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Caro capo ti scrivo

Caro capo, mi ritrovo qua, organizzatissimo come al solito, a scrivere qualcosa per scout: una volta è la lettera della partenza, un’altra l’articolo del Tuttoscout…
Proprio la partenza dovrebbe essere il tema di questo articolo. Ho pensato abbastanza a cosa scrivere, ma ero in difficoltà. Ho letteralmente l’imbarazzo della scelta. Ad una certa ora mi è venuta in mente cosa dire, ma ci arriviamo con calma.
Tu caro capo sai perfettamente, più di me perlomeno, che cosa sia la partenza. Non voglio scrivere un trattato su cosa sia filosoficamente la partenza, anche perché sarebbe un articolo abbastanza scarso, vorrei tuttavia dire qualcosina. Cercherò di essere breve, per quanto il mio essere prolisso consenta.
La partenza è un momento del proprio cammino scout nel quale si è chiamati ad effettuare una scelta. Ognuno decide quando prenderla, ma soprattutto, se prenderla.

“Fece una scelta di umile uomo: Fede, Servizio e Comunità”
(Lungo la Strada)
La Partenza si articola in tre scelte: la Scelta Politica, quella di Servizio e quella di Fede.
Lascerò a te, caro capo, spiegare bene ai prossimi Rover e Scolte che cosa sia-no queste, vorrei dire oggi qualcosa in particolare sulla Scelta di Servizio.
Il servizio non è volontariato, non è solo questo perlomeno. “Servire” significa dedicare del tempo ed energia per gli altri e non per sé stessi. L’obiettivo è il bene dell’altro e non il ritorno che avremo. Fare servizio significa aiutare una persona in difficoltà senza che lei ti ringrazi o che ti manifesti affetto o gratitudine.
Nel cercare di capire che cosa fosse il servizio non posso che menzionarti, caro capo. È questo il punto dell’articolo. Mi sono reso conto che sei l’Esempio di servizio più importante ed efficace che io abbia. Un esempio che non è solamente una citazione “a titolo esemplificativo”, ma un esempio da seguire.
Caro capo, so che non è stato facile starmi dietro in questi anni. I momenti di tensione, di incomprensione, di difficoltà, ci sono stati, è indubbio. È disarmante però vedere che eri lì, nonostante non ascoltassi, non scegliessi, fossi in ritardo, non portassi a termine gli impegni, croci comprese. Con questo non voglio dire che sei perfetto: penso di avere ancora ragione in alcuni, se pur pochi, casi. Nonostante ciò tu però c’eri, questo conta. Eri sempre pronto nonostante fosse estremamente difficile ottenere la nostra fiducia, essere rispettati, saper comunicare etc. etc.
Magari ciò che facevi non era palese ai nostri occhi, tu però lavoravi comunque per noi, lo so.
Per comprendere l’essenza del servizio credo che sia necessario essere disposti a fare qualcosa che non piace ma che serve.
Le soddisfazioni immediate del servizio sono sicuramente una grande risorsa che ti aiuta nella tua attività ma non è il requisito essenziale della partenza. La scelta di servizio non si basa su quanto sia divertente e appagante farlo. Questa si basa sul voler aiutare l’altro. Il venir meno del “piacere di prestare servizio” non deve intaccare le tue scelte. Certo, nessuno dice che sia facile, ma abbiamo scelto noi di essere qui.
Tanta fatica e “poche soddisfazioni”. Questo rapporto credo che raggiunga il massimo peso nel servizio in clan. Bada bene, non intendo dire che il servizio in clan sia più difficile di altri, ogni servizio ha le sue difficoltà e non c’è una gerarchia tra queste, penso però che la mancanza di soddisfazioni “quotidiane” sia una caratteristica che raggiunge la massima dimensione quando si è capi R/S.
Questa mancanza io non l’ho ancora vissuta, un po’ mi spaventa. Ritengo però di essere pronto per affrontare questa sfida. Scelgo di esserlo.
Caro capo, vorrei dirti così GRAZIE. Lo faccio a modo mio: in ritardo, in maniera disordinata e confusa, ma sono sicuro che tu mi abbia capito.
Sono carico per affrontare questa nuova sfida che è la partenza: essere un buon cittadino.
I dubbi ci sono, le difficoltà arriveranno, gli esempi da seguire rimangono.
Grazie. Buona Strada.

