontano sfidando la sorte, le orme sulla sabbia portano alla croce; la sofferenza che il viaggio comporta è accomunata alla passione di Cristo. Cercavamo una frase che potesse chiarire a tutti il messaggio della cappelletta e Papa Francesco ci è venuto in aiuto. Si era, infatti, appena tenuta l’udienza degli scout in piazza dal papa. Il messaggio che ha lanciato a milioni di scout era di unione, fratellanza, accoglienza. «Fare ponti, fare ponti, in una società dove c’è l’abitudine di fare muri.» L’augurio che ci facciamo è che chiunque possa entrarci per raccogliersi, rilassarsi, pregare e riflettere.
Ogni giorno siamo bombardati da servizi dei tg, testate giornalistiche che riportano cifre esorbitanti ma non ci soffermiamo sul valore umano di quei numeri, forse perché è più comodo fermarsi a questi, evitare che la nostra tranquillità venga perturbata anche solo dal pensiero della sofferenza che vi sta dietro, delle tragedie che si consumano ogni giorno. Chiudiamo semplicemente gli occhi. Noi con questa impresa abbiamo provato ad aprirli: speriamo che chiunque entri nella cappelletta provi a fare altrettanto.
Elena Banda