Canguro Amletico

Ho scelto di partire

“Eccomi qua, davanti a tutti voi, pronto per partire, dopo dodici anni con il fazzolettone al collo. E’difficile descrivere con una lettera questi anni, le migliaia di esperienze vissute, le persone conosciute e quelle con cui ho condiviso un pezzo del mio percorso (più o meno grande), penso quindi che iniziare ringraziando tutti sia la cosa migliore.”
Così inizia la mia lettera della Partenza, che ho letto davanti a tutto il clan e agli ospiti presenti, sabato scorso 24 novembre al Campo dei Fiori. Anche dopo una settimana, ragionando a mente fredda su tutto quello che ho scritto nella lettera, resto convinto che la cosa migliore sia stata ringraziare tutte le persone che ho incrociato sulla mia strada, chi per qualche anno e chi anche solo qualche minuto, se sto scrivendo queste parole è anche grazie a loro.
La scelta di prendere la partenza non è stata semplicissima, è partito tutto da un cammino di partenza durato circa un anno che si è concluso con la consapevolezza di voler Servire, di voler essere testimone, di voler “aiutare gli altri in ogni circostanza”; motivo per cui ho scelto di continuare il mio percorso all’interno dell’A.G.E.S.C.I. La cosa più difficile però è stata lasciare il gruppo che ormai si era creato con i miei compagni di Clan, un gruppo di amici con cui ho condiviso esperienze, momenti di allegria, di gioia e stupidità; momenti in cui abbiamo fatto fatica, ci siamo aiutati, non abbiamo mollato anche se tutto sembrava contro di noi, e quando magari mettevamo insieme queste due cose, come mentre andavamo verso Venezia in kayak, ci siamo fermati nel fango, sotto al diluvio, sul bordo di un canale, e ci siamo messi a cantare a squarciagola, perché noi siamo scout, e ridiamo e cantiamo anche nelle difficoltà… ecco, credo mi mancherà tutto questo…
Concludo augurando a tutti Buona strada e con la speranza di poter lasciare, durante questa nuova avventura all’interno del nostro Busto 3, quanto i miei capi hanno lasciato a me in questi dodici anni.

Tommaso

Niente di speciale… o forse sì?

Venerdì scorso in università, mentre cercavo di spiegare a una mia compagna per quali ragioni lo scoutismo – e la mia partenza – mi assorbissero a tal punto da portarmi a saltare le lezioni pur di trovare il tempo necessario da dedicargli, mi sono trovata in difficoltà. Il fatto è che mi sono ormai abituata a giustificare i pantaloncini corti con la neve e con il sole, l’assenza di ombrelli anche con il diluvio universale, le “vacanze estive” passate a fare scarpinate di 10 ore avendo come unico carburante le canzoni della Disney e beh, sì, anche un po’ di Polase.
- “sì, sì quasi ogni domenica ci alziamo presto per andare a messa, sì riesco a trovare il tempo per studiare e, ok, una volta mi è capitato di cagare nei boschi, ma non è questo il punto!”
Eppure la mia amica, non si accontentava di risposte preconfezionate a domande cariche di pregiudizi, no lei voleva capire il mio mondo!
Niente da fare: 5 anni di liceo classico, lacrime e sudore versati sul greco e il latino non sono serviti a fornirle una risposta convincente!
Lo scoutismo è una fetta consistente della mia vita, niente di meno e niente di più; è parte della mia essenza, come lo sono il cioccolato fondente o l’odio per il colore giallo. Questo discorso – o almeno la prima parte – credo sia condivisibile da voi, miei colleghi del clan e miei lettori che suppongo abbiate un qualche legame con il mondo scout; ed è proprio qui che sta l’inghippo: come spieghi qualcosa che è così intrinsecamente parte di te che quando provi a delimitarla in un’area precisa ti trovi a non sapere chi saresti senza quella parte?
Prima degli scout ero una bambina spaventata dal mondo a tal punto che nel dubbio se affrontarlo o meno mi rinchiudevo in libri di 1000 pagine- bellissimi per carità, ma anche la realtà ha il suo perché, come ho scoperto quando la mia saggia Akela, mi ha convinta che forse, lasciando i libri a casa, mi sarei divertita ancora di più. Così, la bambina timida, senza rinunciare del tutto alla sua fantasia, ha iniziato i lupetti, nonostante una prima uscita traumatizzante al Sacro Monte. Di uscita in uscita, è cresciuta sino a diventare una ragazzina brontolona e incazzata con tutti. Sì certo tutti, ma le sue amiche del reparto in realtà sapevano come renderla felice quasi quanto un tè caldo dopo una giornata sotto la pioggia (rigorosamente in calzoncini corti). In noviziato poi, la “famiglia” che si era creata in reparto, si è allargata per poi crescere ancora in clan, dove ho iniziato a intravedere i principi dietro allo scoutismo.
Ed eccomi qui.
Il 03/09 di quest’anno sono stata trascinata, più o meno controvoglia, a un concerto gratuito dello Stato Sociale, e, si sa, di solito se non si conoscono le canzoni il divertimento non è alle stelle; con questa prospettiva di serata, una canzone mi ha commossa. Oggi penso perché cattura perfettamente cosa lo scoutismo è, ed è stato per me in questi anni.
Infatti all’inizio recita “non è sognare che aiuta a vivere, è vivere che deve aiutarti a sognare”, sostanzialmente la prima lezione che Chiara-lupetta ha ricevuto dalla sua Akela, poi continua: “come faccio a dirti che non mi piace il tuo tenermi nascosto agli occhi del mondo, quando è il mondo che non sai guardare?”, che rappresenta esattamente quello che, se lo scoutismo fosse una persona, mi avrebbe detto in reparto, quando mi vergognavo di definirmi scout con i compagni delle medie. Poi prosegue: “vorrei una domenica pomeriggio per ogni lunedì che non ho saputo iniziare, ma siamo una storia che non si può dire, non abbiamo niente di speciale, non fosse che io ho paura di crescere”, però “non scegliere è scegliere di subire” e “ogni volta che scegli, scegli il tipo di schiavo che non sarai” ed è qui che descrive come mi sento adesso: sul punto di crescere, di scegliere, l’unica cosa che mi sento di chiedervi è di “tenermi le mani e tenervele a vicenda, potrà capitarci di bere, ma non annegheremo”. Tutti questi insegnamenti e molti altri che ora l’emozione non mi consente di esprimere se non con parole di altri, mi hanno portato a fare dello scoutismo e del servizio la mia scelta di vita; i giorni in cui non mi presentavo come scout sono finiti e con loro la paura di crescere, sbagliare, cadere, annegare, rialzarmi, semplicemente vivere non mi paralizza più. Concludo incoraggiando tutti voi a seguire sempre i vostri sogni, senza perdere il contatto con la realtà e sapendo sempre che avete la comunità scout su cui poter fare affidamento, e questo credo sia il dono più grande dello scoutismo – che però va coltivato: una famiglia.
Buona Strada a tutti voi.
Chiara Sidoti
(Ornitorinco Shackerato)

Co.Ca. – La catena del bene

Ci sono tanti enti in cui potrei fare volontariato: l’asilo, l’oratorio… ma ho deciso di fare il capo scout inizialmente perché me l’ha chiesto un’amica. Questo è importante perché dimostra che lei ritiene che io possa dare qualcosa al prossimo e ciò mi ha portato a pensare: “perché non lo devo fare se altre persone prima di me l’hanno fatto? Se altri hanno dato a me?”. Voglio restituire quello che ho avuto.
Se avessi scelto di non fare il capo scout avrei stoppato una catena, come quella del film “Un sogno per domani”, in cui un bambino fa opere di bene al prossimo chiedendo in cambio dei favori per altre persone. Tutto nasce dalla domanda chiesta in classe dal suo professore di scienze sociali: “Cosa vuole il mondo da noi?”.
Attraverso questo film mi sono posta anch’io questa domanda: cosa il mondo vuole da me? A questa domanda non ho ancora risposto perché sono appena all’inizio del mio incarico di responsabilità. Ma ciò che so è che devo tramandare un bagaglio che mi è stato donato.
Giraffa Inarrestabile

Amicizie Vere

Cari lettori, mi trovo, dopo tanti anni a scrivere per il nostro caro TuttoScout. Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sulla partenza che io ho preso il 13 maggio.
Io vorrei parlarvi, in particolare, della mia storia e di come essa mi ha portato a prendere questa decisione. Dato che siamo qui sul Tuttoscout mi pare consono cominciare dal primo (e, da che mi ricordi, l’ultimo) articolo che ho scritto. Conservo ancora l’edizione in cui è stato pubblicato (marzo 2008). Era il mio ultimo anno di lupetti e parlavo di un’uscita, fatta con gli altri CDA, per le vie di Busto. Un’avventura bella, interessante, non la prima e non l’ultima che avrei fatto all’interno dello scoutismo. Fra lupetti e reparto ne ho viste molte e ho incontrato molte persone. Qualcuno è rimasto, qualcuno è andato e non si è più sentito, ma tutti mi hanno lasciato un pezzetto di loro da portare con me lungo la strada della vita. Una strada che mi ha portato lontano dai miei natali; fino a Shanghai, nella lontana Cina. Mi ci sono trasferito dopo il mio terzo anno di reparto. Ho vissuto là per tre anni e le cose viste e vissute sono state molte, ma questa è un’altra storia. Al mio ritorno ho ritrovato, come ho raccontato alla mia partenza, gli amici che avevo qui in Italia, i quali mi hanno fatto sentire come se non fossi mai partito. Ritengo non sia un caso che queste amicizie che sono rimaste siano proprio quelle che si sono formate all’interno degli scout. Le avventure ed esperienze che si vivono all’interno dello scoutismo hanno il potere di formare delle amicizie incredibili e vere che il tempo e la distanza non riescono a scalfire. Queste amicizie mi hanno portato all’interno del clan, dove di amicizie ne sono nate altre, altrettanto belle, altrettanto vere. Insomma, lo scoutismo mi ha dato molto: molte avventure, molto divertimento, molta crescita. Come scritto nella mia lettera della Partenza, vorrei che più persone possibili possano vivere lo scoutismo e sento che per me è giunto il momento di intraprendere un ruolo da protagonista in questa magnifica associazione. Altre avventure mi aspettano e magari qualcuna ve la racconterò, senza far passare nove anni questa volta!

Luca Airaghi
Mangusta Scatenata

Servizio: lettera della partenza

Caro Clan,
anche per me è giunto il momento di salutarvi e scrivervi la mia lettera della partenza. Intanto un grazie a voi, mia comunità di clan, che mi avete trasmesso tanti valori ed emozioni che non dimenticherò mai; Ad elencarli tutti, la lettera sarebbe diventata troppo lunga, ma grazie a questi valori sono riuscito nonostante la mia forte timidezza ad esprimermi e a mettermi in gioco nelle differenti realtà (quella scout e quella al di fuori).
La mia gratitudine verso lo scoutismo è così grande che ho voluto fare una scelta di servizio in associazione. Certamente la gratitudine non basta per fare una scelta di questo tipo.
Infatti credo che lo scoutismo, attui una azione educativa veramente efficace, che veramente incide nella crescita dei ragazzi, un metodo che consente a ciascuno di dare il meglio di sé. La mia esperienza personale dice proprio questo: nello scoutismo impariamo a superare i nostri propri limiti e guardare il futuro con ottimismo, sconfiggendo le nostre paure.
Nel mio cammino di fede ho imparato che la sofferenza, che tutti incontriamo nella vita, si può affrontare e sostenere creando relazioni d’amore significative con le persone che ci circondano. Questo amore, che il Signore mi ha fatto conoscere facendosi carne, lo voglio vivere e testimoniare.
Ho trovato tanta ricchezza nello scautismo e una cosa che mi ha sempre particolarmente colpito è stato accorgermi di quanto fosse importante il servizio, sia quando ero oggetto che quando ero soggetto attivo dello stesso.
Infatti spesso ripenso a tutti quei capi che ho incontrato nella mia storia scout, senza i quali non potrei essere la persona che sono.
Sono convinto che in una realtà che ci presenta molte contraddizioni e disuguaglianze, ciascuno di noi debba fare la propria parte per lasciare il mondo migliore di come l’ha trovato. Bisogna sporcarsi le mani per attuare un cambiamento che parte dalla singola persona per riflettersi nel territorio in cui viviamo.
Sono dunque pronto a prendermi il mio zaino di responsabilità e mettermi in marcia.
Mi auguro di incontrare lungo il mio cammino molti di voi per condividere insieme questo impegno.
Vi aspetto, dall’altra parte della barricata a braccia aperte.
Buona strada
Peruzzo Matteo
(Koala Compagnone)

Cosa significa partire

Matteo SQuando arrivi ad un momento della tua vita in cui decidi che è l’ora di fare il passo successivo (anzi, una vera e propria svolta), bene, è questo il momento per iniziare un cammino che ti porterà a fare delle scelte. Non hai di che preoccuparti: questo cammino non lo svolgerai da solo, anzi ci saranno le persone a te più care e i capi che ti sapranno consigliare ciò che secondo loro è il meglio per te – ma scegliere spetterà a te, mio caro lettore! In questo breve articolo ti racconterò la mia esperienza verso la Partenza e ti racconterò le sensazioni che ho provato al momento in cui ho vissuto la Partenza sulla mia pelle.
È cominciato tutto circa un anno fa, subito dopo la mitica Route Nazionale, quando iniziai a parlarne con il mio capo clan, e da lì il cammino è proseguito… Mi sono ritrovato a fare molte scelte, una fra tutte quella di partecipare ad una ROSS* (che ti consiglio caldamente): questo evento ha fatto sì che le certezze che avevo venissero messe in discussione.
Un altro grande contributo alla mia crescita è stato quello dei capi clan, con i loro stimoli mirati per migliorare sempre di più; ammetto che alcune scelte di cambiamento in certi momenti le ho rimpiante, però una volta giunto alla Partenza le fatiche sono state ripagate dalla soddisfazione che ti dà un momento simile.
La Partenza è uno dei momenti più belli della vita di uno scout, dove il partente è chiamato ad aprirsi e a raccontarsi tramite un’attività curata da lui; finita la cerimonia inizia la parte che a parer mio è la più bella in assoluto: quella dell’hike, dove ci sei solo tu e le direttive che ti lasciano i capi dentro una busta bianca. In un primo momento ho provato una sensazione di malinconia, ma subito dopo questo sentimento si azzera e poi inizi a meditare sul percorso scautistico che ti ha portato fin lì. E pensi alle persone che ti sono state vicine o che semplicemente hai avuto la possibilità di incontrare grazie allo scautismo.
Per concludere, la Partenza è il culmine di un cammino iniziato al momento in cui hai messo piede per la prima volta in sede; la Partenza vuol dire fare delle scelte e prendere una posizione… Questo ti porterà a scelte a volte scomode, però il risultato finale volge sempre a tuo favore!
Matteo Squizzato
(Mastino Grintoso)

*ROSS: Route d’Orientamento alla Scelta di Servizio

Quel che resta del rover

Questo è il momento in cui giriamo l’ultima pagina dell’album “Scatti di coraggio: l’esperienza della Route Nazionale 2014”. Devo confessare che sopraggiunge un poco di mestizia. L’idea di scrivere un ciclo di articoli sulla più recente route dell’Associazione mi è venuta perché ritenevo che un evento di tale portata richiedesse molto tempo per essere digerito, apprezzato, giudicato (così scrivevo nell’ormai lontano n. 142 di Tuttoscout). Mi sono accorto, però, che tener viva la memoria mi ha aiutato a tener vivo lo spirito (lo spirito da rover, s’intende: lo spirito saldo e giocherellone). Così quello che doveva considerarsi “fatica” (il lavoro di individuare singoli attimi della Route per analizzarli e cavarne fuori cose intelligenti) è divenuto piuttosto sostegno nell’affrontare una difficile chiamata al servizio (bella espressione: la usano parecchio in Associazione!). Difficile perché seria, seria perché esigente. Ad un incontro regionale capi il simpatico e barbuto assistente ecclesiastico ha spiazzato tutti quando, rivolgendosi ai capi ventenni, ha affermato: “E voi non pensate di considerarvi giovani! Voi siete (dovete essere) adulti. Punto. Non prendiamoci in giro”. Io sono molto in difficoltà quando qualcuno, en passant, mi dice “Ah quindi tu sei capo…”. Momento. Diciamo che mi sto sforzando. Quanto all’adulto, invece, mi sento già più in pista ma non certo per merito mio. Il merito, piuttosto, è dei tanti anni di educazione scout che mi hanno portato alla Partenza. La Partenza serve perché ti danno un’accetta. L’accetta serve per farsi largo nelle difficoltà. Lo spirito rover serve a farsi largo restando dritti e sorridendo.

Questo è quel che resta del rover, ma cosa resta della Route Nazionale 2014? Certamente non poco: le azioni di coraggio, una targa e un portale al parco di S. Rossore, un ricco e stimolante documento. Su quest’ultimo occorrerebbe interrogarsi sia in Clan che in Comunità Capi. Per i Clan: quanto è servita la Carta del Coraggio? Ha orientato la scelta dei capitoli? Ha fornito spunti per modifiche alla Carta di Clan? A queste domande non posso rispondere (magari un pimpante rover o una bellissima scolta potrebbero scrivere un articolo, no?). Per la Co.Ca.: ci siamo interrogati a sufficienza sulla Carta del Coraggio? Ne abbiamo analizzato i contenuti? Abbiamo tratto spunti ed idee per il prossimo progetto educativo di gruppo? La risposta è no, ma bisogna avere pazienza: la fretta uccise il serpente giallo che mangiò il sole. Non si può montare una tenda prima di aver analizzato il terreno e tolto sassi che la notte potrebbero impedirci il sonno tranquillo. La Co.Ca. ha fatto grandi passi avanti in questo anno (alcuni visibili, altri meno): stiamo ancora lavorando, ma sono certo che presto avremo tempo e modo di riflettere sulla Carta del Coraggio e su molte altre importanti questioni.

Mi perdonerete se questo articolo risulta un po’ disordinato: sto scrivendo di getto, diversamente dalle altre volte. Il fatto è che non riesco a trovare un’immagine che possa degnamente riassumere tutta la RN; ne ho ancora parecchie in mente, ma nessuna sembra poter essere così ampia da contenere il ricco significato di un’esperienza storica che non si ripeterà se non fra qualche decennio. Forse dobbiamo guardare alla prossima route nazionale: forse dobbiamo ancora una volta ricordarci che per lo scout, così come per il cristiano, la fine è sempre legata ad un inizio. Forse in questa lunga route che è la nostra vita, il parco di S. Rossore non è stato che una tappa: abbiamo smontato le tende, lasciato il posto meglio di come l’abbiamo trovato e siamo ripartiti. Dove ci fermeremo la prossima notte? Quali compagni avremo di fianco? Chi ci aiuterà a portare lo zaino? Cosa ci aspetta ancora lungo la strada?

Carlo Maria

“È giunta l'ora, è giunto il momento”…

…di essere protagonisti del nostro tempo”… Il tormentone della Route nazionale AGESCI, di quell’immensa iniezione di gioia ed entusiasmo che è stato il campo a San Rossore riecheggia ancora nelle orecchie di chi ha avuto la fortuna di parteciparvi ma… è tempo di rimettere lo zaino in spalla, allacciare gli scarponi e, cartina alla mano, ripartire fiduciosi alla scoperta di ciò che, in questo nuovo anno, ci attende.
Quale modo migliore allora che ricordarci la ragione ultima e definitiva per la quale continuiamo testardamente a lasciarci appassionare da questa avventura straordinaria che è lo scautismo?
Ogni tanto fermarsi per controllare sulla bussola che la direzione seguita sia quella corretta è una delle buone regole di ogni viaggiatore e scout che si rispetti. Il nostro Nord, come sempre, i nostri ragazzi. La volontà di aiutarli e sostenerli nella grande avventura che è crescere, accompagnandoli sulla strada, quella che sapranno riconoscere come il loro personale cammino verso la felicità.
Nella nostra Associazione (AGESCI) l’uomo/donna della Partenza, quel progetto di “buon cittadino” cui il metodo scout tende, è colui che prende in modo responsabile e consapevole tre scelte: la scelta politica, la scelta di fede e la scelta di servizio.
La Partenza di un rover/scolta rappresenta il momento più importante per la Comunità Capi e per il Gruppo intero. Un partente può scegliere di dedicare il proprio servizio all’Associazione, diventando un Capo scout, ma, e qui torniamo all’immagine della bussola, scopo dell’avventura scout non è formare Capi ma Uomini e Donne della Partenza.
Essere capo, essere un buon capo, potrebbe bastare, ma non è così.
L’uomo e la donna della partenza sono chiamati ad essere qualcosa di più, essere se stessi, nella propria autenticità e unicità. L’uomo e la donna della partenza sono chiamati ad essere innanzitutto persone felici, rectius, persone vocazionalmente chiamate alla felicità. Il lavoro inesauribile di un partente, quello per il quale ha fatto tanta strada e tanto si è speso negli anni in colonia, in cerchio/branco, in reparto e fino in clan è infine questo, cercare lì, nel mondo e negli altri, il Bello, il Vero e il Buono.
Il Vero, ossia l’essenza delle cose, la loro parte più autentica, quella che a volte sta nascosta nel profondo, quel vero che non vediamo finché non abbandoniamo le comodità e, preparato lo zaino, andiamo alla ricerca lungo la Strada. La passione, la voglia di scoprire non possono che essere quelle di un viaggiatore.
Il Bello, ossia la forma che assume ciò che ci fa bene, ciò che, attraverso la forma dà coerenza e completa il contenuto. I sorrisi autentici, le gioie condivise, il Creato tutto e la capacità umana di ricordare, arrossire e non smettere mai di stupirsi. Ciò che attiene al bello riguarda il modo in cui ci lasciamo provocare dalle cose del mondo, da ciò che si vede, dai profumi, dalle musiche.
Il Buono… in realtà, sarebbe il Giusto, ma… dopo un grande interrogarmi sono giunta alla conclusione che l’Uomo e la Donna della Partenza sono coloro che cercano il Giusto, ma, cosa più importante, sanno riconoscere il Buono.
Credo infatti che ciò che è Giusto sia inevitabilmente anche Buono e quel buono non è altro che l’Amore che siamo chiamati ad accogliere e a donare, sempre, senza misura. Dove il Giusto è la misura, il Buono è l’Amore senza fine. Quell’amore che, dalla croce di Gesù, diventa davvero possibile e per sempre.

(Dalla lettera di una Capo Fuoco ad un Rover in occasione della sua Partenza.)

Chiara Piran (cicala risoluta)

benvenuti

Buona Strada!

benvenuti Buona strada!
A chi avendo preso la partenza associativa, in occasione della Messa della Festa di Apertura è stato accolto in Comunità Capi. Per continuare il proprio cammino a servizio del Gruppo.

Buona strada a chi, venendo da lontano, si è rimesso in gioco al servizio di un Gruppo Scout diverso, con rinnovato entusiasmo e gioia.

mamma rakshaBuona strada!
A chi ha salutato il Gruppo dopo anni di servizio e si rimette in gioco. Come Mamma Raskha a cui il branco, i genitori e quanti hanno camminato per un pezzetto di strada al fianco di Mamma Raskha dopo anni di servizio gioioso.

Buona strada a tutti noi, in cammino.

Che il Cielo possa sempre essere sereno.